
Queste "ombre bianche", cioè "storie brevi, divertimenti e dialoghi; infine occasioni, satire scritte negli ultimi quindici anni" che Flaiano radunò nel 1972 nella certezza che la realtà avesse ormai superato la satira, raccontano di «un "io" che detesta l'inesattezza ed è stato sopraffatto dalla menzogna». Vi ritroviamo dunque il Flaiano più risentito, impassibile e feroce, capace come pochi di mostrarci le allucinazioni di cui siamo vittime: e mentre legge e sorride è come se uno spiffero gelido investisse d'improvviso il lettore, perché nei mostri messi in scena riconosce, non solo la realtà che lo circonda, ma a tratti, e con raccapriccio, un po' di se stesso.
Nessuno sa quale potrà essere l'aspetto finale della strana creatura architettonica concepita dal presidente della Costa d'Avorio su istigazione di un misterioso progettista, non estraneo alle pratiche magiche tribali. E quando Naipaul riesce a raggiungere l'area, si trova davanti ad un paesaggio che agisce su di lui come un'allucinazione: un paio di alberghi internazionali, una moschea, un troncone di autostrada che finisce nel nulla e sullo sfondo il verde di un campo da golf. Su tutto domina il palazzo del presidente circondato da mura altissime e da un lago popolato da coccodrilli. Solo alla fine di questi due racconti capiremo quale nero incantesimo colleghi l'atroce sorriso dei coccodrilli alla smorfia folle del padre di Naipaul.
Che una donna come Louise Filon sia stata uccisa, una donna "di quel genere", pare non sorprendere nessuno; piuttosto quello che a qualcuno sembrava strano è che quella ex prostituta potesse vivere da due anni in un lussuoso stabile altoborghese dell'Étoile. Maigret non ci metterà molto a scoprire che Louise era incinta e che a mantenerla era il professor Gouin, l'eminente chirurgo che occupa con la famiglia un appartamento nello stesso stabile. Pur sospettando di lui, il commissario esita ad interrogare il dottore, come se il confronto con quel "grand'uomo" gli facesse paura. Ma giunto il momento della verità, questa smentirà ogni previsione di Maigret.
Elizabeth Costello, anziana e popolare romanziera, riesce a mettere in crisi tutti i sapienti accademici, a cominciare da suo figlio, professore di fisica in una città universitaria "politically correct", dove è stata invitata a parlare dei suoi libri. Con la sua voce pacata, Elizabeth parlerà invece delle "vite degli animali" e di come vengono maltrattate dagli uomini, gettando i suoi ascoltatori in un insanabile imbarazzo.
È giunto il giorno in cui gli ambasciatori delle Terre del sole devono presentare i doni di nozze che il loro principe offre a re Tsongor che gli dà in sposa la sua unica figlia. Ma anziché il corteo degli ambasciatori, un uomo solo si presenta e, in virtù di un'antica promessa, reclama per sé la mano di Samila. Per non dover scegliere tra i due pretendenti, re Tsongor si toglie la vita. Dalla sua morte si scatena una guerra fratricida che sembra destinata a non aver mai fine e alla quale il re assiste dal suo palazzo funebre aspettando di raggiungere il regno delle ombre. Un racconto quasi leggenda, trasporta il lettore in una terra ancestrale dove assisterà ad una guerra che ha la potenza arcaica del mito e della tragedia.
Per vent'anni Eszter ha vissuto in una sorta di sonnambulismo una vita senza pericoli aspettando, senza saperlo, il ritorno di Lajos, il solo uomo che abbia mai amato. Un giorno Lajos torna: Lajos, il bugiardo, il falsificatore, il mascalzone. Lajos che l'ha ingannata sempre, che mente, che aveva detto di amare lei sola e poi aveva sposato sua sorella. Torna nella casa dove Eszter abita con una vecchia parente. Torna a prendersela. Ed Eszter lo sa, sa anche che la storia non è finita, perché non passano gli amori senza speranza.
Amok è una parola malese che indica una "follia rabbiosa, una specie di idrofobia umana... un accesso di monomania omicida, insensata, non paragonabile a nessun'altra intossicazione alcolica". Lo sa bene il protagonista di questa novella, un medico dai tanti conti in sospeso: con la giustizia, con la professione, con la propria vita ormai annientata. In una confessione simile a un delirio, racconta di un mondo febbrile dove si scontrano la dispotica imperiosità di una donna, convinta che tutto si compri con il denaro, e la divorante passione di un uomo cui i tropici e la solitudine hanno sviato la mente e i sensi.
Quando si comincia a leggere questi diari si ha l'impressione di seguire le febbrili annotazioni di una bella ragazza americana che scopre l'Europa: tutto vibra, tutto sprizza energia, c'è un senso di attesa che si impone su tutto. Ma presto ci accorgiamo che le cose non stanno così. O meglio, non soltanto così. E ci immergiamo in una lettura sempre più appassionante e talvolta angosciosa: il giornale di bordo di una sensibilità acutissima, lacerata e drammatica, quella di una scrittrice che per i suoi versi e per il suo tragico destino è diventata un emblema, un vero culto, per molti lettori.
Alle vedove dei grandi scrittori tocca spesso in sorte di trasformarsi in vestali per mantenere la memoria del caro estinto al riparo da scandali e pettegolezzi. La signora Driffield lo sa bene. Se poi al momento di individuare un agiografo affidabile, la scelta ricade su un uomo come Alroy Kear, astro nascente della scena letteraria, il minimo che possa accadere è che dal passato del riverito Edward Driffield riemerga almeno un fantasma, che ha le sembianze della prima signora Driffield, Rosie. Da questo spunto Maugham ha tratto una feroce e divertente commedia di costume. Alla sua uscita, nel 1930, quando molti riconoscevano nei personaggi tutte le leggende viventi dell'epoca, da Hardy a Walpole, il libro suscitò enorme scandalo.
Frank ha diciannove anni ed è figlio dell'attraente tenutaria di una casa di appuntamenti in una città del Nord durante l'occupazione nazista. Freddo, scostante, insolente, solitario, Frank vuole in segreto una cosa sola: iniziarsi alla vita. E crede che il modo migliore per farlo sia uccidere qualcuno senza ragione. Con sbalorditiva sicurezza, Simenon entra nella testa di questo personaggio al limite fra l'abiezione e una paradossale innocenza e intorno a lui fa vivere, fino a dargli una presenza allucinatoria, il mondo della neve sporca, la sordida scena di una città dove tutto è tradimento, rancore, doppio gioco.
Una serie di racconti brevi dedicati a sentimenti umani "essenziali" che, disposti in ordine alfabetico, compongono una sorta di dizionario. I primi racconti, da "amore" a "famiglia", uscirono sul "Corriere della sera" fra il 1971 e il 1972. Una seconda serie fu pubblicata fra il 1973 e il 1980 e nel 1984 i due Sillabari furono riuniti in un unico volume. Quei racconti controcorrente, frutto di una fulminante riduzione agli elementi primi della realtà, appaiono nitidi, assoluti, chiusi in una nervosa e brusca perfezione, capaci di evocare un intero mondo perduto. Come ha scritto Cesare Garboli, Parise "distilla la pietra filosofale del raccontare. Ma non racconta, fa qualcosa di più. Invoglia a pensare che il mondo sia raccontabile".
Mosca, 20 settembre 1968. Nell'esclusiva clinica riservata ai quadri del Cremlino nascono due gemelli: il primo muore quasi subito, il secondo, Rubén, si rivela affetto da paresi cerebrale. Dopo un anno Rubén viene separato dalla madre e rinchiuso negli speciali orfanotrofi, veri e propri Gulag in cui vengono isolati quelli come lui. Quando agli inizi degli anni Novanta riuscirà a fuggire dall'ospizio per anziani in cui era stato rinchiuso in attesa della fine, Rubén incontrerà la madre e comincerà a raccontare la sua storia. Un libro che, se è cronaca di un'infanzia e di un'adolescenza trascorse in un sistema feroce, è anche una voce che trasforma l'orrore in narrazione e uno sguardo che trasfigura quello stesso orrore in immagini.