
Charles Fortnum è il «console onorario» di Sua Maestà in un paese senza nome ai confini del Paraguay. La sua è una carica del tutto irrilevante, come insignificante è l'uomo, alcolizzato e un po' imbroglione. Rapito da un gruppo di ribelli, a negoziare per la sua libertà è un dottore del luogo che scopre quanto la corruzione abbia travolto politici, rivoluzionari, religiosi, in un sistema senza morale. Introduzione di Alessandro Baricco.
Tra realismo grottesco e thriller psicologico sette racconti sull'industria culturale, critici, sarcastici, che idealmente si ricollegano alla visione polemica di Sull'orlo del precipizio contro il cinismo e la speculazione che minacciano la libertà dei libri; ma in essi soprattutto si sente l'inventiva di un grande scrittore e la capacità di attrarre e imprigionare nella purezza del raccontare.
Questa volta Giampaolo Simi lascia a casa Dario Corbo, ma la tensione, l’indagine, lo scavo nella coscienza di fronte al delitto, l’angolo nero che ciascuno nasconde dentro di sé, la forza della scrittura sono quelli del grande inventore di storie che i lettori già conoscono.
La sera del 23 luglio nella tenuta della Falconaia, vicino Lucca, viene trucidata Esther Bonarrigo, 42 anni, moglie dell’imprenditore Daniel; insieme hanno creato la catena di italian food «Il Magnifico», 127 ristoranti in tutto il mondo. Una coltellata alla gola, una sola, precisa e mortale come in un’esecuzione. La villa deserta, il personale in libertà. Una serata ideale per un appuntamento tra due amanti, questo è quello che si sospetta quando poco lontano dal corpo della donna viene rinvenuto il cadavere di Jacopo Corti, un giovane che lavorava nella tenuta da poco licenziato. Unico sospettato il marito della vittima che si protesta innocente, ma le prove sono più che sufficienti per portare l’uomo a processo. Ed è la giuria la vera protagonista del romanzo di Simi, con i giurati popolari che in Corte d’Assise sono chiamati a decidere insieme ai due giudici togati. Sono cittadini comuni scelti dalla sorte, persone diverse, ognuno con mille domande e timori; curiosi, spaesati, intimoriti, alcuni già con una loro idea sul caso di cui giornali e TV hanno rivelato ogni particolare. Si assiste così al dibattimento, udienza dopo udienza, ognuna vissuta però dal punto di vista di un giurato diverso, di cui veniamo a conoscere anche la vita privata. Emma, sulla soglia dei cinquant’anni, sicura di sé e dell’innocenza dell’imputato, Serena, irrisolta e solitaria, Terenzio, con qualcosa di ingombrante nel suo passato, e poi Iris, Ahmed, Aldo. Sei persone qualsiasi, ignare di come si amministra veramente la giustizia e che ora toccano con mano cosa vuol dire decidere delle vite degli altri. Durante le udienze accusa e difesa si danno battaglia, i colpi di scena si susseguono, facendo oscillare di volta in volta la bilancia della giustizia da una parte e dall’altra.
«Nel mondo di Giampaolo Simi non c’è spazio per gli eroi a tutto tondo senza macchia e senza paura. È più interessato, lo scrittore, a sviscerare le contraddizioni dell’essere umano perennemente scisso tra miserie e nobiltà» - Gigi Riva, L’Espresso
«Un narratore di talento, a cui da tempo i canoni dei generi stanno stretti. E che ha la giusta ambizione di scrivere un vero romanzo» - Ranieri Polese, La Lettura
Ida è Dora. La Dora di quello che è forse il più famoso caso clinico di Freud, fondamento della psicoanalisi e, in se stesso, testo narrativo eccelso, che segnò un fallimento che il dottore di Vienna non dimenticherà. Perché Ida dopo qualche mese aveva interrotto la terapia, rifiutando radicalmente la spiegazione fornita della sua «isteria».
Questo è il romanzo di una vita tra Belle Époque e Seconda guerra mondiale, frutto di ricerche storiche e ricordi familiari, che segue Ida dalla fanciullezza fino alla morte nel 1945.
La prima metà del secolo breve vista attraverso la storia tra «Dora» e lo scopritore dell’inconscio; ma anche la vita quotidiana e mondana di una ricca e laica famiglia ebraica dell’Austria felix; la lunga vicenda di resistenza e battaglia del fratello di Ida, Otto Bauer, leader della Socialdemocrazia austriaca e teorico del cosiddetto austromarxismo; e ancora, le avventure della fuga di una signora sola.
Ma questo è soprattutto il racconto della versione di Dora: una diciottenne la cui volontà di emancipazione femminile inizia ribellandosi a Sigmund Freud; il ritratto di una donna «né isterica né eroina» (così l’autrice) che va verso la sua indipendenza.
Martin Bora – il detective-agente segreto della Wehrmacht – è qui alle prime armi. Tenente appena nominato è destinato in Spagna, nel 1937, nel pieno della guerra civile.
Con la serie dedicata al tormentato e contraddittorio eroe, Ben Pastor ha conquistato gli affezionati del giallo storico. Descrive con minuziosa aderenza la realtà del tempo, però ad essa aggiunge un elemento di invenzione, un «mutante» inatteso. E questo dà ai romanzi il loro marchio originale. Nella Canzone del cavaliere il mutante è Federico García Lorca, l’amico di Buñuel e di Salvador Dalí, che fu l’anima poetica del Novecento spagnolo. Lorca non è stato ucciso dai falangisti a Granada nel 1936, come dice la storia e come fino a un certo momento tutti credono nel romanzo. Si trova l’anno dopo clandestino in Aragona ed è qui che, nonostante la scorta che doveva proteggerlo, un proiettile alla nuca spegne per sempre la sua voce. Un mistero dentro un mistero. Entrambe le parti combattenti, fascisti e repubblicani, tengono nascosta la notizia, in attesa di poter strumentalizzare l’assassinio. Intanto cercano di capire chi è stato e perché: c’è qualcosa negli ultimi versi del poeta, nell’ultimo suo canto? Dell’inchiesta è incaricato il giovane Bora. Dall’altra parte, indaga Philip «Felipe» Walton, americano, maggiore delle Brigate Internazionali. In una folla di personaggi ambigui e di eventi di sangue, dentro l’aridità torrida o fredda degli altipiani della Spagna profonda, tra i due si apre una corsa a risolvere il mistero, che diventa sempre meno una lotta tra nemici e sempre più una disinteressata ricerca della verità.
I romanzi di questa scrittrice, che costruisce la saga di un personaggio ispirato al modello reale nell’attentatore di Hitler, colonnello von Stauffenberg, sono nutriti di una vena tragica che lancia in modo originale un ponte tra il giallo storico e il giallo etico. Il ponte è il personaggio di Martin Bora, tedesco e scozzese di nobili natali, intellettuale raffinato, di profondo sentire umano, amante sfortunato di una donna splendida più conformista di lui, fedele al giuramento e istintivamente antinazista.
Così Martin Bora rappresenta il dramma del singolo posto di fronte alla Storia.
Nuda, imbavagliata, con le manette ai polsi, una donna viene ritrovata cadavere nella camera da letto della sua villa nei dintorni di Oxford. Era una signora, ricca, infermiera di ottima reputazione professionale, il marito banchiere, due giovani figli con buoni lavori. Di lei, nel villaggio pittoresco dove abitava, si parla, con sentimenti variabili dal desiderio allo scandalo, come di una donna seducente e dalle molte avventure. In realtà è un cold case, archiviato un anno prima, che il sovrintendente Strange vuole riaprire per via di due telefonate anonime appena ricevute. E strana l'ambigua insistenza di Strange che, da un lato, preme per riavviare la macchina investigativa e, dall'altro, pur avendo tutto il peso dell'autorità, esita a obbligare l'ispettore capo Morse a fare il suo dovere. Altrettanto strano è il contegno di Morse: non ubbidisce al capo però, in segreto, conduce una sua indagine. Quando poi altre morti si aggiungono a quella della bella signora, Morse - con il fedele Lewis che da tempo scalpita e si interroga su quello che sta succedendo - finalmente si mette al lavoro. Vari errori e false piste: il metodo di Morse non è trovare l'indizio e farlo diventare una prova schiacciante; lui cerca l'incrocio giusto, come nell'enigmistica di cui è infallibile cultore. Ma le verdi colline attorno alla città dell'Università più rinomata, i paesini d'incanto, i pub secolari, le eleganti dimore, gli anziani eccentrici, che popolano la vecchia Inghilterra, non vogliono aprire gli scrigni dei loro segreti. Preferiscono che i loro odi, così come i loro amori, restino sepolti nella monotona tranquillità.
Per i cinquant’anni dalla fondazione della casa editrice Sellerio, otto «giallisti», compagni in tempi diversi della nostra storia, hanno ricordato un libro scelto tra gli oltre tremila del catalogo, quello che ha colpito ciascuno di essi per un qualunque motivo personale (non necessariamente l’essergli piaciuto di più), e ne hanno fatto l’elemento determinante di una nuova trama. Hanno scritto un racconto con un libro: dove questo è di volta in volta o una specie di movente per una morte (così nel racconto di Marco Malvaldi La fine è nota del misterioso autore Holiday Hall); oppure è lo strumento per una metamorfosi nella vita di una persona (nel racconto di Santo Piazzese, il poema di Ignazio Buttitta La vera storia di Salvatore Giuliano); o è assunto come schematico modello di uno scambio di equivoci, scheletro narrativo di una rischiosa vicenda (è il caso, nel racconto di Francesco Recami, del volumetto della Louise de Vilmorin I gioielli di Madame de***); o il nutrimento morale che dà la forza del dubbio necessario a chi indaga (come è, per i due «investigatori Stanlio e Ollio» di Gaetano Savatteri, l’apologo scettico del Procuratore della Giudea di Anatole France); una pura ispirazione (è quello che conduce Giampaolo Simi a scegliere di Vázquez Montalbán Assassinio al Comitato Centrale come guida alla sua storia di terrorismo); l’atmosfera persistente di una nera Palermo sotterranea (che è quello che vuole in comune con il suo intrigo nero Gian Mauro Costa in una vicenda truce e romantica da Storie e cronache della città sotterranea dell’indimenticabile cronista poetico e teatrante Salvo Licata); una medicina per un caso orrendo di isolitudine (lo è La luce e il lutto di Gesualdo Bufalino per il biblioterapeuta Vince Corso di Fabio Stassi); infine, un libro che suscita angoscia che diventa l’idea per risolvere il caso (come accade a Carlo Monterossi, il dilettante di Alessandro Robecchi che si trova a indagare su delle cartoline minacciose, mentre legge di quelle dei due piccoli eroi antinazisti di Hans Fallada in Ognuno muore solo).
Gli autori di questi racconti, nel trarre dallo scaffale un libro Sellerio, per commemorare il cinquantesimo anno della casa editrice, non hanno voluto ideare un «racconto su un libro», ma hanno tentato di ricreare per mezzo di una finzione la loro comunque più vivida esperienza di lettura con Sellerio.
Autori
Gian Mauro Costa
Gian Mauro Costa è nato e vive a Palermo, dove lavora. Giornalista de «L’Ora» e adesso della Rai, ha pubblicato con Sellerio Yesterday (2001), Il libro di legno (finalista al Premio Scerbanenco 2010), primo romanzo con protagonista Enzo Baiamonte, cui sono seguiti Festa di piazza (2012) e L'ultima scommessa (2014), e Stella o croce (2018).
Marco Malvaldi
Marco Malvaldi (Pisa, 1974), di professione chimico, ha pubblicato con questa casa editrice la serie dei vecchietti del BarLume (La briscola in cinque, 2007; Il gioco delle tre carte, 2008; Il re dei giochi, 2010; La carta più alta, 2012; Il telefono senza fili, 2014; La battaglia navale, 2016, Sei casi al BarLume 2016, A bocce ferme, 2018), salutati da un grande successo di lettori. Ha pubblicato anche Odore di chiuso (2011, Premio Castiglioncello e Isola d’Elba-Raffaello Brignetti), giallo a sfondo storico, con il personaggio di Pellegrino Artusi, Milioni di milioni (2012), Argento vivo (2013), Buchi nella sabbia (2015), Negli occhi di chi guarda (2017) e, con Glay Ghammouri Vento in scatola (2019).
Santo Piazzese
Santo Piazzese, biologo, è nato a Palermo, dove vive e lavora. Con questa casa editrice ha pubblicato I delitti di via Medina-Sidonia (1996), La doppia vita di M. Laurent (1998) e Il soffio della valanga (2002), tutti raccolti anche nel volume della collana «Galleria» Trilogia di Palermo (2009), e Blues di mezz'autunno (2013).
Premio Lama e Trama 2011 alla Carriera.
Francesco Recami
Francesco Recami (Firenze, 1956) con questa casa editrice ha pubblicato L’errore di Platini (2006, 2017), Il correttore di bozze (2007), Il superstizioso (2008, finalista al Premio Campiello 2009), Il ragazzo che leggeva Maigret (2009), Prenditi cura di me (2010, Premio Castiglioncello e Premio Capalbio), La casa di ringhiera (2011), Gli scheletri nell’armadio (2012), Il segreto di Angela (2013), Il caso Kakoiannis-Sforza (2014), Piccola enciclopedia delle ossessioni (2015), L'uomo con la valigia (2015), Morte di un ex tappezziere (2016), Commedia nera n. 1 (2017), Sei storie della casa di ringhiera (2017), La clinica Riposo & Pace. Commedia nera n. 2, Il diario segreto del cuore (2018) e L'atroce delitti di via Lurcini. Commedia nera n. 3 (2019).
Alessandro Robecchi
Alessandro Robecchi è stato editorialista de Il manifesto e una delle firme di Cuore. È tra gli autori degli spettacoli di Maurizio Crozza. È stato critico musicale per L’Unità e per Il Mucchio Selvaggio. In radio è stato direttore dei programmi di Radio Popolare, firmando per cinque anni la striscia satirica Piovono pietre (Premio Viareggio per la satira politica 2001). Ha fondato e diretto il mensile gratuito Urban. Attualmente scrive su Il Fatto Quotidiano, Pagina99 e Micromega. Ha scritto due libri: Manu Chao, musica y libertad (Sperling & Kupfer, 2001) tradotto in cinque lingue, e Piovono pietre. Cronache marziane da un paese assurdo (Laterza, 2011).
Con questa casa editrice ha pubblicato Questa non è una canzone d’amore (2014), Dove sei stanotte (2015), Di rabbia e di vento (2016), Torto marcio (2017), Follia maggiore (2018) e I tempi nuovi (2019).
Gaetano Savatteri
Gaetano Savatteri (Milano, 1964), cresciuto in Sicilia, vive e lavora a Roma. Con questa casa editrice ha pubblicato: La congiura dei loquaci (2000, 2017) La ferita di Vishinskij (2003), Gli uomini che non si voltano (2006), Uno per tutti (2008), La volata di Calò (2008) e La fabbrica delle stelle (2016).
Giampaolo Simi
Giampaolo Simi ha pubblicato Il corpo dell’inglese (2004) e Rosa elettrica (2007). I suoi libri hanno ricevuto vari premi e sono stati tradotti in Francia (nella «Série noire» di Gallimard e presso Sonatine) e in Germania (Bertelsmann). Ha collaborato come soggettista e sceneggiatore alle fiction «RIS», «RIS Roma» e «Crimini». Con questa casa editrice ha pubblicato Cosa resta di noi (Premio Scerbanenco 2015), La ragazza sbagliata (Premio Chianti 2018) e Come una famiglia (2018).
Fabio Stassi
Fabio Stassi (Roma 1962) ha pubblicato con Sellerio: L’ultimo ballo di Charlot, tradotto in diciannove lingue (2012, Premio Selezione Campiello 2013, Premio Sciascia Racalmare, Premio Caffè Corretto Città di Cave, Premio Alassio Centolibri), Come un respiro interrotto (2014), un contributo nell’antologia Articolo 1. Racconti sul lavoro (2009), Fumisteria (2015, già Premio Vittorini per il miglior esordio), La lettrice scomparsa (2016), Angelica e le comete (2017) e Ogni coincidenza ha un'anima (2018). Ha inoltre curato l’edizione italiana di Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno (2013).
«Sembra impossibile che siano passati davvero cinquant’anni dalla primavera del ’69 in cui con un minimo investimento di capitale Enzo ed Elvira Sellerio coinvolsero Leonardo Sciascia e Nino Buttitta in quello che poteva sembrare un classico sogno da intellettuali di provincia, raffinati ma non sempre in contatto con il reale... Invece la Sellerio durerà e crescerà. Con quel programma semplice definito da Sciascia: tornare a una cultura "amena", a un impegno "implicito" e non "esplicito"».
Marcello Sorgi, LA STAMPA
Ritornano in questo 2019 in cui si festeggiano i cinquant’anni della casa editrice i racconti ispirati al suo catalogo. Questa volta non di racconti gialli si tratta ma di storie non di genere, narrazioni che si sono fatte affascinare da altri libri, in un richiamo ininterrotto. Una antologia esemplare, e per gli autori, e per i titoli dai quali essi sono stati attratti, libri che rappresentano tappe importanti di una storia editoriale che in mezzo secolo non ha smesso di coltivare una cultura delle idee. Così i dieci autori chiamati a comporre la raccolta hanno scelto dei capisaldi del catalogo, non a caso molti si sono ispirati a titoli che riconducono in qualche modo a Leonardo Sciascia, basti citare la Storia della Colonna Infame che è una roccaforte della letteratura italiana e civile, e L’affaire Moro, vicenda e libro che hanno cambiato per sempre la storia italiana. La scelta di qualcuno è caduta su L’imperfezione, del semiologo francese Greimas pubblicato nella «Civiltà perfezionata», la prima collana della casa editrice. E poi tre titoli «storici» della memoria, tra i primi cento numeri e fra i libri blu più amati: La scacchiera davanti allo specchio di Massimo Bontempelli, i Delitti esemplari di Max Aub, L’ultima provincia di Luisa Adorno, dei classici senza tempo rivissuti dalle scritture sensibili e potenti delle autrici e degli autori di questa antologia.
Una ballerina, un medico, un uomo d’affari, una giornalista, un ladro; da uno scompartimento all’altro si intravedono i segreti che ciascuno di loro nasconde in un giallo ad altissima tensione. Ognuno è salito sul treno per un motivo diverso, la giovane Coral è diretta a Costantinopoli per un nuovo lavoro, ma ha un malore e il medico le prescrive assoluto riposo, solo che la donna non ha neanche una cuccetta, così è il ricco Carleton Myatt a cederle il suo posto. Correndo attraverso l’Europa il treno giunge a Colonia, dove salgono due nuovi viaggiatori, poi il convoglio si ferma in Jugoslavia, una sosta per qualcuno dalle conseguenze fatali. Il treno per Istanbul appartiene a quelli che Greene chiamava «divertimenti». Pubblicato nel 1932, fu il primo vero successo per lo scrittore britannico, quello che gli dette fama e notorietà; ma il romanzo è molto di più di un giallo raffinatissimo: è una fotografia dell’Europa tra le due guerre con le sue contraddizioni e drammi e dove aleggia il presentimento di quello che sarebbe accaduto di lì a poco. È anche un romanzo moderno per i tanti temi trattati, la razza, la povertà, la frustrazione sessuale, il fallimento politico. A dominare su tutto l’Orient Express (così doveva intitolarsi il romanzo), un treno che è diventato mito grazie a scrittori come Agatha Christie e Ian Fleming e che ha avuto nel cinema la sua consacrazione definitiva. Il romanzo viene pubblicato in una nuova traduzione.
La professoressa Angela Mattioli ha fatto presto a consolarsi dopo la dipartita del pensionato Amedeo Consonni, crivellato di colpi sul ballatoio di casa come i lettori di Morte di un ex tappezziere ricorderanno. Se ne è andata sulla riviera ligure e lì vive in una villetta da un milione di euro con vista sul porticciolo di Camogli. La vita di Angela e di Alberto Scevola, così si chiama il suo nuovo uomo, trascorre fin troppo tranquilla. Lei fa brevi incursioni a Milano, così Alberto si concede lunghe passeggiate e annoiati pomeriggi in casa; un giorno quasi per caso forando un muro scopre una intercapedine, una specie di nascondiglio, e dentro 160 lingotti d’oro, per un valore approssimativo di 124 milioni di euro. Troppo per non perdere la testa e ammalarsi seriamente. Questo è solo l’inizio del grande affresco finale della Casa di ringhiera, e se la scena si sposta a Camogli è solo per poco perché presto ritroviamo nel condominio milanese tutti gli inquilini, ognuno alle prese con le sue fissazioni e miserie; la signorina Mattei-Ferri, l’anziana invalida che vuol vendicarsi del badante Claudio usando i suoi figli, gli smaliziati adolescenti Gianmarco e Margherita, l’ottuagenario De Angelis ossessionato non più dalla BMW 16 valvole ma da presenze luciferine, i peruviani che spariscono uno a uno, l’architetto Du Vivier in versione seduttore… e poi ci sono nuove figure in palcoscenico: il giornalista ficcanaso, l’avvenente Yutta, di cui tutti si innamorano, un’antica fiamma della Mattioli. Ed Enrico? Sì, anche lui vivrà un momento decisivo. A dispetto dei suoi 5 anni il più saggio di tutti.
I primi tre romanzi con Rocco Schiavone, il personaggio letterario di Antonio Manzini che è ormai diventato un mito. Scontroso, trasgressivo e ruvido, sarcastico nel senso più romanesco di esserlo, saccente, infedele maleducato con le donne. Però ha talento.
Una rilettura della tradizione del giallo all'italiana, capace di coniugare lo sguardo dolente del neorealismo e la risata sfrontata di una commedia di avanspettacolo.
Una formidabile macchina da indagine: il pettegolezzo. Questa scoperta Marco Malvaldi la applica a un brodo primordiale particolarmente fertile. Un bar sulla costa tra Pisa e Livorno. Quattro anziani dalla battuta pronta, spesso indecente, e dalla morbosa curiosità che sanno tutto dei loro dintorni e delle loro tradizioni (civili, folcloriche, di cronaca). Un sagace «barrista» paziente a sufficienza per trasformare i vaneggiamenti dei vecchietti in intuizioni investigative. Una folla di tipici «attori» dalla Toscana profonda riadattati a un turismo invadente. Infine, tanti misteri criminali puramente paesani. Da questa serie di romanzi la fiction televisiva Sky I delitti del BarLume.
La carta pi√π alta
«Non è che tutti gli anni possono ammazzare qualcuno per farvi passare il tempo!». E invece quando è la stagione giusta impossibile distrarre Nonno Ampelio, il Rimediotti, il Del Tacca del Comune, Aldo il Ristoratore dalla loro mania. È un delirio senile che la morte del ricco proprietario di una tenuta, ufficialmente avvenuta per cause naturali, sia un delitto?
Il telefono senza fili
«“Ora, Ampelio, secondo lei io mi metto a parlare del caso qui, al bar, di fronte a tutto il paese?”. “Ma ci siamo solo noi quattro”. “Appunto”, confermò la commissaria». È scomparsa Vanessa Benedetti che gestisce un traballante agriturismo. E muore anche un cartomante che ne aveva preannunciato la sorte. Al BarLume i vecchietti sentenziano nonostante la canicola.
La battaglia navale
«Aldo aveva detto: “Ho trovato la lavapiatti, è una ragazza ucraina, si chiama Natasha” e tutti i vecchietti lì a immaginarsi la gemella della Stefanenko, per poi ritrovarsi davanti la versione femminile del compagno Černenko». Ai Sassi Amari, il litorale, viene trovato il cadavere di una bella ragazza, con uno strano tatuaggio. È una badante ucraina. Subito i sospetti si accentrano sul marito violento. E il caso sembra facilmente concluso, con grande delusione dei vecchietti. Per fortuna un vecchio «compagno» conosce le usanze delle ucraine.