
La historia de Ester es la que cualquiera de nosotros podría vivir. Desde la búsqueda de sí mismo a las dificultades para hacer que cierren las cuentas de su propia existencia, los acontecimientos y las circunstancias que caracterizan el transcurso denuestra vida encuadran un recorrido que hay que afrontar para la realización de nuestros deseos y proyectos. En el mundo de Ester cada uno puede buscarse a sí mismo, porque los valores y las aspiraciones cerradas en el microcosmos son las mismas que las de una realidad común y universal.
Antibes, l’antica Antipolis (“la città di fronte”), fondata dai greci sul lato sud della Baia degli Angeli e oggi rinomata località balneare è lo scenario principale dove si svolgono gli eventi raccontati in questo romanzo. Le vicende private dei personaggi si intrecciano con alcuni episodi di cronaca nera e le relative indagini, in un’altalenante e affascinante mescolanza di realtà e finzione. Laurent Cordani, scrittore di romanzi gialli, in vacanza sulla Costa Azzurra, è testimone di due decessi a suo parere poco chiari, che vengono però archiviati dagli inquirenti come dovuti a cause naturali o accidentali. Non convinto di queste conclusioni, immagina ipotesi alternative. Tutti elementi che potrebbero essergli utili per il suo grande progetto: scrivere un romanzo sul “delitto perfetto”. Lorenzo Inzodda, nato in provincia di Messina, è laureato in Lingue e letterature straniere moderne. Ha sempre insegnato Lingua e letteratura francese nelle scuole superiori, dedicandosi con passione all’analisi delle opere dei grandi autori d’oltralpe. Vive a Capo d’Orlando (Me) e si dedica a tempo pieno alla scrittura, riprendendo i racconti e i romanzi che aveva composto nel corso degli anni e mai pubblicati.
Francesco d'Avalos è un musicista ed è un principe, parole chiave di questa sua autobiografia che, narrata in prima persona, copre appena 27 anni della sua vita, dal 1930 al 1957, peraltro attraversati da eventi come la seconda guerra mondiale, la fine della monarchia, la ricostruzione dell'Italia nel dopoguerra e la sistematica distruzione dell'orgoglio di Napoli, col suo degrado urbano sui relitti dei fasti di una capitale del passato. Questo testo è di una chiarezza esemplare e spiega tutto senza lasciare dubbi e ombre: l'autore non si sforza di nascondere nulla e neppure di piegare la storia a quel che potrebbe risultare più piacevole o più utile per la sua immagine. Con un saggio di Dinko Fabris.
Nata a Roma nel 1933, Ludovica Ripa di Meana ha lavorato nell'editoria, nel giornalismo, nel cinema e in televisione. Ha scritto per Adriano Celentano "Il paradiso è un cavallo bianco che non suda mai", pubblicato tre romanzi in versi, una commedia e una tragedia. In questo volume sono raccolti quattro "monologhi": nel primo una donna, cui il marito ha ucciso il figlio bambino, depone in Corte d'Assise; nel secondo un ragazzo rinfaccia al padre di avergli inflitto un'educazione narcisisticamente complice, senza divieti e senza il coraggio di farsi odiare; nel terzo, un pingue e anziano fiscalista dialoga con il silenzio di Dio, che gli ha portato via la moglie; in "Teodia" un attore reclama il suo diritto di consegnare alla morte la figlia malata.
Introduzione di Attilio Brilli, traduzione di Simonetta Neri
Scenari italiani di Edith Wharton è il più affascinante «viaggio in Italia» scritto dopo Goethe e dopo Stendhal. E lo è per quel suo consapevole frapporsi fra il viaggio sette-ottocentesco, con le sue categorie estetiche e le sue lentezze, e il turismo moderno con i suoi sguardi frettolosi gettati su luoghi inesorabilmente omogeneizzati. Quello della scrittrice americana è un viaggio moderno che ingloba una lunga tradizione per trarne il succo e poi trascenderla in nome della propria autonomia culturale ed estetica, un’autonomia che va oltre la lettura gotica di Ruskin, oltre l’aureo rinascimento di Pater o le sensazioni di Bourget in favore di una visione più eclettica della civiltà italiana. Protagonista del libro è infatti il paesaggio, anzi potremmo dire che questi ‘scenari’ compongono il più bel libro che sia stato scritto sul paesaggio italiano e sul modo in cui lo si debba osservare e conservare. Pur essendo ben lontana dal presagire le geremiadi del viaggio italiano di Ceronetti, straordinariamente attuali si rivelano alcuni moniti che Edith Wharton enuncia nel corso dei suoi itinerari, a cominciare dagli italiani ai quali rimprovera l’eccessiva tendenza a impoverire il territorio trasferendone le opere d’arte nell’atmosfera asettica dei musei, ai collezionisti d’oltreoceano che quel territorio contribuiscono a depredare. Senza contare che gli itinerari della nostra viaggiatrice si rivelano ancor oggi inconsueti, se non inediti, e in grado di restituire al turista l’illusione momentanea di farsi viaggiatore.