
Nella primavera del 1888, in seguito al decesso della zia da lei amorevolmente accudita, Harriet Baxter decide di lasciare Londra e viaggiare alla volta di Glasgow. Trentacinque anni, nubile, una piccola rendita annua cui attingere, Harriet arriva nella seconda città dell'Impero nell'anno dell'Esposizione Internazionale. Durante una passeggiata in una giornata insolitamente calda, Harriet soccorre una distinta signora di circa sessant'anni stramazzata al suolo per un malore sconosciuto. Qualche giorno dopo si ritrova a onorare l'invito, elargito in segno di riconoscenza per il suo bel gesto, a casa dei Gillespie, la famiglia della donna soccorsa. Ci sono Elspeth, l'esuberante madre del padrone di casa; Mabel, la figlia di Elspeth inacidita per essere stata abbandonata sull'altare; Kenneth, il figlio belloccio tormentato da un segreto inconfessabile; Annie, la dolce moglie del padrone di casa alle prese con l'educazione di due figlie; il padrone di casa, Ned Gillespie, un giovane, geniale pittore dai tratti meravigliosamente regolari e piuttosto avvenenti, e una punta di tristezza negli occhi blu oltremare. L'incontro con Ned Gillespie risulta fatale per Harriet Baxter. In lei si fa strada la convinzione di dover salvare Ned Gillespie. Salvarlo dalla sua indigenza, che gli impedisce di dare libero sfogo alla sua creatività, e salvarlo dalla sua turbolenta famiglia. Una convinzione che, come ogni ossessione, trascina inevitabilmente dietro di sé l'ombra della tragedia.
Il giorno in cui, in uno scavo archeologico in Pakistan, Amal, una bambina di otto anni, trova un importante fossile in compagnia del nonno Zahoor, la sua sorellina Mehwish diventa cieca, probabilmente per aver guardato troppo il sole. Zahoor, un archeologo il cui darwinismo è sottoposto a un attacco violento da parte degli islamici radicali, incoraggia la curiosità di Amal e la ragazzina diventa una valente studiosa e, al tempo stesso, la protettrice di Mehwish.
Il nonno è pieno di consigli e di riguardi anche per Mehwish che, crescendo, si afferma come un'eccellente poetessa, capace di creare un linguaggio lirico tutto suo dall'unione di inglese e urdu.
Anni dopo l'incidente accorso a Mehwish, durante una delle conferenze di Zahoor, le due ragazze si imbattono in Noman, un giovane spedito dal padre, membro del partito islamico della creazione del generale Zia, a spiare l'anziano e rispettabile archeologo. Il tormentato ma, ad un tempo, deferente Noman ha abbandonato le sue ambizioni di studioso di matematica per scrivere articoli in difesa della Sharia e della più stretta osservanza della Legge coranica, benché ceda di tanto in tanto alla marijuana e all'alcol in compagnia dei suoi amici nichilisti.
L'incontro con il laico e illuminato Zahoor muta completamente la vita di Noman che si ritrova combattuto tra la sua lealtà alla famiglia e il suo risveglio intellettuale.
Quando Zahoor è tratto in arresto, Noman incolpa se stesso, rompe con il padre e si dà all'insegnamento della matematica.
Benché sia poi attratto da Amal, Noman si innamora, nella maniera più pura e spirituale, di Mehwish, un amore immediatamente corrisposto. Con conseguenze tragiche sulla vita delle due sorelle e di Noman stesso.
Nella provincia del Capo di Buona Speranza, Grootmoedersdrift non è certo una fattoria modello quando, negli anni Cinquanta, Jak de Wet vi mette per la prima volta piede per chiedere la mano di Milla Redelinghuys. Davanti alla casa c'è un magnifico pascolo che si estende fino alla riva del fiume, cinto da alberi selvatici che si spingono fino al limite dell'acqua. Tuttavia, in quella striscia di terra del Sudafrica, le fattorie gioiello dei boeri sono ben altre. Tutte le speranze e i sogni di gloria della giovane Milla sono perciò riposti in Jak. È ricco, istruito, attraente, spiritoso, ha una spider rossa fiammante e la spavalderia di presentarsi in casa Redelinghuys con in mano un anello di brillanti incastonati in oro.
Bastano pochi anni di matrimonio, però, perché Milla si renda conto che Jak non può fare di Grootmoedersdrift quello che generazioni di Redelinghuys hanno desiderato. Ha le mani morbide, è l'unico figlio di un medico, è stato educato per diventare un gentiluomo non un agricoltore. Inoltre, è un afrikaner che non sopporta gli hotnot, i «negri». E, tra «gli sguatteri negri», non tollera innanzi tutto Agaat.
Agaat compare a Grootmoedersdrift che è una bambina con un braccino rachitico penzolante. Milla la educa e la istruisce con cura per farne una persona «bella e sana, piena di gratitudine», una «persona integra» che sia pronta a servirla e a «ricompensare tutte le sue lacrime e le sue pene». E Agaat la serve, per anni, con la sua cuffietta bianca inamidata e immacolata, il suo sguardo impassibile, i suoi occhi di pietra, la sua pazienza nell'accudire Jakkie, il bambino nato dal matrimonio, e nel ricamare per lui. Resta a Grootmoedersdrift anche quando tutto cambia, e la famiglia di Milla va in pezzi come uno di quei vasi coloniali che il tempo irrimediabilmente frantuma.
Un giorno però Milla avverte i primi segni della terribile malattia che paralizza gradualmente ogni parte del corpo fino a togliere la parola, e il teatro dell'esistenza delle due donne assegna improvvisamente loro dei ruoli completamente diversi. Agaat rimuove porte e muri di Grootmoedersdrift e scorazza libera nell'antica dimora dei Redelinghuys, mentre Milla, priva di parola, restringe il suo dominio a una sola stanza, dove giace rinchiusa nel suo stesso corpo, come «una bambola di pezza riempita di segatura o di lupini».
Non vi è alcun riferimento diretto in questo romanzo ai fatti sociali e politici che, tra gli anni Cinquanta e Novanta, hanno sconvolto e radicalmente cambiato il Sudafrica, tuttavia nel serrato confronto tra le sue due protagoniste, la padrona e la serva, la donna bianca e quella di colore unite da un legame indissolubile, La via delle donne è, come accade nella grande letteratura, una delle più potenti e illuminanti rappresentazioni della storia di questo paese.
Quattordici scrittori di generazioni diverse - da Antonio Scurati ad Andrea Camilleri, da Nicola Lagioia a Giuseppe Genna, da Laura Pariani a Sebastiano Vassalli - affrontano la storia d'Italia, dall'Ottocento fino ai nostri giorni. Si immedesimano nelle grandi figure, da Garibaldi ad Agnelli, o nei destini individuali, una studentessa del Sessantotto, un soldato che rientra in patria al termine della guerra, una moglie picchiata con ferocia alla fine degli anni Settanta. Immaginano i grandi eventi - le Cinque giornate di Milano, la battaglia di Montecassino, la tragedia di Ustica, il caso Moro - con impegno e gusto letterario, coraggio e discrezione. Per narrare e rivelare i sentimenti collettivi, i cambiamenti epocali, i sogni e gli amari risvegli di una nazione che ha ancora tutto da raccontare. I momenti che hanno segnato la nascita e lo sviluppo dell'Italia moderna sono stati raramente rappresentati nelle pagine di romanzi e racconti. Lo stesso vale per le personalità che hanno attraversato le vicende della politica, dell'economia, della cultura, e per le circostanze contraddittorie e dolorose del recente passato. Eppure la letteratura ha sempre saputo scrutare nel profondo della realtà, nel mistero degli eventi e degli individui, descrivendo epoche e avvenimenti con una sensibilità e una verità che a volte appare irraggiungibile per gli storici o per il cronista.
Padre Latour, vescovo missionario, sorretto da una fede fortificata dalla finezza dello spirito, si ritrova, quando cade la metà del XIX secolo, in New Mexico per evangelizzare le genti che lo abitano da sempre, indios e pellerossa. Incantato dalla maestosità del paesaggio, padre Latour viaggia ininterrottamente per lo sterminato paese, annotando scrupolosamente le sue impressioni e il suo stupore dinanzi all'armonia dei popoli in cui di volta in volta si imbatte. Alla cronaca dei viaggi si alternano gli incontri col fedele vicario, padre Vaillant, a cui lo lega un affetto casto e struggente fin dai tempi del seminario, nella nativa Alvernia. Sono numerosi i personaggi che entrano nella vicenda umana di padre Latour, dallo scout Kit Carson al capo navajo Eusabio, protagonisti di vicende tra il western e la leggenda, ognuno di loro offrendo al vescovo motivo di confronto e riflessione. Ma è la scoperta della naturale corrispondenza con la terra del New Mexico, con i suoi paesaggi aurorali, la percezione del vento secco e leggero che soffia dalle finestre, la fragranza del sole caldo, dell'artemisia e del trifoglio odoroso, le vaste praterie erbose, a mantenerlo saldo nella fede e devoto agli ideali di gioventù.
Dorothy Hewett, una delle voci più importanti della narrativa australiana, ha scritto romanzi, come Il cottage sull'Oceano, che occupano un posto di rilievo nella letteratura del Novecento. La sua vena romantica e gotica insieme trova, tuttavia, la sua più piena espressione in questa raccolta di racconti che appare in italiano col titolo I raccoglitori di fragole e altri racconti.
In queste pagine, scritte in un tempo che copre ben quarant'anni di vita dell'autrice, il mondo proprio della Hewett, l'universo incantato dell'infanzia e del paesaggio rurale, quel «mondo di cameratismo e sassi che volano, di discussioni lunghe e serie e insulti taglienti, di lacrime e risate a crepapelle» si dispiega in tutta la sua forza poetica.
In Joey, un bambino di tre anni cerca di dare un senso agli ingarbugliati misteri della vita. Nelle Barriere di Jarrabin, una ragazzina di undici anni si misura coi pregiudizi razziali di una piccola città dell'entroterra, «uno scorcio di tetti in lamiera... sotto un folto di eucalipti affusolati». Chi si ricorderà della dolce Alice? è invece una storia d'amore e di gioventù scapestrata. I raccoglitori di fragole narra di una coppia di raccoglitori, un ragazzo bianco e sua moglie, una giovane aborigena dell'Australia Occidentale. Joe Anchor's Rock parla di un bambino e di una tomba nascosta sotto un grande masso di granito. Ti dispiacerebbe se passassi a trovare un mio amico? racconta la storia di un viaggio a bordo di un furgoncino lungo la costa dell'Australia Occidentale. Il risveglio della signorina Huggett ruota di nuovo intorno a una figura infantile. Sul Terrace è la descrizione di un breve incontro sessuale. Il Galle Face Hotel è, invece, una storia misteriosa, piena di presagi oscuri e presenze spettrali, esattamente come L'ombra delle sorelle Darkling...
Storie meravigliose e avvincenti, dotate di una diversità straordinaria di personaggi, ambientate in un continente vasto e contraddittorio, e scritte con una energia e una drammaticità uniche.
«Una raccolta di racconti che è un vero e proprio classico».
Paul Kraus, Newcastle Herald
Hanno scritto di Il cottage sull'oceano:
«Un romanzo che raccoglie in sé la grande produzione gotica inglese».
L'Indice
«Dorothy Hewett, grande scrittrice australiana (femminista e comunista, per inciso) ha scritto una storia di passioni e presenze alla Giro di Vite di Henry James, con la lotta degli aborigeni sullo sfondo. Bello».
Loredana Lipperini, la Repubblica
Racconti
Traduzione dall'inglese di Giovanna Scocchera
EAN 978-88-545-0268-0
Pagine 224
Euro 15,50
I NARRATORI DELLE TAVOLE
Gennaio 2010
Dorothy Hewett (1923 - 2002) è nata a Perth, in Australia. Ha pubblicato tre romanzi, un libro di racconti, tredici opere teatrali e nove raccolte di poesie. Molte sue opere hanno ricevuto importanti riconoscimenti, tra cui il Banjo Award per la poesia e, con l'autobiografiaWild Card, il Victoria e Western Australian Premier's Prizes per la non-fiction. Dal 1942 al 1968 ha fatto parte del partito comunista australiano, che ha abbandonato subito dopo l'occupazione sovietica della Cecoslovacchia. Dopo aver abitato per diciotto anni a Sydney, è tornata a vivere a Perth, dove ha insegnato letteratura all'università. Ha trascorso i suoi ultimi anni nelle Blue Mountains. Il cottage sull'Oceano(Neri Pozza 2009), precedentemente apparso presso Giano col titolo La marea delle quadrature, è il suo primo libro pubblicato in Italia.
Dagli infimi night club di Fox trot al sordido ambiente delle foto per i rotocalchi, all'ineguagliabile glamour del cinema berlinese, tutto il mondo della capitale tedesca del breve periodo d'oro tra le due guerre scorre in queste pagine. E accompagna la vita luminosa di Lilly Afrodite fino a quando diventerà una stella del cinema e si innamorerà perdutamente di un regista russo, fino a mettere in discussione la sua stessa esistenza dorata. "La vita luminosa di Lilly Afrodite" è la storia di una donna che ha vissuto fino in fondo la sua vita, una storia fatta di sfarzo e miseria, di luce e ombra, di dissolutezza e amore, di salvezza e perdizione, una storia che illumina un periodo straordinario del secolo scorso.
Il professor St. Peter si rifiuta di abbandonare la vecchia casa in cui ha abitato con la moglie e le figlie, e dove ha dato forma al suo capolavoro di studioso, un saggio storico sulle spedizioni dei conquistadores in America. Ma è anche la casa dove ha accolto Tom Outland, il suo allievo più stravagante e geniale, morto durante la Prima Guerra Mondiale, che ha avviato agli studi e a un futuro brillante ma breve di scienziato e ricercatore. A poco più di cinquant'anni, il professore è vittima di uno scoramento che ha radici in un'insoddisfazione che il successo accademico e il benessere, anziché mitigare, rendono ancora più bruciante. L'arrivismo sociale della moglie, della figlia maggiore Rosamond e di suo marito Louie gli è estraneo e lo avvilisce. A rendere più dolorosi l'inquietudine e l'amarezza che affliggono Godfrey St. Peter è proprio il ricordo di Outland, la cui amicizia gli ha aperto una finestra sulla vita libera e appassionata che il giovane Godfrey "l'altro ragazzo" - ha solo vagheggiato nell'adolescenza. Durante una lunga estate solitaria, mentre lavora ad annotare il diario di Tom, il professore si trova a fare i conti con la propria vita. Inserito al centro della narrazione, come la tavola centrale di un trittico, il racconto di Tom Outland della scoperta della Città di roccia, sulla mesa che si alza in apparenza inaccessibile nella pianura del New Mexico, è il centro da cui si irradia l'energia che muove i passi del giovane eroe e soccorre il professore.
Rosso è morto da tre anni, e Agnes Browne continua a fare da madre, padre e arbitro a sette figli scatenati, i suoi adorabili marmocchi. Il primogenito Mark la aiuta a far quadrare il bilancio, e il francese Pierre le ricorda di essere una donna. Sembrerebbe tornato il sereno, in Larkin Court, ma Frankie, la pecora nera della famìglia, la deruba di tutti i suoi averi e fugge in Inghilterra, dove rimarrà intrappolato nella rete della droga. Agnes dovrà lasciare l'amato Jarro a seguito del piano di recupero del centro storico di Dublino e andrà a vivere nella periferica Finglas. Intanto, i figli crescono: Cathy, diventa donna e si fidanza con un poliziotto di Cork (sul cui mestiere Agnes nutre più di una riserva); Mark, si sposa, dopo aver evitato il fallimento della Wise & Co.; il balbuziente e poco dotato Simon ottiene un posto da inserviente in ospedale grazie a un provvidenziale quanto esilarante colloquio di lavoro; Rory, il figlio gay, subisce le angherie di un gruppo di skinhead, ma riesce a trovare la propria strada dedicandosi con successo al lavoro di parrucchiere e conquistando l'amore di un collega; infine Trevor, il più piccolo e il più tardo di tutti, si rivela un bambino prodigio, un artista in erba. Agnes saprà affrontare tutto questo con lo spirito e l'ironia che contraddistinguono le donne dell'Isola di Smeraldo. O'CarrolI, ci intrattiene con questa nuova puntata della trilogia, senza mai far mancare al lettore un sorriso o una risata liberatoria, nel più puro stile dei narratori irlandesi.
La storia di Animal comincia la notte in cui lo trovarono steso davanti a una porta, bimbo di pochi giorni, avvolto in uno scialle. La notte famosa in cui la Kampani, la fabbrica chimica americana, sparse nel cielo del piccolo villaggio indiano di Khaufpur dei veleni "così buoni" che dopo tanti anni non si riescono ancora a togliere. Animal tossiva quella notte, aveva la bava alla bocca, gli occhi storti dalla nebbia bruciante. Nessuno si aspettava che sopravvivesse, quando lo portarono all'ospedale. E invece sopravvisse. E allora lo affidarono all'orfanotrofio locale visto che non c'era anima viva a reclamarlo. A sei anni, però, ecco un improvviso bruciore nel collo e dietro le spalle, e la schiena che comincia a piegarsi. Quando la spina dorsale ha smesso di fondersi, le ossa erano piegate come una forcina e la parte più alta di lui era il culo. I primi a chiamarlo Animal sono stati i bambini dell'orfanotrofio quando l'hanno visto camminare a quattro zampe. E da allora il nome gli è rimasto appiccicato come fango. Ora, però, ha trovato un lavoretto. È entrato a far parte della banda di Zafar, un tipo che ha lasciato l'università ed è venuto a Khaufpur per organizzare la lotta contro la Kampani. Da un grave tragico evento reale (il più grave incidente chimico-industriale della storia avvenuto a Bhopal nel 1984) un libro che celebra la vita descrivendo lucidamente la crudeltà del male.
1930, Algeria. Hélène vive a Tigzirt, un piccolo paradiso di terra e mare che si nutre della luce del sole e si muove al ritmo lento dei riti del suo popolo. La famiglia, spagnola d'origine, si è trasferita in Algeria perché il padre, disertore in patria, ha dovuto abbandonare il suo paese. Straniero tra gente che non lo vuole, ha scelto l'Algeria per restarci per sempre. Ed Hélène ama questa terra come se fosse sua, cresciuta com'è tra i sentieri polverosi che s'inerpicano fino ai douars in montagna, le discese veloci che digradano a riva, i vicoli bianchi che si riempiono di salsedine, le botteghe artigiane che sanno di cuoio, fumo e cumino. Gli scenari della guerra civile sono ancora lontani, tuttavia le notizie che circolano a Tigzirt non sono affatto rassicuranti: parlano di liste nere, di confisca delle proprietà ai colonialisti, di insurrezione imminente. Hélène è giovane e bella e piena di quelle grandi speranze che non coincidono con la semplice necessità di difendere la vita e la proprietà. Decide allora di partire...
È una sera della prima metà del XX secolo e Madame de ***, attraente vedova costretta da "una crudele segretezza" a intrattenere una relazione clandestina col giovane Principe di***, si reca all'Opera di Parigi per assistere a un concerto. Alla fine del concerto, il suo cuore è spezzato nel più miserabile dei modi. Il suo giovane amante le rivolge, infatti, un saluto frettoloso e indifferente ed esce dall'Opera al braccio della bella e civettuola Madame de B***, l'accompagna alla carrozza e, con aria di mistero, monta in vettura insieme a lei. Madame de *** assiste alla scena in piedi, immobile. Una volta a casa, i pensieri più disordinati si impadroniscono della sua mente. E, dopo una notte insonne, non trova altro modo di lenire la sua sofferenza che scrivere al giovane Principe quarantasei lettere per ventiquattr'ore febbricitanti, di dubbio e disperazione, quarantasei struggenti documenti a testimoniare il vortice di passioni e stati d'animo che hanno assalito il suo cuore e a "raffigurare la gelosia, non nei suoi furori quanto nel dolore che opprime un'anima ardente e sensibile". Scritto con l'intento di "non dire una parola che non fosse dettata dal sentimento o dalla passione; facendo provare nel breve spazio di ventiquattr'ore a una donna viva e sensibile tutta l'ebbrezza dell'amore, i turbamenti e, soprattutto, la gelosia", "Ventiquattr'ore di una donna sensibile" apparve per la prima volta nel 1824 e da allora ha attratto e ammaliato intere generazioni di lettori e scrittori.