
Noto soprattutto per i suoi romanzi in cui il gusto per il viaggio e l’avventura si mescola a inquietudini di stampo religioso ed esistenziale, Graham Greene ha scritto anche molti splendidi racconti, riuscendo a racchiudere nella misura breve delle poche pagine tutto il suo mondo letterario e umano. Questo volume cartonato li raccoglie tutti, offrendo ai numerosi appassionati dello scrittore l’opportunità di conoscerlo meglio.
Il titolo viene da un'usanza sette-ottocentesca di cui parla lo scrittore Giuseppe Rovani nel romanzo “Cento anni”: uomini di mondo si facevano dipingere la maschera di un noto personaggio del tempo, poi se la applicavano sul volto per stupire, infastidire o impaurire la gente per strada o nei salotti. Il protagonista, vissuto nella convinzione di assomigliare all'amato padre, scoprirà, alla fine, di essere identico al detestato nonno. Almeno nei tratti del volto. Le due figure del padre e del nonno sono l'oggetto di una doppia indagine da parte del narratore. Entrambi sono legati a un mistero: il padre a un inspiegabile suicidio, il nonno a una colpevole sparizione che ha generato sofferenza e senso d'abbandono. Entrambi sono legati a una figura femminile assente: il primo ne è il marito, il secondo il padre.
Fiorenzo vive a Muglione, profonda provincia toscana fatta di disoccupazione e fossi stagnanti, e non lo si può considerare un ragazzo fortunato: oltre al nome che gli hanno affibbiato, dei due genitori gli resta solo il padre, lunatico proprietario del negozio Magic Pesca ma soprattutto allenatore dell'Unione Ciclistica Muglionese, nel cui vivaio si ostina a cercare un grande campione del futuro. Ma soprattutto, a quattordici anni Fiorenzo ha perso la mano destra per colpa di un petardo, e nonostante abbia saputo reagire con intraprendenza e fantasia, dedicandosi alla musica heavy metal con il forsennato entusiasmo dell'adolescenza, ha dovuto scoprire presto che nella vita "quello che manca conta molto di più di quel che c'è". Tiziana invece ha trent'anni, e in comune con Fiorenzo ha solo di essere nata a Muglione. Da dove è scappata dopo il liceo, per laurearsi e frequentare un master all'estero che le ha aperto sfolgoranti possibilità di lavoro. Ma Tiziana ha preso una decisione improvvisa e coraggiosa: tornare a casa, mettere le proprie competenze al servizio della comunità. Il paese di Muglione, in segno di gratitudine, le affida la gestione del locale Informagiovani, che però diventa subito il ritrovo di un gruppo di anziani giocatori di carte, costringendo Tiziana a fare i conti con il proprio senso di inadeguatezza, mentre un amore complicato e dolcissimo arriva a stravolgerle la vita.
E poi c'è Mirko, il Campioncino, il ragazzino prodigio che il padre di Fiorenzo ha scovato per caso in Molise e si è portato a casa perché il suo assoluto talento ciclistico lascia sperare grandi cose. Mirko è un mistero totale, una contraddizione vivente: intelligentissimo ma ingenuo, potenza imbattibile in sella a una bici ma goffo e inerme nel quotidiano, idolo degli appassionati di ciclismo e insieme bersaglio perfetto dei crudeli compagni di scuola. Fiorenzo, Tiziana e il Campioncino, tre mondi lontanissimi che si incontrano per caso in un luogo desolato e improbabile, tre anime che intrecciando i loro destini danno vita a un corto circuito struggente e divertentissimo, amaro e poetico.
"Personaggio buffo e melanconico, Marcovaldo è il protagonista d'una serie di favole moderne" scrisse Italo Calvino, segnando, come in un suo bloc-notes, avvenimenti impercettibili nella vita di una grande città industriale, quali possono essere il passaggio di una nuvola carica di pioggia o l'arrivo mattutino di uno sbuffo di vento. Un'edizione illustrata da Sto che vuole essere un omaggio a due grandi del nostro Novecento. Età di lettura: da 9 anni.
Michela Marzano è un'affermata filosofa e scrittrice, un'autorità negli ambienti della società culturale parigina. Dalla prima infanzia a Roma alla nomina a professore ordinario all'università di Parigi, passando per una laurea e un dottorato alla Normale di Pisa, la sua vita si è svolta all'insegna del "dovere". Un diktat, però, che l'ha portata negli anni a fare sempre di più, sempre meglio, cercando di controllare tutto. Una volontà ferrea, ma una costante violenza sul proprio corpo. "Lei è anoressica" le viene detto da una psichiatra quando ha poco più di vent'anni. "Quando finirà questa maledetta battaglia?" chiede lei anni dopo al suo analista. "Quando smetterà di volere a tutti i costi fare contente le persone a cui vuole bene" le risponde. E ha ragione, solo che è troppo presto. Non è ancora pronta a intraprendere quel percorso interiore che la porterà a fare la pace con se stessa. "L'anoressia non è come un raffreddore. Non passa così, da sola. Ma non è nemmeno una battaglia che si vince. L'anoressia è un sintomo. Che porta allo scoperto quello che fa male dentro. (...) Oggi ho quarant'anni e tutto va bene. Perché sto bene. Cioè... sto male, ma male come chiunque altro. Ed è anche attraverso la mia anoressia che ho imparato a vivere. Anche se le ferite non si rimarginano mai completamente. In questo libro racconto la mia storia. Pensavo che non ne avrei mai parlato, ma col passare degli anni parlarne è diventata una necessità." Michela Marzano
Diana Blanco, brillante poliziotta venticinquenne, è la miglior “esca” della polizia di Madrid: agisce in modo che i criminali la scelgano come preda, per poterli poi “agganciare” e mettere in atto le sofisticate tecniche che ha studiato per incastrarli. Il lavoro di esca si basa sulla teoria dello Psinoma, secondo cui che la personalità di un individuo è determinata dal suo desiderio e dal modo di soddisfarlo, teoria risalente addirittura ai tempi di Shakespeare e presente in tutte le sue opere. Le esche, infatti, vengono addestrate in veri e propri teatri, dove si esercitano a mettere in scena le “maschere” che serviranno a manipolare il desiderio e controllare gli animi umani. Diana sta indagando al complicatissimo caso dell’omicida seriale chiamato Spettatore, le cui vittime sono giovani donne, in prevalenza prostitute e straniere, brutalmente uccise e fatte a pezzi. Quando scopre che sua sorella Vera è il prossimo obiettivo dello Spettatore, Diana inizia una lotta contro il tempo per catturare il mostro, in un emozionante gioco di sospetti e di colpi di scena. Niente è come sembra e lei non può fidarsi di nessuno, neanche di chi le è più vicino.
Quando Antonina si trasferisce a Leningrado per lavorare in fabbrica è ancora piuttosto giovane e ingenua: ben presto, infatti, finisce nei guai, rimanendo incinta di un ragazzo che l'abbandona. Lo Stato sovietico la soccorre assegnandole una stanza in un appartamento comunitario dove vivono già tre anziane donne, affettuose e pronte ad aiutarla dopo la nascita di Susanna. Ariadna, Glikerija e Evdokija si rivelano poi indispensabili quando Antonina si rende conto che la figlia non parla e, per paura di vedersela rinchiudere in un istituto, decide di crescere in casa la piccola. Le "nonne" si fanno allora carico dell'educazione della bimba, che impara a comunicare con loro attraverso il disegno, e le parlano delle loro vite, raccontandole l'Unione Sovietica della loro giovinezza, scene di vita nei Gulag, la storia dell'assedio di Leningrado e dei soprusi bolscevichi. Un romanzo ricco, pieno di valori, di ideali e di coraggio. Il ritratto di un gruppo di donne forti e autentiche, che hanno affrontato e superato prove durissime sostenute solo dalla loro dignità. Ma è anche una riflessione profonda e a tratti perfino commovente sul passato, sulla memoria, sulla Storia, il romanzo che ci fa capire come siano state le donne queste donne, le vere, silenziose, intense protagoniste della storia russa del secolo scorso.
Il protagonista di questo libro è Nico. Ventotto anni, un lavoro di deejay radiofonico, un discreto successo con le donne, Nico vive una vita felice, ma si sente profondamente immaturo, un adolescente intrappolato nel corpo di un uomo e senza alcuna volontà di crescere. Come un bambino, del tutto privo di pudori e inibizioni, Fabio Volo ci accompagna in un divertente viaggio nell'universo giovanile, il proprio corpo come unica bussola. Sesso, canne, musica, amicizia e tanta voglia di mettere a nudo la parte di noi che teniamo nascosta, con la polvere, sotto il tappeto.
Il percorso di Francesco è quello di molti ragazzi d'oggi, che si accorgono di esistere senza vivere davvero, come se mancasse loro qualcosa, e un giorno decidono che così non va. Ha un lavoro stressante, amche se remunerativo, che fa per comprarsi cose che gli riducano lo stress. Ha storie con tipe tanto diverse tra loro. Sente il bisogno di star solo ma ha paura di essere "tagliato fuori", adora i genitori ma non è mai riuscito a comunicare con il padre, si fa le canne ma vuole smettere di fumare...
La raccolta di tutta la sua opera in forma di libro (nove titoli, dal libro cult Il più mancino dei tiri del 1995 fino al postumo severo testamento di L’economia giusta) compone uno straordinario ritratto, in diretta, tra politica, cultura e costume, dei nuovi italiani: i post italiani, in bilico tra una psicologia arcaica e comportamenti post-moderni. Berselli descrive un’Italia deideologizzata, demoralizzata, un Paese da talk show confusionario, in cui sentimentalismo e ferocia, le caratteristiche di sempre, vengono proiettati in una dimensione che non è vera e non è falsa, è iperreale. Senza moralismi, perché la fenomenologia è più interessante delle prediche. Un po’ come il Roland Barthes delle Mitologie. Dentro c’è “quel gran pezzo dell’Emilia”, la sua terra, fatta di comunisti, miliardari, motori, cucina grassa e rock star, la catastrofe politica della sinistra sinistrata, l’allegria dei capelli lunghi, delle minigonne e delle chitarre prima del ’68 e il gran cabaret di Venerati maestri, davvero un libro da ridere su una cultura da piangere. La nostra.
Romanzo d'esordio di un giovanissimo scrittore, La solitudine dei numeri primi è stato uno dei più eclatanti casi letterari degli ultimi anni: cresciuto grazie all'entusiastico passaparola dei lettori, il libro ha incontrato il plauso della critica ed è arrivato a conquistare molti premi, tra cui il principale riconoscimento letterario italiano, lo Strega.
Al centro della storia - e di una narrazione che corre tesa verso il finale e brucia per le sue implicazioni emotive - le vite speciali di Alice e Mattia, entrambe segnate da un episodio traumatico accaduto nell'infanzia: un marchio a fuoco che li accompagna, insieme allo sguardo dell'autore, attraverso l'adolescenza, la giovinezza, l'età adulta. I loro destini si incrociano e i due ragazzi si scoprono strettamente uniti eppure invincibilmente divisi. Come quei numeri speciali, che i matematici chiamano "primi gemelli": separati da un solo numero pari, vicini ma mai abbastanza per toccarsi davvero.
Il Leviathan, sgangherato carrozzone dal pittoresco equipaggio, si aggira per un’Europa fuori dal tempo, devastata da guerre e carestie, spettacolari miracoli e allucinazioni collettive. Alla guida c’è Wulferio, teatrante istrione che vaga mettendo in scena il suo spettacolare “teatro delle crudeltà”. Wulferio ha una meta precisa, un lontano convento dove lo attende una monaca che si dice abbia scritto i drammi piùallucinati mai messi in scena. Attraverso avventure tragiche e irriverenti, pericoli e colpi di scena, Wulferio riuscirà a raggiungere la monaca ormai in punto di morte e giurerà di mettere in scena l’intera sua opera. Senza sapere che quel giuramento lo consegna a un pericolo più grande: quelle estreme rappresentazioni chiedono infatti un tributo di sangue sempre nuovo e Wulferio si troverà ad attraversare territori selvaggi alla ricerca di giovani vittime per il suo crudele teatro, braccato dalle milizie mercenarie dello spietato Doppio Sombrero, fi no a una conclusione grandiosa e visionaria quanto le sue rappresentazioni... La storia, raccontata dal giovane monaco Brendano, fedele testimone del delirio di Wulferio, ha la forza di un romanzo d’avventura e il fascino di una meditazione pericolosa sul Male e la sofferenza umana.

