
Al ritorno dal lavoro Laurel trova la macchina di Warren, suo marito, già parcheggiata nel vialetto. È arrivato prima del solito, in casa la accoglie un silenzio pesante, minaccioso. Di Warren nessuna traccia. In cucina solo un odore di cibo bruciato. Poi il grande soggiorno illuminato si apre di fronte a lei e Warren è lì, seduto, pallido, sconvolto, gli occhi scavati dalla paura, con indosso gli stessi vestiti del giorno prima. In mano una pistola e sul tavolino accanto a lui una lettera. Laurel conosce bene quella lettera, gliel’ha scritta Danny, il suo amante, firmandola semplicemente “Io”.
E Laurel capisce. Quello che Warren stava cercando quella stessa mattina tra i libri del soggiorno non erano i documenti comprovanti la frode fiscale della clinica dove lavora, in cui è coinvolto, ma le prove del suo tradimento.
Ha così inizio il giorno più terribile del loro matrimonio.
Mentre fra le mura di casa un vortice di tensione travolge marito e moglie, fuori la polizia cerca di organizzare un’irruzione per arrestare Warren, che nel frattempo si è reso colpevole anche dell’omicidio di un poliziotto e che, ormai impazzito, ha deciso di non liberare la moglie finché non avrà scoperto l’identità del suo amante.
Ma quando finalmente la scopre, prima che l’assedio finisca, il dramma tra i coniugi è ormai precipitato in una spirale di follia, in cui a devastare Warren, più ancora della cieca gelosia, è la sofferenza per un segreto che non ha mai confidato e che lo porterà a fare i conti con il proprio destino.
Mentre a Roma, capitale di un dominio ormai tanto esteso da toccare tutte le sponde del Mediterraneo, la sacra istituzione della Repubblica inizia a vacillare sotto i colpi di ambiziosi uomini d'arme e politici spregiudicati, il giovane Caio Giulio, insieme all'amico fraterno Marco Bruto, viene affidato al feroce ex gladiatore Renio affinchè gli insegni la disciplina e lo trasformi in un vero guerriero. L'addestramento è durissimo, fatto di prove massacranti, notti insonni, punizioni spietate. Ma è grazie a esso che si forgerà il suo carattere. Ben presto per Caio l'infanzia è solo un remoto ricordo. Nel suo futuro c'è Roma. È là che lo aspettano le scelte e gli incontri in grado di segnare il suo destino: quello con Mario, generale di innumerevoli campagne, uomo di grande coraggio e lealtà; o quello con l'incantevole Cornelia, per amore della quale è disposto a correre qualunque rischio. Mentre le ombre della guerra civile si allungano sulla città eterna, Caio scopre gli intrighi, le passioni e le rivalità che travolgeranno la sua vita, consegnandola all'immortalità.
Guerrieri appartenenti al medesimo popolo. Questo sono i Mongoli per il grande Gengis, Signore del Mare d'Erba, che mal tollera i tentativi compiuti dagli Xi Xia e dai Chin di favorire dissapori e rivalità fra le molte tribù che gli hanno giurato fedeltà. Ecco allora la nuova, titanica impresa che Gengis si prefigge: guidare la nuova nazione alla conquista delle terre dei nemici, spronando gli uomini a riconoscere ciò che davvero li unisce. Ed è proprio il sentimento di vendetta, unito al gusto della battaglia e al coraggio, che permette a Gengis di tenere insieme la sua immensa orda, di costruire a poco a poco tra i Mongoli una coscienza di popolo, di dare alle tribù regole e norme e di guidare infine i suoi guerrieri attraverso il Deserto di Gobi fino alle terre degli Xi Xia.
II ragazzo cacciato dalla sua tribù e costretto a vagare nella steppa è diventato il grande Gengis, colui che ha saputo unire i molteplici clan della Mongolia e forgiare un'unica nazione, il Popolo d'Argento. Sotto il suo comando carismatico ma inflessibile, i Mongoli hanno sconfitto i nemici di sempre, i Chin: primo passo verso la creazione di un enorme impero. Ma ora il pericolo giunge da un'altra direzione: l'Ovest. Quando Gengis cerca di aprire rotte commerciali in quelle terre, infatti, le sue ambasciate vengono respinte, i suoi emissari torturati e uccisi. A fare ritorno sono solo le teste mozzate di questi ultimi, come un macabro omaggio. Si tratta di un affronto che il Khan non può tollerare. E così, radunati i generali e il vasto esercito, si appresta a sferrare un attacco inesorabile contro lo scià di quelle terre, che ha osato sfidarlo. Per il Popolo d'Argento è l'inizio del viaggio più lungo, che lo condurrà fino alla Persia, a contatto con civiltà tanto antiche quanto potenti. È l'inizio di una cruenta campagna militare, una scia di sangue e di fuoco, di città distrutte e genti sterminate. La strada intrapresa da Gengis non ammette battute d'arresto, perché solo un esito è contemplato: la vittoria. Oppure, la totale disfatta.
Gengis Khan è morto, ma il suo nome si è già tramutato in leggenda tra le genti mongole. Il suo successore, chiamato a dimostrare di essere degno di quel privilegio, ha raccolto un'eredità gloriosa e al contempo impegnativa. È Ogedai, il suo terzo figlio, che il Gran Khan ha designato come proprio erede. Contro ogni previsione e destando scetticismo in un popolo abituato a imbracciare le armi, il nuovo khan ha scelto di coltivare una parentesi di pace e per due anni ha dedicato energie e risorse a coronare un sogno cullato a lungo: costruire nella distesa smisurata e selvaggia delle pianure una città bianca, una nuova grande capitale degna dell'impero creato da suo padre. Ora però che Karakorum è terminata, con le sue ampie strade e i palazzi rivestiti di marmo, i generali e i loro eserciti hanno risposto alla chiamata e si accingono a prestare giuramento al nuovo signore. E Ogedai sa che non può tenere a freno oltre lo spirito guerriero della sua gente, e nuove terre attendono di essere conquistate, nuovi sentieri chiedono di essere tracciati. A est, verso la Cina dei Sung, che da sempre costituisce una minaccia per il suo popolo. E a ovest, dove il fedele Tsubodai, stratega di eccezionale valore, nel suo nome muove alla conquista della Russia e dei Balcani. Nessun esercito sembra capace di fermare la sua avanzata. Ma al culmine del trionfo, quando le sue prime linee hanno ormai raggiunto le Alpi, la notizia della morte di Ogedai che giunge dalla Città Bianca lo costringe a una decisione...
Nel giorno in cui, nella pianura alle porte di Karakorum, i capi di tutte le tribù sono radunati per prestare giuramento al nuovo khan, sono in molti a dubitare che il figlio di Ogedai sia all'altezza del compito. Tra questi, c'è un ragazzo cresciuto con l'amore per i libri e la scrittura, di grande intelligenza e saggezza, che non intende assistere impotente al declino del suo popolo, affidato alla guida di un uomo con così tante ombre dentro di sé. Il suo nome è Kublai, e anche nelle sue vene scorre il sangue di Gengis Khan. Consapevole della responsabilità che il destino gli ha affidato, sogna un impero che si estenda su tutta l'Asia, da un oceano all'altro. Per costruirlo, tuttavia, deve prima imparare l'arte della guerra e condurre i guerrieri della sua nazione fino ai confini del mondo conosciuto. E quando sarà esausto, ferito, dovrà affrontare i suoi stessi fratelli in una sanguinosa guerra civile. Solo allora la storia sarà davvero pronta ad accogliere il suo nome.