
"Quando 'Entrò Carla' nel romanzo italiano, quando il giovane Moravia, a sedici anni poco più, in una clinica di Bressanone, prese a scrivere quella tragedia in forma di romanzo che sarebbe diventata "Gli indifferenti", sapeva pochissimo di ciò che avrebbe scritto e sapeva ancora meno quanto avrebbe significato quel suo libro". (Dall'Introduzione - Enzo Siciliano). In questo cofanetto sono raccolte le opere di Moravia che vanno dal 1927 al 1940, ed in particolare: Gli indifferenti, La bella vita, Le ambizioni sbagliate, L'imbroglio, I sogni del pigro, Racconti dispersi.
“Pochi paesi al mondo destano nell’animo del viaggiatore reazioni così vive e talvolta così ostili come gli Stati Uniti.”
Alberto Moravia sogna l’America fin da bambino. Come inviato va negli Stati Uniti nel 1935-1936, nel 1955 dopo numerosi rifiuti del visto, nel 1968 e nel 1969, e firma articoli lucidi e lungimiranti che attraversano l’America nello spazio, dall’East alla West Coast, ma soprattutto nel tempo, scavando nella memoria collettiva e nei suoi lasciti irrinunciabili. Ogni volta l’America gli appare il paese del futuro e delle insanabili contraddizioni: la definisce la terra degli estremi, tra la ricchezza e la miseria, la libertà e le sue distorsioni, molto più evidenti che nel vecchio continente. Questo libro, grazie a documenti dispersi e ritrovati, a mappe e diari di viaggio che ricostruiscono gli spostamenti dell’autore, raccoglie gran parte degli scritti e un inedito: un reportage postumo che offre uno spaccato di oltre trent’anni e di indubbia attualità. Nell’America rooseveltiana e post maccartista, in quella della rivolta sessantottesca e della conquista spaziale, Moravia viaggia, ragiona sull’uomo della modernità e sulle merci, sui conflitti razziali e sull’avvento di una tecnocrazia preoccupante già alla fine degli anni sessanta. Ammira e insieme condanna la realtà statunitense, sempre all’avanguardia e sempre reazionaria. In un momento storico in cui il razzismo e gli scontri politici si riaccendono e il ruolo degli Stati Uniti come modello culturale è messo in discussione a livello mondiale, le parole di Moravia mostrano tutta la loro potenza rivelatrice e tutto l’acume di un intellettuale libero da pregiudizi.
Sessantanove 'nuovi' racconti di Moravia, dispersi su giornali, riviste, almanacchi, fra il 1928 e il 1951. Questi racconti, scanditi in tre fasi, ci dicono che Moravia è stato un buon lettore. Pagine di sprofondamento nelle oscurità, nelle caverne della psiche, pagine di avviso che il male è sempre sulle porte dell'anima, e poi paure e dilavate, rivoltate fantasie, dove visioni di moderna civiltà urbana spiovono in un'atmosfera di cifrata irrealtà.
La terza parte delle Opere di Alberto Moravia, proposta in due tomi raccolti in un cofanetto, propone i romanzi e i racconti risalenti al periodo 1950-1959: "Il conformista" (con un episodio espunto), "I racconti", "Racconti romani", "Il disprezzo" (con un capitolo espunto), "L'epidemia", "Racconti surrealistici e satirici", "La Ciociara" (con la conclusione espunta), "Nuovi racconti romani" e "Racconti dispersi".
Oltre 20 anni di esplorazioni nelle parti meno note del mondo raccontate da Alberto Moravia con le immagini di Andrea Andermann. Un volume di grande formato, illustrato a colori, l'esperienza di due artisti e viaggiatori attraverso le zone più remote di Mongolia, Yemen, Africa. Alberto Moravia e Andrea Andermann per oltre 20 anni sono stati compagni di viaggio, viaggi soprattutto in Africa, in Mongolia e lo Yemen. Da queste loro esplorazioni in parti meno note del mondo, lo scrittore ha riportato le sue variazioni su tanti temi nate dalle profonde esperienze vissute in questi luoghi lontani ed il regista le sue impressioni fotografiche che vanno a ricomporsi in un insolito ed unitario racconto, in cinquecento pagine suddivise fra intense immagini e narrazioni emozionate.
La ciociara è la storia delle avventure e disavventure di due donne, madre e figlia, costrette a passare un anno vicino al fronte del Garigliano tra il 1943 e il 1944. Ma è anche e soprattutto la descrizione di due atti di violenza, l'uno collettivo e l'altro individuale: la guerra e lo stupro. Dopo la guerra e dopo lo stupro né un paese né una donna sono più quello che erano. È avvenuto un cambiamento profondo, che si manifesterà più tardi in modi imprevisti e incalcolabili; un passaggio si è verificato da uno stato di innocenza e di integrità a un altro di nuova e amara consapevolezza. D'altra parte, tutte le guerre che penetrano profondamente nel territorio di un paese e colpiscono le popolazioni civili sono stupri; più di tutte quella che, per la prima volta nei tempi moderni, rastrellò l'Italia intera, dal Sud al Nord, portando nelle località più isolate e ignare le armi e l'arbitrio delle popolazioni straniere. La ciociara non è un libro di guerra; è un romanzo in cui la guerra è vista con gli occhi di chi la soffrì senza combatterla: i civili, con le loro speranze, avventure e delusioni, che in un primo momento si illusero forse di restarne fuori e poi ebbero a soffrirne le peggiori conseguenze. È una storia che narra l'esperienza umana di quella violenza profanatoria che è la guerra.
Pubblicate per la prima volta nel 1983, queste venti "favole erotiche" si configurano come una delle opere più sorprendenti e coraggiose di Moravia. Attraverso una fenomenologia redatta con una pazienza da entomologo, l'autore de "Gli indifferenti" racconta un'idea di sesso liberata da ogni vincolo morale e psicologico, ma proprio per questo indifferente all'erotismo, avventurandosi in spazi iperrealisti nei quali l'amore si impone sul dolore e su ogni forma di lutto. La stessa scrittura diventa uno strumento di conoscenza che tenta di aprire uno spiraglio di autenticità nel confuso agitarsi dell'esistenza: è solo là dove gli uomini e le donne tendono a confondersi che è possibile cogliere la verità umana celata nel segreto della persona.
"Un nuovo romanzo da mettere in biblioteca soprattutto perché in una biblioteca che si rispetti un classico del Novecento come Moravia deve essere presente con le opere complete." (Geno Pampaloni) "Il viaggio a Roma è un romanzo di iniziazione, di iniziazione alla maturità; o di liberazione dalla nevrotica turbolenza dell'adolescenza." (Enzo Siciliano) "Un romanzo audace dove la strada dell'incesto è sbarrata soprattutto dalla tomba della madre; un romanzo continuamente in bilico tra la soglia oscura della memoria e i lampi contraddittori del presente." (Giulio Nascimbeni)
Protagonista è uno scrittore di sceneggiature i cui rapporti con la moglie si illuminano e si complicano a contatto con il mondo della produzione cinematografica, della carriera e del successo. Questo libro muove da un dato positivo, un caso di fedeltà matrimoniale, per chiarirne tutta la natura di illusione, di reale sconfitta e profonda, moderna contraddizione. "...E' nel 'disprezzo' che la problematica centrale di Moravia trova la sua summa più precisa e complessa, quasi una unitaria enciclopedia della sua varia tematica." (Edoardo Sanguinetti)
"L'amore coniugale" è la storia di un uomo che cerca al tempo stesso di essere buon marito e buon scrittore, finendo col fallire entrambi gli obbiettivi: il fallimento erotico-sentimentale da un lato e il fallimento letterario dall'altro. Il contrasto tra vita affettiva e vita culturale è affrontato in tutta la sua crudezza, con la tipica capacità di Moravia di raccontare, senza reticenze, e di fare emergere un discorso civile e morale.
In "Storie della preistoria", Moravia narra le avventure e disavventure di una grande folla di animali umanizzati. O meglio: di uomini che si nascondono dietro una maschera animalesca. Ma le sue storie, libere da schematismi e da certezze usurate dal tempo, si propongono piane, efficaci, più spesso esilaranti, per una lettura accattivante e per un'interpretazione autonoma e personalissima.