
Oltre a essere uno dei più grandi scrittori del nostro tempo, José Saramago è stato anche un acuto osservatore della realtà. Iscrittosi clandestinamente al Partito comunista nel 1969, nel periodo in cui il Portogallo era retto dal regime dittatoriale di Salazar, non ha mai abbandonato l’impegno politico, considerando la propria condizione di scrittore inscindibile dalla coscienza di cittadino. Sempre attento alle novità e interessato al confronto e al dialogo con il suo pubblico, non si è fatto cogliere impreparato dall’avvento del digitale e a quasi novant’anni ha aperto un blog, su cui ha scritto di tutto: dalle riflessioni sul futuro del pianeta ai propositi per il nuovo millennio, dai centri commerciali quali nuove cattedrali del consumo al laicismo come unica arma nei confronti delle ingerenze della chiesa cattolica nel nostro vivere quotidiano. Tratta di ciò che lo indigna, ma anche di ciò che ama e rispetta. Parla di poesia, di libri, di arti, di valori, e lascia spazio anche a ricordi e riflessioni più personali. Questo è l’ultimo quaderno che Saramago ha potuto scrivere, prima di morire, e di lasciare così un vuoto incolmabile nel panorama culturale europeo e mondiale.
“Viviamo in un mondo che sta andando di male in peggio e che umanamente non serve”
Una scrittura sensibile e delicata che racconta i suoni del vento e dell'acqua, materializza il greto argilloso del fiume e le tinte di una campagna disseminata di olivi. E poi restituisce i sogni e i colori della vita quotidiana di un ragazzino nel Portogallo degli anni trenta, e le prime esperienze sessuali dell'adolescenza tra piccole proibizioni ed episodi gustosi. Ecco i ricordi dell'infanzia e dell'adolescenza di Saramago, ma anche del suo cognome, bizzarramente affibbiatogli da un impiegato dell'anagrafe ubriaco. Il grande scrittore portoghese rievoca con mano sempre felice quei luoghi ormai spariti, non solo per l'inevitabile e corrosivo oblio del tempo, ma soprattutto per l'azione distruttrice degli uomini. Dal paese natio di Azinhaga, nel Ribatejo, fino ai primi anni nei quartieri popolari di Lisbona, è un Saramago intimo e personalissimo quello che appare in queste pagine. Tutte storie familiari, talvolta allegre ora commoventi, sui primi quindici anni di vita dello scrittore, vera e propria matrice sentimentale di tutti i suoi futuri romanzi.
Un elefante di nome Salomone attraversa a piedi mezza Europa, da Lisbona alla Spagna e poi da Genova fino a Vienna, come regalo di nozze di Joao III, re del Portogallo, all'arciduca austriaco Massimiliano II. L'episodio storico del XVI secolo fornisce lo straordinario innesco narrativo per José Saramago per creare una grande avventura in cui sono percorse le strade del continente al seguito di Salomone: eserciti bislacchi, prepotenti figure di sangue blu, sacerdoti che a seconda delle circostanze esorcizzano l'elefante oppure ne supplicano il miracolo, in un'età che passerà alla storia come quella della Controriforma, ma anche cavalli, buoi e contadini. Su tutti si staglia la figura di Subhro, il conducente oltre che amico dell'elefante, che con il suo straordinario acume riesce a cavarsela sempre per il meglio, deridendo ogni volta le inutili arroganze del potente di turno. Favola raffinatissima ma anche grande metafora della vita: qui Saramago ha buon gioco nell'esercitare il suo migliore umorismo e la sua ironia graffiante verso la burocrazia e la corruzione intrinseca di tutti gli uomini.
"Questo Viaggio in Portogallo è una storia. Storia di un viaggiatore all'interno del viaggio da lui compiuto, storia di un viaggio che in se stesso ha trasportato un viaggiatore, storia di un viaggio e di un viaggiatore riuniti nella fusione ricercata di colui che vede e di quel che è visto... Prenda il lettore le pagine che seguono come sfida e invito. Faccia il proprio viaggio secondo un proprio progetto, presti minimo ascolto alla facilità degli itinerari comodi e frequentati, accetti di sbagliare strada e di tornare indietro, o, al contrario, perseveri fino a inventare inusuali vie d'uscita verso il mondo. Non potrà fare miglior viaggio." Una "guida" anomala che va oltre la geografia di un paese amato, per addentrarsi nella psicologia di un popolo. Un invito a perdersi, più che a trovare la strada.
La vicenda è incentrata su un'onesta famiglia di poveri artigiani composta da Cipriano Algor, vasaio, la figlia Marta, e il genero Marçal, guardiano in prova presso il Centro, un luogo misterioso, fulcro di ogni attività economica e amministrativa. La vita procede normalmente, con il vasaio che consegna a scadenze regolari le sue stoviglie al magazzino del Centro, finché un giorno, inaspettatamente e senza alcuna avvisaglia che potesse far presagire qualcosa, il Centro annulla il suo ordine per le ceramiche di Cipriano, gettandolo nell'angoscia di un futuro improvvisamente fosco. A quel punto Cipriano e la figlia decidono di cimentarsi in un nuovo progetto da sottoporre al Centro: statuette d'argilla raffiguranti diversi personaggi. Contro ogni previsione, il Centro accetta, ordinandone mille e duecento...
Artur Paz Semedo, impiegato di una storica fabbrica d'armi, le Produzioni Bellona SA., e intenditore di film bellici, viene profondamente colpito da alcune commoventi immagini de "L'Espoir", di André Malraux, cui assiste casualmente. La successiva lettura del libro, che pare già provocare un'impercettibile incrinatura nelle sue certezze di amante appassionato delle armi da fuoco, e, poco dopo, il suggerimento della ex moglie Felicia, una pacifista convinta, di investigare negli archivi dell'azienda per scoprire se le Produzioni Bellona SA. abbiano mai venduto armamenti ai fascisti lo avviano verso un'avventura che purtroppo non sapremo, pur potendolo immaginare da fedeli lettori di José Saramago, fin dove lo avrebbe condotto. Con uno scritto di Roberto Saviano e un'illustrazione di Günter Grass.
Il correttore di bozze Raimundo Silva si trova a revisionare la "Storia dell'assedio di Lisbona" del 1147, un libro che ricostruisce il tentativo del re Alfonso Henriques di riconquistare i territori portoghesi sottratti dai mori più di trecento anni prima, per dar vita così al futuro regno del Portogallo. Durante l'assedio passano da Lisbona i crociati, provenienti dal Nord e diretti in Terrasanta. Re Alfonso chiede loro aiuto nella conquista della città. Raimundo Silva, cedendo a un improvviso quanto inspiegabile impulso, aggiunge un "non" al testo originale. I crociati "non" aiuteranno i portoghesi; mutando così di segno la storia ufficiale del Portogallo con un semplice tratto di penna. Convocato dalla direzione, Raimundo si trova di fronte non solo il direttore editoriale ma anche una funzionaria mai vista prima, la dottoressa Maria Sara, colpita e affascinata dal suo gesto temerario. Anziché licenziarlo, lei lo incoraggia a scrivere una sua "Storia dell'assedio", sfidandolo di fatto a tenere fede al "non" da lui aggiunto con tanta audacia. Dopo un primo momento di comprensibile smarrimento, il revisore accetta la sfida...
A Cerbère, sui Pirenei Orientali, improvvisamente la terra si spacca, seminando panico e terrore tra gli abitanti. Non si sa per causa di chi o di che cosa, ma ben presto si crea lungo tutto il confine tra Francia e Spagna una frattura così profonda che la Penisola iberica resta disancorata dal continente europeo e, trasformatasi in un'enorme zattera di pietra, inizia a vagare nell'Oceano Atlantico, verso altri orizzonti e un ignoto destino. Sulla zattera, che rischia di speronare le Azzorre, i protagonisti sono costretti a fare i conti con la loro favolosa e fatale condizione di naviganti, in un clima di sospesa magia, tra eventi miracolosi e oscuri presagi. Le antiche rivali, Spagna e Portogallo, da sempre tenute ai margini dell'Europa, ora che non sono più vincolate a essa potrebbero dirigersi verso l'Africa e le Americhe, cui le lega un antico patrimonio comune di lingua e cultura. "La zattera di pietra" è la storia di questa incredibile e avventurosa navigazione, scritta con divertita fantasia e con una straordinaria invenzione di grandi e piccoli prodigi. In più, nella metafora delle due nazioni alla deriva, si può leggere in filigrana anche la riflessione sul mancato processo di integrazione europea, cui si contrappone un possibile nuovo mondo, il frutto di un'inedita solidarietà atlantica e di una nuova identità dei popoli iberici sganciati finalmente dai vincoli del Vecchio Mondo.
Dagli ultimi atti del mandato di George W. Bush alle intemperanze del nostro presidente del consiglio, dalla crisi finanziaria che ha sconvolto i mercati occidentali alle polemiche su Guantànamo, dalla libertà limitata di Roberto Saviano ai recenti bombardamenti sulla Striscia di Gaza: "Il quaderno" raccoglie gli interventi pubblicati da Saramago sul suo blog tra il settembre 2008 e il marzo 2009, contributi fulminei e taglienti - al centro di polemiche tutte italiane - capaci di stilare una lucida, ironica e appassionata cartella diagnostica del nostro presente. E se a scandire il tempo e a dettare l'urgenza di queste cronache sono gli accadimenti del mondo, è la poesia più vera a ispirare le pagine dedicate alla notte in cui Obama ha vinto le elezioni americane, al ricordo di Fernando Pessoa o di Rosa Parks la sarta di Montgomery, Alabama, che viaggiando in autobus si rifiutò di cedere il posto a una persona di razza bianca -, come pure l'omaggio alla città di Lisbona o l'episodio del ritorno alla Torre di Belém della statua dell'elefante che dà il titolo al suo ultimo romanzo. Contributi vibranti, densi di acume e fervida immaginazione, che ci rivelano un Saramago, come scrive Umberto Eco nella prefazione, "impenitentemente irritato, e tenero".
Le "cronache" sono racconti, racconti fantastici, meditazioni, cronache appunto, di avvenimenti quotidiani. Sono il "vivaio" dell'opera a venire: non per caso Saramago andrà spesso ripetendo: "Là dentro c'è già tutto". E infatti si trovano la statua con gli occhi scavati; il bambino che dipinge la neve; i nonni analfabeti e pastori di porci; la Rivoluzione dei Garofani; l'impacciata foto dei genitori; lui stesso bambino scalzo; la nebbia del mattino; i contadini; il "mare portoghese"; l'arrotino; le persone che poi diventeranno i suoi stessi personaggi... e, naturalmente, Lisbona e il Portogallo.
"A la racine de l'effondrement de l'Occident, il y a une crise culturelle et identitaire. L'Occident ne sait plus qui il est, parce qu'il ne sait plus et ne veut pas savoir qui l'a façonné, qui l'a constitué, tel qu'il a été et tel qu'il est. De nombreux pays ignorent aujourd'hui leur histoire. Cette autoasphyxie conduit naturellement à une décadence qui ouvre la voie à de nouvelles civilisations barbares". Cette affirmation du cardinal Robert Sarah résume le propos de son troisième livre d'entretiens avec Nicolas Diat. Son constat est simple : notre monde est au bord du gouffre. Crise de la foi et de l'Eglise, déclin de l'Occident, trahison de ses élites, relativisme moral, mondialisme sans limite, capitalisme débridé, nouvelles idéologies, épuisement politique, dérives d'un totalitarisme islamiste... Le temps est venu d'un diagnostic sans concession. Il ne s'agit pas seulement d'analyser le grand retournement de notre monde : tout en faisant prendre conscience de la gravité de la crise traversée, le cardinal démontre qu'il est possible d'éviter l'enfer d'un monde sans Dieu, d'un monde sans homme, d'un monde sans espérance. Dans cette réflexion ambitieuse, le cardinal Robert Sarah se penche sans exclusive sur les crises du monde contemporain en livrant une importante leçon spirituelle : l'homme doit faire du chemin de sa vie l'expérience d'une élévation de l'âme, et ainsi quitter cette vie en créature plus élevée qu'il n'y était entré. Le cardinal Robert Sarah est une figure majeure du monde catholique d'aujourd'hui.
Una pubblicità sul giornale locale cambia la vita di Cédric: i cuccioli di un bovaro del bernese cercano casa. L'idea di allontanare la solitudine con un nuovo compagno lo attrae e diventa una certezza quando incontra il cucciolo dal 'colletto azzurro'. Solo la ricerca del nome è un'avventura. L'attesa è insopportabile, come quando due innamorati sono costretti a separarsi. Il suo arrivo è preparato con grande cura. Ubac, man mano che cresce, occupa, in ogni senso della parola, un posto sempre più essenziale nella vita del narratore. Un legame unico, naturale, assoluto in grado di far riverberare la gioia, il dolore, gli istanti irripetibili che cristallizzano i rapporti e l'inesorabile scorrere del tempo che li trasforma in ricordi. In alcune pagine, ci sembra di sentire l'odore tipico e riconoscibile del cane bagnato dalla pioggia, in quelle successive dimentichiamo persino che il protagonista sia lui e finiamo per assistere increduli e col cuore in gola allo stupefacente racconto della nostra stessa vita. È un libro ironico e commovente sugli incontri inattesi che ci regala il destino e che diventano legami indissolubili in grado di rivelarci chi siamo e quale sia la nostra idea del mondo e dell'amore.