
La tradizione letteraria nigeriana, appropriatasi della lingua del colonizzatore, travalica i confini nazionali, percorrendo temi che vanno dalla cosmogonia mitologica all'impatto coloniale, dall'indipendenza alle migrazioni contemporanee. Nonostante sia ampiamente tradotta, in Italia non esiste ancora un libro di testo che la sistematizzi, la contestualizzi storicamente e culturalmente, illustrandone la complessità, la ricchezza e l'importanza nel mondo delle lettere in modo chiaro e ordinato. In questo volume se ne approfondiscono temi e correnti e si presentano i tre autori di maggiore spicco, ormai assurti a classici nel panorama letterario internazionale: Amos Tutuola, considerato uno dei precursori della letteratura moderna africana, le cui opere segnano il passaggio dalla tradizione orale degli yoruba alla letteratura scritta; Wole Soyinka, primo autore africano a essere insignito del premio Nobel per la letteratura (nel 1986); e Chinua Achebe, autore di opere celebri tra cuiIl crollo (Things Fall Apart, 1958), il romanzo africano più letto nei curricula scolastici e universitari di tutto il mondo.
Serve un pizzico di follia per inseguire, nella vita, quello che a tutti appare un sogno irragionevole. Questa storia si sviluppa a Sarajevo, in piena guerra fratricida della ex Jugoslavia, nell'estate del 1992, quando i cecchini sono appostati dietro ogni persiana, le granate dilaniano interi quartieri, persino arrampicarsi su un albero può essere letale: c'è chi muore perché non ha saputo resistere alla tentazione delle ciliegie. Con la ferita di un matrimonio fallito ancora aperta, Marco De Luca è l'unico fra i suoi colleghi giornalisti ad aver accettato l'incarico di inviato per la televisione italiana in questo inferno. Raccontare la complessità dei Balcani in novanta secondi al Tg è impossibile, perciò non resta che denunciare l'inaudita barbarie. Come quella del bombardamento sull'orfanotrofio, dove Marco si precipita a realizzare un servizio. Ma questa volta il filmato, paradossalmente, non ha nulla di drammatico. Come è possibile? In quella camerata piena di culle, Marco è rimasto colpito da un particolare che nessuno ha notato: c'è un'unica bimba bruna, mentre tutti gli altri sono biondi. E proprio quella bimba bruna lo spinge a inseguire, con un pizzico di follia, quello che a tutti appare un sogno irragionevole. Questa storia, ispirata a vicende realmente accadute, ruota attorno a un formidabile atto d'amore che, a dispetto delle bombe e della burocrazia, si è potuto compiere grazie all'aiuto provvidenziale di due donne e alla determinazione incrollabile di un uomo.
Anni '70. Un sedicenne smaschera un professore del suo liceo che non fa il proprio dovere. Anni '80. Due ragazzini prendono parte a un regolamento di conti che finisce nel sangue. Uno va dritto in riformatorio, l'altro sui banchi di scuola. Una dodicenne inguainata in un fuseaux nero partecipa al concorso Napoli, voci nuove. Ma arriva quarta. Oggi. Un killer spietato si diverte a sparare in faccia ai tossici. Ma si fa qualche pista pure lui. Un cronista di nera ha perso troppi treni nella vita. Però rischia di vincere il Pulitzer. Un professore universitario viene pestato selvaggiamente. E non denuncia il suo aggressore. Una donna sensuale e semianalfabeta vuole leggere "Il Piccolo Principe". Un costruttore edile, un piccolo boss, un imprenditore tessile vengono ammazzati. Con la tecnica della botta 'nfaccia. Sempre. Una città ha due volti, l'uno chiaro l'altro oscuro. È bellissima e dolente. È il paradiso dei diavoli, secondo la definizione di un suo illustre figlio adottivo. Il nuovo romanzo di Franco Di Mare è un doloroso inno d'amore a Napoli e insieme il racconto mozzafiato delle sue eterne contraddizioni. L'autore di "Non chiedere perché" dipinge ora un ritratto vivido e agghiacciante della città, un presepe dove hanno posto tutti, il borghese, 'o guaglione, il commerciante, il cronista di nera, la casalinga, l'intellettuale, e tutti sono in qualche misura contagiati dal Male che abita il golfo più bello del mondo.
Serve un pizzico di follia per inseguire, nella vita, quello che a tutti appare un sogno irragionevole. Questa storia si sviluppa a Sarajevo, in piena guerra fratricida della ex Jugoslavia, nell'estate del 1992, quando i cecchini sono appostati dietro ogni persiana, le granate dilaniano interi quartieri, persino arrampicarsi su un albero può essere letale: c'è chi muore perché non ha saputo resistere alla tentazione delle ciliegie. Con la ferita di un matrimonio fallito ancora aperta, Marco De Luca è l'unico fra i suoi colleghi giornalisti ad aver accettato l'incarico di inviato per la televisione italiana in questo inferno. Raccontare la complessità dei Balcani in novanta secondi al Tg è impossibile, perciò non resta che denunciare l'inaudita barbarie. Come quella del bombardamento sull'orfanotrofio, dove Marco si precipita a realizzare un servizio. Ma questa volta il filmato, paradossalmente, non ha nulla di drammatico. Come è possibile? In quella camerata piena di culle, Marco è rimasto colpito da un particolare che nessuno ha notato: c'è un'unica bimba bruna, mentre tutti gli altri sono biondi. E proprio quella bimba bruna lo spinge a inseguire, con un pizzico di follia, quello che a tutti appare un sogno irragionevole. Questa storia, ispirata a vicende realmente accadute, ruota attorno a un formidabile atto d'amore che, a dispetto delle bombe e della burocrazia, si è potuto compiere grazie all'aiuto provvidenziale di due donne e alla determinazione incrollabile di un uomo.
È sempre intorno a loro, le fimmine, che si agita il mare delle passioni. E il mare, quando tira malo tempo, in un niente può volgere a tempesta. Ma vale lo stesso se la donna in questione è una statua di marmo, un opulento nudo di Botero il cui sedere da tre tonnellate guarda malauguratamente in direzione di una chiesa? È quel che succede a Bauci, piccolo borgo a strapiombo sulla costiera amalfitana, diventato località alla moda grazie a un festival artistico che quest'anno celebra appunto il maestro colombiano. Quando don Enzo, il parroco, vede l'opera al centro della piazza va su tutte le furie: come si può concepire tale oscenità, peraltro a pochi giorni dalla visita del vescovo? Ma toglierla non si può. Spostarla neppure. Cosa fare, dunque? Se lo chiede Rocco Casillo, il sindaco, al quale la statua serve per coronare i suoi sogni politici, e se lo chiede l'intera, colorata comunità di Bauci. Strane dicerie e fatti inspiegabili si susseguono fin quando, ai piedi dell'imponente chiattona, compare un fagotto con dentro una neonata. La pietra dello scandalo è servita... In un romanzo che sembra già un classico, Franco Di Mare dirige un coro formidabile di furbizie e rivalità, di voltafaccia e colpi di genio. E tocca il nostro cuore da vicino, strappandoci sorrisi e lacrime. Bauci non esiste eppure è verissima, è al Sud ma potrebbe trovarsi in qualunque parte d'Italia; i suoi abitanti siamo noi, così ingegnosi nel complicarci la vita ma così tenaci nel tirarci fuori dai guai.
Manca ancora un mese a Natale, ma a Procolo Jovine, titolare del miglior ristorante di Bauci, piace fare le cose per bene e sta già preparando un menù coi fiocchi. Del resto, il suo pranzo del 25 è qualcosa di leggendario, un incantesimo di sapori e profumi capace di far tornare gli adulti bambini e riportarli nelle cucine delle loro nonne. I suoi segreti? Il rispetto rigoroso della tradizione e una ricerca maniacale degli ingredienti più genuini. Perciò, in questo meraviglioso paese della Costiera amalfitana, la sua autorità culinaria è indiscussa. Una mattina però, dall’altro lato della piazza, dove c’era una profumeria, Procolo nota una nuova insegna – “Experience” – che promette “percorsi emozionali in cucina”. Una fitta allo stomaco lo avvisa che qualcosa non va. E quel qualcosa prende presto il volto di Jacopo Taddei, il paladino della cucina molecolare, il principe della mondanità in tv, “colui il quale ha trasformato le ostriche in nuvole, scomposto i prodotti in particelle, e inventato il cappuccino di baccalà”. Un uomo bellissimo e, ça va sans dire, il sogno proibito di ogni donna. Per Procolo il suo arrivo è un oltraggio, un insulto, una sfida. Di più: un atto di guerra. Con la sapienza di uno chef stellato, Franco Di Mare mette in scena una brigata di personaggi irresistibili le cui bassezze e genialità sono quelle di tutti noi. Perché la cucina è vita, e la vita è fatta di gioie, grattacapi, rivalità e grandi amori.
Sullo sfondo inconfondibile della "sua" Costiera Amalfitana, Franco Di Mare ci regala un nuovo, intrigante romanzo in cui vizi e virtù dei protagonisti si confondono con i nostri. E ci ricorda che tutti, nella vita, abbiamo bisogno di un pizzico di magia.
L'inverno a Bauci non è uguale a quello della Costiera: la pioggia batte forte e dai monti Lattari soffia un vento di tempesta che, se uno non c'è abituato, mette un po' di paura. È in una sera così, mentre le imposte sbattono e le nuvole coprono il cielo, che in paese arriva un misterioso sconosciuto. Capelli e barba bianchissimi, lungo pastrano nero, lo straniero non fa in tempo a presentarsi che già corrono voci su di lui. Chi è? Da dove viene? Cos'è venuto a fare qui, che vuole? La targa appesa alla sua porta recita: "Mago Barnaba, maestro di esoterismo, sacerdote di riti karmici, esperto di sciamanesimo, astrologia, tarocchi, chakra, malocchi, fatture". La curiosità è tanta, ma per le strade di Bauci un mago non s'è mai visto, e ad aumentare la diffidenza ci si mette pure don Balo, il parroco, che durante l'omelia non perde occasione per ricordare che ciarlatani e imbonitori non sono altro che servi del demonio. Resistere alla tentazione però è difficile, anche perché pare che Barnaba, con le sue profezie, non sbagli un colpo. In fondo, a fare domande che male c'è? È così che i baucesi, uno dopo l'altro, aspettano l'ora giusta per consultare il mago in gran segreto e scoprire cosa riserva loro il futuro...
Astar 107. Nave interstellare per lunghe distanze. Autonomia: illimitata (motori fotonici che carpiscono energia dalla luce stellare). Persone di equipaggio attivo: 1. Possibilità di automazione: assoluta. Comando elettronico: Consul 3. La terza generazione dei Consul rappresentava la perfezione. Le sue possibilità infinite. Capacità di autoprogrammazione massima, con possibilità di annullare le decisioni umane. Presenza umana a bordo solo in funzione di un programma di studio sulle reazioni psicofisiche suscitate nell'uomo in viaggi di enorme distanza. Almeno questa è la versione ufficiale...
Escono in moto per compiere Le famigerate "stese": sparano con pistole e mitra, a caso, in pieno giorno per seminare il terrore. Uccidono senza pietà barboni, immigrati o anche solo chi rifiuta di offrire una sigaretta. Inondano di cocaina a basso costo il centro di Napoli. Spendono cifre da capogiro nei locali più alla moda della città, dove si sballano di alcol e droga. Parcheggiatori abusivi e prostitute sono i loro occhi e le loro orecchie. Sono divisi in gruppi, distinti dai tatuaggi, come le bande di latinos. Hanno riti di affiliazione crudeli, loro codici di comportamento e nessuna regola morale. Hanno riempito il vuoto lasciato dai vecchi boss della camorra, decaduti o in prigione. Vogliono prendersi Napoli, il traffico di droga, tutto. Sono poco più che bambini. Frutto di un accurato lavoro d'inchiesta sul campo, di interviste "off the record" dell'autore a baby boss, anziani camorristi, investigatori, e da una profonda conoscenza delle carte processuali, questa è una storia tremendamente reale. I personaggi hanno nomi inventati, ma le situazioni in cui si muovono sono tutte vere. Di fantasia c'è quel poco che basta per riempire i vuoti di una realtà che supera l'immaginazione. È la storia del delirio di onnipotenza di un clan di ragazzi in una sanguinosa faida di camorra, che ha trascinato un'intera città nelle atmosfere cupe di Gotham City. Ma senza supereroi.
Una terra meravigliosa e ribelle sceglie la strada dell’insurrezione, con un poeta a capo della rivolta e un manipolo di anarchici, avventurieri e arditi pronti ad accorrere per sostenere rivendicazioni che parlano di giustizia e di libertà. Questa è Fiume all’indomani della Prima Guerra Mondiale. Per molti un esempio da seguire ma per il governo italiano soltanto uno scandalo da sopprimere il più presto possibile. In attesa che l’esercito dei Savoia compia il suo dovere, una congiura internazionale ordisce un piano per attentare alla vita di Gabriele D’Annunzio. L’esecutore di un simile intento è Italo Serra, un ufficiale specializzato in missioni coperte: uno dei tanti soldati che non possono e non vogliono tornare a casa dopo l’esaltazione tragica che il conflitto ha instillato nelle menti di una generazione di combattenti. Durante gli ultimi giorni di vita della reggenza dannunziana, nel corso del «Natale di Sangue» del 1920, quando le truppe regolari del generale Caviglia spazzeranno via il sogno fiumano, il capitano Italo Serra – ammaliato dalle personalità dello scrittore Giovanni Comisso, del tenente Guido Keller e della bella Ada – scoprirà come tutto ciò in cui ha creduto fino a quel momento sia soltanto un inganno: un’illusione fatta rivivere attraverso pagine sorprendenti, dedicate al lato sconosciuto del tentato omicidio di Gabriele D’Annunzio e a un episodio della storia contemporanea italiana a lungo rimosso e mistificato.
La "Storia di Giuseppe e del suo amico Gesù" comincia dai giochi dell'infanzia, durante i quali i due bambini si legano in un'amicizia fortissima e senza riserve, che rimarrà tale anche quando vicende e inclinazioni personali li porteranno a percorrere strade molto diverse. Mentre Gesù si avvia sul sentiero della ricerca religiosa, Giuseppe lascia la Galilea per conoscere il mondo e intraprende un viaggio attraverso la Siria, la Grecia e l'Italia, sullo sfondo di un impero romano affollato di personaggi, rivolgimenti, corruzione, scontri sociali, nuovi culti. Un lungo viaggio, che lo porterà a vivere esperienze esaltanti o disperanti, nessuna delle quali saprà convincerlo dell'esistenza o della non esistenza di Dio. Alla fine Giuseppe troverà solo nel ritorno in Galilea una qualche ragione di conforto, se non di speranza. Giuseppe, che vive il conflitto tra fede e ragione, è a suo modo l'uomo dei nostri giorni, incapace di conoscere attraverso la fede o di avere fede attraverso la conoscenza. Paolo Di Mizio, giornalista, lavora in televisione al TG5. Questo è il suo primo romanzo.
Da tempo, al nome di Omar Di Monopoli ne sono stati accostati alcuni altri di un certo peso: da Sam Peckinpah a Quentin Tarantino, da William Faulkner a Flannery O'Connor. Per le sue storie sono state create inedite categorie critiche: si è parlato di western pugliese, di verismo immaginifico, di neorealismo in versione splatter. Nonché, com'è ovvio, di noir mediterraneo. Questo nuovo romanzo conferma pienamente il talento dello scrittore salentino - e va oltre. Qui infatti, per raccontare una vicenda gremita di eventi e personaggi (un vecchio pescatore riciclatosi in profeta, santone e taumaturgo dopo una visione apocalittica, un malavitoso in cerca di vendetta, due ragazzini, i suoi figli, che odiano il padre perché convinti che sia stato lui a uccidere la madre, una badessa rapace votata soprattutto ad affari loschi, alcuni boss dediti al traffico di stupefacenti e di rifiuti tossici, due donne segnate da un destino tragico, e sullo sfondo un coro di paesani, di scagnozzi, di monache), Omar Di Monopoli ricorre a una lingua ancora più efficace, più densa e sinuosa che nei romanzi precedenti, riuscendo a congegnare sequenze forti, grottesche e truculente in un magistrale impasto di dialetto e italiano letterario - sino a farla diventare, questa lingua, la vera protagonista del libro.