
Dalla costa danese alle Orcadi, dopo aver galleggiato sulle acque del mare per chissà quanto tempo, una bottiglia che racchiude un vecchio messaggio ritorna in Danimarca e finisce sulla scrivania dell'ispettore Carl Morck, capo della Sezione Q per i casi irrisolti. Il pezzo di carta è ingiallito, la scritta confusa. Mancano alcune lettere, e l'acqua salmastra e la condensa hanno fatto il resto: il testo risulta incomprensibile. Fatta eccezione per una parola, scritta con il sangue: AIUTO. Grazie alla preziosa assistenza di Assad e di una Rose in veste inedita, non passerà molto prima di capire che a lanciare nel mare quel messaggio disperato sono stati due ragazzi imprigionati che chiedono di essere liberati. Ma chi sono questi ragazzi, e perché negli anni nessuno ne ha denunciato la scomparsa? Potrebbero essere ancora vivi? In un'indagine il cui ritmo incalza giorno dopo giorno e la tensione si fa sempre più palpabile, Morck incrocia la strada di una donna prigioniera di un matrimonio disperato e di un seducente rapitore che agisce con molto sangue freddo. Un uomo misterioso che lo conduce nel mondo chiuso delle sette religiose, dove troppo spesso il significato di "amore per il prossimo" viene tragicamente frainteso e menzogna e reticenza sono compagne silenziose di una fede distorta che può solo generare odio. Un uomo che conosce la verità spaventosa che le onde del mare hanno trascinato alla deriva troppo a lungo.
La consueta pennichella mattutina di Carl Mørck nel seminterrato della centrale di polizia di Copenaghen viene bruscamente interrotta dalla telefonata di un collega di Bornholm, la più orientale delle isole danesi. Da diciassette anni l'ispettore Christian Habersaat cerca senza successo di far luce sulla morte misteriosa di una ragazza, che gli apparve allora su una strada di campagna, appesa a testa in giù tra i rami di un albero. La Sezione Q, specializzata in casi irrisolti, è la sua ultima speranza. Burbero e svogliato come al solito, l'ispettore Mørck è riluttante ad accollarsi un nuovo caso. Ma quando, poche ore dopo, lo stesso Habersaat muore in circostanze drammatiche, si sente in dovere di precipitarsi nella remota isola del Mar Baltico insieme ai suoi due stravaganti assistenti, Rose e Assad. In quel luogo lontano dal mondo, la Sezione Q al completo dovrà indagare su personaggi dalla volontà d'acciaio e dalle incredibili doti manipolatorie, disposti a tutto pur di raggiungere i loro fini e difendere i loro interessi. Sette dai riti esoterici, guru carismatici e ragazze troppo ingenue: l'immersione della squadra più anticonformista dell'intero corpo di polizia nelle acque torbide di un'inchiesta costellata di misteri e false tracce porta alla luce il marcio ben dissimulato della società danese contemporanea.
Una lettura che interroghi e interpreti il Corano al di fuori dei limiti angusti delle rigidità del fanatismo; il tentativo di comprendere la nascita del terrorismo di Al-Qaeda e la personalità della sua guida, Osama bin Laden; la volontà, sempre energica, di proporsi come un possibile ponte tra due culture, quella musulmana e quella occidentale, che l'attualità contemporanea pare dover dividere, ma che hanno invece radici comuni nel passato. Nel nuovo libro di saggi di Adonis ritornano i temi più tipici della sua riflessione, declinati su percorsi a volte letterari o culturali, altre volte più specificamente politici.
"È difficile dalla letteratura italiana moderna e contemporanea ritagliare, sia pure in antologia di non rilevante volume, una letteratura delle istituzioni. Che cosa è il Parlamento, che cosa una prefettura, un ufficio di polizia, un consorzio agrario, un ente di assistenza, una capitaneria di porto, uno stato maggiore, e così via, si ha l'impressione che soltanto la letteratura italiana ne abbia mancato la rappresentazione. Tanto vero che indelebili ci restano le eccezioni a questa regola: il Parlamento dell'Imperio di De Roberto, la questura di Roma di Carlo Emilio Gadda, l'Eca di Palermo di Matteo Collura... Questo libro di Luisa Adorno racconta che cosa è una prefettura, che cosa è un prefetto. E lo racconta con una vivacità, un'ironia, un brio da far pensare a certe pagine di Brancati." Leonardo Sciascia (1983)
"È difficile dalla letteratura italiana moderna e contemporanea ritagliare, sia pure in antologia di non rilevante volume, una letteratura delle istituzioni. Che cosa è il Parlamento, che cosa una prefettura, un ufficio di polizia, un consorzio agrario, un ente di assistenza, una capitaneria di porto, uno stato maggiore, e così via, si ha l'impressione che soltanto la letteratura italiana ne abbia mancato la rappresentazione. Tanto vero che indelebili ci restano le eccezioni a questa regola: il Parlamento dell'Imperio di De Roberto, la questura di Roma di Carlo Emilio Gadda, l'Eca di Palermo di Matteo Collura... Questo libro di Luisa Adorno racconta che cosa è una prefettura, che cosa è un prefetto. E lo racconta con una vivacità, un'ironia, un brio da far pensare a certe pagine di Brancati." Leonardo Sciascia (1983)
"Arco di luminara" e "L'ultima provincia" sono per Luisa Adorno «i libri degli anni felici coi figli bambini, poi ragazzi, i suoceri, le antiche, familiari domestiche, quelli in cui scopro la Sicilia e la sicilianità di cui comincio col ridere e finisco con l'amare, riamata». Il protagonista è ancora una volta il suocero, il prefetto Vincenzo Adorno, uomo d'altri tempi che ormai in pensione si è trasferito con la moglie - la Prefettessa - e la fedele Concetta nella casa del figlio a Roma. La convivenza delle due famiglie, l'incontro-scontro tra i vecchi e i giovani, viene raccontato con vivacità e ironia in quella limpida lingua pisana, veloce e precisa, che fa della Adorno una scrittrice inimitabile. Un affresco di serena borghesia del dopoguerra, un lessico familiare che si compone di quadri e memorie collettive; e poi le estati alle pendici dell'Etna, il luogo dell'anima del prefetto, un fazzoletto di terra con la vigna e la casetta in pietra lavica, i riti familiari, le luminarie. Ma sono anche gli anni della vecchiaia e della nostalgia, il tramonto di un'epoca e l'ombra della morte che inevitabilmente si allunga.
In questa rilettura contemporanea del "Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare", l'ambientazione è l'emancipata San Francisco del 2008. La notte del solstizio d'estate, la Grande notte, due uomini e una donna salgono all'insaputa l'uno dell'altro il colle frondoso che ospita il Buena Vista Park con l'intento vacillante di recarsi a una festa. Tutti e tre hanno il cuore spezzato da una perdita amorosa devastante. Henry, oncologo pediatrico, cerca di superare l'abbandono dell'amato Bobby, fuggito da lui a causa delle molte ossessioni che lo tormentano sin dall'infanzia. Will, un arborista, vorrebbe trovare il modo di riavvicinarsi alla donna che ama e che l'ha lasciato per colpa dei suoi tradimenti. E a Molly, commessa in un negozio di fiori, basterebbe trovare tregua dall'angoscia che l'attanaglia sin dall'inspiegabile suicidio del fidanzato Ryan. Nessuno di loro raggiungerà il luogo stabilito. Disorientati da prodigi e incanti, i tre si perdono fra gli alberi e finiscono invischiati nel disastro soprannaturale che frattanto scuote il parco. Titania, regina delle fate, è impazzita di dolore. Il suo Bimbo umano, trastullo regalatole dal marito Oberon, ha ceduto alla fragilità terrena e l'ha lasciata, e lei, per la prima volta nella sua sempiterna vita, ha dovuto sperimentare in un sol colpo l'impotenza di una mortale, lo strazio di una madre e l'abbandono di una moglie.
Nei nove racconti di questa raccolta, scritti fra il 1997 e il 2007, il naturale si mescola con spontaneità al soprannaturale, l'umano al demonico. La fisicità è prepotente in ogni storia e le malattie del corpo si affiancano a quelle dello spirito - lutti, abbandoni, solitudini - a disegnare una geografia del dolore, spesso infantile, dentro al quale il trascendente s'innesta con esiti sorprendenti. Chi si aspettasse di ritrovare nell'angelo che dà il titolo alla raccolta l'immacolato emissario divino dell'iconografia classica resterebbe deluso. L'essere alato in questione si abbiglia in modo astruso, non disdegna l'occasionale dose di stupefacenti, ed è tanto restio o inabile ad aiutare il medico tossicomane di cui è custode, quanto questi lo è ad alleviare il male terminale che affligge suo padre. Allo stesso modo, è inutile cercare nelle piccole creature tormentate dei racconti il malatino fragile ed emaciato dell'immaginario comune. I bambini di Adrian sono intelligentissimi, " troppo per il loro stesso bene", disincantati, capaci di adoperare armi affilate. Quella del sarcasmo, fra le altre: la minuscola Cindy, affetta da Sindrome dell'intestino corto, ne fa largo uso con medici e pazienti dell'ospedale, ma risparmia le educatrici perché maltrattare loro "è come prendere a calci un cagnolino". Carl, il bambino scambiato, conosce le leve del senso di colpa.
Due uomini e un ragazzo si stagliano contro l'orizzonte in un infuocato tramonto africano. Una catena di speranza e coraggio li ha condotti fin lì. Forza consumata senza risparmio. Vita di vita. Khaliq, nato in Sierra Leone, è sopravvissuto a esperienze estreme. Cresciuto alla Città dei Ragazzi, storica comunità educativa dove insegna Eraldo Affinati, adesso lavora in un bar. Il giovane e l'adulto hanno stretto un patto: se il figlio avesse riabbracciato la madre perduta, il professore sarebbe andato a conoscerla. Questo libro racconta un viaggio attraverso la periferia di una grande città fuori controllo verso il villaggio lontano in cui una donna attende fiduciosa. I cieli africani, il buio vero, la luce accecante, la polvere negli occhi ardenti di bambini in tripudio per un pallone. Eraldo Affinati, accompagnato da un amico avvocato, sprofonda dentro se stesso: "Cosa vuol dire essere un insegnante? Mettere in grado chi hai di fronte di ascoltare la voce del suo maestro interiore. Ricucire gli strappi. Versare acqua sulla spugna secca...". I messaggi che riceve dagli studenti rimasti a casa lo riportano alla storia martoriata del Novecento, in profonda risonanza con tutta la sua opera. Le radici strappate di Khaliq vengono raccolte dai fantasmi dei partigiani trucidati dai nazisti, i quali sembrano consegnare ai nostri adolescenti il testimone della loro giovinezza spezzata, rinnovando agli occhi dello scrittore il valore dell'azione paterna senza ricambio, né compenso.