
Di Giulia Di Marco esiste una storia ufficiale, che il tribunale dell'Inquisizione le ha cucito addosso nel Seicento: un'eretica, colpevole di aver sedotto e traviato l'intera Napoli. Poi esiste la storia vera, quella di una religiosa che ha dedicato la vita a soccorrere gli altri, prendendo il nome di "suor Partenope", come la Sirena che protegge la città e che rivive in tutte le sue donne. A loro indica una via nuova verso Dio: l'estasi, una comunione diretta dell'anima ma anche del corpo, senza la mediazione dei sacerdoti. Venerata come una santa, Giulia apre una voragine nell'ordine delle cose, sovvertendo regole e gerarchie. Occhi pericolosi si spalancano su di lei, occhi che non si chiudono neanche di notte: quelli del nemico più temibile, il Papa. Portata a Roma con la forza, Giulia conosce il dolore e l'umiliazione, ma rinasce giorno dopo giorno al fianco di un amico speciale, Gian Lorenzo Bernini, la cui ingenuità in amore si rivelerà grande soltanto come il suo genio.
È una notte qualsiasi quando Sharon Corvino viene trovata uccisa nella sua casa di New York. Nessun segno di effrazione, molteplici ferite al corpo e suo marito, Jeff McKinley, con l'arma del delitto tra le mani. È una notte qualsiasi, ma questo non è un omicidio qualsiasi. No, perché la donna assassinata è la figlia dell'intoccabile John Corvino, un ex boss della mafia ora magnate della finanza, che un affronto del genere non lo può accettare. A difendere il presunto colpevole è Elisabeth Scorsese, avvocato di grido che già qualche anno prima ha dato filo da torcere alla polizia newyorkese. Le forze dell'ordine si buttano sul caso, guidate dal detective della Omicidi Peter Makarov, ma la pressione dei media cresce vorticosa e l'avvocato Scorsese riceve oscure minacce: che sia o meno colpevole, il suo cliente non dovrà essere scagionato. E mentre Makarov indaga sui Corvino e su McKinley, mentre i servizi segreti ricostruiscono le trame di una rete di criminalità che si snoda tra la Russia e il Sudamerica, dove oltre 400 persone hanno perso la vita in quello che sempre meno appare un incidente, la situazione precipita e il sangue comincia a scorrere.
Ida Ragone vive a Roma, in una casa con la doccia rotta, ma piena di libri e compiti da correggere. Insegna italiano, il suo lavoro è una passione e una sfida: ogni anno la costringe a ripartire da zero, da un'altra scuola, con allievi diversi. Ora è di nuovo settembre, ma quella in cui finisce non è una scuola qualsiasi: insegnerà al liceo dell'ospedale, dove, le spiegano, i ragazzi guariscono difficilmente, o mai del tutto. È così che inizia il suo anno breve, e fin da subito Ida capisce che è lei ad aver bisogno di imparare: a sorridere dietro la mascherina, a leggere Dante davanti a una flebo, a non fare domande sbagliate. Tra i suoi studenti c'è Salvatore, che non smette di sperare mentre aspetta il suo trapianto. C'è Mattia, che si rifiuta di parlare, ma riesce a farsi capire lo stesso. E poi Giulia, con la battuta pronta e le unghie colorate come fragole; Rosy e Leila, consumate dall'anoressia; Elisa, che nessuno sa cos'abbia. Incontrarli sarà per Ida un'esperienza sconvolgente e profondissima, in cui ogni giorno dovrà rimettere in discussione tutto ciò che crede di sapere su se stessa e fare i conti con un segreto del suo passato. Stavolta ricominciare da zero è impossibile.
Molti anni fa, Carlo Malaguti ha ucciso. Da allora, la pena più dura non è quella che sta scontando nel carcere di Trieste, ma l'ostinato silenzio in cui ha seppellito la propria verità sul delitto, rinunciando persino a difendersi in tribunale. Tra le mura della sua cella sembra aver trovato un riparo dal rumore del mondo che lo aiuta ad affrontare la tenebra che sente dentro di sé. Adesso però Malaguti ha più di ottant'anni e un giudice ha stabilito che deve tornare libero. Ma libero di fare cosa? Di confessare? Di uccidere ancora? Sono queste le domande che non danno pace a Luca Rainer, stimato traduttore sulla soglia critica dei quaranta. I due non si conoscono, ma qualcuno vuole farli incontrare, sapendo che a legarli può esserci molto più di una fervida passione per la letteratura. Entrare nel labirinto fortificato che è la mente di Malaguti è un'impresa ardua: Rainer dovrà mostrarsi degno dei segreti che l'assassino custodisce, battersi con l'immensità della sua solitudine, e provare il sapore acre della paura.
Londra, 1890. Pen Davenport è il più famigerato cacciatore di libri d'Europa, un maestro dell'inganno che ha fatto fortuna setacciando fumosi locali e rumorose tipografie alla ricerca di manoscritti da rubare e consegnare al miglior offerente. L'assenza di regole sul diritto d'autore ha consentito a figure come la sua di arricchirsi procurando a famelici editori copie pirata da smerciare a prezzi stracciati, alle spalle di scrittori del calibro di Charles Dickens e Mark Twain. Tuttavia una nuova legge internazionale sta per porre fine all'età d'oro dell'illegalità, condannando all'estinzione il losco e avventuroso mestiere di cacciatore di libri. Un'attraente, conclusiva missione attende però Davenport: trafugare l'ultimo romanzo del celebre Robert Louis Stevenson, che da anni vive in una grande casa nelle isole Samoa, in pieno Pacifico, circondato dai familiari e da una schiera di nativi che lo hanno ribattezzato Tusitala, narratore di storie. È un'impresa rischiosa, che non ammette fallimenti, ma Davenport è deciso a non rinunciare al più prezioso dei bottini. Accompagnato dall'assistente Edgar Fergins, un modesto libraio ambulante, partirà per un lungo viaggio che lo condurrà all'altro capo del mondo, dove scoprirà di non essere affatto l'unico cacciatore ad ambire a una preda tanto irresistibile.
È la sera giusta, per Elias. Dopo la partita a calcetto e le lezioni all'università di Cagliari, è impaziente di partecipare alle prove del coro, dare un passaggio verso casa a Violetta e, vincendo la timidezza, confessarle il proprio amore. È la sera sbagliata, invece. Perché dopo averla lasciata davanti al portone, incapace di parlare, lui risale in macchina e va incontro a un destino buio. Quella notte, infatti, investe una giovane donna che muore sul colpo. E anche il suo futuro si spezza. Dopo l'incidente il senso di colpa è troppo grande: si chiude in camera, non vede più nessuno. Non parlare, non muoversi, sperando di sentire il meno possibile, sono gli imperativi del suo giudice interiore. Elias si infligge un percorso ascetico in fondo al proprio dolore, che pare senza uscita. Due anni. Finché, un passo alla volta, decide di abbandonare la Sardegna e cercare una sua strada, altrove... Ed è così che succede: il vento soffia di nuovo inarrestabile, e porta con sé un presente da reinventare e il coraggio di affrontare tutto ciò che verrà.
Su una spiaggia alla foce del Tagliamento, una famiglia come tante trascorre l'estate tra grigliate sotto le stelle, caccia ai granchi in riva, gelati e aranciata fresca. Gianni, il padre, va e viene dalla città; Anna, la madre, passa il tempo sotto l'ombrellone, fa le parole crociate cullata dalla musica degli Abba mentre i figli giocano sul bagnasciuga. È allora che tutto cambia: un attimo, una distrazione, e la vita non sarà più la stessa. Era il 1980. Per Bruno ed Emma quello è stato l'"anno brutale", l'anno in cui loro, i figli, si sono ritrovati a raccogliere i cocci di una famiglia distrutta e riempire i vuoti sostenendosi a vicenda, mentre i genitori e il mondo intero andavano alla deriva. Adesso sono grandi, Emma è diventata mamma, Bruno si occupa di impianti fotovoltaici e cammina sui tetti scrutando le finestre dei palazzi di fronte cercando di immaginare la vita delle altre famiglie, quelle felici. Da lassù il passato sembra lontanissimo, ma basta una telefonata per farlo tornare: dopo trent'anni di assenza, il padre in fin di vita vuole farsi perdonare e chiede un'ultima cena intorno al tavolo, "come una famiglia vera". Con una voce attenta e sensibile, Marco Franzoso racconta attraverso una storia di legami profondi e illusioni infrante un'Italia che cambia all'improvviso. E dove l'unico modo per resistere è stringersi l'un l'altro, nonostante tutto. Per trovare le vie possibili di una riconciliazione tardiva.
A Palermo c'è una piazzetta abitata dalla magia, dove ogni notte sette fate, una chiù bedda di n'autra, rapiscono i passanti per condurli verso luoghi lontani e poi riportarli a casa, storditi dalla meraviglia, alle prime luci dell'alba. E in questo cortile che vive Mario Mancuso, nel cuore dell'Albergheria, tra le abbanniate dei mercanti di Ballarò e i rintocchi del campanile di Santa Chiara. Orfano, ha conosciuto solo l'affetto di zia Ninetta, che però lo abbandona al primo giro di vento, inseguendo i propri sogni. L'incontro con Melina è la sua occasione per ritrovare in una nuova famiglia il calore che il destino gli ha negato. Per lei, bella e infelice, quel ragazzo rappresenta la libertà da due genitori che l'hanno educata più alle privazioni che all'amore. Lo sposo però deve partire per Roma, dov'è stato assegnato come carabiniere semplice, così le nozze sono celebrate in fretta e furia, e con la stessa voracità vengono consumate. Forse soltanto un figlio può colmare la distanza tra marito e moglie, sempre in bilico tra tenerezza e passione; ed è così che nasce Maruzza. A legarli sarà una sottile nostalgia, la stessa che gli abitanti della piazzetta, di Paesi e colori diversi, curano ogni sera con i piatti cucinati dalla donna che tutti chiamano Mamma Africa e che sembra avere lo stesso dono delle sette fate. Con un romanzo corale e pieno di vita, Giuseppina Torregrossa racconta la necessità innata di essere accolti in un abbraccio: quello di una madre, un marito, un amico, o una città che sappia tenere aperte le porte anche nella notte.
"Nella mia vita ho visto molte brutte cose. Molte. Sono nata in una tirannia, sono cresciuta in una guerra, e per gran parte della mia esistenza ho fatto il corrispondente di guerra. Per anni (in Vietnam, otto) ho vissuto al fronte. Ho seguito battaglie, ho subito sparatorie e cannoneggiamenti e bombardamenti, ho testimoniato l'umana crudeltà e imbecillità." Mai e poi mai Oriana avrebbe autorizzato una sua biografia, eppure non ha fatto altro che scrivere e raccontare la sua storia straordinaria. Lo ha fatto dalle trincee in Vietnam e dagli uffici della Casa Bianca così come dalla tenda di Gheddafi o dal quartier generale di Khomeini. Ha raccontato la storia del Novecento e con lucidità ha saputo riconoscere il più grande incubo del Ventunesimo secolo: il terrorismo globale. Ha affrontato i grandi leader politici senza mai inchinarsi di fronte al potere. "In ogni mio libro è accennata una traccia della mia biografia umana" ripeteva ai giornalisti che sfidavano la sua proverbiale diffidenza da addetta ai lavori. Così come i suoi quaderni che utilizzava per preparare meticolosamente ogni intervista contengono numerosi appunti autobiografici; brevi note che utilizzava ampliate nei suoi libri. Questi scritti restituiscono con precisione il carattere e il pensiero di una donna sui generis, capace di maltrattare grandi leader politici e divi di Hollywood, consegnando ai suoi lettori il testamento di una vita leggendaria.
Negli anni Settanta Annibale Canessa è stato l'uomo di punta nella lotta al terrorismo, quella combattuta in strada, dove le ideologie o i colori politici contavano zero, le pistole sparavano e troppa gente è rimasta a terra. "Carrarmato Canessa" lo chiamavano, perché era irruente, forte, deciso. Nel lavoro, ma anche con le donne, attratte dalla sua vita in perenne pericolo, dal suo essere inafferrabile, dal profondo senso dell'onore. Questo era prima, molto tempo fa. Perché poi c'è stato quel giorno nero del 1984 in cui tutto è crollato - certezze, fiducia, sogni - e lui ha lasciato l'Arma, preferendo l'esilio nel suo paradiso personale, San Fruttuoso, tra nuotate all'alba e il piccolo ristorante da gestire con un'anziana zia. Dalle ombre del passato però non ci si libera mai del tutto, e questa verità diventa dolorosa la mattina in cui da Milano arriva una notizia: suo fratello Napoleone, che non incontrava da trent'anni, è stato massacrato da una raffica di Kalashnikov. Accanto a lui, steso sull'asfalto, il corpo di "Pino" Petri, ex terrorista di spicco che proprio Annibale, nella sua precedente vita, aveva arrestato. Ma che facevano quei due insieme? E chi li ha uccisi? Alla ricerca delle risposte e del suo "tempo perduto", Canessa non concederà sconti né indulgenze, neppure a se stesso e alla bella giornalista che saprà aprire una breccia nel suo cuore malandato.
Avere diciott'anni ai margini di Roma, il cemento di Corviale a fare da sfondo a tutti i sogni possibili, può essere una condanna. Ma non se hai un'Idea in testa e sei disposto a qualunque cosa per realizzarla. È quello che succede a Matteo, sguardo di ghiaccio e una determinazione capace di superare ogni ostacolo: un padre che resta senza lavoro e deve reinventarsi proprio quando lui sta per iscriversi all'università, un allenatore che lo esclude dalle nazionali di nuoto Juniores perché porta il cognome sbagliato e il grande amore, Emma, che non ne può più di essere sempre al secondo posto nel suo cuore. Perché il primo è occupato da lei, l'Idea. È il 2011, Facebook è entrato di prepotenza nelle vite della gente, e Matteo ha capito che quello che serve per far parlare chi cerca con chi offre lavoro è proprio un social network: eccola, la chiave per accendere il futuro. È così che il ragazzo dalla massa ribelle di capelli castani lascia la periferia estrema della Capitale - e lo scantinato dove con un amico ha iniziato a progettare il suo sito - per dare forma concreta alla sua intuizione. A Milano lo accoglie un coinquilino che parla solo per indovinelli e citazioni di film e poi la Bocconi, il tempio della finanza e il luogo dove, con tanta sfrontatezza e i contatti giusti, una startup può diventare una delle più importanti realtà nel mercato delle risorse umane. Perché quando sogni in grande, i confini non esistono.
Napoli non è una città come le altre. Napoli non è neppure una città sola. Perché sotto quella che conosciamo ce n'è una sotterranea, nascosta agli occhi del mondo, con il buio al posto della luce. Marco Di Giacomo l'aveva intuito, un tempo, quando era un brillante antropologo e aveva un talento unico nell'individuare collegamenti invisibili tra le cose. Poi qualcosa non ha funzionato e ora, ad appena quarant'anni, non è altro che un professore universitario collerico e introverso, con un solo amico, il suo impacciato ma utilissimo assistente Brazo Moscati. Considerati folli per le loro accanite ricerche sui culti antichi, i due sono costante oggetto dell'ironia di colleghi e studenti. Perciò nessuno si meraviglia quando il direttore del loro dipartimento li spedisce a fare da balie a una giornalista tedesca venuta in Italia per scrivere un pezzo sensazionalistico sui luoghi simbolo dell'esoterismo. Per liberarsi della seccatura, Marco chiede aiuto a sua nipote Lisi, ricercatrice anche più geniale dello zio ma con una preoccupante passione per le teorie complottiste. I quattro s'imbatteranno in una lunga catena di reati e strani eventi, scoprendosi parte di un disegno che potrebbe coinvolgere l'intera umanità. Soltanto Maurizio de Giovanni poteva scrivere questo romanzo, che nasce dalla conoscenza profonda di una città e della sua gente ma si spinge molto più lontano, mettendo in discussione tutte le categorie, comprese quelle letterarie, per inseguire una verità che forse avevamo davanti da sempre e non abbiamo mai voluto vedere. E questo è l'inizio. Solo l'inizio.

