
Martino passa l'infanzia in una grande villa alle porte di Milano, che l'eccentrica famiglia Sepe condivide con un numero variabile di ospiti quantomeno inusuali. Una casa dove, tanto per dire, si cena con una scimmia indonesiana di nome Clarissa che ti ruba il pollo dal piatto per strofinarselo addosso. Arrivati i vent'anni, opta per la fuga e si trasferisce a New York con la speranza di sfondare nel mondo del cinema. Rocambolescamente solo, Martino scopre giorno dopo giorno il gusto della normalità di sentirsi diverso da tutto. Una mattina, risvegliandosi in un letto sconosciuto tra un uomo e una donna mai visti prima, s'interroga sui suoi clamorosi naufragi sentimentali. Gli effetti collaterali delle prime, goffe, notti d'amore; la cronaca di un fallimento annunciato con la top model più desiderata al mondo; la burrascosa relazione con l'attore Alejo, che lo porterà dal paradiso dritto all'inferno. Come il film che Martino avrebbe voluto dirigere, il romanzo della sua vita è un vortice in cui tutto precipita e torna in superficie, avventure e contraddizioni, affetti e spudoratezze. "Goditi il problema" è un inno alla libertà di godersi la vita nonostante tutto, senza remore e prima che sia troppo tardi. Un'avventura metropolitana di sesso e sentimento, di tracolli prevedibili alla ricerca di una tragicomica e commovente scoperta di sé.
Le parole a volte si bloccano in gola e non vogliono più uscire. Viola è appena una ragazzina quando un giorno si alza e si veste, aspettando di sentire la voce assonnata del padre che la deve accompagnare a scuola. Ma quella mattina lui non si sveglia più e qualcosa in lei si ferma: mutismo selettivo, lo chiamano i medici, e sua madre decide che starà meglio in una scuola svizzera, dove sarà seguita. Prima di partire Viola riceve da Fulvio, un vecchio amico di famiglia, un dono prezioso: un pacco di lettere, un libro antico e due agende che riemergono dal passato del padre. Per un intero inverno, nella sua stanza del collegio, le legge e rilegge. Compare più volte il nome di una donna mai sentito prima, Claire: per lei Giacomo, all'inizio degli anni Ottanta, si era trasferito a Londra, con il sogno di iniziare una nuova vita. Viola non riesce a capire perché si siano separati ma avverte che, nella fine di quella relazione, è nascosto qualcosa di più: non solo un segreto custodito da Giacomo, ma forse anche l'antidoto al proprio dolore. In un romanzo intimo e profondo, Daniele Bresciani ci racconta come ognuno di noi si tenga stretto un pugno di frasi, quelle che non riesce a confessare alle persone amate, fino a quando non diventa troppo tardi. E ci dice che la verità, bruciante o dolce che sia, sa percorrere strade tortuose pur di trovarci.
Solo un anno fa Zara Bosdaves poteva imbattersi in un cadavere senza altra preoccupazione che affidarlo ai colleghi della Scientifica. Non doveva filare via, allora, ripulire in maniera frettolosa quello che poteva aver toccato, pensando a cosa diavolo dire alla polizia. Era lei la polizia. Adesso Zara fa la detective privata: ha raccolto la sua vita, l'ha impacchettata e si è trasferita a Torino dove, oltre all'agenzia d'investigazioni, è titolare insieme al compagno François di uno dei locali più alla moda della città. E ce la sta mettendo tutta per adattarsi al suo nuovo lavoro, ma pedinare mariti traditori non è proprio il massimo che una donna come lei - una che pratica aikido, che sa dove colpire e dove far male - possa desiderare. Fino a quando non le viene affidato l'incarico d'indagare sulla scomparsa del figlio di un importante industriale, quest'ultimo morto in circostanze sospette in un incidente d'auto. Zara allora dovrà fare i conti con torbidi affari di famiglia, con gente disposta a tutto pur di arrivare lassù, oltre la nebbia; dovrà misurarsi con la violenza, con il dolore. E trovarne la cura. Ma dal sangue non si può guarire, e a lei non resterà altro da fare che seguirlo. Per scoprire dove porta.
Se solo lo volesse, Attilio Bonifazi, detto anche Ottavo re di Roma, potrebbe far cadere il governo. Il suo regno è l'immondizia, da cui ha spremuto negli anni potere e ricchezze. La figlia Marta, come ogni bambina del mondo, ha venerato il suo papà, ma molto presto qualcosa si è rotto e l'odio per il padre si è fatto acuto quanto lo è stato l'amore. Così Marta si è lasciata colare addosso strati di grasso, talmente tanto che ormai è una ventiduenne obesa che trascorre le sue giornate senza mettere il naso fuori di casa. Sola, aggressiva, violenta e senza amici, a eccezione di Lorenzo, l'ex compagno di scuola educato e gentile, che in quel mondo dorato sembra trovarsi a suo agio. Il padre Attilio invece è un combattente, lui non molla, anche quando tutto pare precipitare. Abbandonare il business dei rifiuti come consiglia il figlio maggiore Pietro, fresco di laurea a Oxford? Non se ne parla nemmeno. Il gassificatore è stato chiuso perché avvelena l'aria di Roma? Riaprirà. Marta investe un ragazzo e rischia di finire in carcere? Non ci andrà, c'è sempre una soluzione o una scorciatoia per risolvere le situazioni. Ma non sempre le cose sono come sembrano e la verità può affiorare nel modo più inaspettato. Con un sottile gioco di prospettive che annulla ogni pretesa di oggettività, Teresa Ciabatti smaschera in questo romanzo tenero e crudele le bugie di una famiglia e di un Paese.
Alessio Slaviero è un uomo molto temuto nel suo quartiere, quel triangolo di strade strette che si estende a Milano tra viale Monza, via Padova e la ferrovia; il ventre oscuro della città, dove il territorio si conquista e si difende con la forza, tutti i giorni. Alessio Slaviero è un uomo assediato da mille ombre e da mille fantasmi. Il suo unico amico è Manuel, un travestito brasiliano bello come un adolescente cattivo, che abita nell'appartamento di fianco. Ma Alessio Slaviero è anche un uomo, forse l'ultimo, capace di intuire nella miseria del quotidiano la grandezza di un passato rimosso, e di aggrapparsi a una visione: una donna incantevole che ogni sera si affaccia, sul balcone di fronte al suo, per dare l'acqua alle piante. Se non una promessa di felicità, almeno la conferma che un senso può ancora esserci. Ma il caldo infernale dell'estate del 2003 avvolge e appanna la metropoli in una morsa che vanifica la speranza, istiga alla violenza e prelude a un ultimo scontro frontale. Ci saranno ferite e ritorsioni, passioni irrefrenabili, esaltazione e vergogna, finché arriverà il momento di prendere decisioni irreversibili. Alessandro Bertante restituisce una dimensione epica a un tempo, il nostro, che sembra avere smarrito la memoria. E ci regala un romanzo scorretto, di straordinaria potenza visionaria, che fa esplodere i contrasti e in cui ogni cosa, perfino la più semplice, vibra di un antico mistero.
Il bravo poliziotto non è senza paura, è un uomo che la paura ha imparato a conoscerla, a dominarla, ne ha fatto un'arma di difesa e contrattacco. Lo sa bene l'ispettore Giovanni Galasso, che in trent'anni di carriera ha combattuto la criminalità di strada e quella organizzata, imparando sulla propria pelle che l'unico modo per restare vivi è non abbassare mai la guardia. A Palermo ha subito il più ignobile degli attacchi, ha dovuto accettare il trasferimento, e adesso alla Squadra Mobile di Roma ha trovato una seconda casa, un gruppo di amici leali, una famiglia. Ma nella vita di uno sbirro la pace non può durare troppo a lungo: succede così che l'omicidio di Anna De Caprariis, un'affascinante nobildonna nota nella capitale come organizzatrice di iniziative benefiche, diventa per Galasso l'inizio di un'indagine piena di insidie e interrogativi, destinata a riportare alla luce antichi misteri personali. Come quello del suicidio di Laura, sua fiamma giovanile, che scopre collegata alla De Caprariis attraverso discutibili amicizie. Per venirne a capo servirà intuito, cattiveria e quel pizzico di imprevedibilità che appartiene soltanto ai numeri uno.
L'abitudine intossica l'amore. Per questo motivo Ermanno Dick non ha voluto donne e vive da solo in una villa di tufo bianco dove dedica sentimenti e pensieri al suo harem botanico di rose. Un giorno, all'aranceto comunale, una giovane donna gli sorride. Un incantesimo che muta l'ordine inattaccabile delle sue giornate. È per lei, per Pambìra, che Ermanno decide di ridurre il proprio ventre enorme, centro di gravità e prolungamento fisico dell'intelligenza che lo ha reso ricco. Ma proprio quando lui è in ospedale, pronto ad affidarsi al chirurgo, Pambìra cade dal balcone di casa e muore. Nel condominio dove lei abitava, opera in segreto un crudele tribunale guidato da Giovanni Cocco Mossa, magistrato in pensione, confinato nell'attico. Il diritto è la sua folle religione e processerà la madre e il padre di Pambìra, accusato di un amore innaturale verso la figlia. Dal piano terra all'attico, ogni inquilino partecipa al processo. L'accusa, la difesa, i carcerieri, verbali, verdetti, colpe e punizioni. Un meccanismo inesorabile. Mentre la corte condominiale, rapida e inflessibile, emette la sentenza per un bisogno primigenio di giustizia, Ermanno Dick comprende come si sono svolti realmente i fatti. La verità che emerge è solo in apparenza paradossale, così come le feroci e candide creature di "Lettera ultima" sembrano bizzarre, ma sono in fondo molto comuni e quotidiane. Perché la giustizia, come l'amore, spesso sconfina nella terra della pazzia.
"Qui dentro ci sono nove racconti a forte carica umoristica in cui la narrazione esalta aspetti microscopici talvolta invisibili dell'esistenza, insospettabili trame, elementi irrilevanti eppure capaci di ribaltarne il racconto. In quasi tutte queste storie esiste un imprevisto trascurabile, un tarlo, un insetto che si insinua sornione nella trama, si intrufola, si accomoda, si incista, si nutre al buio, fa la tana, corrode, si ingrassa, prolifica, crepa e deflagra sino a provocare il ribaltamento della trama e costringere la storia a riscrivere il finale. Mentre ci disponiamo ad osservare il disegno che incessantemente la vita traccia sulla tela dei personaggi, nel momento in cui giriamo il quadro scopriamo che un qualche diavolo di inaccessibile vizio, una sequela di accenti di cui non ci siamo accorti, uno scivolone, una carezza involontaria, una luce accesa nella casa di fronte, hanno mutato del tutto la scena. E così a cucire le trame dei destini della vita ma anche della morte è un filo invisibile di fulminee irrilevanze, moscerine appunto in grado di travolgere gli eventi e di precipitare i personaggi da situazioni sentimentali in disgrazie irresistibilmente comiche o così indicibilmente tragiche da sfiorare la farsa." (Anna Marchesini)
Quando tutti mentono o indossano una maschera, la verità sembra una meta irraggiungibile. Ma a volte è sufficiente il passo falso di uno solo per svelarla. È questa l'unica certezza del commissario Ernesto Campos, un ex avvocato di origini spagnole, anima inquieta in una città abbagliante di false speranze. Nelle vie centrali di Milano si lavora fino a tardi. E in un grigio venerdì sera, mentre la pioggia cade dura e incessante, il noto pubblicitario Marcello Luccioli viene assassinato nella sua agenzia. Viaggi in giro per il mondo, palco alla Scala, ragazze bellissime, un'affascinante ex moglie dell'alta borghesia milanese... Una volta morto, però, ricchezza e successo non contano più niente, e i trofei ricevuti per la brillante carriera smettono di luccicare, anzi, possono perfino diventare l'arma del delitto. E in un ambiente popolato da professionisti della dissimulazione, anche la vittima può rivelarsi un acrobata del falso. In questo tempio dell'interesse personale, del lusso e dell'avidità, Ernesto Campos è paradossalmente a suo agio, perché i tormenti degli altri pesano sempre meno dei propri. Ma la notte, quando il caos si ferma, per il commissario arriva il momento di fare i conti con se stesso, e con il ricordo di quell'istante che gli ha cambiato la vita per sempre. Antonio Steffenoni ci conduce nel soffocante e frenetico mondo della pubblicità, mettendo in scena un gioco delle parti in cui sesso, vizi e bugie la fanno da padroni. E l'anima di Milano, è l'anima di tutti.
Non esistono colpe, se nessuno paga. Lo sgomento nel cuore di Palma è sconfinato, quando ritrova sua sorella in punto di morte. È tutta colpa di quello che le hanno fatto. E Maria Rosaria in fondo si era solo innamorata di Cosimo Logreco, il primogenito di una famiglia poco raccomandabile. Lei che era sempre stata la bella del paese, che ogni anno vestiva i panni della vergine durante la processione, ha perso famiglia e futuro in un istante. Quando con una borsa e niente più si è presentata a casa del ragazzo, la sorella di lui l'ha fatta entrare e, promettendole di portarla da Cosimo, l'ha scortata fino a una masseria cadente; allora è successo tutto e tutto è finito. Lei era incinta. Per Palma è impossibile dimenticare, l'impotenza la logora, nonostante siano passati anni e con il marito e la figlia piccola si possa dire felice. Nel momento in cui vede la sorella di Cosimo al sesto mese e piena di gioia qualcosa di primitivo nasce in lei. Prepara la propria vendetta con minuzia. In una lingua asciutta e aspra, capace di guardare alla tragedia con quieta disperazione, Carmen Totaro ci racconta una storia ancestrale e attualissima. Ci descrive un mondo costellato da donne, sempre in bilico tra grazia e orrore, ma le cui leggi sono ancora brutalmente stabilite dagli uomini.
"I ricordi, usciti dalle loro scatole, dilagano nel cuore e prendono possesso della mente." Così, guardando il cortile dalla finestra, una donna torna bambina. Lì, a Padova, dentro e fuori da quella casa, Antonia per la prima volta ha ascoltato il nonno Yerwant raccontare le storie vitali e poi tragiche dei suoi fratelli armeni. Lì, ha vissuto gli anni della guerra, con le bombe dell'aereo Pippo e i tedeschi in città, ma sempre insieme alla mamma Vittoria, lunatica e bellissima, che infilò un maialino sotto il cappotto, fingendosi incinta per nasconderlo ai nazisti, e al nonno, che la tenne con sé a chiacchierare al buio, durante l'ultimo bombardamento nel 1945. I ricordi della Bambina invecchiata si spalancano, avventurosi e intimi, e ci conducono verso altri luoghi dell'infanzia, costellati da figure umanissime. Ma ci portano anche al cuore di un periodo cruciale per l'Italia tutta. La guerra, la sua fine, gli anni Cinquanta e Sessanta. E poi gli amori della protagonista e i suoi viaggi in Grecia, i racconti di un'Armenia che ha messo radici in lei ma soprattutto la scoperta dei libri e del loro prodigioso potere...
Due occhi intensi e un sorriso luminoso: Clara è una ragazza come tante, cresciuta a Borgaro, alle porte di Torino. Dopo la sua prima delusione d'amore, le sembra di aver toccato il fondo, non si immagina che se ne dimenticherà in un attimo quando, un po' per gioco, partecipa a un concorso di bellezza. Così, su un'Alfa Romeo scassata, tutta la famiglia la accompagna tra una selezione e l'altra, facendo il tifo per quella ragazzina che sul suo tacco 12 procede sicura fino alla meta. Clara fa appena in tempo ad accorgersi che il sogno si è realizzato prima di ritrovarsi ad affrontare la lontananza da casa, la gelosia della sorella e le proprie debolezze... Per fortuna c'è la danza, la sua passione di sempre, ed è un corso di ballo a riservarle la sorpresa più grande. Uno spilungone occhialuto attira la sua attenzione: balla con tutte tranne che con lei e non le rivolge la parola. Per Clara riuscire a strappargli un tango diventa una questione di principio e non demorde finché non si ritrova nell'abbraccio goffo di Massimo. Insieme a quel tango arriva l'amore ma, si sa, sentimenti e successo non vanno d'accordo e Clara si trova ben presto davanti a una scelta. Qualunque sarà la decisione, però, di una cosa è certa: non importa chi sei, né da dove vieni. Solo se conosci la direzione dei tuoi desideri e non smetti di seguire la tua stella guida, la favola si avvera.

