
Maestosa conclusione del viaggio del Poeta nell'Aldilà, sfolgorante esempio di poesia in grado di esprimere l'inesprimibile, il Paradiso stupisce ancora oggi per le invenzioni linguistiche e la vertigine intellettuale in cui immerge il lettore. Nella sua ascesa attraverso i cieli dei beati, Dante diventa testimone dell'armonia perfetta che permea il Paradiso, arrivando a creare una lingua "trasumanata" per esprimere la bellezza assoluta dell'"Amor che move il sole e l'altre stelle". Le magiche apparizioni che popolano le sfere celesti trovano qui un interprete d'eccezione in Moebius, maestro del fumetto contemporaneo capace di tradurre l'estasi mistica della cantica nel susseguirsi di figure fantastiche e coreografie immaginifiche. Introduzione di Bianca Garavelli.
L'ingresso nella "selva oscura", l'incontro con Virgilio, Caronte "con occhi di bragia", l'amore tragico di Paolo e Francesca, il monito di Ulisse a "seguir virtute e canoscenza": a settecentocinquant'anni dalla nascita del Poeta, l'"Inferno" dantesco, mantiene intatta tutta la sua visionarietà dirompente. Scandita dal ritmo serrato delle terzine, la vertiginosa discesa agli Inferi di Dante rappresenta un'ineguagliabile metafora in versi della condizione dell'uomo, destinato a smarrirsi tra errori e angosce prima di poter tornare "a riveder le stelle". In queste pagine i versi del Sommo poeta trovano una trasposizione di grande impatto nelle figure inquiete e allucinate di Lorenzo Mattotti, grande "romanziere per immagini" del nostro tempo. Introduzione di Bianca Garavelli.
Dopo essere emerso dall'oscurità e dalle sofferenze dell'Inferno, Dante è pronto a proseguire il proprio incredibile cammino da vivo nell'Aldilà, entrando "in quel secondo regno / dove l'umano spirito si purga / e di salire al ciel diventa degno". Regno dell'espiazione e dell'avvicinamento a Dio, il Purgatorio dantesco è un luogo di pentimento e di speranza, in cui il Poeta dà voce al coro delle anime impegnate nel lungo percorso di purificazione, straordinaria incarnazione poetica e teologica della contraddittoria tensione tra ricordo della vita terrena e desiderio di salvezza. Tappa centrale del capolavoro dantesco, il Purgatorio è qui arricchito dalle illustrazioni del celebre artista statunitense Milton Glaser: le sue tavole, vibranti di malinconica dolcezza, cristallizzano l'atmosfera di attesa e sospensione che attraversa la seconda cantica. Introduzione di Bianca Garavelli.
"Non riesco a escludere che la nostra esistenza sia decisa da pochi, dai bei sogni o dai capricci di pochi, dall'iniziativa o dall'arbitrio di pochi... Certo è un'ipotesi atroce. Ancor più sconsolato ti chiedi come siano quei pochi: più intelligenti di noi, più forti di noi, più illuminati di noi, più intraprendenti di noi? Oppure individui come noi, né meglio né peggio di noi, creature qualsiasi che non meritano la nostra collera, la nostra ammirazione, la nostra invidia?" Così scrive la Fallaci nella premessa a "Intervista con la storia", testo appassionato e coraggioso che raccoglie le interviste di Oriana alle figure che hanno segnato il corso del secondo Novecento, da Henry Kissinger a Willy Brandt, da Golda Meir a Indira Gandhi, da Arafat a Hussein di Giordania, da Nenni ad Amendola, fino a Giulio Andreotti. Pubblicato nel 1974, il libro trasmette tutta la caparbietà della Fallaci, la sua voglia di capire il mondo e gli uomini, il suo stile inconfondibile, la forza della sua scrittura. E ancora oggi risuona come una condanna spietata del potere, un invito alla disubbidienza, un inno appassionato alla libertà. Prefazione di Federico Rampini.
Come un bambino curioso la scienza va avanti, scopre cose che non sapevamo, provoca cose che non immaginavamo: ma come un bambino incosciente non si chiede mai se ciò che fa è bene o è male. Dove ci porterà questo andare?" Così Oriana Fallaci a Wernher von Braun, considerato uno dei capostipiti del programma spaziale americano. Sono gli anni Sessanta del secolo scorso e la grande scrittrice e giornalista, fin da bambina lettrice appassionata dei capolavori di Jules Verne ed estimatrice da adulta dell'opera di un maestro della fantascienza come Ray Bradbury, si avvicina all'avventura nello spazio affascinata dagli scenari che il futuro preannuncia. Per comprendere a fondo l'esplorazione dell'universo, lo sbarco del primo uomo sulla Luna, la vita nel cosmo, non esita a partire per gli Stati Uniti, inviata da "L'Europeo", e a trascorrere lunghi periodi nel centro della NASA a Houston e nella base di Cape Kennedy. "Quel giorno sulla Luna" racconta la sua esperienza: Oriana incontra gli astronauti, condivide la loro preparazione, segue i dettagli tecnici, discute con gli scienziati e i medici, espone i propri dubbi, sottolinea i rischi e rivela, anche con spirito critico, le difficoltà. Il materiale che raccoglie è sorprendente per ricchezza e completezza documentativa, per varietà di voci e punti di vista. Nel momento in cui il missile Saturno V si solleva, prevale l'emozione di poter vivere in diretta un avvenimento straordinario. Prefazione di Giosuè Boetto Cohen.
Negli anni Settanta Oriana Fallaci è un mito. Prima il Vietnam, poi Città del Messico e infine la storia d'amore con Alekos Panagulis, eroe della Resistenza greca, simbolo dell'opposizione a qualunque regime liberticida. Dopo la morte di lui e la pubblicazione di "Un uomo", Oriana riesce a creare un incantamento globale: vorrebbero essere come lei i tanti giovani e meno giovani attratti dalla personalità dei suoi reportage di guerra e dal suo coraggio. E vorrebbero essere come lei molte donne, per le quali la scrittrice rappresenta la realizzazione di un sogno. In quegli anni la Fallaci accetta i sempre più frequenti inviti a incontrare i suoi lettori stranieri, nelle città e nelle università del mondo. Questo libro raccoglie alcune delle sue conferenze di maggior rilievo, pagine rimaste finora inedite che rivelano il suo rapporto con la scrittura, la sua passione per la politica e per l'impegno civile, la sua "ossessione per la libertà". È il suo autoritratto più autentico, una sorta di manifesto in cui Oriana rivendica e difende con vigore il diritto a "stare dalla parte dell'umanità, suggerire i cambiamenti, innamorarci dei buoni cambiamenti, influenzare un futuro che sia un futuro migliore del presente".
80 d.C. È il primo giorno dei giochi inaugurali dell'Anfiteatro Flavio, il primo di cento. La folla sugli spalti è in fibrillazione e il meglio dell'aristocrazia riempie la tribuna d'onore. Da qui, l'imperatore Tito si gode il suo capolavoro: un gigante di marmo e pietra a sfidare il cielo. Per la massima gloria di Roma. Sulla soglia dell'arena, che le generazioni future chiameranno Colosseo, c'è un gladiatore. Ha l'animo rotto ed è armato per uccidere. Il nome con cui il pubblico lo acclama, nell'odiato latino degli invasori, è Vero. Presso il suo popolo ne aveva un altro, ma è bruciato insieme al suo villaggio, alla sua lingua d'origine, al suo passato e alla sua libertà. Non esiste più niente per lui da allora, solo la rabbia da alimentare come un fuoco. Oggi, dopo anni di duro addestramento e infiammato dalla passione per la giovane Giulia, Vero sarà il protagonista del più atteso spettacolo di morte della giornata. Si combatte ormai da ore, nel Colosseo, ma non c'è lotta più crudele di quella che sta per cominciare: il gladiatore dovrà scontrarsi con il suo migliore amico e uno dei due cadrà sotto i colpi dell'altro. Perché nell'arena vige un'unica legge: vincere, e portare sulle spalle il peso del sangue, o morire, precipitando nell'oblio degli sconfitti.
Nella Firenze del primo dopoguerra, mentre il fascismo acquista sempre più potere, si intrecciano le vicende di due famiglie piccolo borghesi nevrotiche e problematiche. Dal ras fascista pieno di dubbi al dramma di Ninì, donna condannata a rifiutare la propria omosessualità, dalla buona Nella che si trasforma in una Bovary fiorentina al contadino socialista che diventa un eroe suo malgrado: "Lo scialo" è un grande affresco sull'Italia di allora, sull'evoluzione, e involuzione, della piccola e media borghesia, che perde lentamente la sua centralità nella Storia e nelle proprie certezze morali, in un disfacimento di sottomissione all'ideologia fascista. Tra cronaca e memorie autobiografiche, le peripezie impreviste e i colpi di scena indimenticabili di questa seconda opera della trilogia "Una storia italiana", iniziata con "Metello", ci accompagnano attraverso un romanzo-mondo ricco di personaggi tratteggiati con un realismo e una profondità psicologica mirabile. Prefazione di Antonio Faeti.
Giorgio, studente modello figlio di intellettuali borghesi, ha ventidue anni e una vita normale e un po' noiosa. Senza crepe, in apparenza. Francesco è torbido, misterioso e affascinante. E baro. Le loro vite viaggiano separate fino all'incontro che segnerà il destino di entrambi. I due diventano amici e passano da una partita di carte truccata all'altra, da una bravata all'altra, in un vortice ubriacante che a poco a poco diventa un'inarrestabile discesa agli inferi. In parallelo corre un'indagine dei carabinieri su una serie di misteriose violenze. Una storia struggente sull'amicizia e il tradimento. Un'avventura picaresca in una Bari segreta e allucinata.
1569, Cipro. Quando prende terra a Famagusta, città di mercanti nota per i suoi bordelli, Marcantonio Bragadin trova un'estate torrida ma un'accoglienza glaciale da parte della popolazione. Perché il nuovo governatore militare preceduto da una fama durissima - è stato inviato da Venezia per gestire con pugno di ferro l'imminente guerra con i Turchi, ma la città si ostina a vivere nell'illusione della pace. Nessuno però può immaginare, nemmeno Bragadin, che Famagusta sta per subire uno dei più feroci assedi della Storia. È convinto che i Nuovi Armamenti segreti progettati all'Arsenale della Serenissima terranno Cipro al sicuro, e così, mentre la fortezza della città è circondata dal Serdar turco, ogni giorno lui scruta il mare: le galee dalla madrepatria non si vedono all'orizzonte, ma lui resiste, 7.000 uomini contro 240.000 Turchi, per quasi un anno. Il tempo che impiegano Pio V e il Rey Felipe II di Spagna a formare la Lega Santa e a muovere contro l'Impero Ottomano la loro Armada invincibile. Ma non c'è più nulla da fare: Famagusta ormai è capitolata e Bragadin affronterà con coraggio sovrumano il suo atroce destino. Prima che le acque del Golfo di Lepanto si tingano di rosso in una battaglia epocale tra Oriente e Occidente, destinata a cambiare il volto del Mediterraneo.
Il colpo di fulmine ti percorre e ti abbaglia: all'inizio di una storia pensi che la vita ti riserverà solo rose e fiori, ma poi è un mazzo di broccoli quel che spesso ti resta in mano. E, in epoca vegan, questo è più vero che mai. Quando Francesco investe Alice con la bicicletta, lei anziché maledirlo ne resta folgorata: rustico ma non tamarro, longilineo ma non evanescente, scolpito ma non minaccioso. "Una di quelle creature aliene" fantastica senza sapere di essere vicina alla realtà "che potrebbero nutrirsi di lupini, alghe e segatura, e restare in forma perfetta." E così, stregata, non coglie i segnali che le preannunciano un futuro di idealismi e rinunce, come il fatto che lui arrivi in ritardo al primo appuntamento perché ha dovuto salvare un piccione ferito. O che, per "sciogliersi", non ordini uno Spritz ma un centrifugato di carote. Francesco è vegano e Alice abbandona salame e pasticcini per vestire i panni di qualcuno che non è. Convinta che, in amore come nella vita, non vinca il più forte ma chi sa adattarsi più velocemente. D'altra parte, lui sulla carta è l'uomo ideale: cucina bene, è ecologista e maestro di decrescita felice. Però, come sa bene chi l'ha provato, vivere con un supereroe implica un prezzo da pagare: essere vegani per Francesco vuol dire anche fare a meno dell'auto, dei detersivi, cucirsi i vestiti da sé... Ma di quanto si può alzare, ogni giorno, l'asticella?
Il bar di Peppe è un minuscolo porto di mare nel ventre di Napoli. Uno di quei bar accoglienti e familiari, sempre uguali a se stessi, dove sfogliatelle e caffè sono una scusa per chiacchierare, sfogarsi, litigare e fare pace. Inferno o paradiso, dipende dal momento. Ma più di ogni altra cosa è il luogo ideale dove prepararsi all'Evento, quello che la domenica pomeriggio mette tutti d'accordo intorno a un'unica incontrollata passione. Alla cassa del bar c'è Deborah - rigorosamente con l'acca, ostentata come un titolo nobiliare che parla al cellulare sempre incastrato tra spalla e testa, mentre Ciccillo, il tuttofare di origine asiatica, è ovunque perché non si ferma mai. A uno dei tavolini siede invece il Professore, attento osservatore dei sentimenti umani, che a un passo dalla pensione ha deciso di scrivere un libro facile facile, che sappia parlare a tutti. Già, ma quale argomento può raggiungere il cuore e l'anima della gente? La risposta è sotto i suoi occhi, nella trepida attesa dell'Evento. Il resto della settimana è un vero romanzo sudamericano: è gioia e nostalgia, è la poesia di un sogno, è la celebrazione di un gioco. È un diario dell'emozione che uomini e donne vivono giorno dopo giorno, e che calamita ricordi, ossessioni e amori. È come il caffè napoletano, una sintesi perfetta di gusto ed energia: ti colpisce forte e ti dà il coraggio per affrontare le avversità della vita, fuori dal bar.