
È un linguaggio profondo e complesso quello con cui ci parlano coloro che abbiamo amato e non sono più con noi, ineffabile come il paese che abitano. I sogni e i ricordi sono il solo passaggio per questo luogo in cui le epoche della vita si confondono, "un'isola sospesa sulle acque, dai contorni sfumati e frastagliati". Così, attraverso il filtro essenziale della memoria e del sogno, Dacia Maraini ci racconta in questo libro intenso e intimo come "Bagheria" coloro che ha amato, che l'hanno amata e che vivono ora solo attraverso i ricordi: "nel giardino dei pensieri lontani" rievoca e incontra la sorella Yuki, il padre Fosco, Alberto Moravia, Giuseppe Moretti - l'ultimo compagno scomparso prematuramente per una malattia crudele - l'amico carissimo Pasolini e un'inedita e fragile Maria Callas. Perché il racconto ha il potere di accogliere e abbracciare come in una grande festa le persone amate, restituendo al momento della fine, che oggi sempre più si tende a negare, a nascondere, quel sentimento estremo di bellezza e consolazione che gli è proprio. Dacia Maraini ci regala una storia sincera e struggente, un ritratto memorabile di sé che mescola affetti privati e pubblici, felicità e dolore.
Emanuele è un bambino ribelle e pieno di vita che vuole costruirsi un paio di ali per volare come gli uccelli. Emanuele ha sempre addosso un odore sottile di piedi sudati e ginocchia scortecciate, l'"odore dell'allegria". Emanuele si arrampica sui ciliegi e si butta a capofitto in bicicletta giù per strade sterrate. Ma tutto ciò che resta di lui è un pugno di lettere, e un quaderno nascosto in un muro nel ghetto di Lodz. Per ritrovare le sue tracce, Amara, l'inseparabile amica d'infanzia, attraversa l'Europa del 1956 su un treno che si ferma a ogni stazione, ha i sedili decorati con centrini fatti a mano e puzza di capra bollita e sapone al permanganato. Amara visita sgomenta ciò che resta del girone infernale di Auschwitz-Birkenau, percorre le strade di Vienna alla ricerca di sopravvissuti, giunge a Budapest mentre scoppia la rivolta degli ungheresi, e trema con loro quando i colpi dei carri armati russi sventrano i palazzi. Nella sua avventura, e nei destini degli uomini e delle donne con cui si intreccia la sua vita, si rivela il senso della catastrofe e dell'abisso in cui è precipitato il Novecento, e insieme la speranza incoercibile di un mondo diverso.
"Io sono nata viaggiando. Ho saputo solo più tardi, da grande, che il viaggio era un male di famiglia." Partita per Tokyo ad appena un anno di età, abituata alle valigie e al contatto con l'altro sin da bambina, con il tempo Dacia Maraini ha fatto del viaggio un destino, un modo di vita. In queste pagine, che raccolgono racconti, articoli e reportage, offre al lettore uno spaccato del mondo come è apparso ai suoi occhi vagabondi, dall'Africa nera delle savane e delle baraccopoli affogate nei fumi della diossina all'Europa pasciuta, dall'Oriente che dimentica inesorabilmente le proprie radici ai ricchi campus degli States, alle città del Sudamerica cariche di prezioso passato. Attraverso le sue parole, che si intrecciano e rievocano brani, visioni e passaggi firmati da grandi scrittori come Marguerite Yourcenar, Henry James e molti altri, i luoghi ripongono la maschera che indossano a beneficio del turista e svelano finalmente la loro anima.
"Bagheria" è un racconto affidato alla memoria. L'autrice, bambina, arriva in Sicilia dopo aver trascorso due anni in un campo di concentramento giapponese. Con infantile intensità vive la scoperta delle proprie origini, della nobile famiglia materna, così radicata in quel paesaggio fatto di palazzi baronali e case che sembrano reggersi una all'altra. Nell'omertà delle pareti domestiche si consumano rapporti tortuosi, dove il prezzo da pagare ricade sempre sulle donne, sacrificate alla "legge" dell'onore in una società che tutto sa, ma finge di non vedere.
"Lo scrittore scrive anche quando non scrive. Scrive quando cammina, quando mangia, quando dorme, quando fa l'amore. Qualsiasi cosa gli accada è un liquido che prima o poi finisce dentro la bottiglia del suo scrivere." Così parlava di sé Oriana Fallaci, rivolgendosi ai giovani studenti di un'università argentina: e tracciava con queste parole forse il suo autoritratto più autentico. Dopo il successo di "Un uomo", Oriana accettò infatti i sempre più frequenti inviti a raccontare come nascevano i suoi articoli e i suoi libri. Oggi quelle pagine preziose in cui parla anche di sé, della sua famiglia e della sua storia con Panagulis, ci rivelano il rapporto intimo e poetico di Oriana con la scrittura, che non è una semplice passione, ma quasi un istinto insopprimibile: quando seppe di avere il cancro, non chiese quanti anni le restassero da vivere ma: "Quanti libri mi restano da scrivere?".
Marianna appartiene a una nobile famiglia palermitana del Settecento. Il suo destino dovrebbe essere quello di una qualsiasi giovane nobildonna ma la sua condizione di sordomuta la rende diversa: "Il silenzio si era impadronito di lei come una malattia o forse una vocazione". Le si schiudono così saperi ignoti: Marianna impara l'alfabeto, legge e scrive perché questi sono gli unici strumenti di comunicazione col mondo. Sviluppa una sensibilità acuta che la spinge a riflettere sulla condizione umana, su quella femminile, sulle ingiustizie di cui i più deboli sono vittime e di cui lei stessa è stata vittima. Eppure Marianna compirà i gesti di ogni donna, gioirà e soffrirà, conoscerà la passione.
Trenta giorni. È il tempo che rimane a Vercingetorige e ai suoi uomini per affrontare la vendetta di Giulio Cesare. Poi non ci sarà più cibo né acqua nella città assediata dalla furia romana, e il sogno di una Gallia libera morirebbe per sempre con i guerrieri ribelli. Alesia è l'ultimo avamposto della sanguinosa rivolta che ha decimato le legioni romane e messo a dura prova la sete di conquista di Cesare. Per questo adesso i capitribù gallici che difendono la città pregano solo che i rinforzi arrivino al più presto. È stato il bardo Ceidrac a radunare da ogni angolo della Gallia l'esercito in marcia verso la roccaforte. Con loro ha cavalcato Nesia, la veggente sacra agli dèi e sposa di Vercingetorige: anche lei vuole combattere, perché il figlio che porta in grembo possa nascere da uomo libero. E ora, sotto le mura di Alesia, mentre il vento porta con sé le potenti parole di Ceidrac, gli uomini di Gallia sono pronti a lottare fino alla morte insieme al proprio capo, il "grandissimo re dei guerrieri" che ha osato sfidare l'invincibile Cesare.
Tra le mura del Vaticano ormai non è più un segreto: il papa è in fin di vita. In Curia l'inquietudine sale, perché il conclave imminente si prospetta come un vero e proprio scontro di civiltà. Sul trono di Pietro potrebbe salire il palestinese Gabriel Sader oppure Thomas Simpson, il gesuita appoggiato dai cardinali conservatori e dai vertici israeliani e americani. La Chiesa si trova a un bivio storico. Così, per evitare lo smacco di un papa arabo, lo schieramento di Simpson dà il via a una misteriosa operazione che ruota attorno al luogo in cui duemila anni fa venne celebrata l'Ultima Cena, e dove per i cristiani tutto ha avuto inizio. Ma sul tavolo delle trattative non ci sono solo le rivendicazioni della Chiesa sul Cenacolo. La sanguinosa guerra tra cardinali è infatti appena cominciata. Luca Ferrari, giovane e brillante monsignore, e Carmen Mendoza, affascinante storica dell'arte, cercheranno di far luce sulle trame occulte, la corruzione e i privilegi acquisiti o venduti a caro prezzo fra le Mura Leonine. Perché proprio alla corte del papa si nascondono le più scioccanti verità. Carlo Marroni, esperto vaticanista e corrispondente diplomatico, ci conduce dentro le stanze segrete del Vaticano, tra insospettabili meccanismi di potere e delicati equilibri geopolitici in bilico tra finzione e realtà. E se l'elezione del nuovo pontefice potesse davvero cambiare il corso della Storia?
La casa è illuminata a giorno e un delicato abito Chanel riposa sul letto, in camera. Eugenia è in ritardo per il compleanno del padre, l'importante imprenditore milanese Paolo De Gasperis. Ma la stanza del ricevimento è ancora vuota. Sono passati alcuni giorni dalla notizia: l'enorme cantiere della sua società è stato sequestrato. Lucy, la moglie, è sconvolta e vede già la famiglia rovinata, mentre Eugenia non si è resa conto che tutto sta cambiando. Non ha voluto. Perché da poco all'università ha incontrato Tobias, il primo ragazzo che l'abbia fatta sentire così: intelligente, semplice, profonda. Quando però Eugenia torna a casa, capisce che dall'uragano familiare non può stare fuori. Giulia Ottaviano ha scritto una storia quotidiana che è specchio di un'Italia in caduta libera, ha raccontato i desideri e le paure come li viviamo oggi.
Tanith corre con i lupi dell'Orda, sfidando il gelo delle Terrefredde. Si muove con l'accortezza di un predatore e ne possiede la ferocia, ma è solo una ragazzina. Cresciuta dal branco e dalla misteriosa Sciamana, Tanith non ha paura di niente, come i lupi che l'hanno accolta tra di loro. Né delle gigantesche creature che popolano i ghiacciai né dei soldati dell'imperatore venuti da lontano per imprigionare suo padre, il leggendario Signore dei Lupi. Per liberarlo, la giovane dovrà viaggiare fino ai confini di Tlön, un regno in decadenza lacerato da sanguinose battaglie tra clan rivali. Insieme a Tanith combattono l'amato fratello Garr, che l'aiuterà a scoprire davvero se stessa, e il boia Malamorte, depositario di antichi riti negromantici e di un segreto che potrebbe salvare l'impero dalla distruzione. Perché su Tlön incombe l'oscura minaccia di un popolo primigenio che esige tremendi sacrifici umani per ritornare alla luce. Con "I demoni del ghiaccio" Stefano Federici racconta l'epopea fantasy di una giovane ribelle, pronta a sfoderare gli artigli contro il Male che si risveglia nel cuore della sua terra e contro quello che segretamente si annida nel suo.
La prima edizione dell'Italia provvisoria viene pubblicata da Rizzoli nel 1947 e Guareschi, parlando della sua opera, scrive: "La trovata vera è quella di documentare la narrazione. Così mi tengo agganciato alla realtà e non falso neanche il futuro. Ho tutti i giornali della repubblica, i libri coi documenti". Si tratta dunque, come scrive Tatti Sanguineti in un saggio del 2008, di "un album del dopoguerra nel quale convivono racconti umoristico-satirici e polemico-sentimentali mescolati a ritagli di giornali vari, volantini di federazione di partito, inni di rivolta, fotomontaggi". Nel 1996, Beppe Severgnini cita proprio un pensiero tratto dall'Italia provvisoria: "Italiani, io vi esorto all'umorismo: chi non sa sorridere non sa regnare. Siamo seri, noi italiani. Siamo tanto seri che facciamo persino ridere", e conclude: "Chiunque abbia scritto qualcosa del genere è un genio".
In un'epoca dominata dal potere gli uomini si dividono tra i qualcuno e i nessuno, tra chi vive per farsi vedere e chi, quasi fosse trasparente, esiste ed è come se non ci fosse. Ma quando un Nessuno, orfano di un macellaio e di una cassiera di macelleria e privo di un ruolo nella società, si ripiega su se stesso alla ricerca di un senso, ecco che si squaderna come un libro aperto, anche se di pagine bianche. E su queste pagine comincia lentamente a dipingere il suo autoritratto, rielabora il suo dolore, dialoga - e delira - con le immagini della sua mente, sempre in bilico tra la realtà e l'allucinazione, tra la forza della memoria e la sua inaffidabilità, tra un fragile se stesso e le sue molteplici identità. Mentre gli sfilano davanti desideri e paure, ragazze rumene e animali abbandonati, procuratori della repubblica e carabinieri, diabole e messia, Nessuno riflette sulla vita che si intreccia alla morte, sul tempo e le sue declinazioni, sul mistero delle pulsioni e quello della coscienza, sul caso e sulla libertà. Ma è una cagnolina, Bibì, a fare breccia sul suo bisogno di affetto, nel suo universo chiuso ed enigmatico indicandogli una via, stretta, verso gli spazi aperti, verso il profondo respiro della natura, verso una vera casa.