
Può darsi che i vostri figli siano allegri, loquaci e premurosi. Che leggano "I Malavoglia" con piacere, che vadano bene a scuola (ma senza essere secchioni), che rifacciano il letto con gaiezza, che stendano i panni senza chiedere in cambio sette euro. Bene. Bravi loro, bravissime voi. Ma se per caso anche voi non fate che chiedervi chi diavolo siano quelle creature impenetrabili che avete generato, e soprattutto come sia possibile che non vi assomiglino neanche un po'; se anche voi vi siete domandati da quale pianeta provengano e perché si aggirino per casa modificando lo spazio e il senso di tutte le cose, compreso quello della vostra esistenza, pronunciando frasi inudibili, involontariamente comiche, allora questo libro vi salverà la vita. O perlomeno il buonumore, che è un po' la stessa cosa. Tra tavole apparecchiate che diventano ring da combattimento, irresistibili colloqui con gli insegnanti e con Dio, tentativi di pasticceria liofilizzata e inaspettati momenti di tenerezza, l'esordio narrativo di Valentina Diana è un romanzo che vive di scene folgoranti, istantanee di una vera e propria "guerra dei mondi".
Come nel "Dialogo sopra i massimi sistemi del mondo" di Galileo Galilei, tre autori-personaggi in questo libro entrano in scena e raccontano al lettore alcune storie, a partire dal testo dello spettacolo "Itis Galileo", ricco di invenzioni di rara comicità. Marco Paolini, con il coautore dello spettacolo Francesco Niccolini e lo storico e filosofo della scienza Stefano Gattei trattano da punti di vista diversi la figura di Galileo, così vicino a noi, coraggioso e pavido, scienziato e meccanico, scrittore affascinante al servizio della ricerca del vero e della lingua italiana, rivoluzionario instancabile senza mai dichiararlo: "Galileo non è un mito della scienza, è un uomo che ci assomiglia, pieno di limiti, di contraddizioni, ma dotato di una costanza e di una resistenza che con gli anni non sfioriscono". Non serve identificarsi in Galileo, serve trovare ancora quella sua energia e sana diffidenza che rimette tutto in movimento, che rende nuove le cose. Ognuno di noi la può inventare. Il DVD contiene l'anteprima della diretta televisiva trasmessa su La7 dai Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
È una primavera strana, indecisa, come l'umore di Guido Guerrieri. Messo all'angolo da una vicenda personale che lo spinge a riflettere sulla propria esistenza, Guido pare chiudersi in se stesso. Come interlocutore preferito ha il sacco da boxe che pende dal soffitto del suo soggiorno. A smuovere la situazione arriva un cliente fuori del comune: un giudice nel pieno di una folgorante carriera, suo ex compagno di università, sempre primo negli studi e nei concorsi. Si rivolge a lui perché lo difenda dall'accusa di corruzione, la peggiore che possa ricadere su un magistrato. Quasi suo malgrado, Guerrieri si lascia coinvolgere dal caso e a poco a poco perde lucidità, lacerato dalla tensione fra regole formali e coscienza individuale. In un susseguirsi di accadimenti drammatici e squarci comici, ad aiutarlo saranno l'amico poliziotto, Carmelo Tancredi, e un investigatore privato, un personaggio difficile da decifrare: se non altro perché è donna, è bella, è ambigua, e gira con una mazza da baseball.
Tanti anni prima Lorenza era una ragazza bella e insopportabile, dal fascino abbagliante. La donna che un pomeriggio di fine inverno Guido Guerrieri si trova di fronte nello studio non le assomiglia. Non ha nulla della lucentezza di allora, è diventata una donna opaca. Gli anni hanno infierito su di lei e, come se non bastasse, il figlio Iacopo è in carcere per omicidio volontario. Guido è tutt'altro che convinto, ma accetta lo stesso il caso; forse anche per rendere un malinconico omaggio ai fantasmi, ai privilegi perduti della giovinezza. Comincia così, quasi controvoglia, una sfida processuale ricca di colpi di scena, un appassionante viaggio nei meandri della giustizia, insidiosi e a volte letali. Una scrittura inesorabile e piena di compassione, in equilibrio fra il racconto giudiziario - distillato purissimo della vicenda umana - e le note dolenti del tempo che trascorre e si consuma.
Se non avete mai sentito parlare dell'Area X è merito della Southern Reach. Da trent'anni un fenomeno dall'origine sconosciuta sta alterando l'ecosistema costiero di un territorio nel Sud degli Stati Uniti. Cosa (o chi...) ha generato l'Area X, cosa avviene all'interno del confine impenetrabile che la divide dal resto del mondo, quale destino attende chi decide di esplorarla? Sono domande a cui, da trent'anni, tenta di rispondere la Southern Reach, un'agenzia governativa segreta incaricata di studiare il fenomeno. Senza risultati, almeno finora. Alla Southern Reach c'è un nuovo direttore: John Rodriguez, anche se tutti lo chiamano Controllo. Eppure quello che sembra mancargli è proprio il controllo sulle cose. A cominciare dalla struttura che è stato chiamato a dirigere, dove tutti perseguono i loro scopi, tanto segreti quanto personali. La sua vice, per esempio, ancora legata alla direttrice precedente e forse a conoscenza dei veri motivi che hanno spinto l'ex capa a prendere parte alla dodicesima missione nelle vesti della psicologa. O i membri della sezione scientifica con i loro terribili e pericolosi esperimenti con i conigli. O Whitby che sembra sapere troppe cose per un semplice "tuttofare". A Controllo basterà poco per capire che i misteri della Southern Reach sono altrettanto numerosi e pericolosi di quelli dell'Area X. Qual è il vero scopo della Southern Reach? Chi la comanda?
Michele Tessari è un avvocato che avvocato non vuole essere, ex necroforo, affetto da un disturbo bipolare, intrappolato nella vita come una cavia isterica ma consenziente, persino complice. Un "complice debole" del mondo in cui è immerso. Il disfacimento della sua terra si rispecchia in quello della sua esistenza, inquinata da un odio "che cammina come l'infezione, dalle caviglie alla bocca", dove si trasforma in grido. E quel grido investe la classe politica, le carceri, la giustizia, il sistema universitario, giù giù fino ai singoli individui, fino al narratore stesso, imbibito degli stessi mali contro cui si scaglia. È un grido modulato da una scrittura apocalittica, con una portentosa violenza evocativa. Non c'è consolazione in queste pagine, nessuna catarsi: solo letteratura. E, in letteratura, "coraggio" è soprattutto raccontare la verità. "Questo è il paese delle cose che stanno morendo. No. Questo è il paese dei corpi. Un paese pieno di corpi. Corpi che si svegliano morti, escono morti di casa, tornano morti; corpi che parcheggiano, scendono, sputano, corpi che si salutano, sbadigliano, bestemmiano sempre, fatturano. Corpi camminanti".
Nelle terre di confine tra Liguria e Francia, un gruppo di personaggi il cui ago della bilancia è Veronique, con la sua malinconica bellezza, si incontra nelle case, lungo i sentieri delle colline, sulle strade vicino al mare. Nel fitto intreccio delle loro parole prende corpo il senso profondo della civiltà che quella terra ha espresso: il saper guardare gli alberi e i colori, il ricordo di guerre combattute senza doversi nascondere, i simboli malati delle culture nate da quello scontro. La conversazione è come sospesa sull'abisso. Nell'oscurità della notte si agita un mondo clandestino regolato dalle leggi della violenza e dello sfruttamento: l'universo dei disperati che si riversa in Occidente come un'onda oscura e inarrestabile. Prefazione di Giorgio Ficara.
Gli adulti la chiamano "la situazione": la professoressa Mavaldi, zio Eugenio, persino quello spostato dello zio Gil. La situazione è che Mirko e Tommaso Turriani, orfani da pochi mesi, affidati allo zio residente a Pavia, non hanno nessuna intenzione di lasciare la loro casa di Milano. Il prezzo più alto per restare da soli sono certi di averlo già pagato, e adesso rigare dritto è l'unico modo per andare avanti. Solo che la vita, loro lo sanno bene, non sempre è d'accordo con noi su quello che ci spetta. E quando Mirko decide di mentire per andare a Madrid a vedere la finale di Champions, per andarci con Greta, per passare una notte con lei non può immaginare di aver dato il via a un conto alla rovescia, una valanga che rischierà di travolgere tutti.
Al cuore del romanzo, le vicende di tre amici. Tutti, per motivi diversi, stanno tornando in Sardegna. Dora, Agata e Matteo hanno studiato fuori dall'isola, hanno viaggiato, lavorato o provato a lavorare. Hanno amato, sempre prossimi al fallimento e sempre pronti ad accogliere nuove speranze. Agata fa la pediatra a Pavia, Gianluca l'ha lasciata quando è rimasta incinta e lei ha deciso di far nascere il bambino a Cagliari, dove da qualche mese è andata a vivere anche Dora. Matteo insegna a Bologna, ma quando scopre di essere malato sceglie di andare a curarsi a Cagliari, e di abitare con Agata e Dora. Dora ha cambiato molte città e molte case, e se le porta dentro. Dora è la voce di tutte le voci, il crocevia di queste vite che conoscono un'unica vera avventura, quella di vivere, e dove poche cose contano più della fisicità del corpo, il proprio e quello degli altri. Dora sente risuonare a ogni passo tutte le canzoni che ha cantato, le parole che ha letto o ascoltato, gli insuccessi condivisi, la libertà inseguita e il futuro che, nonostante la stagione che verrà, si può ancora inventare. Paola Soriga racconta le speranze e il disincanto di una generazione il cui futuro è stato rinchiuso nel puro privato, sfarinato in un rivolo di progetti che abitano spesso lo spazio di un mattino.
Nel 1903 Vita e Diamante, nove anni lei, dodici lui, sbarcano a New York. Dalla miseria delle campagne del Mezzogiorno vengono catapultati in una metropoli moderna, caotica e ostile. Vita è ribelle, possessiva e indomabile, Diamante taciturno, orgoglioso e temerario. Li aspettano sopraffazione, violenza e tradimento. Ma anche occasioni di riscatto, la scoperta dell'amicizia e, soprattutto, l'amore. Che si rivelerà più forte della distanza, della guerra, degli anni. Dando voce a un coro di personaggi perduti nella memoria, Melania Mazzucco tesse i fili di una narrazione che è insieme familiare e universale. La storia di tutti quelli che hanno sognato, e sognano, una vita migliore.
Maurizio ha dieci anni e non vede l'ora che comincino le vacanze. Per lui l'estate significa stare dai nonni a Crabas: lì ogni anno ritrova Franco e Giulio, fratelli di biglie, di ginocchia sbucciate e caccia alle libellule, e domina con loro un piccolo universo retto da legami che sembrano destinati a durare per sempre. Ma nell'estate del 1986 qualcosa di imprevedibile incrinerà la loro infanzia e mostrerà a tutti, adulti e ragazzi, quanto possa essere fragile il granito delle identità collettive. Basta un prete venuto da fuori a fondare una nuova parrocchia per portare una scintilla di fanatico antagonismo dove prima c'erano solo fratellanze. In quella crepa della comunità l'estraneo può assumere qualunque volto, persino i capelli rossi di un inseparabile compagno di giochi. In questo racconto insieme comico e profondo, la penna inconfondibile di Michela Murgia ci regala una storia di formazione in cui il protagonista scopre - insieme al lettore - cosa significa dire "oi". "Non era un pronome come negli altri posti, ma la cittadinanza di una patria tacita dove tutto il tempo si declinava così, al presente plurale".
Questa è la storia di uno sterminio di massa conosciuto come Aktion T4. T4 sta per Tiergartenstrafte numero 4, un indirizzo di Berlino. Durante Aktion T4 sono stati uccisi e passati per il camino circa trecentomila esseri umani classificati come "vite indegne di essere vissute"... Cominciarono a morire prima dei campi di concentramento, prima degli zingari, prima degli ebrei, prima degli omosessuali e degli antinazisti e continuarono a morire dopo, dopo la liberazione, dopo che il resto era finito". Con uno scritto di Mario Paolini.