
Roberto, Klizia, Annachiara, Flavio, Giulia, Caterina, Sabrina, Simone, Alessia e Sara. Sono i piccoli pazienti del Bambino Gesù di Roma, l'ospedale pediatrico più grande d'Europa. Dietro i loro nomi, la sfida di chi è costretto ad affrontare una drammatica diagnosi nell'età dell'innocenza: l'incontro improvviso con la malattia, la paura, il ricovero, la degenza, le decisioni vitali da prendere, ma anche la speranza, l'amore dei genitori, la determinazione di guarire. Simona Ercolani dà voce ai veri "braccialetti rossi" che ci insegnano a guardare la malattia senza tabù, con un unico grande messaggio: per guarire non bisogna mai darsi per vinti.
"La volpe e il sipario", uscito nel 1997 in edizione non venale e poi nel 2004 da Rizzoli, rappresenta uno dei momenti più alti dell'opera di un'artista amatissima. È una raccolta compatta e unitaria della maturità di Alda Merini, una collezione di versi nei quali si aggira una volpe esile e feroce, capace di squarciare il sipario della quotidianità. "La volpe e il sipario" è, prima di ogni altra cosa, nuda poesia d'amore: ogni sua parola afferma sull'angoscia, sulla sofferenza, sulla follia - la forza dirompente dell'esserci e dell'amare. C'è un'energia, in queste pagine, che merita di raggiungere un ampio pubblico di lettori; e un'infinita capacità dì stupirci con una scandalosa dichiarazione di felicità: la felicità impossibile dì essere poeta.
"Ricordo l'estate del 1968. Rientrai a New York dodici ore dopo l'assassinio di Robert Kennedy. In aprile Martin Luther King, in giugno Robert Kennedy. Le fotografie dei bambini che morivan di fame nel Biafra, i combattimenti fra gli arabi e gli israeliani, i carrarmati sovietici a Praga, i vandalismi degli studenti borghesi che osano invocare Che Guevara e a scuola ci vanno con la fuoriserie di papà." Ecco il 1968 di Oriana Fallaci, un momento cruciale della sua carriera in cui, secondo un ritratto che le dedica "Time" l'allora inviata dell'"Europeo" si consacra "la più importante giornalista italiana, con un seguito anche in molti altri Paesi". Gennaio inizia in Vietnam, dove racconta in presa diretta la guerra di un piccolo popolo contro la superpotenza USA. Più tardi, nell'America delle lotte razziali e per i diritti civili, traccia i ritratti dei protagonisti dell'epoca - da Bob Kennedy a Martin Luther King, fino a Nixon. Quindi, instancabile, racconta la Cina maoista, le filosofie orientali, i santoni indiani, la miseria in Perù. Fino ad arrivare in Messico, prima delle Olimpiadi, dove rimane ferita nel corso di una protesta studentesca, facendo trattenere il respiro a tutta Italia. Solo lei non ha paura e non si tira mai indietro, sa che "in guerra una buona ferita è una grossa fortuna perché è difficile venire colpiti due volte". E parte di nuovo per gli Stati uniti, per finire l'anno accanto agli astronauti che si preparano allo sbarco sulla Luna. È l'alba di una nuova era, la testimonianza di un momento di svolta che riguardò tutto il mondo, oltre la visione provinciale di quelli che poi chiamerà i "nostri sessantottini ultraborghesi".
Sullo sfondo inconfondibile della "sua" Costiera Amalfitana, Franco Di Mare ci regala un nuovo, intrigante romanzo in cui vizi e virtù dei protagonisti si confondono con i nostri. E ci ricorda che tutti, nella vita, abbiamo bisogno di un pizzico di magia.
L'inverno a Bauci non è uguale a quello della Costiera: la pioggia batte forte e dai monti Lattari soffia un vento di tempesta che, se uno non c'è abituato, mette un po' di paura. È in una sera così, mentre le imposte sbattono e le nuvole coprono il cielo, che in paese arriva un misterioso sconosciuto. Capelli e barba bianchissimi, lungo pastrano nero, lo straniero non fa in tempo a presentarsi che già corrono voci su di lui. Chi è? Da dove viene? Cos'è venuto a fare qui, che vuole? La targa appesa alla sua porta recita: "Mago Barnaba, maestro di esoterismo, sacerdote di riti karmici, esperto di sciamanesimo, astrologia, tarocchi, chakra, malocchi, fatture". La curiosità è tanta, ma per le strade di Bauci un mago non s'è mai visto, e ad aumentare la diffidenza ci si mette pure don Balo, il parroco, che durante l'omelia non perde occasione per ricordare che ciarlatani e imbonitori non sono altro che servi del demonio. Resistere alla tentazione però è difficile, anche perché pare che Barnaba, con le sue profezie, non sbagli un colpo. In fondo, a fare domande che male c'è? È così che i baucesi, uno dopo l'altro, aspettano l'ora giusta per consultare il mago in gran segreto e scoprire cosa riserva loro il futuro...
"Ogni mattina alle sette, lavato, sbarbato, vestito di tutto punto mi siedo al tavolo del mio studio e scrivo. Sono un uomo molto disciplinato, un perfetto impiegato della scrittura. Forse con qualche vizio, perché mentre scrivo fumo, molto, e bevo birra. E scrivo, io scrivo sempre. Questo è Camilleri. Poi a novant'anni arriva il buio. E così come non era terrorizzato dalla pagina bianca, combatte anche l'oscurità della cecità e inizia a dettare. La sua produzione letteraria trova nell'oralità una nuova via per raccontare le sue storie. Ma se forte era la sua disciplina prima, lo è ancora di più oggi che può contare esclusivamente sulla sua memoria. E quindi occorre tenerla in esercizio: osservare nei dettagli i ricordi, rappresentarsi nella mente le scene. Quelli qui pubblicati, come dice lui, sono i compiti per l'estate: 23 storie pensate in 23 giorni, che raccontano come nitide istantanee la sua vita unica e, sullo sfondo, quella del nostro Paese. La memoria qui non è mai appesantita né dalla malinconia né dal rimpianto. Per questo Camilleri ha chiesto a chi parla attraverso i colori, le forme e i volumi di rendere il suo esercizio più godibile, più leggero, più spettacolare. L'ideale della mia scrittura è di farla diventare un gioco di leggerezza, un intrecciarsi aereo di suoni e parole. Vorrei che somigliasse agli esercizi di un'acrobata che vola da un trapezio all'altro facendo magari un triplo salto mortale, sempre con il sorriso sulle labbra, senza mostrare la fatica, l'impegno quotidiano, la presenza del rischio che hanno reso possibili quelle evoluzioni. Se la trapezista mostrasse la fatica per raggiungere quella grazia, lo spettatore certamente non godrebbe dello spettacolo."
Genova, inverno 1992. Mentre le celebrazioni per i cinquecento anni dalla scoperta dell'America ridisegnano il fronte del porto, l'omicidio del giovane Luca sconvolge le vite di un gruppo d'inseparabili amici, svelando passioni e segreti custoditi da anni. Quando i sospetti ricadono su Teresa, la sognatrice dai capelli rossi che ama i romanzi, il caso sembra ormai chiuso, ma a rovesciare la verità di comodo ci penserà una coppia d'eccezione: Diego Ingravallo, un commissario di polizia dall'ingombrante cognome letterario, e lo psicologo Paolo Luzi, a cui un tragico passato ha conferito il dono - o la maledizione - di riconoscere le bugie di chi mente sapendo di mentire. Dagli studi di potenti avvocati ai salotti della Genova bene fino ai malinconici quartieri della città operaia, i due investigatori sprofonderanno in un abisso di paure e ossessioni. Tra i caruggi assediati dalla buriana, il grande freddo è quello che invade i cuori fino a incrinare ogni certezza, salvo una: mai sottovalutare le conseguenze dell'amore.
Certe giornate partono talmente storte che solo un miracolo potrebbe raddrizzarle. Anche se è la mattina di Natale, e nella villa della padrona Giulia sul lago d'Orta fervono i preparativi per l'apertura dei regali e l'imminente cenone, Gatto, il fedele micio del vicecommissario Enea Zottìa, è nervoso: cosa ci fanno quelle palline colorate appese allo strano albero accanto alla sua cuccia? Che razza di dispetto è questo, non permettergli di giocarci? Ma soprattutto: chi gli ha nascosto la ciotolina dove ora, appena sveglio, vorrebbe fare colazione? Una seccatura dietro l'altra per Gatto, anche se, deve ammetterlo, la villa è davvero incantevole e la compagnia non è poi così male: Giampaolo, il cane color fango sempre impegnato a rotolarsi nelle pozzanghere, Sappo, il felino più saggio del circondario, con mille cicatrici e avventure da raccontare, e poi Fred, il leggendario Tacchino che per la sua bellezza è diventato animale da compagnia e che dovrebbe partecipare alla serata di festa. Qualcuno però vuole fargli del male, e potrebbe trattarsi proprio di chi ha ordito la sparizione della ciotolina di Gatto. Ma questi sono misteri che solo chi ha nove vite e un coraggio di gran lunga superiore alla propria taglia può risolvere...
Ogni donna è una voce, uno sguardo, una sensibilità unica e irripetibile. Lo sono anche Gesuina, Maria e Lori, una nonna, una madre e una figlia forzate dalle circostanze a convivere in una casa stregata dall'assenza prolungata di un uomo. Tanto Gesuina, più di sessant'anni e un'instancabile curiosità per il gioco dell'amore, è aperta e in ascolto del mondo, quanto Maria, sua figlia, vorrebbe fuggire la realtà, gli occhi persi tra le carte di traduttrice e i sentimenti rarefatti rivolti a un altrove lontano. Il ponte tra questi due universi paralleli è Lori, sedici anni fatti di confusione e rivolta, che del cuore conosce solo il ritmo istintivo dell'adolescenza. Ma il fragile equilibrio che regola la quotidianità di queste tre generazioni è destinato a incrinarsi quando un uomo irrompe nelle loro vite, e ristabilirne uno nuovo significherà abbandonarsi alla forma più pura di passione, quella per la libertà. "Tre donne" illumina i percorsi nascosti e gli equilibri impossibili del desiderio, li fotografa con un taglio inedito che ne coglie le delicate sfumature in tutte le età della vita.
Per me ormai Roma è questa, non quella del Pantheon o di piazza Euclide; non i monumenti di gesso che si ammirano dal Gianicolo, né il giro di cupole e campanili che disegnano i gabbiani dalla Terrazza Olivetti. La Roma che per lui era straniera, da volerci quasi il visto per entrarci, è ormai straniera anche per me: non mi restano che le borgate, ma le borgate senz'anima perché l'anima delle borgate era lui. Per gli altri sono "il professore", detto con stima e ironia - il "buana" bianco che non conosce le usanze, il pollo da spennare, il gay attivo che comunque si inchiappettava uno dei loro, la persona di rispetto a cui chiedere il parere su un'irregolarità amministrativa o informazioni su un episodio storico: tra le identità che ho assunto nel tempo, mi pare una delle più accettabili. Il progetto meno opaco che riesco a formulare è trasferirmi all'estero, in una geografia immaginaria dei paesi in cui mi è stato concesso di far l'amore con Marcello (più o meno come in quei giochi dove si ricostruisce una figura congiungendo i punti con un tratto di penna); mezzo per caso mezzo per volontà, la parte di mondo che mi sarebbe consentita ha ai suoi vertici Chicago e Sharm el-Sheikh, Amsterdam e Abu Dhabi, Rio de Janeiro e Barcellona, Cuba e Berlino - il territorio in cui l'ho posseduto è libero dai mostri. Il romanzo più estroverso di Walter Siti torna in libreria con un Post scriptum inedito dell'autore.
Giovanni si risveglia dal coma nel luglio del 2017. Aveva vent’anni quando la sua vita si interruppe. L’ultimo ricordo, prima dell’incidente, è in piazza San Giovanni, il 13 giugno 1984. Insieme al padre e alla fidanzata sta partecipando al dolore collettivo per la morte di Enrico Berlinguer. Dopo oltre trent’anni la vita ricomincia. Giovanni rinasce, adulto. Tutto è cambiato. Si trova in un nuovo secolo, in un nuovo millennio. Non c’è più il mondo che ha lasciato: i partiti, gli stati, i personaggi. Il modo di vivere, di sapere, di comunicare è stravolto, per lui un universo ignoto. Giovanni è come un bambino cinquantenne. Deve imparare una vita inedita e conoscere, accettandolo, il destino di chi ha amato quando ne aveva venti. Ad aiutarlo a rinascere ci sono Giulia, la suora tormentata che l’ha accudito per buona parte della degenza, Daniela, la psicologa dalla malinconia sottile, e suo figlio Enrico, ragazzino saggio e disilluso. Quando non celebra solo la memoria collettiva di un’epoca lontana ma radicata nelle coscienze. È il racconto del presente, meraviglioso e terribile, riconosciuto con la nitidezza di occhi che lo incontrano per la prima volta. È il romanzo per ognuno di noi: per chi ha vissuto, senza mai sentirsi solo, la forza di un ideale oppure lo ha mancato per ragioni anagrafiche e ne avverte la potenza o il rimpianto.
Il momento in cui ti innamori, anche se mentre lo vivi non te ne rendi conto, innesca conseguenze impreviste e irreversibili. È ciò che succede anche al protagonista di questo libro, quarantacinque anni, padre separato, quando un sabato pomeriggio di marzo mette su la prima maglietta di cotone che gli capita, un paio di vecchie scarpe e invece di andare in palestra tira dritto e comincia a correre lungo il Naviglio: due chilometri all'andata e due al ritorno. Perché sì, è della corsa che si innamora. Di quella cosa che "si fa per non impazzire", per tornare bambini o per preparare "il viaggio più bello della vita": la prima maratona. Ed è così che nasce questo libro che parla di running. Perché a dare il passo all'autore ci sono tanti personaggi incredibili: per esempio c'è Edoardo, che scopre la corsa a sessant'anni sotto gli sguardi irridenti dei suoi compaesani e che oggi, a settantotto, è il secondo ultramaratoneta al mondo della sua categoria; c'è Constantin, che corre in stampelle dopo l'amputazione di una gamba; c'è Mahanidhi, prototipo del corridore-cercatore; c'è persino Chet Baker, che appare come una visione in un'alba nebbiosa alle porte della città. E c'è appunto Milano, la Milano del Parco Sempione e quella delle periferie, di tanti luoghi nascosti e tanti sguardi possibili solo all'occhio di chi li attraversa correndo.
Letti, studiati, amati o detestati, I promessi sposi sono il romanzo simbolo del nostro Paese. Scritto in una lingua nuova, viva, capace di dar voce ai signori come alla gente del popolo, di raccontare guerre, amori e pestilenze senza artificio né retorica, il capolavoro manzoniano tocca i temi cruciali per la nascita dell'Italia moderna - dalla formazione di un carattere nazionale sotto le dominazioni straniere all'intreccio dei valori religiosi e civili nella coscienza collettiva. Oggi che Lucia, Renzo e tutti gli indimenticabili personaggi che animano il romanzo sono riconosciuti come patrimonio culturale iscritto nel nostro DNA di nazione, l'opera di Manzoni merita di essere finalmente letta con occhi nuovi, al di fuori di stereotipi e categorie. In questa edizione di pregio il testo è arricchito dalle illustrazioni di Francesco Gonin & Co., che scandiscono, secondo precisa regia manzoniana, l'edizione definitiva del romanzo.