
Un racconto denso e sconvolgente, una storia di poverta', emarginazione, dolore e morte in una societa' che ai piu' deboli toglie anche la speranza.
Dall'esilio negli Stati Uniti alla guida della Comunita' ebraica: la vita di una donna straordinaria per comprendere luci e ombre del Novecento.
Antigone, sfidando le leggi per dare sepoltura al fratello, incarna la pietà, un sentimento sobrio quanto necessario, profondamente umano. Proprio da Antigone prendono spunto gli articoli che compongono questo volume e che sono usciti negli anni sul "Corriere della Sera" e sul "Messaggero". Sono storie di donne che in giro per il mondo subiscono un destino di discriminazione e di violenza, ma anche storie dell'Italia, un paese che secondo l'autrice sembra rassegnarsi alla devastazione incessante del proprio patrimonio naturale e culturale.
Un libro sulle radici dell'autore, una raccolta di racconti, un diario intenso e appassionato attraverso le strade e i destini dell'uomo.
Questo libro rivela ai lettori un aspetto praticamente sconosciuto dell’autore di Don Camillo e dei racconti familiari con Margherita, Albertino e la Pasionaria:quello di creatore di brillanti testi per la Radio. Per ben tre anni, infatti, dal 1947 al 1949, Guareschi realizzò due rubriche radiofoniche che ebbero grande successo.
La prima, «Signori, entra la Corte!», consisteva di ventinove processi – divisi in due serie – il cui verdetto era lasciato agli ascoltatori; la seconda, «Caccia ai ricordi», era composta di dieci episodi immaginari inquadrati in avvenimenti realmente accaduti nell’anno che i radioascoltatori dovevano indovinare.
Per entrambe le trasmissioni erano previsti premi per i vincitori: naturalmente, niente di simile alle migliaia – o milioni – di euro che vengono offerti oggi. Per quanto riguarda, ad esempio, «Signori, entra la Corte!», tra tutti coloro che avevano espresso un giudizio corrispondente a quello della maggioranza venivano sorteggiati «un apparecchio radio Ducati a cinque valvole con occhio magico e venti cassette di Aperitivo Select e Gin Pilla».
Entrambe le rubriche erano nate per campagne pubblicitarie. La prima, per promuovere le pastiglie per la gola del «Resoldòr», prodotto della Ditta Gazzoni di Bologna, offriva nella serie iniziale vicende tipiche del dopoguerra, «comicamente tragiche o tragicamente comiche », i cui protagonisti erano i reduci, i borsari neri, i nuovi industriali, la nuova criminalità; nella serie successiva, richiesta per il notevole successo riportato dalla prima, erano invece proposti argomenti più tipicamente «gialli». Quanto alla seconda, la «Caccia ai ricordi», venne commissionata dal Calzaturificio di Varese: aveva come narratori radiofonici i personaggi allora popolarissimi di Giovannino e Margherita del «Corrierino delle famiglie», e voleva semplicemente divertire. Negli episodi, molti sono i riferimenti autobiografici legati a eventi della sua vita, molti gli spunti tratti da testi scritti in precedenza: del resto, lo stesso accade per gli avvenimenti processuali esposti in «Signori, entra la Corte!». Ogni racconto è pervaso dal ben noto umorismo, dalla struggente ironia del grande scrittore della Bassa, e ci porta il profumo di un’Italia che non c’è più.
Quando solleva con le sue enormi mani da pugile la nipotina appena nata, il vecchio Primo esclama: "A me sembra più bella di tutte le altre". Ma la piccola ha la sindrome di Down e una grave malformazione cardiaca, sua madre Valentina non si riprenderà mai dallo shock (anzi finirà col morirne) e il padre Nevio è un povero ubriacone irresponsabile. Perciò saranno i nonni Primo e Nora a prendersi cura della bimba, dopo averla chiamata Letizia: come l'allegria contagiosa che dimostra fin da neonata. Questo toccante racconto di Gian Antonio Stella, in cui le storie rocambolesche dei pugili americani diventano ninne nanne e si mescolano alle leggende marinare venete, affronta con delicata partecipazione il tema dei "bambini imperfetti".
Una notte di due anni fa, Walter Veltroni ricevette in regalo il disco di un pianista jazz che non aveva mai sentito nominare. Una musica che evocava un misterioso paesaggio interiore, che esprimeva un dolore profondo. Dalle note di copertina Veltroni scoprì che il giovane musicista, Luca Flores, si era suicidato poco giorni dopo l'incisione, nel 1995. Da allora, l'attuale sindaco di Roma ha cercato di scoprire tutto quello che poteva su un uomo che ormai considerava un amico perduto. In questo volume ripercorre la sua vita, dalla nascita a Palermo nel 1956 al diploma al Conservatorio di Firenze, fino alla sua affermazione sulla scena del jazz italiano e internazionale, e alla morte.
È mattina presto. C'è una spiaggia deserta e c'è il mare. Lo sfondo è magico, irreale, e ancora più magico l'incontro che avviene su quella spiaggia: un figlio e il padre morto che, per un'ultima volta, parla al ragazzo e ascolta le sue parole. Padre e figlio si dicono, finalmente, quello che non c'è mai stato tempo di dire, quello che è stato rimandato per fretta, distrazione, timidezza. Il racconto di un sogno bellissimo, di un desiderio impossibile realizzato come per sortilegio. Un libro che parla al cuore degli adolescenti e degli adulti, dei genitori e dei figli.
Calabria, 1863. Sulle montagne remote della Sila, nello scenario mitico di una natura maestosa e selvaggia, lo squadrone di cavalleria guidato dal maggiore Albertis insegue una banda di ribelli capitanati da uno spietato guerrigliero contadino, Evangelista Boccadoro. L'intero sud è in fiamme, e gruppi di combattenti armati sono in rivolta contro l'esercito calato nel meridione dopo la spedizione dei Mille e la caduta dei Borboni per annettere le regioni dell'ex Regno delle due Sicilie a una nuova nazione: l'Italia. La prima guerra combattuta dallo stato italiano è un conflitto etnico scandito da atrocità e massacri, stupri, fucilazioni e migliaia di morti fra i banditi, i militari e la popolazione civile. E così anche il duello ossessivo e tragico fra il maggiore Albertis e Boccadoro semina una lunga scia di sangue in una terra arcaica, misteriosa e dilaniata da una povertà sconvolgente. E soprattutto, agli occhi dei soldati italiani, abitata da un popolo di barbari superstiziosi e primitivi che non vogliono sottomettersi alle leggi della civiltà.
Miriam, meglio nota al mondo come Maria, è destinata a diventare la mamma del Messia ed è ignara di quanto la attende. Piccolissima, in adempimento al voto dei genitori viene affidata al Tempio, dove si istruisce e diventa amica di Alexiel, angelo stravagante che la chiama Mangusta e la nutre con cibo venuto dal cielo. È ancora una bambina quando la sorte la assegna in sposa a Josaphat, maturo falegname che non sa bene cosa farsene di lei. E nella casa di Josaphat, ma senza di lui, aspettando l'età delle nozze, circondata da ragazzine che come lei sono in attesa di un uomo e di un'esistenza propria, Miriam cresce, tesse, cucina, coltiva l'orto, si ribella, medita, litiga. Ama, anche, di nascosto: lui è un giovane selvatico, il loro è un amore incompiuto, segreto, prezioso. I giochi di una ragazzina che non accetta i ruoli prestabiliti, i doveri di una giovanissima donna ammaliata dal sogno di una libertà impossibile, un'infanzia e un'adolescenza di duemila anni fa narrate in prima persona da una voce di bruciante intensità. Età di lettura: da 10 anni.
Emanuele è un bambino ribelle e pieno di vita che vuole costruirsi un paio di ali per volare come gli uccelli. Emanuele ha sempre addosso un odore sottile di piedi sudati e ginocchia scortecciate, l'"odore dell'allegria". Emanuele si arrampica sui ciliegi e si butta a capofitto in bicicletta giù per strade sterrate. Ma tutto ciò che resta di lui è un pugno di lettere, e un quaderno nascosto in un muro nel ghetto di Lodz. Per ritrovare le sue tracce, Amara, l'inseparabile amica d'infanzia, attraversa l'Europa del 1956 su un treno che si ferma a ogni stazione, ha i sedili decorati con centrini fatti a mano e puzza di capra bollita e sapone al permanganato. Amara visita sgomenta ciò che resta del girone infernale di Auschwitz-Birkenau, percorre le strade di Vienna alla ricerca di sopravvissuti, giunge a Budapest mentre scoppia la rivolta degli ungheresi, e trema con loro quando i colpi dei carri armati russi sventrano i palazzi. Nella sua avventura, e nei destini degli uomini e delle donne con cui si intreccia la sua vita, si rivela il senso della catastrofe e dell'abisso in cui è precipitato il Novecento, e insieme la speranza incoercibile di un mondo diverso.
Davide Bergamaschi. Occhi da bambino, corpo da adulto, forte e vivo come lo si è solo a sedici anni. Di fronte a lui, invisibile tra una folla di persone che ballano e bevono, un uomo anziano, stanco e pericoloso, lo osserva. E lo sceglie. Il ragazzo viene rapito, scaraventato a forza su un camion e costretto a lottare a mani nude contro uno sconosciuto. È il suo ingresso nel mondo dei combattimenti clandestini all'ultimo sangue: o uccidi o vieni ucciso. All'inizio Davide piange, protesta, si ribella: cresciuto in una quotidianità ovattata e rassicurante, non sa cosa sia la violenza. Ma il suo corpo conosce l'istinto, e vince i primi incontri. L'uomo, il suo rapitore, scorge in lui il potenziale di un combattente diverso da tutti gli altri, e forse anche qualcosa di più, una sorta di erede a cui trasmettere la sua conoscenza, i suoi valori e le sue personalissime leggi morali. Lo aiuterà a sopravvivere in un mondo disumano, gli insegnerà che la prigionia, i soprusi, l'omicidio e la morte possono diventare accettabili, una nuova "normalità". Dopo 1442 giorni, un centinaio di omicidi alle spalle e la perdita di ogni inibizione o moralità, di Davide Bergamaschi non sarà rimasto più niente e dalle sue ceneri sarà nato Batiza, il più feroce degli assassini. Il secondo romanzo di Paola Barbato è l'educazione alla violenza di un moderno gladiatore in un inferno popolato da sadici con il colletto bianco.