
Maria Luigia Librandi, detta Lulù, si sveglia una mattina in una clinica senza alcun ricordo né di sé né del proprio passato. Accanto al letto, solo una favolosa Birkin di Hermès in pelle di coccodrillo, rosa, con un'esplicita richiesta di perdono. Grazie all'aiuto di Andrea Martini, fascinoso medico quarantenne, Lulù comincerà a riscoprire la propria vita: dal periodo come fuorisede dopo lo spaesante arrivo nella capitale al presente come avvocato d'affari per un importante studio legale. Attraverso gli incontri organizzati dal dottore, un pezzo alla volta riaffiorerà l'identità della ragazza, colta nelle sue varie metamorfosi. Dall'oblio riemergerà anche il rapporto con lui, Alessandro Malaspina, "presuntuoso, arrogante e sull'autocelebrativo andante", da cui Lulù, pur continuamente in fuga, si era sempre sentita attratta. Nel frattempo, alcune domande fondamentali affollano la mente della protagonista: è soddisfatta della propria vita? È stata lei a cercare di voler dimenticare qualcosa? E chi è la donna elegantissima che l'aspetta nel corridoio su tacchi Louboutin implorando di incontrarla? Una mattina, le note di A Te di Jovanotti raggiungono Lulù (sempre avvinghiata alla sua Birkin) aiutandola a ricomporre il puzzle della situazione. E all'improvviso niente è più come sembra, neppure chi la circonda.
"Idillio con cagnolino" è un fermo immagine sulla perfezione di un triangolo amoroso tra una figlia, una madre e una nonna. Ovvero mette in scena la storia che passa, come una linea retta tra una nonna arcaica e post-bellica, una madre cresciuta nel periodo del boom economico e una figlia digitale. Il risultato non è scontato: nelle luminose affermazioni della bambina, quasi dei piccoli apologhi, si intravede molto del nostro passato, come un filo che si riannoda con la saggezza dei vecchi. Sullo sfondo un dialogo serrato tra città e campagna, tra capitalismo e difesa dell'essenziale, tra grandi temi e piccole osservazioni domestiche. Ecco che "Idillio con cagnolino" mette la sordina per parlare delle grandi ingiustizie sociali e storiche, lo fa ascoltando il punto di vista di una bambina che parla con i suoi giocattoli, con i lupi e le streghe. E noi vediamo i grandi lupi della Storia, i cattivi di sempre. L'Idillio si chiude con il Pianto per la distruzione di Beslan, un allucinato resoconto di come il nuovo millennio sia potuto iniziare con una strage di bambini. L'Idillio rivela la sua natura di incanto provvisorio, di attimo di quiete strappato all'imprevisto, all'incidente, al terrore. E proprio per questo fatalmente vitale.
Altieres, una delle antiche dinastie regnanti del Vecchio Continente, si è estinta dopo la violenta morte di tutti i suoi discendenti, e a portare il nome della casata sono rimasti solo i vampiri Blackmore, creature immortali a cui regnare non è permesso. Ma qualcosa ora è cambiato: Sophia, unica erede ancora in vita, creduta morta da anni, è stata ritrovata e le già fragili dinamiche del regno sono vicine a spezzarsi una volta per tutte. Gli oscuri segreti di Altieres stanno tornando a celare ombre sulla Vecchia Capitale, fulcro del potere politico e religioso, e spettri senza volto si aggirano per le strade terrorizzando cittadini e studenti. Intanto Sophia sta imparando a conoscere la sua nuova vita. Essere una Blackmore infatti non significa solo indossare meravigliosi vestiti ed essere un giorno incoronata regina, come innocentemente credeva, ma evitare matrimoni politici e sfuggire a continui attentati alla sua vita, anche da parte degli stessi parenti. Eloise Weiss deve affrontare invece forze che nemmeno i suoi poteri possono governare. I morti non riposano più in pace nella Vecchia Capitale, disturbati nel loro eterno sonno da forze oscure e implacabili, forse collegate al ritorno dell'erede di Altieres e alle sconvolgenti verità che i vampiri Blackmore nascondono da secoli e sono ora sfuggite al loro controllo. Eloise, grazie al suo potere di dominare le forze oscure, sarà forse la chiave per riportare l'ordine là dove ormai esiste solo il caos.
Ascoli Piceno, 1295. Fra' Giacomo Fortebraccio, conte di Saleto e Prigliano, figlio di Astolfo e cavaliere dell'Ordine del Tempio, è finalmente di ritorno a casa. Partito più di vent'anni prima per partecipare alla crociata indetta da re Luigi IX, ha onorato la sua vita da templare servendo la Chiesa in imprese che sono andate dal Cairo a Rodi e dalle mura di al-Mansura a Otranto. Commosso dall'emozione di essere di nuovo a casa, Giacomo scoprirà con dolore che la guerra per lui non è affatto finita: nelle sue stesse terre si stanno infatti tessendo trame ai danni del pontefice, Bonifacio vili, che vedranno nel templare l'unica possibilità di smascherare la fitta rete di traditori della Chiesa. Ascoli Piceno, 1982. Durante il restauro della chiesetta di San Nicolò, gli operai scoprono che sotto il pavimento c'è una stanza rimasta segreta per secoli. L'ambiente, completamente sigillato, è il guardiano silenzioso di un sarcofago di pietra scolpito con stemmi e disegni elaborati. Prospettando un ritardo a tempo indeterminato nella ripresa dei lavori della chiesetta, la stanza sotterranea viene subito risigillata con il proprio mistero. La notizia riesce però a giungere alle orecchie di due ragazzi del posto, e per loro la tentazione è troppo forte: bisogna assolutamente riportare la tomba alla luce. Tutto ciò che gli basta sapere, è che a vegliare incisa sul coperchio, troneggiante, c'è una frase: "non nobis, domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam". Il motto dei templari.
Roma, febbraio 2013. Nei giorni che intercorrono tra le dimissioni di Benedetto XVI e l'elezione di papa Francesco, il commissario Ponzetti viene chiamato in Vaticano per indagare sulla morte di un sacerdote, il "prete di San Damaso", che tutte le settimane teneva affollate catechesi in una chiesa del centro. Nella stessa chiesa, da qualche tempo, si è diffusa la credenza di una Madonna piangente che ha suscitato entusiasmo tra i fedeli e messo in allarme la Curia. Si apre così un'indagine vincolata alla più stretta segretezza nel tentativo di scoprire la verità ed evitare il diffondersi della notizia di un suicidio. Ma Ponzetti non è stato scelto a caso per questo compito. E non solo perché sua moglie conosceva quel prete e frequentava quella chiesa. Il commissario, affiancato come sempre dal fido Iannotta, avrà un bel daffare per scoprire il mistero celato in questa intricata vicenda, che si svolge sullo sfondo di una Roma cupa, a due facce, in cui la soluzione all'enigma potrebbe nascondersi tra le mura vaticane. E Ponzetti finirà, suo malgrado, per vedere coinvolta la sua famiglia nella soluzione del caso, particolarmente delicato, stavolta, e legato a complicati intrighi davvero più grandi di lui.
Dodici personaggi per dodici storie: una più appassionante dell'altra, una più cruda dell'altra. Così si apre questo romanzo d'esordio in cui, come in un girotondo, Susy (intrepida ragazza di una certa età) è la moglie di Carlo (un playboy disarmato), che è padre di Leonardo (un uomo che sembra triste, e infatti lo è), che è in cura da Paola (un abile psicologa, purtroppo innamorata di lui), madre di Camilla (la ragazzina alla quale non manca niente) e di Gianmaria (la promessa del calcio) nonché moglie di Edoardo (un ingegnere che funziona) che, a sua volta, ha un'amante, Rebecca (la donna sola), ex fidanzata di Andrea (un uomo pentito), convivente di Irina (una gran bella ragazza), ex amica di Peppe (un uomo ricco che suda tanto), sposato da anni con Gloria (la brava moglie). Un libro vero e amaro che, con occhio lucido e senza pregiudizi, descrive vite apparentemente slegate ma in realtà vicine. Dalle vicende dei protagonisti, il cui ritratto è sempre completato e a volte addirittura ribaltato da quello successivo, a sottolineare l'incomunicabilità e la solitudine del tempo presente, emerge una visione cupa e quasi cinica della vita, anche se a venir fuori, alla fine, è l'idea che "nonostante tutto" ci possa ancora essere speranza e addirittura amore.
Roma, Città del Vaticano: alla fine di un lungo pontificato, papa Francesco è morto. Dopo i funerali, trasmessi in diretta in ogni parte del globo, gli occhi del mondo sono ora puntati su San Pietro, dove i cardinali sono chiusi in conclave. La folla si accalca contro le transenne, i furgoni dei network televisivi ingombrano via della Conciliazione, opinionisti ed esperti spiegano regole e procedure, finché davanti alle telecamere non succede qualcosa che non era mai successo prima: dopo l'ennesimo scrutinio, il comignolo della Cappella Sistina rimane quieto. È solo un problema tecnico o c'è qualcosa di più? La risposta arriva la mattina dopo: con l'attesa fumata bianca, il mondo scopre che davvero è accaduto un fatto senza precedenti. Il nuovo papa si chiama Nikolaj Sofanov ed è il primo papa russo della storia, ma soprattutto ed è questo che fa saltare sulla sedia i vaticanisti - in conclave non c'era. Al momento dell'elezione, addirittura, non era neanche cardinale. Perché proprio lui, allora? Perché andare a prenderlo così lontano? C'entra il fatto che sia un amico d'infanzia di Vladimir Putin? Quello che nessuno sa è che Sofanov custodisce un segreto che gli è stato svelato a Fatima. Quello che vuole è la riunificazione con la Chiesa ortodossa, atto coraggioso ma anche gravido di implicazioni politiche. È così che, nelle stanze più scure del Vaticano, inizia una partita a scacchi tra il nuovo papa e i suoi avversari...
Il protagonista è un uomo che ha sempre rubato e sprecato tutto: amore, talento. E la salute. Adesso succede qualcosa: i suoi reni non funzionano più. E la sua vita non sarà più la stessa. Analisi, dottori, ospedali. Il dolore. Deve imparare nuove regole. E guardarsi dentro, riconoscersi, accettarsi. Intorno, anche il suo mondo si popola di un'umanità che dà il meglio o il peggio di sé.
Campo di concentramento di Natzweiler-Struhof sui Vosgi. L'uomo che vi arriva, una domenica pomeriggio insieme a un gruppo di turisti, non è un visitatore qualsiasi: è un ex deportato che a distanza di anni è voluto tornare nei luoghi dove era stato internato. Subito, di fronte alle baracche e al filo spinato trasformati in museo, il flusso della memoria comincia a scorrere e i ricordi riaffiorano con il loro carico di dolore e di rabbia. Ritornano la sofferenza per la fame e il freddo, l'umiliazione per le percosse e gli insulti, la pena profondissima per quanti, i più, non ce l'hanno fatta. E come fotogrammi di una pellicola, impressa nel corpo e nell'anima, si snodano le infinite vicende che parlano di un orrore che in nessun modo si riesce a spiegare, ma insieme i tanti episodi di solidarietà tra prigionieri, di una umanità mai del tutto sconfitta, di un desiderio di vivere che neanche in circostanze così drammatiche si è mai perso completamente.
Franz Krauspenhaar, al suo quarto libro, racconta la storia di suo padre, un tedesco nato in Italia negli anni Venti, combattente della Wehrmacht, l'armata di Hitler, durante la seconda guerra mondiale. Narrando i ricordi di episodi vissuti personalmente e sentiti soltanto raccontare, Krauspenhaar va alla ricerca del padre perduto. Per far questo, come un rabdomante, cerca a occhi chiusi le vene d'acqua di una storia di vita interessante e piena di colpi di scena, intervallandola con la storia in presa diretta di come il libro viene concepito e scritto, in un'afosa estate. La storia di un padre che manca ma che si deve finalmente seppellire, di un figlio scrittore che lotta contro questa figura pur amandola sempre molto, e che vive la sua vita piuttosto solitaria frammezzata da telefonate di amici, da incontri galanti, da rabbie, paranoie, abbandoni quasi violenti alla tenerezza.
Date, fatti, parole, e soprattutto nomi. Ogni cosa raccontata in questo libro è realmente accaduta. Il capo della Polizia Antonio Manganelli, Gilberto Caldarozzi e gli altri colleghi di Piernicola Silvis, funzionario della Polizia di Stato, sono i protagonisti autentici di questo "diario dalla trincea" nell'anno cruciale della guerra tra lo Stato e Cosa Nostra, il 1992. I cadaveri di Falcone e Borsellino pesavano ancora freschi sulla coscienza collettiva del paese quando l'autore di questo racconto si trovò catapultato nell'indagine che portò alla cattura del numero due di Cosa Nostra, Francesco "Piddu" Madonia intercettato quasi casualmente durante una sua breve trasferta in Veneto. Così, mentre l'indagine prosegue, la vita privata di chi racconta va a rotoli: c'è da pedinare, stare svegli, sudare freddo e avere paura, fino all'arresto del boss: un obiettivo sospirato che segnò l'inizio di una nuova speranza per il paese.
Questa è la storia di Simone. Siamo in un parco alla periferia di Torino, uno spiazzo un po' brullo riecheggiante di grida gioiose, di cigolii d'altalena, di mamme che chiamano ad alta voce i loro figli. Ma è anche un terreno di caccia, per qualcuno che se ne sta tranquillo su una panchina a osservare quello che succede intorno a lui, ad aspettare il momento buono. Per alzarsi, avvicinarsi. Magari regalare due parole dolci, fare una carezza. Qualcuno che il protagonista di questa scioccante storia vera chiama il Falco. Se questa storia è stata scritta, è perché il bambino di allora oggi è cresciuto, ma il Falco è rimasto a lungo con lui, come un dolore sotto pelle, un disagio quotidiano durante gli anni della crescita, per manifestarsi in attacchi di panico improvvisi, mentre l'adolescenza sembrava scorrere normale come quella di molti suoi coetanei. E proprio quando Simone sembrava aver rimosso tutto quanto, ecco che il Falco si ripresenta nella sua vita.