
Mai come oggi è stato facile comunicare e dare voce ai nostri pensieri attraverso l'uso delle parole. Twitter, sms, e-mail, post si moltiplicano e rimbalzano, circolano a una velocità tale da diventare irrecuperabili già pochi minuti dopo averli pubblicati - quelli aggressivi e tossici, trasmessi con la stessa impulsiva facilità di quelli amichevoli. La semplicità e la rapidità con cui possiamo esprimerci, insieme all'idea che esistiamo solamente se comunichiamo, ci hanno fatto dimenticare le virtù del silenzio e il potere delle parole. Sopraffatti da questo vortice compulsivo e comunicativo, dobbiamo imparare di nuovo a stare zitti, per acquisire la consapevolezza di ciò che proviamo prima di esternarlo, e a scegliere parole che restituiscano valore alla nostra comunicazione, per non rimpiangere di aver parlato. Saper tacere è la forza nascosta della persona che agisce in piena coscienza, che sa ascoltare prima di dire e, poi, è in grado di esprimersi con saggezza, a ragion veduta, in modo pertinente. Che usa le parole giuste al momento giusto, ma sa anche non usarle affatto.
Richard Sennett ha trascorso la sua vita intellettuale a esplorare la maniera in cui gli esseri umani vivono nelle città. In questi due saggi indaga su due delle più grandi città del mondo in un momento cruciale della loro storia per riflettere sulla condizione dell'esule nella sua dimensione sia geografica che psichica. Ci conduce nel Ghetto ebraico della Venezia rinascimentale, dove la condizione di forestiero imposta dallo stato diede vita a una ricca identità comunitaria. Ci fa scoprire poi la Parigi del diciannovesimo secolo quale autentica calamita per gli esuli politici (categoria di cui il russo Alexander Herzen fu un esempio illustre in Europa), una città dove l'esperienza del dislocamento finì per filtrare nel mondo artistico e culturale. Proprio perché, come dice Sennett, "lo straniero deve riuscire ad affrontare la propria condizione di sradicato in modo creativo, e deve imparare a elaborare i materiali che costituiscono l'identità alla maniera in cui un artista lavora i fatti più banali trasformandoli in cose da dipingere. Ognuno deve costruire se stesso".
In questo libro Maria Montesori si inoltra nel mistero di quel periodo in cui si organizza la mente. Definisce i caratteri, i limiti e le insospettate possibilità della prima forma della mente del bambino, quella mente assorbente che tutto riceve e ritiene, ma che di alimento ha bisogno per il suo sviluppo così come di alimento materiale ha bisogno il corpo.
"L'invisibile rivoluzione conformistica di cui Pasolini parlava con tanto accanimento e sofferenza dal 1973 al 1975, non era affatto un fenomeno invisibile. Cbi ricorda anche vagamente le polemiche giornalistiche di allora, a rileggere questi 'Scritti corsari' può restare sbalordito. Il fatto è die per Pasolini i concetti sociologici e politici diventavano evidenze fisiche, miti e storie della fine del mondo. Finalmente, così, Pasolini trovava il modo di esprimere, di rappresentare e drammatizzare teoricamente e politicamente le sue angosce... di parlare in pubblico del destino presente e futuro della società italiana, della sua classe dirigente, della fine irreversibile e violenta di una storia secolare." (Dalla Prefazione di Alfonso Berardinelli)
Questo volume raccoglie tutti i saggi sulla lingua italiana di Luca Serianni pubblicati dall'Istituto della Enciclopedia Italiana. Ne emergono tutta la ricchezza e la profondità di una riflessione che nell'arco di un cinquantennio ha reso l'autore uno degli studiosi più influenti in questo ambito. Apre il volume l'ampio Fare storia della lingua, che ricostruisce la genesi e ridefinisce lo statuto della disciplina correntemente indicata come Storia della lingua italiana. Seguono Lingua e dialetti italiani, che offre un'istantanea in movimento dell'italiano contemporaneo e delle sue molte varietà regionali, e Lingua scritta, che resta un punto di riferimento imprescindibile non solo per gli studiosi e mostra la straordinaria capacità dell'autore di trarre conclusioni di ordine generale da fatti linguistici particolari. Infine, tre saggi sul tema "Lingua e scuola", al quale l'autore riservò un'appassionata e speciale attenzione: La lingua e la scuola non solo attesta il ruolo che ha avuto la scuola nella diffusione della lingua nazionale a partire dagli anni dell'Unità, ma fornisce una sintesi esemplare di storia linguistica dell'italiano del XIX secolo; mentre Il liceo restituisce lo sguardo partecipe dell'autore nei confronti di insegnanti e studenti e L'eredità di Tullio De Mauro riconosce tutta la vitalità del contributo dell'amico e collega alla didattica della nostra lingua.
L'opera rappresenta un testo di filosofia del diritto per studenti universitari adatto e comprensibile ai giovani d'oggi. Il testo coniuga la sapienza tradizionale di San Tommaso con le esigenze le curiosità e gli esempi della modernità.
La storia dell'italiano è caratterizzata dal prestigio che seppe raggiungere prima ancora che l'Italia esistesse. Scavalcando gli intricati confini degli stati preunitari, l'idioma toscano letterario incarnò un'idea morale di nazione, repubblica delle lettere armata non di eserciti, ma di letteratura, di poesia, di eleganza stilistica. Se ricca e complessa appare la storia del processo di alfabetizzazione di massa, non meno affascinante è la vicenda culturale di un lingua che fu strumento espressivo di poeti come Dante e Petrarca, di scienziati come Galileo, di prosatori come Machiavelli. Questo libro delinea il percorso storico dell'italiano, facendo emergere la rete di legami fra le regioni italiane, prima che l'Unità divenisse realtà.
La riforma universitaria ha portato a un profondo ripensamento della modalità di insegnamento della letteratura italiana. Il restringimento degli spazi e dei tempi di approfondimento, le esigenze di semplificazione dei contenuti e soprattutto la divisione dei corsi stessi in moduli in sé conclusi ma concatenati impongono nuovi strumenti didattici. Questo manuale "componibile", formato da sei volumi venduti separatamente, è unitario nell'impostazione e flessibile nelle possibilità di utilizzo. Questo volume, il quinto, è dedicato alla letteratura italiana dell'Ottocento.
Questo quarto volume è dedicato alla civiltà letteraria dei "lumi". Dopo che all'inizio del secolo il campo delle poetiche è investito da una riforma tesa al superamento dell'ispirazione barocca, si assiste al diffondersi dell'estetica sensista, ad un crescente interesse per il melodramma e per la nuova cultura teatrale, mentre si va affermando sempre più il gusto neoclassico. Alla fine del Settecento, nuovi scenari si aprono con la poetica del sublime, l'ossianismo e la drammaturgia alfieriana.
In questo volume Brilli racconta la storia e la fenomenologia del viaggio in Italia dalle origini al sorgere del turismo organizzato, attingendo a una messe pressoché infinita di episodi e osservazioni: come nel concreto si svolgeva il viaggio in Italia, quali i luoghi visitati, quali le aspettative e le reazioni dei "turisti". Ne viene una narrazione di grande piacevolezza, intessuta di notizie curiose e anche divertenti, dove l'erudizione si scioglie in uno stile elegante e privo di pedanterie.