
Chi è la bambina senza stella? Una bambina, in cui si cela l'autrice, sfortunata, ma non troppo. Seguendo il filo dei suoi ricordi, sedotto da una scrittura suggestiva e poetica, il lettore potrà ritrovare, per consonanza, tratti perduti della propria infanzia, là dove risiede il cuore pulsante della vita e la parte più autentica di sé. Cresciuta, come molti altri, negli anni tragici del fascismo, della guerra e delle persecuzioni razziali, che la coinvolgono in quanto nata da padre ebreo, la bambina ne uscirà intatta avendo preservato la magia dell'infanzia e la voglia di crescere. Le sue vicende, rievocate con flash della memoria e puntualmente commentate da una riflessione competente e partecipe, svelano le sofferenze dei bambini, spesso colpiti dai traumi della separazione, dell'indifferenza e del disamore. E il dolore infantile non cade mai in prescrizione. Negli squarci di un passato che non passa possiamo cogliere però, con l'evidenza della vita vissuta, anche le meravigliose risorse con le quali l'infanzia può attraversare le difficoltà della vita: il gioco, la fantasia, la creatività e l'ironia. Risorse che, attualmente, un'educazione ansiosa e iperprotettiva rischia di soffocare.
Christopher Bollas ha, tra gli altri, il dono di accompagnare il lettore nella trama sottile del processo psicoanalitico. In questo libro esamina e discute uno dei problemi fondamentali: che cosa c'è di tanto unico nelle persone, negli individui? Come si manifesta questa unicità nella personalità, nella vita, nei rapporti e nel processo psicoanalitico? A partire dai concetti classici di "fato" e "destino" e dall'idea di Winnicott del Vero Sé, Bollas propone il concetto di "idioma umano" per spiegare come gli individui elaborano - sia con la creatività sia nel corso dell'analisi - la "dialettica della differenza". In particolare, riflette sul modo in cui i pazienti possono usare aspetti della personalità dell'analista per esprimere il loro idioma e la loro pulsione del destino.
L'espressione "principio di precauzione" ha avuto un forte impatto e una rapida diffusione nell'ambito bioetico, biogiuridico e biopolitico. Ma che cosa significa, propriamente, precauzione? Come rendere compatibili le istanze della tecno-scienza con le esigenze etiche, giuridiche e politiche? Il volume getta luce sul principio di precauzione in una prospettiva filosofica, in una prospettiva biogiuridica e biopolitica e su un piano applicativo, con riferimento a problemi concreti in ambiti diversi.
La pratica educativa è una professione ad elevata complessità, poiché chiede di gestire differenti situazioni per le quali non è disponibile un sapere dal valore generale. Ciò rende necessario sottrarre reagire educativo dalla sfera della razionalità strumentale per interpretarlo alla luce di una razionalità che va alla ricerca di una saggezza della pratica. L'azione educativa così intesa ha necessità di un sapere che si apprende dall'esperienza, cioè a partire da un'interrogazione riflessiva della pratica. In questa prospettiva una componente fondamentale della formazione dei pratici è rappresentata dalla disciplina della riflessione, quella riflessione che intensivamente interroga l'esperienza per elaborare orizzonti di senso.
È necessario parlare della musica oppure è sufficiente suonarla o ascoltarla? Il volume cerca di rispondere a questa domanda, introducendo il lettore al dibattito intorno ad alcune questioni centrali dell'estetica musicale del Novecento: in che termini si può parlare di linguaggio musicale? Cosa intendiamo quando parliamo di senso della musica e significato di una composizione? Cos'è un'opera d'arte musicale? Qual è l'importanza della dimensione temporale nella composizione e nell'interpretazione della musica? Cosa significa avanguardia? Senza seguire una narrazione strettamente storico-cronologica, viene data la parola alle voci storiche che hanno segnato una svolta nel dibattito, spaziando dalla prospettiva fenomenologica, ermeneutica, analitica a quella più specificamente estetico-musicale e musicologica.
Il volume rappresenta un tentativo di mettere insieme ambiti di discorso differenti, multidisciplinari, per fornire una sorta di piccolo lessico della contemporaneità attraverso alcune parole-chiave. Attraverso il linguaggio noi possiamo fissare, conoscere la realtà e rapportarci ad essa, ma è pur vero che la natura necessariamente polisemica di molti concetti rende indispensabile ricostituire un significato proponibile e condivisibile. Vi si troveranno quindi sviluppati veri e propri "oggetti" culturali (come "appartenenza", "pregiudizio"), ambiti e territori di socialità (come "politica", "comportamento", "globalizzazione"), modalità di produzione sociale (come "comunicazione", "tradizione"); il tutto in maniera essenziale e discorsiva.
Un tributo al mondo ed all'industria dell'evento speciale, che in questi anni ha evidenziato uno sviluppo ed una trasformazione tale da far nascere un nuovo media, capace di affiancarsi ed integrarsi con i più tradizionali metodi di comunicazione. Per comunicare con successo attraverso l'evento occorre impadronirsi di una serie di processi gestionali e di strumenti operativi che sostengono il manager lungo il percorso "dal dire al fare". Dalla fase creativa, sino alla progettazione ed alla gestione dell'evento. Il libro è quindi rivolto a tutti i professionisti dell'organizzazione di eventi e a tutti coloro che utilizzano o vogliono utilizzare la strada come territorio di comunicazione. Giorgio Gilberti è consulente per progetti di marketing.
Per i ragazzi con disturbi dell'attenzione e iperattività (ADHD) il periodo dell'adolescenza e il passaggio alla scuola secondaria di secondo grado comportano spesso nuove importanti sfide. Se non vengono correttamente affrontate, le problematiche riscontrate possono portare a un basso livello di autostima, problemi di comportamento e scarsi risultati negli studi. Questo libro intende fornire strumenti e indicazioni da utilizzare con libertà e flessibilità per individuare e costruire insieme al ragazzo il percorso e le strategie più adatte a lui e ai suoi bisogni specifici. Attraverso numerose schede divertenti e coinvolgenti, insegnanti, genitori e terapisti potranno aiutare l'alunno con ADHD, tra i 10 e i 14 anni, a: "riflettere sulle difficoltà e sugli aspetti positivi e le potenzialità dell'ADHD" sviluppare l'autostima evitando frustrazione e senso di fallimento" combattere le distrazioni favorendo attenzione e concentrazione "controllare e gestire stress e impulsività" creare e mantenere relazioni personali di qualità "svolgere in modo puntuale ed efficace i compiti per casa, migliorando il rendimento scolastico" pianificare traguardi specifici e accessibili.