
"La filosofia dello sport" è una pietra miliare che segna la strada maestra della riflessione sull'uomo agonale. L'attualità si rispecchia in un mosaico le cui tessere hanno tracce nel primordiale faccia a faccia per la sopravvivenza, ma subisce il peso della civilizzazione. Qui, sulle orme di Ravaglioli, il curatore Palmieri attualizza il testo rispondendo ad interrogativi "ulteriori". Pone la tecnologia contro le malformazioni dello sport e sostiene che l'antropotecnica renda fratelli l'atleta e il filosofo: entrambi cercano la perfezione.
L'opera è aggiornata con: il D.L. 12 settembre 2014, n. 132, di riforma della giustizia civile. Questo provvedimento introduce rilevanti modifiche, relative ad argomenti fra i quali si segnalano: il trasferimento in sede arbitrale di procedimenti pendenti dinanzi all'autorità giudiziaria; la procedura di negoziazione assistita da un avvocato; l'interruzione della prescrizione e della decadenza; le nuove disposizioni per la semplificazione dei procedimenti di separazione e di divorzio; il regime di compensazione delle spese processuali; il passaggio dal rito ordinario al rito sommario di cognizione; l'utilizzabilità delle dichiarazioni rese al difensore; la riduzione delle ferie dei magistrati, degli avvocati e dei procuratori dello Stato; la disciplina della riforma del processo di esecuzione forzata e delle procedure concorsuali.
L'opera è aggiornata con: La L. 10 novembre 2014, n. 162, di conversione, con modificazioni, del D.L 12 settembre 2014, n. 132 (Riforma della giustizia civile), che introduce rilevanti modifiche, relative ad argomenti fra cui si segnalano: il trasferimento in sede arbitrale di procedimenti pendenti all'autorità giudiziaria; la negoziazione assistita da un avvocato; le nuove disposizioni per la semplificazione dei procedimenti di separazione e di divorzio; il passaggio dal rito ordinario al rito sommario di cognizione; il processo di esecuzione forzata e le procedure concorsuali.
Il testo descrive l’azione di sperimentazione del Cooperative Learning secondo i principi della didattica metacognitiva, che costituisce un interessante campo di ricerca soprattutto se questo connubio viene praticato con i bambini della scuola dell’infanzia di quattro-cinque anni. Viene qui evidenziata anche una riflessione sullo stato della ricerca riguardante l’applicazione della metacognizione nella didattica e l’uso del Cooperative Learning non soltanto come strategia inclusiva, ma anche come strumento di promozione di una reale costruzione della conoscenza condivisa e socializzata. Il Cooperative Learning è progettato, praticato e verificato in unione alle strategie proprie della didattica metacognitiva. L’autrice sperimenta per la prima volta in Italia questa nuova metodologia composita nel contesto della scuola dell’infanzia. Ciò ha comportato l’indagine di un ambito complesso, le cui numerose variabili sono portate a conoscenza dello studioso: dalla rilevazione delle funzioni metacognitive dei bambini alla promozione della motivazione all’apprendimento; dalla rilevazione di eventuali criticità nell’apprendimento alla progettazione di interventi didattici metacooperativi di supporto, dalla preparazione degli insegnanti a usare, in ottica metacognitiva, il Cooperative Learning alla strutturazione di attività ludiformi, rispondenti agli obiettivi della ricerca. Vengono, infine, descritte alcune attività didattiche da un punto di vista metacooperativo, riproducibili nei diversi contesti organizzativi della scuola dell’infanzia e applicabili ai vari campi di esperienza.
Il volume vuole offrire un supporto utile agli studenti di scienze della formazione primaria e ai docenti già in servizio in merito ai concetti fondanti della Storia e della Geografia in relazione all’Educazione alla cittadinanza ma anche all’educazione ambientale e interculturale per cui le due discipline sono un validissimo strumento. Il testo propone in modo semplice e chiaro un percorso che muove dalle caratteristiche epistemologiche della storia e della geografia per poi addentrarsi nelle modalità di progettazione, fino a fornire una panoramica degli strumenti utilizzabili fin dalla scuola dell’infanzia per promuovere la maturazione delle competenze disciplinari in una logica verticale. La trattazione è arricchita da alcuni esempi di unità di apprendimento di carattere geo-storico.
Il dialogare è una realtà antica come l’uomo. Tutti ne sanno, perché tutti lo sperimentano in bene o in male. Di tanto in tanto, però, qualcuno ne riparla, perché ha un motivo o più motivi per farlo. Qui i motivi sembrano vari. C’è l’idea non comune di considerare il dialogo un approdo, ossia vederlo come l’attraccare a un punto che è fermo rispetto a un andare insicuro, in solidarietà, in bilico sul naufragio. Eppure il dialogare è per natura dialettico, chiede movimento non staticità. C’è un filo di presunzione nel voler parlare concretamente di dialogo, come accenna il dire il tema con un verbo; ma si parla di dialogo minore: il dialogo che tutti gli uomini, consapevoli o no, bramano; a cui tutti hanno diritto; a cui l’educazione potrebbe preparare e avviare sì da prevenire tanto soffrire e tanta solitudine. Si parla di un dialogo minore per farne risaltare la bellezza folgorante. Perché il dialogo minore, al riparo dagli accademismi e dalla retorica, si muove sulle sicure coordinate della stima per l’uomo, per la sua verità, e dell’amore par l’uomo, per la sua bella perfezione. Il dialogo minore impedisce al dialogare di scadere a strumento. Sul tema del dialogare c’è l’intento di percepire i ritmi del canto fermo, quelli che permangono nei millenni. Questo vuole un affinamento: dell’udito e del gusto interiore. E qui viene avanzata l’ipotesi che ciò possa annoverarsi tra i compiti della filosofia dell’educazione. Si tratta di finalizzarne le analisi non soltanto a un dire rigoroso circa il dialogo per trovar posto in un sistema teorico, ma alla sensibilizzazione di chi è impegnato nell’educazione di altri o nell’educazione di sé. Forse è un compito insolito per la filosofia dell’educazione. A qualcuno potrebbe risultare estraneo e impugnarne la validità scientifica. Ma l’ambito scientificamente rigoroso, senza pensare affatto che ciò sminuisca il suo rigore, ammette la geometria euclidea e le geometrie non euclidee.
Giocare-senza-giocattoli non è uno slogan né una moda del momento, ma la proposta del recupero del gioco libero e spontaneo dei bambini mediato da non-giocatti ossia da elementi naturali o oggetti della quotidianità che non sono stati progettati originariamente per giocare. L'esperienza del cestino dei tesori, del gioco euristico, degli adventure playground e della playbox costituiscono alcune delle proposte per la rivalutazione delle attività ludiche che non richiedono uso di giocattoli preconfezionati, prodotti dell'industria specializzata del giocattolo, ma si riferiscono a materiale "povero", quotidiano e all'esperienza dell'outdour education. Un aspetto particolare del gioco senza giocattoli è rappresentato dalla mindfulness che viene proposta come attività ludica per favorire l'attenzione selettiva, la concentrazione e il silenzio anche con bambini piccoli. Esperienze e ricerche compiute con educatrici ed insegnanti connotano le proposte presentate per giocare senza giocattoli.
In Italia vi sono più di un milione di lavoratrici e lavoratori omosessuali, lesbiche, bisessuali e transgender. Dei loro diritti nella società civile molto si è ultimamente discusso in occasione dell'approvazione della legge Cirinnà sulle unioni civili. Il mondo del lavoro ha invece finora ignorato questa fetta di popolazione: da poco ci si sta accorgendo di loro come consumatori, ma nella grande maggioranza dei casi all'interno delle organizzazioni non li si considera ancora nella loro individualità. Si tratta di una diversità facilmente occultabile e tutti preferiscono ignorarla o considerarla alla stregua di un fenomeno circoscritto ad alcuni settori specifici come la moda. Niente di più lontano dalla realtà. La diversità di orientamento sessuale e di identità di genere è oggetto di discriminazione sui luoghi di lavoro come e ancora di più di altre tipologie all'onore delle cronache già da molto tempo. Se però le aziende vogliono riconquistare la fiducia dei propri collaboratori, se li vogliono motivare chiedendo loro proattività e identificazione col progetto d'impresa, il primo passo è rispettarli nella loro individualità, indipendentemente dalle diversità che li caratterizzano. Di inclusività si è molto parlato in questi anni ma il tema della popolazione lgbt in Italia è tradizionalmente rimasto ai margini. Questa guida vuole iniziare a ovviare a questo limite. L'Università Statale di Milano, con l'appoggio dell'Associazione Italiana per la Direzione del Personale e dell'Associazione Parks - Liberi e Uguali ha condotto un progetto di ricerca con alcune tra le aziende più all'avanguardia sul versante dell'inclusione. Frutto di questo studio è un volume semplice ma completo di introduzione al tema lgbt e lavoro, che offre molte indicazioni operative a partire dalle best practice di alcune aziende eccellenti. Prefazione di Ivan Scalfarotto e prefazione di Isabella Covili Faggioli.