
Perché insegnare i media, come farlo all'interno delle scuole e in ambito extrascolastico? Questo libro offre a insegnanti ed educatori un ampio ventaglio di spunti pedagogici, teorici e didattici sulla funzione e sulle modalità di un apprendimento critico e consapevole dei media. L'autore indaga i rapporti tra infanzia e media, il ruolo - in parte ancora subordinato dell'educazione ai media, il tutto alla luce della continua evoluzione dei mezzi di comunicazione e delle tecnologie digitali. Un libro che solleva domande e offre risposte, che delinea politiche educative e suggerisce pratiche operative, utile strumento per un inquadramento teorico della media education e per argomentate riflessioni per non disperdere quel potenziale straordinario di entusiasmo e creatività che l'apprendimento dei media porta da sempre con sé.
Questo volume testimonia la continuità dell'impegno culturale, educativo e di ricerca della Fondazione Lavoroperlapersona. La riflessione di taglio interdisciplinare e a più voci si sviluppa attorno all'idea che - di generazione in generazione - si formano, si aggiustano e si tramandano teorie e pratiche dell'Accoglienza. Dove le prime - le teorie - propongono un quadro concettuale per comprendere e interpretare le seconde - le pratiche - ossia le progettualità e i comportamenti che si sviluppano nel tempo consentendo il vivere sociale e il progresso dell'umanità. Il testo propone risorse per approfondire le teorie, ma anche materiali e narrazioni per visualizzare le pratiche che prendono forma nella realtà. Al centro del lavoro c'è l'analisi di alcuni temi che l'accoglienza pone nel nostro tempo, tutte declinate nella prospettiva dei legami tra le generazioni. L'accoglienza è proposta così come: tessuto culturale delle sapienze di tutti i tempi; costruzione di forme di cittadinanza e impegno civile che, includendo e formando alla convivenza, allontanano la minaccia di conflitti vecchi e nuovi; strumento di dialogo tra generazioni che si succedono non per trattenere ma per restituire; categoria per far dialogare persone, generazioni e tecnologia; occasione per ri-generare luoghi e territori, imprese e ambienti di lavoro.
Tra i temi di analisi e di dibattito di maggior rilievo degli ultimi anni, senza alcun dubbio vi è quello sulla possibilità di favorire l'integrazione degli immigrati in Europa. In questo momento storico, in ciascun paese interessato da questo fenomeno gli attori istituzionali così come quelli impegnati nel campo sociale ed economico sono chiamati a individuare e realizzare percorsi di inserimento nella società per gruppi e comunità portatori di culture diverse. Ragionare in termini di rispetto reciproco delle differenze, con un approccio indirizzato al più ampio conseguimento di relazioni solide, e quindi stabili, offre l'opportunità di valorizzare il grande patrimonio di diversità culturali che possono dare significativi contributi alla crescita della società stessa e al conseguimento di migliori condizioni di coesione sociale. Sono queste le sfide che caratterizzeranno i prossimi anni e che disegneranno gli scenari di una società che dovrà aprirsi sempre più alle trasformazioni; ciò riguarderà maggiormente le regioni e le città, ovvero i luoghi e i contesti della possibile maturazione di esperienze comuni e, soprattutto, della sperimentazione di nuovi modelli di coesione. Trattare, dunque, del multiculturalismo nelle sue varie forme, analizzando le modalità di insediamento delle nuove popolazioni sul territorio, la capacità di creare condizioni di dialogo culturale e di crescita sociale significa, per l'autore, sviluppare anche una riflessione su come superare quelle categorie cognitive, tra le quali spiccano il pregiudizio e la mancanza di conoscenza reciproca, che creano inevitabili problemi all'integrazione. Al contrario, la coesistenza e lo scambio di culture e orientamenti nei diversi contesti urbani consentono di creare le condizioni per far convivere le diversità e considerarle un patrimonio comune in una dimensione realmente interculturale.
Nel dicembre 2020, con l'ordinanza ministeriale 172 che elimina il voto numerico su base decimale in favore dei giudizi descrittivi, la Scuola primaria ha raggiunto un traguardo importante. L'ottica è quella della "valutazione per l'apprendimento", che ha carattere formativo poiché permette di adattare l'insegnamento ai bisogni educativi concreti degli studenti. I contributi presenti in questo volume, espressione dei maggiori atenei italiani, dell'Istituto Indire e del mondo della scuola, sono firmati da voci che hanno contribuito in varia misura alla stesura e alla diffusione delle Linee guida emanate insieme all'ordinanza e, più in generale, di una nuova cultura della valutazione. Il lettore vi troverà spunti operativi e riferimenti teorici su ogni aspetto del percorso valutativo: la progettazione, con la formulazione di obiettivi coerenti e significativi, la documentazione, l'utilità del feedback, la creazione di verifiche adeguate, l'importanza dei compiti autentici, il corretto uso delle rubriche valutative e l'autovalutazione, oltre al tema della comunicazione con le famiglie e al ruolo chiave del dirigente scolastico.
In questo volume, Kai T. Erickson sottopone a verifica alcune ipotesi fondamentali della sociologia di Emile Durkheim; in particolare, l'idea che la devianza costituisca un fatto sociale funzionale alla conservazione dell'ordine morale di una società, e quindi in certa misura "necessario". Erickson applica le sue analisi a un contesto del tutto particolare, quello della comunità puritana immigrata negli Stati Uniti intorno agli anni trenta del XVII secolo. Attraverso una coinvolgente narrazione che attinge alle biografie individuali come ai verbali della pubblica inquisizione, Erickson getta luce sulle dinamiche di "produzione della devianza". Dinamiche che conservano un'assoluta attualità nella società contemporanea.
Il volume introduce il lettore alle caratteristiche della comunicazione in rete, sia sincrona, che asincrona, come un ibrido sia linguistico che comunicativo e sociale, fra oralità e cultura. Il testo presenta contributi di studiosi di formazione linguistica sui diversi aspetti della comunicazione mediata dal computer ed è integrato da un breve glossario sulla comunicazione in rete.
Il volume raccoglie alcuni saggi dell'autore sul cinema, materiali diversi tra loro perché il suo rapporto con il grande schermo è sempre stato intenso ma ha subito le curve di attenzione e i vuoti di una ricerca mediologica che sin dall'inizio ha tentato di spingersi oltre una storia o estetica o sociologica del cinema. Minimo comune denominatore che li lega è il transito dalla dimensione analogica alla dimensione digitale, un nodo che consente di rileggere per intero ogni scienza del linguaggio filmico e cinematografico.

