
Nel ribollente universo mediatico che ci circonda, ogni soggetto di comunicazione che non voglia finire nel "rumore di fondo" ha la necessità, in primo luogo, di farsi riconoscere, dunque di minimizzare la distanza tra come è (l'identità) e come appare (l'immagine). Questo concetto è ormai acquisito per molte aziende, ma solo per poche organizzazioni non profit: queste ultime, infatti, sia per cultura che per necessità economiche, tendono a non dotarsi (tranne quelle più grandi ed affermate) di un "arsenale" comunicativo adeguato ai tempi. Una soluzione sostenibile a questo problema è il Progetto di Identità Visiva: snello compendio degli elementi di base della comunicazione visiva, rappresenta il pilastro intorno al quale ogni organizzazione, grande o piccola, può costruirsi gradualmente un'immagine coerente con la propria identità e compiere così un progresso decisivo, anche a fini promozionali e di raccolta fondi. Questo manuale è la prima guida ad un nuovo modello progettuale, utile per i professionisti della comunicazione e per gli operatori del settore non profit, interessante per chiunque voglia percorrere le nuove strade del villaggio globale.
Difficile pensare una parola più malintesa, dimenticata, disattesa della parola pace. Questo libro si nutre di una amicizia tra due docenti: Andrea, professore, ed Elisa, studentessa, in seguito divenuta a sua volta insegnante. Elisa ha chiesto la collaborazione di Andrea per lavorare, con le sue classi, su ciò che è inerente alla pace. Ne è uscito un dialogo in cui la teoria e la competenza definiscono un discorrere che vuol esprimere reciprocamente che, se si parla di questo argomento, bisogna farlo con speranza e determinazione. Nelle loro riflessioni affrontano i temi dell'identità, della relazione, del conflitto, della guerra, del ruolo della Chiesa... temi che tessono la dinamica di una didattica, ma soprattutto la piena ragione di una parola bella e colma di futuro come pace.
Nella maggioranza dei paesi europei le politiche sociali sono incalzate da vecchi e nuovi problemi che chiedono nuove soluzioni. La localizzazione e la personalizzazione degli interventi, l'integrazione fra attori e fra materie, l'attivazione e la partecipazione dei cittadini costituiscono alcune linee centrali delle riconfigurazioni in corso. I contributi raccolti nel volume esplorano queste trasformazioni, in Europa e in Italia, a partire dai settori oggi interessati dalla localizzazione del welfare: il lavoro, la lotta alla povertà, l'assistenza socio-sanitaria, la riqualificazione e la sicurezza urbana. Lavinia Bifulco è ricercatrice di Sociologia presso l'Università di Milano-Bicocca, dove insegna Sistemi locali di welfare.
Una donna su quattro ha subito nell'infanzia gravi forme di abbandono o di abuso, e questi eventi raddoppiano il rischio di depressione nell'età adulta. Con le parole delle donne intervistate nel corso di una ricerca ventennale, le autrici delineano un quadro vivo degli effetti a lungo termine di esperienze infantili traumatiche. Al testo è accluso il questionario CECA, un test autosomministrabile validato scientificamente, che misura l'incidenza dell'esperienza traumatica all'interno della storia familiare.
La nostra lingua, a cui il sentire comune attribuisce una fisionomia stabile e riconoscibile a partire da Dante, ha faticato molto a trovare una dimensione a tuttotondo in cui potessero riconoscersi tutti gli italiani. Per secoli il problema prevalente è stato il rapporto tra il latino e i vari volgari presenti nella penisola e solo con l'invenzione della stampa è emersa l'esigenza di un'unità linguistica nazionale. A lungo declinata come ricerca di una lingua comune agli scrittori è soltanto a partire dal 1861, con l'unità politica, che la questione dell'italiano riacquista una dimensione più ampiamente sociale. In un viaggio nel tempo che va dal 476 d.C. a oggi, il volume focalizza i punti di svolta di questa lunga ricerca, soffermandosi sulle tappe significative del percorso, dal Placito campano, l'atto notarile che nel 960 certifica la nascita del volgare italiano, a "Lettera a una professoressa".
Un professionista dell'educazione è chiamato a scrivere del proprio lavoro? E, in tal caso, tramite quali pratiche? Infine, quali sono i processi e i significati della documentazione così prodotta? Per dare risposta a tali interrogativi, il volume propone un'esplorazione delle principali pratiche di scrittura agite all'interno del lavoro educativo, al fine di indagare lo scrivere come processo di scoperta e costruzione dei significati ad esso connessi. In tal senso, la prospettiva narrativa offre un orizzonte interpretativo utile per ripensare e riprogettare i processi di scrittura e di documentazione necessari al lavoro dei professionisti dell'educazione. Ne emergere, così, il profilo di una scrittura come, al contempo, pratica e competenza professionale, che diviene risorsa fondamentale per il lavoro educativo quando sia pensata e agita con intenzionalità pedagogica. Il testo si rivolge a tutti i professionisti dell'educazione chiamati a dar voce, nei diversi contesti in cui operano, allo specifico pedagogico del proprio lavoro, nonché agli studenti che si stanno formando per tali professioni.
Con questo libro, dal linguaggio diretto e coinvolgente, Biesta porta il lettore a riconoscere la centralità dell'insegnamento e del ruolo dell'insegnante, inteso non solo come una figura legata al mondo della scuola, ma come una professione strategica a livello sociale e politico, capace di promuovere emancipazione e sviluppo consapevole nei soggetti della società di oggi e di domani. Con continue domande e questioni che illuminano le conseguenze pratiche del suo ragionare, l'autore, dialogando con Emmanuel Lévinas, Paulo Freire, Jacques Rancière e altri pensatori, si chiede non solo cosa significhi fare l'insegnante, ma anche cosa voglia dire oggi esistere e agire come insegnante. Rivolto a ricercatori e studenti che lavorano nel campo della filosofia dell'educazione e delle teorie dell'insegnamento, il testo enfatizza il ruolo fondamentale degli insegnanti per un'educazione intesa come emancipazione.
"Oltre l'apprendimento. Un'educazione democratica per umanità future" è una raccolta di riflessioni che, nel loro insieme, costituiscono una teoria sull'educazione o, come argomenta l'autore, un modo di comprenderla e accostarvisi, proponendosi come strumento fondamentale per (futuri) educatori e insegnanti. Molte pratiche educative presuppongono una determinata idea di ciò che significa essere umani e condurre un'esistenza umana: lo scopo dell'educazione diviene in questo modo la produzione di particolari soggettività e identità, come la persona razionale, l'individuo autonomo o il cittadino democratico. "Oltre l'apprendimento" si chiede che cosa può accadere all'educare se consideriamo la domanda sull'essere umani come radicalmente aperta: come una domanda cui si può cercare risposta solo nel mentre del percorso educativo e non prima. Il volume propone un modo diverso di concepire l'educazione, che si incentra sui modi in cui gli umani vengono al mondo come esseri unici attraverso risposte responsabili a ciò e a chi è altro e diverso. "Oltre l'apprendimento" solleva riflessioni cruciali sulla pedagogia, sull'idea di comunità e sulla responsabilità educativa, supportando gli educatori nel comprendere cosa comporta impegnarsi per un'educazione veramente democratica. Nel 2008 il volume si è aggiudicato il Critics' Choice Book Award dell'American Educational Studies Association.
La programmazione neurolinguistica (PNL) - sempre più praticata in numerosi centri specializzati anche in Italia - è un metodo per decifrare il mondo interiore delle persone con cui veniamo in contatto, in particolare rendendoci sensibili a tutta una serie di piccole e apparentemente insignificanti caratteristiche del comportamento - ad esempio, determinati movimenti degli occhi - che di solito non rileviamo, e che sono invece elementi rivelatori dello stato d'animo e delle vere intenzioni di ciascuno di noi. Questo manuale mette in grado - attraverso una serie di esercizi che si sviluppa appunto in ottanta giorni - di realizzare una condizione di sintonia con gli altri che porta non solo a raggiungere una migliore comprensione reciproca ma anche a conquistare un maggior equilibrio interiore, con risultati altamente positivi in tutti i rapporti umani e soprattutto nelle relazioni di lavoro, commerciali e manageriali.
Il Manuel de français è un corso in due volumi per lo studio della lingua francese rivolto agli studenti universitari italiani. La metodologia proposta è di "scoperta" e guida lo studente a impadronirsi del funzionamento delle strutture in maniera autonoma, consolidando l'apprendimento tramite riflessioni personali. L'approccio si basa sull'analisi sistematica degli errori più comuni commessi dai madrelingua italiani e le zone di interferenza lessicali e grammaticali fra italiano e francese sono attentamente trattate. Questo primo volume consente di raggiungere il livello A2 degli standard europei ed è diviso in 12 lezioni, ognuna delle quali include tutti i contenuti necessari all'apprendimento della lingua: fonetica, grammatica, aspetti comunicativi, lessico, informazioni sulla cultura francese e francofona. Numerosi esercizi e documenti, nonché varie attività sollecitano le abilità di comprensione e produzione orali e scritte e consentono di modulare l'insegnamento e adattarlo alle varie situazioni. Il volume si chiude con l'Approfondissement che propone esercizi complementari, un'appendice con tabelle grammaticali e le trascrizioni delle attività audio e video, e un indice analitico per reperire rapidamente le nozioni grammaticali e lessicali contenute nel manuale. L'opera è scaricabile anche in versione ebook+ e sul sito dell'editore alla pagina dedicata al volume sono presenti i file audio Mp3 d'appoggio alle attività di pronuncia e comprensione orale presenti nel testo, nonché utili risorse digitali aggiuntive.
Dans cette nouvelle édition, entièrement revue et corrigée, l’analyse contrastive reste au premier plan. Une longue expérience d’enseignement universitaire et de formation des enseignants, a permis à l’auteure de repérer les erreurs des apprenants italiens ; intégrant théorie et pratique, elle s’est efforcée de les analyser et d’en démonter les mécanismes. L’ouvrage ne respecte pas l’organisation traditionnelle de la grammaire : dans la première partie, consacrée à la morpho-syntaxe, les critères adoptés sont ceux de la grammaire traditionnelle avec une attention portée aux aspects communicatifs et sémantiques. La deuxième partie est centrée sur l’analyse du discours et la troisième sur les rapports entre oral et écrit. Quant à la méthodologie, l’intention est moins d’expliquer que de montrer et faire découvrir le fonctionnement de la langue. C’est pourquoi le choix des exemples, loin d’être un élément accessoire, s’avère fondamental ; puisés dans la langue quotidienne ils évoquent le plus souvent des situations de communication. Ainsi ont été insérées des formules de conversation et des expressions idiomatiques qu’on n’attend pas toujours dans une grammaire mais qui sont essentielles dans l’apprentissage d’une langue étrangère. Au-delà de l’apprentissage d’une langue - le français - cette grammaire entend aussi inciter les apprenants à effectuer une réflexion approfondie sur les faits linguistiques au sens large.