
La crisi ha prodotto effetti drammatici sul tessuto economico e sociale dei paesi europei. L'aspetto economico, pur rilevante è solo il sintomo di un problema più ampio di natura politica che investe la capacità delle democrazie occidentali di risolvere problemi accumulati da oltre un ventennio. Chi è eletto democraticamente fa fatica a prendere decisioni impopolari che possono compromettere la sua rielezione. L'emergenza diventa così il motore dell'azione politica e il modo di giustificarla di fronte agli elettori, con la conseguenza che la cura - tardiva e varata sotto la pressione dei mercati diventa ancor più dolorosa e impopolare.
"Quando arrivavano le noci in tavola, noi figli potevamo prenderne due con garanzia, oppure quattro senza: quelle con garanzia erano rimpiazzabili se guaste; le altre, invece, andavano prese come venivano, buone o guaste. Come mai mio fratello spesso ne preferiva "due sicure", anche se sui tempi lunghi era più conveniente prenderne quattro?" Da qui trae spunto Paolo Legrenzi per esplorare i meccanismi mentali che ci guidano nell'investimento dei nostri risparmi. Vediamo così come emozioni, paure, rimpianti, illusioni, orizzonti temporali troppo corti ci ingannano, portandoci a decidere nei momenti sbagliati, a temere perdite improbabili, a ignorare i veri pericoli in agguato.
Il mercato capitalistico è popolato da imprese che perseguono il fine di massimizzare il profitto nel mero rispetto delle norme di legge. Nel dibattito pubblico si è tuttavia fatta sempre più strada l'idea che la responsabilità legale dell'impresa non basti e che ad essa vada aggiunta la responsabilità sociale. Ma oggi, come afferma Zamagni, non è più sufficiente parlare di responsabilità sociale dell'impresa, bisogna piuttosto mirare alla sua responsabilità "civile", nella forma specifica della cittadinanza globale dell'impresa, se vogliamo dare impulso a un'economia altrimenti destinata al declino e promuovere modelli alternativi di crescita.
Come è fatto, come funziona, dove va, quali sono i valori che lo fondano, i processi che lo reggono, i soggetti che lo animano: tutto quanto occorre sapere sul mondo della produzione in un arco di tempo che va dalla rivoluzione industriale alle imponenti trasformazioni dei nostri giorni.
Il manuale, qui presentato in una nuova edizione aggiornata, fa il punto sulle numerose questioni riguardanti l'Unione monetaria europea, alla luce dei profondi cambiamenti intervenuti in questi ultimi anni nel contesto economico e politico. Sono affrontati tutti i temi chiave dell'economia e politica monetaria dell'Unione; in particolare sono analizzate le conseguenze per l'Eurozona e per l'Europa in generale dei recenti eventi traumatici globali e della crisi finanziaria. Una novità di rilievo è la discussione sulle unioni monetarie ottimali e sui passi da fare a livello di nuova governance per completare il disegno unitario europeo.
Il volume ricostruisce e analizza in profondità l'evoluzione della finanza decentrata in Italia dal 1970 ad oggi. Una vicenda caratterizzata da una instabilità del sistema che non ha avuto molti eguali nei principali paesi del mondo sviluppato. In riferimento ai tre principali livelli di governo (Regioni, Province e Comuni), sono illustrati evoluzione, caratteristiche strutturali, nodi problematici, cause delle disfunzioni di tale sistema. L'autore non manca infine di avanzare utili indicazioni di policy per una "buona" decentralizzazione fiscale.
La presenza di stranieri ha posto l'Italia davanti a molteplici sfide, soprattutto nella congiuntura economica attuale, foriera di una diminuzione delle chance occupazionali, delle opportunità di crescita e della mobilità sociale, che ha interessato tutta la popolazione, sia autoctona che immigrata. La Fondazione Leone Moressa, con questo volume giunto alla sua terza edizione, propone l'analisi di una serie di questioni inerenti alla sfera economica e finanziaria, con l'intenzione di promuovere una conoscenza maggiormente approfondita del comportamento della popolazione straniera nel mercato del lavoro e nelle attività finanziarie. Il volume accoglie inoltre diversi approfondimenti di esperti in varie materie, che propongono delle riflessioni su settori specifici, quali la gestione dei flussi, le rimesse, la formazione professionale, la spesa pubblica e il welfare. Senza dimenticare il legame intrinseco che la dimensione economica e finanziaria ha con i percorsi migratori più in generale, questo lavoro, tramite un approccio scientifico, evidenzia, da una parte, le risorse e il contributo della popolazione straniera all'economia italiana, e dall'altra, le difficoltà, le contraddizioni e i nodi irrisolti nella crescita economica e professionale di questa popolazione.
Le tecnologie dell'informazione e della comunicazione hanno modificato radicalmente la vita delle persone e le logiche di funzionamento delle organizzazioni, aprendo scenari di grandi opportunità per le imprese, non solo ai fini di un recupero di efficienza operativa, ma anche in vista di uno sviluppo strategico. Eppure, nonostante l'accesso alle tecnologie sia ormai relativamente facile, sono ancora poche le imprese che riescono a sfruttarne pienamente le potenzialità integrandole in modelli di business di successo. Per le altre, gli investimenti informatici si rivelano spesso onerosi, complessi e poco redditizi, almeno rispetto alle aspettative. Il volume affronta questo problema attraverso l'analisi di tutto il processo che permette la valorizzazione strategica degli investimenti in IT: dal momento in cui si avvia la progettazione dei sistemi informativi fino alla definizione delle scelte di posizionamento competitivo. Il testo analizza le dinamiche che intervengono lungo questo processo e che possono determinarne gli esiti in termini di impatti effettivi sulle performance aziendali. Un percorso articolato e pieno di insidie, dove entrano in gioco valutazioni tipicamente riconducibili alla razionalità economica, ma anche dimensioni più sfuggenti e ambigue, connesse a fattori di natura sociale e psicologica.
La crisi finanziaria e la crisi del debito hanno determinato un peggioramento delle condizioni economico-finanziarie delle banche e una brusca riduzione dei flussi di credito concessi alle imprese, e hanno innescato profondi mutamenti degli assetti organizzativi e regolamentari delle banche, dei modelli di valutazione dei rischi e del merito di credito e dei processi selettivi delle imprese, delle specializzazioni produttive e dei processi innovativi. Questo volume offre un ampio spettro di analisi e riflessioni sui problemi delle banche italiane e sul loro comportamento durante la crisi: sull'andamento del credito alle imprese in Italia nel confronto con altri paesi europei, sull'impatto che la distribuzione e l'organizzazione spaziale delle banche, il grado di concorrenza nei mercati locali del credito e l'adozione delle tecnologie di "credit scoring" hanno avuto sull'accesso al credito delle imprese e sulla rischiosità delle banche; sul ruolo svolto dagli intermediari di garanzia e dalle politiche di promozione dell'accesso al credito durante la crisi e ai loro possibili effetti sistemici; sulle scelte e i problemi di gestione della liquidità delle banche, i connessi rischi sull'economia reale e la stabilità del sistema bancario.
Gli Stati sono ancora i protagonisti della scena mondiale? Oppure sono ormai sostituiti dalle migliaia di organizzazioni internazionali nate negli ultimi anni? Se gli Stati si indeboliscono, cosa accade alla democrazia che in essi si è sviluppata? Qual è la sorte del diritto, che siamo abituati a ricondurre all'idea di Stato-nazione? L'autore cerca, per queste domande, risposte che tengano conto dell'odierna fase di passaggio, in cui l'erosione della sovranità si accompagna con il controllo degli Stati sui regimi regolatori ultrastatali, l'affermazione di standard globali con il potere ultimo di applicarli rimasto nelle mani dei governi nazionali, lo sviluppo di norme e procedure internazionali con il crescente ruolo delle amministrazioni statali e del loro diritto.
In questi anni abbiamo fronteggiato complesse crisi economiche, ambientali e finanziarie che ci hanno fatto capire di essere più vulnerabili di quanto pensavamo. Per affrontare le sfide del futuro servono modelli affidabili su cui fare previsioni e simulare scenari alternativi per passare dall'accettazione supina dell'incertezza alla gestione consapevole del rischio. Ma il "diluvio di dati" cui siamo sottoposti rende difficile distinguere tra notizie false e fenomeni reali, cosicché i cittadini rischiano di prendere decisioni sbagliate o di essere ridotti a spettatori di una politica che persegue obiettivi poco trasparenti. Ricostruire la catena che lega informazione, conoscenza e scelte politiche, così da selezionare in modo più consapevole anche la classe politica, diventa un obiettivo fondamentale della democrazia al tempo dei Big Data.
L'Italia è divisa in due: Pil pro capite, condizioni di vita, diritti sociali, libertà civili dicono che il Mezzogiorno rimane arretrato rispetto all'Italia e all'Europa. Perché? Alcune spiegazioni parlano addirittura di una diversità genetica dei meridionali, o risalgono alla monarchia normanna; altre puntano il dito contro il Nord colpevole di aver sfruttato un Sud che prima dell'Unità sarebbe stato florido e avanzato; o chiamano in causa la sfavorevole collocazione geografica. Secondo Felice, sono state le classi dirigenti meridionali a ritardare lo sviluppo, dirottando le risorse verso la rendita più che verso gli usi produttivi. Al Sud occorre dunque modificare la società, spezzando le catene socio-istituzionali che la condannano all'arretratezza.

