
La complessa relazione che il capitalismo intrattiene con la democrazia si caratterizza come legame necessario o come contrasto irriducibile? E se sono veri sia il legame che il contrasto, qual è la via d'uscita? Salvati sviluppa le sue argomentazioni confrontandosi con le tesi di altri studiosi contemporanei: R. Phillips e R. Reich sulle caratteristiche del capitalismo americano; A. Glyn su keynesismo e neoliberismo, i due principali regimi di politica economica del dopoguerra; R. Dahrendorf sulla difficile «quadratura del cerchio» tra libertà, crescita economica e coesione sociale; J. Attali sulle possibili misure di politica economica e sociale condivisibili da destra e sinistra; M. Castells su media e democrazia; J. Dunn sul conflitto tra democrazia come ideale politico e democrazia come forma di governo. Fiducioso, nonostante tutto, che la conciliazione fra capitalismo e democrazia sia possibile, anche se difficile, Salvati privilegia un atteggiamento riformistico, concreto e insieme riflessivo, lontano dal modo ideologico, gridato e approssimativo con cui temi di questa importanza sono affrontati nel dibattito politico e nella stampa quotidiana.
La casa è la più significativa forma di investimento dei risparmi di buona parte delle famiglie italiane. Come la crisi immobiliare negli Stati Uniti ha rivelato, ciò che accade nel settore delle abitazioni è di fondamentale importanza per il buon andamento dell'economia nel suo complesso. Questo volume fornisce un'introduzione all'analisi economica della casa, secondo diverse prospettive. In un costante confronto con la realtà degli altri paesi ricchi, si mostra come la casa incida sui bilanci delle famiglie italiane e il percorso attraverso cui si è giunti all'attuale assetto del mercato abitativo, con una netta prevalenza della proprietà sull'affitto. Particolare attenzione è dedicata ai casi di "disagio abitativo" delle famiglie. Se il mercato delle abitazioni è dominato dall'iniziativa privata, l'intervento pubblico è comunque centrale, sia in termini regolativi sia per il sostegno ai costi della casa. Si esamina quindi l'evoluzione delle politiche pubbliche, dai piani casa agli interventi che coinvolgono il sistema tributario.
Massimo Baldini insegna Scienza delle finanze nella Facoltà di Economia "Marco Biagi" dell'Università di Modena e Reggio Emilia.
Un'economia sommersa che secondo le stime Istat assorbe circa 250 miliardi di euro, ovvero il 17% della ricchezza nazionale, un fenomeno di massa legato anche alle disfunzioni dell'amministrazione pubblica e alla struttura del nostro sistema produttivo, nonché alla cultura e alla storia del nostro paese. Il volume espone tutto quello che si sa su un secolo di evasione fiscale in Italia: chi, come, quanto, perché, e indica i possibili rimedi a questo grave problema economico e sociale.
Alessandro Santoro insegna Scienza delle finanze e Politica economica nell'Università di Milano-Bicocca, ed è stato esperto tributario al ministero delle Finanze dal 1999 al 2004 e dal 2006 al 2008. Le sue pubblicazioni scientifiche riguardano in particolare i temi della tassazione, dell'evasione e della disuguaglianza.
Che cos'è la corporate governance e perché è importante? Come si governa l'impresa moderna, grande o piccola, privata o statale, locale o multinazionale? Quali sono le relazioni tra proprietari, dirigenti e amministratori? Qual è il ruolo degli azionisti e dei mercati finanziari nel monitorare i comportamenti dei dirigenti? Gli autori del volume rispondono a queste domande spiegando i benefici della corporate governance per l'economia ed esaminando anche alcuni degli scandali più noti degli ultimi anni in Italia e all'estero. Uno snodo fondamentale per capire l'economia contemporanea, le differenze tra sistemi economici e ridurre il rischio di una nuova crisi globale.
Alessandro Goglio è economista senior all'Ocse a Parigi. Andrea Goldstein è economista senior all'Ocse a Parigi. In questa collana ha già pubblicato "Globalizzazione e sviluppo" (con F. Bonaglia, II ed. 2008) e "Le multinazionali" (con L. Piscitello, 2007).
Questo volume esplora le complesse interazioni tra Islam ed economia globale, esaminando in particolare la "moral economy" dell'Islam, la nascita delle banche islamiche e lo sviluppo della borghesia islamista. Riconoscere le pratiche economiche come mondi simbolici vivi, come costruzioni sociali scaturite dalle nozze mistiche tra forze produttive e forme simboliche, significa porre le premesse dello svelamento di un mondo solo in apparenza disincantato. L'antropologia e la storia economica si configurano allora come strumenti ideali per operare un processo di riscoperta della cultura e del sacro nascosti dietro l'apparente reificazione dell'economia. Scopo di questo studio è dimostrare come i musulmani abbiano intrapreso un profondo processo di riformulazione della propria identità a contatto con le società capitalistiche occidentali. L'esperienza dell'Islam contemporaneo dimostra che la globalizzazione non spinge verso l'adeguamento passivo e l'omologazione, bensì verso una reazione dei mondi vitali delle persone. In questo contesto, la società civile è il luogo in cui è possibile osservare non solo l'avanzare di un pervasivo processo di islamizzazione, ma anche la trasformazione dell'Islam da religione tradizionale a ideologia.
Daniele Atzori si è laureato in Storia economica nell'Università degli Studi di Milano ed è dottorando presso l'Institute of Middle Eastern and Islamic Studies dell'Università di Durham, nel Regno Unito. Collabora con la Fondazione Eni Enrico Mattei e con l'Agenzia Giornalistica Italia. Scrive regolarmente per la rivista "Equilibri" e per il magazine "Oil Tabloid".
Tra gli economisti c'è chi pensa che il mercato sia in grado di risolvere tutti i problemi, ma tra la gente comune, i politici, gli intellettuali sono moltissimi quelli che lo guardano con sospetto se non con ostilità. In realtà il mercato è un meccanismo potente e delicato che deve essere compreso per essere apprezzato, e che ha bisogno di regolazione e manutenzione per funzionare bene. Questo volume, ripresentato in edizione aggiornata, ne descrive e spiega il funzionamento a partire da esempi tratti dalla vita quotidiana, e allarga la trattazione al commercio internazionale e ai mercati finanziari, sottolineando come sia l'interazione tra scelte private e regole collettive a consentire al mercato di generare benessere e anche, a volte, a farlo entrare in crisi.
Giuseppe Bertola insegna Economia politica ed Economia del lavoro nell'Università di Torino. Economista apprezzato anche a livello internazionale, ha pubblicato per il Mulino "Europa, un'agenda per la crescita. Rapporto Sapir" (con altri autori, 2004).
La globalizzazione dell'economia, accompagnata dall'emergere di una cultura a sua volta globale, ha profondamente alterato il tessuto sociale, economico e politico degli stati-nazione, di vaste aree transnazionali e, non da ultimo, delle città. Nel volume vengono proposti nuovi strumenti concettuali e nuove strategie di ricerca per studiare le città come luoghi di intersezione tra globale e locale. È ormai evidente che numerose metropoli mondiali si sono sviluppate all'interno di mercati transnazionali e hanno ormai più caratteri in comune tra loro che con i rispettivi contesti regionali o nazionali.
A sentire certi politici del fare o certi ecologisti convertiti dell'ultima ora, sembrerebbe che l'Italia sia oggi fra i paesi più entusiasti e convinti delle virtù del nucleare. E' vero che sul nostro suolo non c'è una sola centrale attiva, ma - dicono - è tutta colpa del referendum del 1987 e di alcuni abili manipolatori del pensiero collettivo. Per rimediare ai danni che ne sono seguiti, abbattere i costi dell'elettricità ed essere competitivi, bisogna dunque rientrare nel settore. Una scelta condivisibile, sostiene l'autore, da nuclearista convinto ma non fazioso qual è; una scelta tuttavia maledettamente complessa che richiede molte condizioni, a partire da una forte condivisione politica e sociale. Per questo ripercorre con sferzante e amara ironia la travagliata storia del nucleare italiano sgombrando il campo da alcune verità di comodo (il referendum come "presunto colpevole") e cercando di trarne degli insegnamenti per il futuro. Per non replicare quegli stessi errori, per evitare altri sprechi, danni e illusioni.
Alberto Clô insegna Economia industriale e Regolazione Public Utilities nell'Università di Bologna. Nel 1995-96 è stato ministro dell'Industria e del Commercio estero. Ha fondato e dirige la rivista "Energia". Tra le sue pubblicazioni per il Mulino ricordiamo "Il rebus energetico. Tra politica, economia e ambiente" (2008).
Da più di sessant'anni è, insieme al Wto e alla Banca mondiale - le altre due organizzazioni nate dagli accordi di Bretton Woods nel 1944 -, un pilastro dell'ordine economico internazionale. Ne sono prova gli interventi messi in atto dal Fondo monetario in molti paesi per fronteggiare la crisi dei mutui subprime, e il sostegno fornito alla Grecia, che nel maggio 2010 ha rischiato una bancarotta dello stato. Nel volume si spiega che cosa è e come funziona il Fondo monetario internazionale, qual è il ruolo che ha svolto finora e come si è trasformato nell'età della globalizzazione fino alle ultime crisi finanziarie.
Giuseppe Schlitzer è direttore per gli Affari economici della Federazione Abi-Ania e docente di Prospettive macroeconomiche globali nell'Università Luiss di Roma. E' stato consigliere del direttore esecutivo italiano presso il Fondo monetario internazionale e ha ricoperto vari incarichi in Banca d'Italia e in Confindustria.
Sorto nel 1995 per governare e sviluppare il commercio internazionale il Wto è stato il principale bersaglio della protesta no global, ma ha saputo dimostrate tutta la sua efficacia mantenendo i mercati mondiali aperti durante una delle più gravi crisi finanziarie degli ultimi decenni. Ma come funziona realmente il Wto? Oltre a fornire un profilo complessivo di questa importante istituzione il volume, ripresentato in edizione aggiornata, discute costi e benefici di una politica commerciale non protezionistica, illustra le richieste avanzate dai paesi poveri e dalle Ong, spiega lo stallo del round di Doha e la crescita degli accordi commerciali conclusi al di fuori del Wto. Un quadro che evidenzia anche i rischi e i pericoli di una sua perdita di rilevanza sulla scena internazionale.
Antonio Parenti è capo unità aggiunto per le relazioni con l'estremo oriente alla Direzione generale del commercio della Commissione europea. E' autore di numerosi saggi in tema di commercio internazionale.
Con l'economia della Cina sono obbligati a fare i conti Stati Uniti, Unione europea e Giappone. Di fronte all'incalzare di questo nuovo attore, si assumono generalmente due atteggiamenti contrapposti: quello difensivo, e quello del riconoscimento di grandi opportunità. Il volume offre gli elementi per capire le caratteristiche dell'economia cinese, il suo ruolo negli scenari evolutivi mondiali, e soprattutto le enormi sfide che il paese deve affrontare, dagli squilibri sociali al problema della sostenibilità energetica e ambientale della crescita economica.
Tutti gli uomini ricercano la felicità, diceva Aristotele. Ne sono consapevoli anche gli economisti, che sempre più nella valutazione del benessere tengono conto di elementi altri rispetto al tradizionale Pil e guardano anche alla situazione familiare così come a quella sociale e politica (il grado di autonomia, partecipazione, libertà). Gli autori analizzano dunque, fra le condizioni che in una prospettiva economica contribuiscono ad influenzare il grado di felicità delle persone, alcuni fattori determinanti, quali denaro, occupazione, democrazia, matrimonio, divorzio