
Il concetto di governance è strettamente collegato ad un genitivo, che consente di cogliere le implicazioni di significato e anche di far esplodere le contraddizioni contenute in un termine che si impone per la sua polisemicità. Si parla diffusamente di 'governance dello sviluppo', legando indissolubilmente i dinamismi della governance al tema/problema dello sviluppo che è certamente un tema classico del pensiero economico e non solo. Tale correlazione libera il concetto di governance dalle sterttoie semantiche che lo legherebbe solo alla dimensione economica, per aprirlo a quei fondamenti etico/filosofici e politico/sociologici, che ne danno in conclusione, un significato antropologico, consentendoci di rimettere al centro l'uomo con la sua capacità di significazione.
"In questo mondo è il denaro che vince le guerre, è il denaro che piega la politica: ma per trasmettere all'umanità la parola e la salvezza di Dio altri mezzi ha scelto il Signore; e la Chiesa, continuando l'opera del suo Fondatore e Sposo, porterà frutto solo se agirà in sintonia con Lui". Le parole del gesuita padre Adolfo Bachelet, economo della Compagnia di Gesù e poi presidente onorario del Centro nazionale economi di comunità, suonano come un invito forte per tutti i cristiani di oggi impegnati nel mondo e nell'amministrazione economica, nella Chiesa ma non solo. Il libro raccoglie gli articoli che padre Bachelet scrisse per il Bollettino del Cnec tra il 1974 e il 1980. Episodi della Bibbia, l'esempio dei santi, eventi di attualità sono l'occasione per affrontare in chiave spirituale temi di economia e amministrazione economica. Le riflessioni offerte, a tanti anni dalla stesura, risultano particolarmente - e sorprendentemente - attuali. Non manca una riflessione sull'esempio civile e cristiano di Vittorio Bachelet, fratello di padre Adolfo e storico presidente nazionale dell'Azione cattolica italiana, ucciso dalle Brigate Rosse nel 1980. Questa nuova edizione riprende il testo originale di "Economia e fede", edito dall'Ave nel 1980, con nuovi contributi e una nuova veste grafica.
Continuiamo ad assistere passivamente ai naufragi di tanti nostri fratelli disperati, incapaci di opporci a una legge nazionale che prevede il rigetto di chi approda sulle nostre coste. Se tale è il modo di comportarsi, non è il caso di domandarci con don Mazzolari se per caso "il cristianesimo abbia esaurito la sua funzione storica?". Dobbiamo avere il coraggio di prendere atto di un deterioramento estremo dei rapporti sociali a causa della mancanza di un'etica condivisa e di batterci per un tipo di convivenza caratterizzata dal rispetto della dignità di ogni essere umano, la quale potrà essere realizzata solo quando saremo in grado tutti di avvertire "il senso dell'altro" che vive accanto a noi o lontano da noi; quando avremo raggiunto quel modo di essere e di agire che Senner definisce "sociabilità". Nessuna soluzione potrà essere prospettata limitatamente al nostro piccolo mondo nazionale. La globalizzazione ha prodotto una interdipendenza tra i vari Stati, nel bene e nel male, e perciò i problemi dovranno essere affrontati in un'ottica globale.
John Perkins torna alla riflessione sull'impero globale e sulla base economica che lo sostiene, le corporation statunitensi. Analizzando quattro zone calde del pianeta - Asia, America Latina, Medio Oriente e Africa - grazie alle testimonianze di collaboratori "pentiti" delle multinazionali, mercenari, attivisti, politici e vittime dello sfruttamento, Perkins denuncia le responsabilità del governo americano e di organismi come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale nel creare una crisi geopolitica ed economica della quale beneficiano soltanto pochi privilegiati. Ma se la corruzione, l'instabilità, l'ingiustizia sono ormai pratiche dominanti, le storie di chi le combatte dimostrano che c'è spazio anche per immaginare un pianeta diverso. "Non troverete del catastrofismo in queste pagine", avverte Perkins. "Per quanto seri, i nostri problemi sono opera dell'uomo. Poiché siamo stati noi a creare i nostri problemi, possiamo anche risolverli". Un libro allarmante ma non privo di speranza, dedicato a quanti si impegnano a costruire "un mondo stabile, sostenibile e pacifico".
La globalizzazione, tra eccessi e contraddizioni, limiti e fragilità, ha generato benessere, progresso scientifico, calo dei conflitti, creando la convinzione – rivelatasi illusoria – di essere inarrestabile e irreversibile. È invece in crisi profonda. Il legame virtuoso tra Stati Uniti e Cina, che l'ha favorita, è diventato rivalità strategica e potrebbe degenerare in conflitto. Nel "grande scollamento" in atto, Magnani identifica quattro forze che trasformano le relazioni internazionali: quelle di natura economica e tecnologica ridisegnano le catene globali del valore; dinamiche di politica interna favoriscono chiusure nel vano tentativo di proteggere interessi nazionali; gli shock esterni (pandemia, guerre, crisi finanziarie) mettono a nudo la vulnerabilità del sistema globale; obiettivi geopolitici alimentano le alleanze con paesi amici. In tale scenario la politica prevale sull'economia, cresce la regionalizzazione e aumenta l'instabilità delle alleanze internazionali, anche per il moltiplicarsi di paesi "battitori liberi” che aspirano a un'autonomia strategica. Oltre ai costi economici, la frammentazione favorisce il caos geopolitico e accresce il rischio di conflitti. Ma può anche innescare una globalizzazione secondo criteri economici e geopolitici diversi. Artico, Subacqueo, Spazio e Digitale possono essere fronti di scontro o, con le loro enormi opportunità, rappresentare le nuove frontiere della globalizzazione. Il mondo che verrà dipenderà molto dalle democrazie liberali e dalla loro capacità di promuovere i propri valori. La speranza è che il rilancio nella circolazione di merci, servizi, capitali, persone e conoscenza possa consolidare i diritti e diffondere le libertà.
L'approccio della economia solidale viene ad affiancarci agli studi sui sistemi industriali locali, alle ricerche sull'economia sociale e a quelle sulle organizzazioni "no profit". Senza dimenticare i lavori sullo sviluppo locale e più in generale sul settore informale e sulla economia sotterranea. A differenza di questi studi, però, l'economia solidale, di cui Lavalle si è fatto ormai da vari anni il teorico e il divulgatore, si basa sulla ipotesi della possibilità di una ricomposizione dei rapporti tra l'economico e il sociale nel senso di una democrazia economica. Laville propone la valorizzazione di varie forme di scambio non monetario, realizzate all'insegna della solidarietà, accanto a quelle del mercato.
Il libro è dedicato alle risposte della società civile internazionale alla globalizzazione e al predominio di una economia monetaria virtuale, facendo riferimento al settore non profit, con particolare riguardo al fair trade, o commercio equo e solidale.