
Siamo nel 1992, tra maggio e luglio. A Bari, come altrove, sono giorni di fuoco, fra agguati, uccisioni, casi di lupara bianca. Quando arriva la notizia che un bambino, figlio di un capo clan, è stato rapito, il maresciallo Pietro Fenoglio capisce che il punto di non ritorno è stato raggiunto. Adesso potrebbe accadere qualsiasi cosa. Poi, inaspettatamente, il giovane boss che ha scatenato la guerra, e che tutti sospettano del sequestro, decide di collaborare con la giustizia. Nella lunga confessione davanti al magistrato, l'uomo ripercorre la propria avventura criminale in un racconto ipnotico animato da una forza viva e diabolica; da quella potenza letteraria che Gadda attribuiva alla lingua dei verbali. Ma le dichiarazioni del pentito non basteranno a far luce sulla scomparsa del bambino. Per scoprire la verità Fenoglio sarà costretto a inoltrarsi in quel territorio ambiguo dove è più difficile distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Ambientato al tempo delle stragi di Palermo, "L'estate fredda" offre uno sguardo pauroso sulla natura umana, ma ci regala anche un protagonista di straordinaria, commovente dignità. E, alla fine, un inatteso bagliore di speranza.
Nel settembre del 1920 Mario Buda fa esplodere in piena Wall Street un carro trainato da cavalli e imbottito di dinamite e pezzi di metallo, l'esplosione uccide 40 persone e inaugura quella che sarebbe diventata una delle più micidiali armi da guerriglia urbana, l'autobomba. Il prototipo messo a punto dall'anarchico italiano, tempo qualche decennio, diventerà l'arma del terrorismo globale. Rileggendo la storia del secondo dopoguerra, Davis ripercorre l'uso, le trasformazioni, gli scopi di un ordigno povero che ha esiti molto più devastanti dei missili da milioni di dollari e che ha modificato totalmente l'idea stessa di guerra. Se un tempo eserciti e armamenti erano convenzionali, la maggior parte degli attuali conflitti sul pianeta hanno carattere di guerriglia e nell'autobomba l'arma più efficace e a buon mercato.