
Ripercorrere la continuità storica delle arti in Cina e render conto della loro esemplare unicità: questi gli scopi del volume. Volutamente conciso, il testo chiaro e preciso espone le maggiori espressioni di tremila anni d'arte cinese; s'interessa delle arti funerarie rivelate dall'archeologia, ma anche delle arti sacre nelle loro prospettive spirituali e, infine, delle "arti della vita", come la pittura, il giardino o le arti decorative. Corredata da una ricca iconografia, con numerose illustrazioni a colori, schemi, ricostruzioni originali e da un glossario delle principali nozioni, l'opera è destinata a quanti vogliono capire e apprezzare le arti di un mondo, la Cina, che comprende un quinto dell'umanità del XXI secolo.
Il primo cristianesimo mostra una grande capacità di adottare le forme artistiche e architettoniche allora comuni nell'Impero romano e vi introduce una sensibilità diversa, preoccupata di rendere presente nello spazio e nelle immagini l'invisibile. "In questo breve percorso attraverso l'arte cristiana, dal II al VI secolo, ci siamo schierati con quella parte della storiografia che reputa l'arte di questo periodo innovatrice e fondata su un'estetica propria, articolata e complessa; un'arte dotata di un ricco bagaglio iconografico, che ha saputo fondersi con le tematiche proprie del cristianesimo. Ci siamo quindi rifiutati di considerarla come il frutto della decadenza dell'arte classica. L'arte di questo periodo pone le basi stilistiche di quella che chiamiamo arte dell'alto Medioevo, che svilupperà in pienezza gran parte dei temi iconografici propri di tutta l'arte medievale."
Questo volumetto intende uscire dall'idea stereotipata dell'arte africana che vede, con sguardo coloniale, una supposta "africanità" come involucro unificante di un intero continente. Si è cercato piuttosto di introdursi alle molteplici produzioni artistiche antiche, tradizionali e contemporanee che si incontrano nel continente africano per coglierne il diverso divenire, pur nelle costrizioni dell'evento coloniale. Da come l'Occidente ha "visto" l'Africa si passa a come l'Africa ha influenzato l'Occidente, a cui però è sfuggito il contesto delle opere che lo attraevano.
Il termine "romanico" all'inizio del 1800 viene dato per indicare l'attività costruttiva medievale dell'XI e XII secolo. Si intendeva richiamare la sapienza costruttiva dei Romani di fronte alle imponenti cattedrali ottomane realizzate intorno all'anno mille e alla straordinaria armonia costruttiva dei due secoli seguenti; ma, egualmente, "romanico" ci riporta alla vernacolarità e diversità delle lingue romanze e, riferito all'architettura, alla scultura e alla pittura, ci indica la straordinaria creatività e inventiva di due secoli in cui ravvisiamo una comunanza di linguaggio in una versatilità di espressioni. Il periodo che chiamiamo romanico parte dall'epoca degli Ottoni, vede la rinascita delle grandi basiliche sino ai nuovi orizzonti aperti da Sugero per un lato e dal monachesimo cistercense per l'altro. Si tratta del primo grande movimento artistico che ci fa ravvisare l'Europa come un commonwealth estetico che abbraccia la Penisola Iberica, la Penisola Italiana, la Germania, la Svizzera e l'Austria, la Francia, le Isole Britanniche, parte della Scandinavia e dell'Europa orientale. L'antropologia religiosa cristiana, innervata dai movimenti monastici e dalle riforme ecclesiastiche, si esprime nel romanico con una forte tendenza a dare forme visive, realistiche ed espressioniste, al mistero e alla storia sacra, di cui committenti, costruttori e artisti si sentono partecipi.
In questo volume è offerta una documentata sintesi su una delle più importanti tradizioni artistiche del mondo asiatico, quella persiana. Il mondo iranico, cerniera fra l'Asia più lontana (con influenze centroasiatiche, indiane e cinesi) e il Vicino Oriente (innanzitutto in relazione con la limitrofa Mesopotamia, ma anche con il contesto mediterraneo), è stato terra di passaggio ed elaborazione artistica - ma anche religiosa - di straordinario interesse. L'Iran degli Achemenidi, di Persepoli e quello partico, rivale di Roma sconfitta dai potenti Sasanidi, fu uno dei primi tenitori conquistati dai musulmani sulla via dell'espansione di quel grande impero. È possibile immaginare la grande arte islamica senza tenere conto del fondamentale contributo iranico? Certamente no. Il testo, agile e di facile lettura, ci informa circa la complessità dei fenomeni artistici e sulla loro indubbia importanza, non solo locale.
Una collana internazionale rivolta al grande pubblico: il ponte tra i mondi culturali e l'arte coni più autorevoli studiosi
La storia dell'arte tibetana, creata dopo la seconda guerra mondiale dallo studioso italiano Giuseppe Tucci, si è molto modificata da allora. Questo volume, che rende testimonianza di tale cammino, permette di seguire l'evoluzione della sua estetica, essenzialmente religiosa, tramite monumenti spesso grandiosi, dipinti, sculture e altri oggetti in metallo, ricollocati nel loro contesto cronologico. L'accento è posto sui periodi di apogeo, tra XII e XVII secolo. Capitoli tematici, distribuiti in tutta l'opera, aggiungono sintesi indispensabili sulla religione, l'iconografia del buddhismo lamaistico, tecniche e stili. Questo piccolo volume, dal testo chiaro e conciso, costituisce lo strumento ideale per penetrare in una materia troppo spesso ritenuta complessa e ingrata. Facile da maneggiare, è uno strumento indispensabile tanto per chi viaggia nei paesi himalayani che per i cultori di scienze umane.
L'arte greca del I millennio a.C. è stata, come noto, la culla dell'arte figurativa europea a noi familiare. Nel mondo del Mediterraneo antico si è invece trattato di un fenomeno eccezionale, dovuto alle condizioni culturali particolari della sua formazione. Da qui la ricchezza e varietà delle sue manifestazioni, a partire dal rigore dei sistemi decorativi geometrici dei primi secoli.
Una collana internazionale rivolta al grande pubblico: il ponte fra i mondi culturali e l'arte con i più autorevoli studiosi
L'Arte precolombiana della Mesoamerica costituisce un'introduzione ad un universo artistico lontano nel tempo e nello spazio, il cui carattere esotico lo ha troppo spesso condannato ad una profonda incomprensione da parte di chi è portatore di diverse concezioni del fare artistico e delle sue specifiche modalità. Per comprendere appieno l'arte mesoamericana è necessario non solo conoscere lo specifico contesto storico-politico in cui essa è maturata, ma anche i codici interpretativi di arti figurative sviluppatesi in un mondo dove i confini che separano rappresentazione, pittografia e scrittura appaiono labili ed evanescenti. Solo così il carattere apparentemente "barocco" dell'arte mesoamericana si rivela essere una funzione della complessità dei messaggi veicolati dalle immagini: imparare a "leggere" l'arte mesoamericana permette non solo di scoprire il suo valore di documento antropologico, ma anche di apprezzare appieno il valore estetico e formale di un linguaggio visuale che la tragedia della Conquista ha quasi completamente obliterato.
La cattedrale, simbolo della grandezza artistica del Medioevo occidentale e del ruolo svolto dai vescovi nelle città, è il monumento che meglio definisce l'arte gotica con il passaggio dall'arco ogivale alle volte a crociera costolonate, sistematicamente organizzate in una struttura profondamente razionale e articolata. La scultura copre le facciate e segna la divisione in piani degli alzati, dominati dalle gallerie dei sovrani coronati. All'entrata della chiesa, le statue-colonna accolgono i fedeli. Nel definire il gotico privilegiamo di solito gli elementi culturali e formali, mentre l'architettura gotica è fatta di novità tecniche, di progressi nel trasporto della pietra, di miglioramenti degli strumenti di sollevamento e di forza, e soprattutto di perfezionamento dell'organizzazione del cantiere attraverso la standardizzazione del lavoro, l'organizzazione degli elementi prefabbricati e una maggiore razionalizzazione della produzione. La novità più spettacolare dell'architettura gotica consiste nella capacità di rendere trasparente l'edificio grazie all'immissione della luce, che attraversa le vetrate piene di immagini soddisfacendo la sete d'assoluto e di trascendenza degli uomini del tempo. Questo libro invita a fare un viaggio alla scoperta semplice e diretta delle chiavi che possono aiutare a comprendere lo spirito dell'arte gotica, la sua bellezza e le ragioni che hanno ispirato i grandi committenti, laici ed ecclesiastici, del Medioevo.
Guidato dalla sua curiosità e dal suo gusto personalissimo, in questo libro Daverio racconta alcuni capolavori dell'arte di tutti i tempi, che costituiscono la sua collezione ideale, guidandone la lettura con brevi testi folgoranti e dettagli messi in evidenza. Il primo vero libro illustrato del conduttore di "Passepartout".
La mattina del 10 ottobre 1517 il cardinale Luigi d'Aragona e il suo segretario Antonio de Beatis salirono su una collina sulle rive della Loira verso il castello di Cloux. Non andavano a rendere omaggio a un membro della famiglia reale ma a un principe dell'arte, e per di più italiano. In quella giornata, Leonardo mostra al cardinale e al suo seguito tre quadri ai quali stava lavorando e che saranno gli ultimi che dipingerà prima di morire: la Sant'Anna, il San Giovannino e la Gioconda. E proprio le vicende legate a questi tre dipinti - i più complessi e tormentati dell'esigua produzione pittorica di Leonardo - ci conducono nel mondo del genio rinascimentale, ci svelano particolari inediti sul suo rapporto con i committenti e con gli artisti contemporanei e ce ne restituiscono un'immagine completamente nuova. Se Leonardo è un artista che non ha ancora finito di dire tutto quello che ha da dire, anche la Gioconda non ha ancora smesso di rivelarci i suoi segreti, se nel 2012 il Museo del Prado di Madrid ha annunciato una scoperta destinata a cambiare per sempre la storia dell'arte: esiste un'altra Gioconda, nata nell'atelier di Leonardo da Vinci. Cosa ci svela questo dipinto, tanto diverso da quello conservato al Louvre, del mondo di Leonardo? E perché è stato ignorato per oltre cinque secoli? Un viaggio nei segreti di uno dei più misteriosi artisti di tutti i tempi, guidati da un suo profondo conoscitore col supporto di nuovi documenti, evidenze scientifiche e lucida passione.
Riproporre oggi una sintesi degli scritti di Renato Bazzoni è più che un dovere verso chi ha speso tutta la sua vita nella difesa e nella conservazione della bellezza del nostro Paese. È una necessità dettata da questi tempi nuovi e vecchi insieme. Nuovi, perché tutto intorno a noi parla di cambiamento. Vecchi, perché è invecchiata la nostra società e a volte pare sia di pari passo calata anche la nostra acuità visiva. La visione si restringe e pare mettere a fuoco solo il particolare, mentre l'insieme si sfuoca e perde significato. Ecco allora che Renato Bazzoni, architetto, urbanista, docente, ambientalista, etologo, paesaggista, teorico della partecipazione pubblica e privata, guida turistica, fotoreporter, oltre che ovviamente grande divulgatore già attento ai new media, ci aiuta a saper vedere. Gli scritti che riscopriamo sono cronaca contemporanea. I temi, le denunce, le perdite sul campo e le conquiste sono il nostro presente; solo le date riportano indietro nei decenni e siamo certi che le ricontrollerete, convinti di esservi confusi. Questo libro dunque è scritto per l'oggi e le parole che contiene ci restituiscono la bellezza, il tempo, lo spazio, la natura e la comunità umana con la scrittura vivida e coinvolgente dell'uomo che "una battaglia" l'ha combattuta ogni giorno. Prefazione di Andrea Carandini e Giulia Maria Mozzoni Crespi.

