
Un'interpretazione dei capolavori del teatro greco, da parte di un grande intellettuale del Novecento, armato delle conoscenze che la sociologia, la psicologia, l'antropologia, la storia delle religioni forniscono. Gli accostamenti si succedono densi e vertiginosi: Prometeo, Beckett, le Baccanti, Levi Strauss, Sofocle, il teatro dell'assurdo in una serie di arbitrarietà apparenti, il cui valore d'uso si dimostra immediato. Dietro il grande canovaccio di regia c'è tutto l'autore, con i libri che ha letto e le idee che gli sono servite da stimolo.
Una grande storia della fotografia: dalla xilografia alla fotoxilografia, dalla calcografia alla fotocalcografia, dalla litografia alla fotolitografia, fino alla matrice fotografica. Un'affascinante storia alternativa della cultura e della società degli ultimi centocinquant'anni. Il libro è arricchito da tre grosse appendici: un dizionario con 500 termini fotografici, molti dei quali ormai usciti dall'uso e dimenticati; un inventario con 1500 opere sulla fotografia pubblicate nell'Ottocento; la bibliografia di 200 titoli di saggi e foto-libri scelti tra i più significativi del secolo.
Lo spazio scenico (edificio, spazio della rappresentazione, scenografia e scenotecnica) dai greci al Novecento è la prospettiva storica di questo manuale, maturato all'interno della pratica dell'insegnamento universitario di Storia dello spettacolo. Il testo offre una ricostruzione dei fenomeni emergenti dell'arte teatrale nelle diverse nazioni europee attraverso i secoli.
In questo libro l'autore analizza quella particolare tipologia di ritratti (e di autoritratti) che sembra derivare direttamente dalle icone bizantine e, prima ancora, dai ritratti di el-Faiyùm: immagini dipinte di volti o di busti ritratti frontalmente che, quasi sempre, fissano lo spettatore e nei quali gli occhi sono protagonisti assoluti. La selezione ha inizio con la ritrattistica tardoromana orientale, non tanto perché fu questa l'epoca in cui venne scoperta l'individualità, ma piuttosto perché i primi ritratti pittorici giunti fino a noi rimontano alle vestigia del mondo romano, all'epoca in cui le religioni misteriche orientali iniziarono a conquistare adepti.
La storia dice che, al di là della storia, gli uomini hanno sempre cercato il paradiso e che in questa ricerca gli uomini hanno visto un al di là anche della geografia. Da quando i primi cristiani hanno adottato la Bibbia degli ebrei, e con essa il racconto su Adamo ed Eva in paradiso, il giardino dell'Eden è diventato per loro l'idilliaco ambiente primordiale di tutta l'umanità. Con una narrazione allo stesso tempo coinvolgente e rigorosa, Alessandro Scafi accompagna il lettore in un viaggio intellettuale attraverso le mappe del paradiso compilate dalle origini del cristianesimo fino ai giorni nostri, esplorando le condizioni intellettuali che hanno reso possibile nel corso dei secoli la rappresentazione del giardino dell'Eden in una carta geografica. Il lettore può così apprezzare gli sforzi dei cartografi di ogni tempo per riuscire a rendere visibile un luogo geograficamente inaccessibile eppure pensato come reale - e distante nel tempo.
Questo libro interroga le relazioni antropologiche cruciali che le immagini intrattengono con il corpo e la carne, al di là delle usuali nozioni di antropomorfismo o di rappresentazione figurativa. Vi sono analizzate le diverse modalità con cui le immagini guardano alla carne, che sia la carne di Afrodite formata dalla schiuma del mare o quella di Cristo sacrificato sulla croce. Paganesimo e cristianesimo, ognuno con i suoi contesti di pensiero, avrebbero, in effetti, entrambi cercato di raggiungere, o forse trasgredire, i limiti dell'imitazione: da una parte le metafore diventano metamorfosi, dall'altra i segni che rappresentano diventano dei sintomi che incarnano. Si scoprirà questa potenza straordinaria dei corpi allorché in essi la carne guarda all'immagine, a esempio nella stigmatizzazione di San Francesco del XIII secolo, la crocifissione dei Convulsionari di San Medardo del XVIII secolo o le "attrazioni" isteriche della Salpétrière del XIX secolo.
Le arti visive e la pubblicità, il design e l'architettura, la grafica, il fumetto e il cinema realizzano immagini che sanno coniugare efficacemente percezione e cognizione. Questo libro vuole spiegare come si fa a comunicare con le immagini, in che modo gli elementi percettivi, iconografici, simbolici e stilistici s'incastrano in una grammatica degli effetti, nella capacità di trasmettere informazioni e fare scattare emozioni mediante la loro funzione espressiva.