
Attraverso lettere, taccuini inediti, fotografie mai viste e racconti di vecchi amici in questo libro si ricostruisce la carriera di alpinista di Walter Bonatti, a partire dagli anni dell'adolescenza sulla Grigna, attraverso le imprese storiche in Italia e nel mondo, fino all'addio all'alpinismo, con il superamento della parete Nord del Cervino nel 1965. Dopo il libro sulla sua vita e i taccuini di viaggio voluti dalla compagna Rossana Podestà, nuovi materiali sul suo rapporto con le montagne aggiungono un importante tassello alla sua vicenda di uomo e di sportivo. Introduzione di Michele Serra.
L'arte della prima metà del Novecento è un vorticoso susseguirsi di movimenti e "ismi". Difficile dunque definirla in un sistema chiuso e immutabile, meglio, e forse più giusto, cercare di catturarne lo spirito di molteplicità e di contaminazione continua attraverso un programma di mostre temporanee, percorsi visivi, tematici o storici che tengono conto di connessioni, rimandi e affinità tra artisti anche apparentemente lontani. Il secolo breve, racchiuso fra l'illuminazione elettrica del cielo di Parigi dall'alto della Tour Eiffel per l'expo del 1889 e il lampo devastante del fungo atomico a Hiroshima, ha forgiato il nostro immaginario di uomini contemporanei, frantumando le certezze del secolo lungo. Con queste esposizioni immaginate Philippe Daverio percorre strade poco battute, e si allontana dai consueti percorsi scolastici, cercando piuttosto assonanze e migrazioni, incontri reali o fantastici fra opere e artisti. Klimt, Balla, Kandinskij, Picasso e alcuni altri diventano così i cavalieri dell'arte, che hanno gettato i semi e inventato le "forme" del Novecento, e alcuni temi come la danza, l'ansia dell'uomo contemporaneo e la città, sono i luoghi, reali o ideali, che raccontano la "joie de vivre", la frenesia e la solitudine dell'esistenza nel XX secolo.
L'amicizia, il desiderio, l'arte, l'avventura di due amici che sfidano il passare del tempo. "Dell'infanzia non mi ricordo proprio niente. Solo una cosa continuo a ricordarla." "Quale?" "Il momento preciso in cui ho imparato ad andare in bicicletta. Sarò banale, ma che felicità! Proprio la felicità! E stamattina, come per incanto, per la prima volta, mi sono ricordato anche il momento successivo." "Il momento in cui sei caduto." "Come cazzo fai a saperlo?" "È stato così per tutti. Impari a fare una cosa, sei felice, e ti dimentichi di frenare." "Non è una grande metafora della vita?" "Ora non traiamo conclusioni affrettate, Mick." Proprio allora un ragazzino di undici anni passa in sella a una mountain bike. Fa tutta la strada su una sola ruota, in velocità, silenzioso come un fantasma. I due amici si voltano a guardarlo, estasiati. Poi Fred riflette e dice: "Sai una cosa Mick?". "Cosa?" "Io e te, secondo me, non moriremo mai." La sceneggiatura del film che si legge come un romanzo.
"Ibsen, Shakespeare, Brecht..." Quando gli insegnanti del Centro universitario teatrale gli sottoposero una lista di autori da portare in scena, il giovane Luigi Proietti per poco non svenne: non ne aveva mai sentito nominare nessuno. Come tanti ragazzi cresciuti nella periferia della capitale, all'ombra del boom economico, Proietti pensava soprattutto alla musica e guardava all'America. Per lui l'unico palco era quello dei night club, dove suonava e cantava insieme agli amici di sempre. Si era iscritto per gioco a quel corso di recitazione, spinto dalla voglia di qualcosa di diverso: non poteva immaginare che quel "gioco" gli avrebbe cambiato la vita. Il "cantante dalla voce ritmico-melodica-moderna" dimostra subito una versatilità senza precedenti, un potenziale che esprimerà al meglio in "A me gli occhi, please" e negli altri one-man show scritti con Roberto Lerici, dei tour de force nei quali salta dal dramma al varietà lasciando il pubblico a bocca aperta. E in cinquant'anni di carriera Proietti ha conquistato generazioni di spettatori, contaminando la cultura "alta" e quella "bassa" senza pregiudizi. In "Tutto sommato" ci restituisce quella voglia di mischiare le carte in tavola, intrecciando le gioie della vita a quelle del palco e lasciando sempre sullo sfondo la sua Roma, città eterna e fragile, tragica e ironica, cinica e innamorata.
Quando l'Italia scoprì questa ragazzina dai capelli rossi tutta grinta ed energia, Rita Pavone aveva solo diciassette anni e una voglia infinita di cantare. Forse ancora più determinato era il papà, Giovanni, che continuava a iscriverla ai concorsi anche quando lei si era ormai rassegnata a lasciar perdere la musica per un lavoro più sicuro in una camiceria della sua Torino. La vittoria alla Festa degli Sconosciuti di Ariccia del 1962, organizzata dal futuro marito Teddy Reno, segna l'inizio di un percorso ricco di successi e soddisfazioni: le indimenticabili hit di Rita (La partita di pallone, Come te non c'è nessuno, Il ballo del mattone) sono entrate nella storia del nostro Paese, così come la sua interpretazione nel "Gian Burrasca" di Lina Wertmüller, le apparizioni in "Studio Uno" e "Stasera Rita!", quelle al cinema accanto ad attori del calibro di Totò e Giancarlo Giannini, quelle in teatro. Ma l'Italia è sempre stata troppo piccola per Rita, icona pop in anticipo sui tempi: ospite per ben cinque volte all'Ed Sullivan Show, ha riempito veri e propri templi della musica come la Carnegie Hall di New York e venduto milioni di dischi in tutto il mondo. E se mai ogni tanto si è fermata per un momento è stato solo per programmare nuove avventure e ripartire con più energia. In occasione dei suoi settant'anni, Rita ha voluto fare un regalo a se stessa ma anche a tutti i suoi fan: per questo ha ripercorso tutto d'un fiato le tappe della sua carriera.
Frutto di oltre dieci anni di studi e ricerche, ricco di documenti inediti e originali, rintracciati da Melania Mazzucco negli archivi veneziani, "Jacomo Tintoretto & i suoi figli" è la seconda parte del dittico che, col romanzo "La lunga attesa dell'angelo", l'autrice ha dedicato al grande maestro, passando così dalla libera interpretazione dei fatti e dalla dimensione fantastica dei personaggi all'indagine appassionata di una possibile verità storica. Prima importante biografia mai apparsa in Italia su Tintoretto, che torna oggi in una nuova edizione con uno scritto inedito dell'autrice, questa opera storico-documentaria rappresenta un vero e proprio monumento alla grandezza e alla complessità di un pittore immenso, inventore di sterminati teleri narrativi, affollati da centinaia di personaggi e animati da violenti chiaroscuri - un artista ambizioso e discusso, scorretto e devoto, colto e popolare, eccentrico e conformista, incalzato da un perenne furore creativo. In un dialogo continuo e attraverso un confronto serrato con le sue opere, Melania Mazzucco ricostruisce minuziosamente la vita del "più terribile cervello che abbia avuto mai la pittura". Ma, accanto al protagonista, come in una delle sue tele brulicanti, dal buio della storia riemergono le figure dei suoi familiari: il padre, la giovane moglie Faustina, le figlie suore, i nipoti rinnegati.
Piero era sicuro di diventare un maestro di musica, Ignazio cantava con passione ma di certo non pensava al successo, Gianluca cantava solo per se stesso, perché lo faceva stare bene. Insomma, la musica era nel futuro di tutti ma nessuno dei tre avrebbe mai immaginato che il 25 aprile 2009 il destino avrebbe bussato alla porta facendo "nascere" Il Volo, che in pochissimi anni ha raggiunto fama internazionale e i primi posti in classifica in Italia e nel mondo. Dopo aver trionfato a Sanremo 2015 e conquistato l'America, Piero, Ignazio e Gianluca aprono il diario dei ricordi più personali e privati e ci portano nei loro luoghi del cuore intrecciando le voci, complici e divertite, per svelarci come è cominciato tutto. Chi erano e cosa facevano prima di arrivare in tv a "Ti lascio una canzone" e dare vita al Volo? Come hanno scoperto l'amore per la musica? Ma Piero, Ignazio e Gianluca ci raccontano anche della loro vita di oggi tra concerti in giro per il mondo, aneddoti di backstage e sale di registrazione, tra viaggi infiniti con l'Italia sempre nel cuore e i progetti di domani... e di quella volta in cui, a Miami, hanno rischiato di diventare un duo... "Un'avventura straordinaria" è il primo libro ufficiale del Volo, una storia di passione e impegno, il viaggio di tre ragazzi partiti dalla provincia e arrivati tutto d'un fiato sul tetto del mondo. Perché nessun luogo è lontano quando hai talento e la forza di inseguire i tuoi sogni.
"La pittura, come la musica, non richiede traduzioni ma conoscenza delle tradizioni. La musica esige però d'essere suonata e quindi interpretata. La pittura è. E alla percezione immanente l'infinita sua eredità serve in modo eccellente. Ha bisogno lei del percorso iniziatico ed esoterico che ogni persona che la guarda deve intraprendere da sola. Questi piccoli testi, ma soprattutto queste immagini, ambiscono solo a essere compagni di viaggio." Philippe Daverio non parla mai di "Storia dell'Arte" e anche quando affronta, come in questo caso, artisti fra i più grandi della pittura internazionale, racconta delle "storie": eccentriche, trasversali, leggere o impegnate, note o mai sentite. Il suo sguardo laterale ci fa vedere molto di più, ci concentra sui dettagli e ci rivela uno scenario più complesso e variegato di quello che tutti abbiamo imparato a scuola. Dettagli biografici, microstorie sociali, temi iconografici, curiosità legate a un capolavoro diventano cinquanta itinerari nella pittura, esercizi di stile e di curiosità, una narrazione vivace e appassionata che apre la mente a nuovi giochi e conduce su strade inesplorate. Se nell'arte, come l'autore spiega nell'introduzione, si riflette un pezzo della nostra anima individuale, guardando queste opere, leggendo le sue parole, apprendiamo anche qualcosa di più su noi stessi e sulla nostra storia: l'arte del passato "diventa un armadio della memoria nel quale trovare i diversi istrumenti che servono a stimolare la sensibilità attuale".
"La memoria è un caleidoscopio. Immagini ed emozioni sono i suoi frammenti di vetro, che col tempo ci plasmano e nel tempo compongono forme sempre diverse. In questo libro ho raccolto i miei frammenti, le mie foto, i miei disegni. Quel che vedo quando penso a quel che sono."
Una nuova edizione del più grande classico di Walter Bonatti. Dal Monte Bianco alla Patagonia, fino alla salita in solitaria della parete Nord del Cervino, il racconto di "Montagne di una vita" procede attraverso le parole dell'alpinista affiancate dalle sue fotografie. Ad arricchire il tutto sono stati inseriti anche alcuni brani inediti tratti dai dattiloscritti autentici di Bonatti.
Se dovessimo raccontare la Storia dell'umanità utilizzando dieci immagini, una di queste sarebbe certamente la Basilica di San Pietro: non solo è un luogo simbolo della cristianità, ma rappresenta la suprema sintesi di duemila anni di arte e scienza, creatività e potere. È un'immagine per noi talmente familiare che spesso non ci domandiamo nemmeno quali papi e artisti l'abbiano voluta, progettata e costruita, né come sia diventata quell'incredibile scrigno di capolavori che, nella sua magnificenza, ogni anno torna ad affascinare sette milioni di visitatori. Eppure seguire l'evoluzione di San Pietro nel tempo, come ci dimostra Alberto Angela in questo libro che abbina illustrazioni a un racconto, è un viaggio senza pari nella Storia che svela anche vicende poco note e curiosità inedite. Tutto comincia nel I secolo d.C. quando l'apostolo Pietro viene crocifisso a testa in giù sul Vaticanum: qui c'era il circo di Nerone e, accanto, si stava sviluppando una vasta necropoli che sarebbe rimasta sepolta per secoli prima di tornare alla luce nel 1939. Come fu possibile? Nel IV secolo Costantino decise di costruire una grande basilica sul luogo del martirio di Pietro e... interrò la necropoli: nasceva così la chiesa più importante della cristianità, ricca di tesori e teatro per secoli di ogni genere di eventi come l'incoronazione di Carlo Magno.
"Sono cresciuta con la regola del niente. Niente giocattoli. Niente bambole. Niente regali. Niente ricorrenze. Niente di niente." È così che può iniziare una vita, in fuga da una stanza senza quadri alle pareti, da una casa senza dolcezza, senza amore, senza infanzia. E allora la voglia di libertà diventa più forte di tutto, più forte del ricatto e di qualsiasi convenzione. Così cominciano le bravate di chi è costretto a rompere le regole con l'esagerazione, gli anni del terzetto Loredana, Mimì e Renato in perenne scorribanda per Roma, in fuga dagli alberghi, calandosi dalla finestra con le lenzuola annodate perché i soldi per pagare il conto non c'erano. Finché arriveranno, inaspettati, i primi successi, "Sei bellissima" e "Non sono una signora", gli incontri straordinari, l'America di Andy Warhol e ritorno. Il grande amore per un bel tennista svedese e il disastro di un altro sogno infranto. Sempre in guerra, sempre in cerca di altri voli. Ma quale musica leggera! Il palco più difficile è quello di Sanremo, nel 1997, quando Loredana salirà per cantare "Luna", per urlare all'Italia la rabbia e il dolore per la morte di Mimì, la sorella maggiore che aveva cercato di proteggerla dall'inferno dell'infanzia e che nessuno era stato in grado di proteggere dalla vita. Sono gli anni del buio, della solitudine che fa più paura, del dolore che spezza il fiato.