
Gli atti di un convegno di studi promosso dal Comitato Nazionale per le celebrazioni del Centenario della morte di Giuseppe Giacosa (1906), tenutosi ad Ivrea, presso il Liceo Classico Carlo Botta", l'11 e il 12 maggio 2007. "
Una meditazione sulla vanita' e il dolore di esistere, di profondo taglia esistenzialista.
La tragedia del denaro: una variante mirata sulla struttura economica e finanziaria, del dramma borghese.
L'azione di un musicista e uomo di teatro piemontese, propugnatore dell'opera italiana all'estero.
E' un romanzo sul teatro, che ne reinventa i protagonisti e strasfigura scene di classici, ma riscrive pure un'antica saga islandese, proiettandola sullo sfondo livido di un Sud contemporaneo.
Preparando undici anni dopo una nuova edizione di "Aldilà delle isole galleggianti", Eugenio Barba ha cominciato a eliminare materiali per sostituirli con nuovi scritti e aggiungervi altri pezzi ritrovati, finché un giorno s'è accorto di avere tra le mani un nuovo libro che rivisita la storia sua e del suo gruppo: il riepilogo appassionato di una vita in teatro e nel teatro della vita, concepito come un viaggio nel mondo per cercarne la necessità. Non a caso questo volume si chiama "Teatro" e ha per sottotitolo "solitudine, mestiere e rivolta". È allo stesso tempo una zigzagante autobiografia, una storia pluridecennale della scena e dell'uomo al difuori della scena, un manuale di lavoro e uno studio sulla dialettica di gruppo, pieno di folgoranti visioni creative. Barba, da cinquant'anni regista, teorico e animatore dell'Odin Teatret, ripercorre qui le tappe fondamentali della sua pratica teatrale: la frattura originaria con la tradizione, l'importanza del laboratorio e del training, i viaggi e i baratti nel Sud del mondo, il Terzo Teatro come ricerca di senso oltre ogni etichetta, la testimonianza dei maestri, rivoluzionari della scena o apprendisti della vita, la trasmissione dell'eredità.
Nella storia universale del teatro un ruolo tutt'altro che marginale va riconosciuto alle pratiche sceniche messe in atto nel Centro e Sud America dai padri missionari nel corso della loro azione evangelizzatrice svolta nell'età coloniale. Ciò soprattutto in relazione alle dinamiche attuative rispondenti a necessità di persuasione e comunicazione. Gli stessi sincretismi, al di là delle valenze etno-antropologiche, vanno visti come apporti originali alla pratica teatrale, legittimamente riconducibili a princìpi fondamentali del fare teatro. È quanto i padri francescani (nella prima stagione della colonizzazione) e i gesuiti (successivamente) seppero mettere in atto con modalità diverse, ricorrendo anche alla partecipazione attiva degli indios, dei quali seppero valorizzare cultura e tradizioni, oltre che le doti artistiche, in particolare nel campo della musica e della danza. All'opera di questi uomini, rimasti in buona parte nell'anonimato, il volume rivolge quell'attenzione utile a meglio comprendere molteplici significati dell'arte scenica, in un contesto estraneo alla visione eurocentrica del teatro borghese.
Diversamente dalle altre aree del mondo nelle quali si trovarono a operare, i missionari della Compagnia di Gesù dovettero misurarsi in Giappone con l’ostilità di una buona parte dell’aristocrazia, che si riteneva depositaria di una civiltà superiore, e della casta dei Bonzi, che vedeva i propri privilegi minacciati dal pericolo di una nuova religione. Tali difficoltà di insediamento, unitamente al problema della lingua, misero a dura prova le capacità inventive e il processo di adattamento al territorio. Il risultato fu, nelle arti sceniche, una lenta ma progressiva evoluzione di tecniche di rappresentazione, il più delle volte inedite e originali, che non mancarono di utilizzare forme espressive topiche, approdando in qualche caso a veri e propri sincretismi che riguardarono anche il teatro Nō. Ambientato fondamentalmente nel clima della cerimonialità festiva del Natale e della Settimana Santa, il percorso evangelizzatore dei gesuiti consentì in questo modo per la prima volta, anche nei campi della musica, della danza e del teatro, l’incontro fra la cultura occidentale e quella giapponese, determinando contaminazioni che attendono di essere riconosciute nel panorama internazionale della storiografia dello spettacolo.
Nel febbraio 2015 si è tenuto a Mantova un convegno internazionale per ricordare e rendere omaggio a Umberto Artioli, un evento che in primis ha voluto tener presente quel suo intento umanistico di restituire alla sua città un ruolo di centro di elaborazione culturale e rappresentativa in senso lato attuato con l'ideazione e promozione della Fondazione Mantova Capitale Europea dello Spettacolo, oggi a lui intitolata. Prendendo spunto dal lavoro di ricerca realizzato in più di sedici anni di attività scientifica si è deciso di approfondire lo studio di tutte quelle figure, spesso minori o sconosciute, che hanno concorso alla concezione e alla realizzazione delle attività spettacolari patrocinate dai Gonzaga dal 1480 al 1630. Infatti, una delle più affascinanti peculiarità dello spettacolo rinascimentale è stata quella di riunire gli esperti più abili di arti diverse e, in un certo senso, di obbligarli a lavorare insieme per la realizzazione di un evento unico e irripetibile. Allo stesso modo abbiamo idealmente voluto riprodurre quel clima tra i relatori che sono stati chiamati a offrire il loro contributo, coinvolgendo esperti di vari ambiti di ricerca, dalle discipline dello spettacolo, alla musica, l'arte, l'architettura, la letteratura, la storia. Ne è nato un percorso particolarmente ricco e variegato di cui questi Atti offrono uno spaccato fedele.
"In una appassionante 'fantasia storico-poetica' su Maria Maddalena, l'autrice instaura con quest'ultima un dialogo intimo e partecipe, un discorso affettivo dove si intrecciano letteratura, storia, arte e religione. Annamaria Poma Swank ci invita a unirsi a lei in un viaggio poetico che illumina la magia e il mistero di Maria Maddalena. Avendo lei stessa esplorato la vasta letteratura in materia, la studiosa risparmia ai suoi lettori gli intralci accademici, spesso noiosi, per consentire una riflessione ispirata su questa figura. Citando da padri della Chiesa, teologi e poeti, Poma Swank si impegna in una conversazione illuminante con i grandi artisti medievali, rinascimentali e barocchi, da Giotto a Gentileschi, che hanno cercato di creare un vocabolario visivo per la Maddalena." (Diane Apostolos Cappadona, Ph.D., Professore di Arte Sacra e Storia Culturale, Georgetown University, USA)
Pur essendo una trattazione compiuta dei vari argomenti implicati nel fenomeno della tragedia greca e pur seguendo di dramma in dramma l'opera dei singoli tragici (compresi i minori), l'opera di Max Pohlenz non è un manuale nel senso corrente. La tragedia greca non è una somma di problemi esteriormente tenuti insieme da un intento didattico, bensì un lavoro unitario, concepito organicamente, valido soprattutto per la lezione derivante dal suo insieme, dove la tragedia greca è illustrata come fenomeno complesso, incidente su tutta la vita dei greci; con le parole stesse dell'autore: "La tragedia greca è, oltre che servizio divino, anche servizio del popolo. È arte popolare nel senso più alto". Ed è anche un'opera, questa di Max Pohlenz, scritta in una lingua suggestiva, che continua a restare la migliore introduzione per chi desideri iniziarsi a questa problematica tanto affascinante.