
Di fronte al trittico delle Tentazioni di sant'Antonio di Bosch, lo sguardo si smarrisce e si disperde, travolto dal diluvio di immagini grottesche, curiose, singolari, inquietanti che si affollano attorno al Santo. Mille forme del demoniaco lo circondano, lo tentano, lo afferrano. Il male che esplode in tutte le sue forme diventa in questo quadro l'emblema di un immaginario e di una riflessione dell'arte sull'oscuro, il demoniaco, il perturbante che genera incubi nella mente dell'uomo. Il lettore dei saggi di André Chastel, Pierre Francastel e Hans Sedlmayr raccolti in questo libro ha l'occasione di vedere all'opera su questo tema tre maestri della storia dell'arte e di riconoscerne immediatamente stili e sensibilità differenti. Francastel indaga le forme del demoniaco nell'arte medievale, vedendo nelle sacre rappresentazioni l'origine di alcuni suoi tratti tipici. Partendo dal tema del "Congresso di Studi umanistici" promosso da Enrico Castelli nel 1952, Chastel rilegge le paure della cultura europea alla fine del '400, incarnate dalla figura dell'Anticristo. Sedlmayr coglie in alcune esperienze pittoriche del Novecento la presenza viva e dirompente del demonio nella estetica contemporanea. Letture assai diverse, ma dipanate attorno a un unico grande dubbio: è possibile riconoscere l'impronta del tempo nei modi con cui l'umanità ha immaginato la realtà del demoniaco, oppure è quest'ultima che, entrando nella quotidianità, ne ha incrinato le basi metafisiche ed etiche?
Schegge dappertutto, rumori di macchine e motori, scomparsa del paesaggio umano. Ecco il "disastro" con cui si misurano due nomi tra i più grandi della cultura russa del Novecento. La civiltà delle macchine, la disgregazione del mondo e le avanguardie. La svolta avvenne nel 1914, con la mostra di Picasso a Mosca. Le avanguardie russe annunciavano un mondo nuovo, quello dell'uomo liberato dalla schiavitù del lavoro capitalista cui corrispondeva una liberazione spirituale incarnata dall'artista come prototipo dell'uomo nuovo. Picasso, esponendo le sue opere cubiste a Mosca, mostrava in realtà un mondo in frantumi, dove anche l'uomo usciva malconcio, privato del suo volto e della sua consistenza. La velocità e le scoperte scientifiche vincevano la tirannia del tempo, ma smontavano dall'interno lo stesso materialismo storico, quello che profetizzava la realizzazione di una società armoniosa e trasparente, sul modello del paradiso terrestre; a essere liquidato era anche il pensiero religioso dell'ortodossia, che al centro di tutto poneva la divinizzazione dell'uomo. Berdjaev e Bulgakov scrissero i due saggi raccolti in questo libro poco tempo dopo aver visitato la mostra di Picasso, e nella loro riflessione la "crisi dell'arte" è irrimediabilmente la crisi della rappresentazione del volto umano e la "perdita del centro" che ne deriva. Due saggi che anticipano la critica della modernità, come è stata sviluppata lungo il Novecento, da un pensiero che da Sedlmayr arriva fino a Clair.
Per quattro secoli ha goduto il privilegio di essere lui il "vero" Matteo. Da quando Giovan Pietro Bellori, il biografo di Caravaggio, ne aveva accreditato l'identità, nessuno più ne aveva messo in dubbio le credenziali. Poi, a metà degli anni Ottanta del Novecento, alcuni storici manifestarono un dubbio amletico: chi è il "vero" Matteo che Caravaggio ha raffigurato nella Vocazione di San Luigi dei Francesi? Sarà l'uomo dall'aspetto ben curato, la folta barba, sontuosamente vestito, che sembra indicare se stesso rispondendo alla chiamata di Cristo; oppure è il giovane senza barba, la testa fìssa sul tavolo a contare i soldi, che sembra non accorgersi nemmeno dell'entrata di Gesù in scena? Questa seconda ipotesi è stata recentemente riproposta, e nonostante il dibattito svoltosi a metà degli anni Ottanta sia caduto ben presto nel dimenticatoio, l'idea che il "vero" Matteo sia il personaggio a capotavola, rimane suggestiva, ricca di spunti interpretativi e tutt'altro che peregrina. Si tratta di un caso di dissimulazione, non insolito per l'epoca di Caravaggio, oppure di un abbaglio critico? Questo libro raccoglie i testi principali del dibattito svoltosi negli ultimi trent'anni su questo caso, per lo più inediti in Italia. Presentazione di Maurizio Cecchetti.
«La camera ombrosa del Caravaggio», il primo dei due saggi che compongono il volume, apparso nel 1976, continua ad essere un tassello importante per il caso Merisi: è la scoperta della nascita e del significato del realismo magico del Caravaggio che, partendo dalla camera oscura di Gian Battista della Porta, ne scopre la portata sentimentale. Segue «Da Tiziano a Caravaggio, vicenda stilistica di un ritratto», uno studio che completa e ambienta il precedente, e che tratta non di una prospettiva ma di un cambio di attribuzione.
"L'artista [...] è incaricato del compito di creare un'immagine atemporale e distaccata, in contatto con il cielo piuttosto che con l'umanità, un'immagine in grado di rispecchiare, come attraverso un riflesso diretto, il suo divino o santo archetipo e, inoltre, di servire come veicolo di forze divine, come ricettacolo della divina sostanza. Autosufficiente in relazione allo spettatore, l'immagine deve allo stesso tempo configurarsi in modo "aperto" nei confronti del cielo. Ciò che l'artista è chiamato a creare è un guscio, privo di forma e di senso in quanto tale, pronto a ricevere potenza • vita dall'alto, dallo Spirito Santo che lo coprirà della sua ombra, dalle entità celesti che vi eleggeranno la propria dimora."
Chi è un pittore? A noi hanno detto che i pittori leggono i libri, pensano le cose e poi le dipingono. Oppure che i pittori si mettono in giardino e dipingono quello che vedono o che i pittori sono quelli che pittano i muri delle case. Non vi raccontiamo poi le risposte a proposito di cosa sia un quadro! Per molti è solo la cornice... Questo libro è un percorso narrativo che può partire dal quadro, dal pittore, dalla cornice o dal titolo per comporre e scomporre, immaginare, entrare nelle storie e nei personaggi raffigurati nelle tele, giocare con i materiali usati dagli autori per scomporre e ricomporre la realtà che vediamo e immaginiamo osservando. Un libro ricco di attività, laboratori e percorsi possibili per avventurarsi nell'arte e non solo.
Catalogo d'arte e piccola antologia di scritture contemporanee, questo libro nasce dalla generosità della famiglia dell'artista Vincenzo Dazzi e di alcuni intellettuali impegnati per la pace tra palestinesi e israeliani. È inoltre il frutto dell'incontro virtuoso tra l'associazionismo del volontariato e l'imprenditoria culturale.
Con questo libro, giunto alla terza edizione, don Gianluca Busi, sacerdote e maestro iconografo, offre un aiuto per uscire dalla palude delle "tante valutazioni superficiali" che in occidente rischiano di trasformare la riscoperta delle icone orientali in poco più di una moda. E non si limita a farlo attraverso una sintesi efficace e originale della teologia, della storia e della spiritualità delle icone: il testo comprende anche un vero e proprio manuale pratico di iconografia, corredato da precisi filmati disponibili gratuitamente sul suo canale Youtube che, destinato in particolare agli iconografi principianti, è ricco di interesse per qualunque lettore. Se, infatti, la scrittura stessa dell'icona è preghiera, tale opera di "contemplazione in azione" non può essere dissociata dal suo frutto, la splendente "finestra aperta sull'eternità" che è posta nelle nostre mani e si dona al nostro sguardo perché la preghiera persista e non abbia a spegnersi, mai.