
Nei testi che fondano la “compagnia di Gesù” di arte non si parla, ma da subito, con la nascita e l’inesauribile pullulare dei collegi, prorompe l’arte come musica e teatro. La costruzione accelerata di chiese, seminari, case prefettizie e collegi fa dei Gesuiti i realizzatori di una creatività artistica che ha pervaso il mondo intero, dall’Europa all’America Latina e all’Asia. Un gruppo di studiosi americani e europei ci accompagnano in un’avventura che dal rigore della Chiesa del Gesù a Roma, dalla parsimonia iniziale ci porterà all’inculturazione delle opere in Paraguay, e in Giappone, alle rappresentazioni teatrali in tutta Europa ai soffitti delle chiese straripanti di figure e teologia.
ARTE PRECOLOMBIANA IN MESOAMERICA
Beatriz de la Fuente, già direttore dell’Istituto di ricerche estetiche dell’università del Messico, imposta – per la prima volta – una lettura ‘estetica’ dell’arte precolombiana. Non più solo documento antropo-archeologico, ma connessione, evoluzione e peculiarità di stili. Opere fondamentali per guardare a Aztechi, Maya, Toltechi, Olmechi, ecc. come creatori di opere artistiche. Segue una sintesi ordinata delle culture precolombiane e dei loro stili.
Dagli inizi del Seicento fino alla metà del Settecento la cultura artistica e architettonica napoletana esprime una grande autonomia. Centrale in questo rinnovamento artistico è la sintesi delle arti: scultura, architettura e pittura. Tale intreccio di arti e di tecnica resta la categoria fondamentale per leggere l'opera dei caposcuola del Barocco in Campania: Fanzago, Solimene, Sanfelice, Vaccaro.
Il romanico pugliese, che ha nel XII sec. il suo periodo più creativo e vitale, è nell'insieme ricco di stimoli e fermenti con al centro le chiese di Bari e san Nicola in particolare. La scultura ha carattere simbolico più che narrativo e si esprime con l'evoluzione fantastica di mondi favolosi popolati da feroci e impossibili esseri, con un gusto proprio di questa regione.
L’ARTE COPTA
L’arte cristiana dell’Egitto trova le sue origini nel variegato mondo paleocristiano e tardo romano mediterraneo. Velocemente acquista quella peculiarità che oggi ci fa parlare di Arte Copta come di un mondo “a parte” e capace di straordinaria continuità durante il periodo bizantino, il periodo arabo – dagli Abbasidi ai Mamelucchi, sino all’epoca ottomana e alle soglie dei nostri giorni. Un’arte essenzialmente monastica, capace di una persistenza stilistica straordinaria, che meritava questo primo studio sintetico e interpretativo sul suo inusitato arco di permanenza.
Nel panorama del romanico quello marchigiano è fra i meno noti, e immeritatamente. Il volume documenta una serie di evidenze monumentali di qualità e significato storico notevoli: il nesso con il tardo antico di Ravenna, il legame con la consistente eredità romana, l'immersione suggestiva in un paesaggio di rara e incontaminata bellezza.
A Creta la stagione bizantina ha una durata eccezionalmente lunga poiché inizia sotto il governo di Bisanzio e continua dopo il 1204, sotto il governo veneziano. In seguito poi, quando la capitale e l'impero sono conquistati dai turchi ottomani, la vita religiosa ortodossa e le sue espressioni artistiche restano centrali per l'isola, che diviene centro di raccolta e di irradiamento di una tradizione bizantina rinnovata. Le chiese non sono più grandi basiliche né magnificenti edifici di rappresentanza imperiale, ma costruzioni più piccole, chiesette che fanno da riferimento alla vita delle comunità locali. La semplicità architettonica offre superfici che vengono dipinte con affreschi a volte raffinati, spesso popolareggianti e dai colori vivaci, sempre basati su programmi iconografici complessi. Numerosi pittori si trasferiscono sull'isola, che diviene il centro di una scuola iconografica che rinnova l'arte dell'icona e produce opere nelle quali si mescolano tradizione bizantina e influenze occidentali, destinate a clienti tanto ortodossi che cattolici. Questa sensibilità artistica e religiosa, radicata nella popolazione e divenuta fattore costitutivo della sua identità, continua anche dopo il 1669, quando l'isola passa sotto il governo ottomano. Il libro è suddiviso in grandi capitoli che presentano l'architettura, gli affreschi e i relativi programmi iconografici, le icone. Tanto per l'architettura che per le icone il discorso si svolge geograficamente.
La regione iranica vanta una produzione artistica complessa e ricca di soluzioni originali nel campo architettonico, ma anche in quello delle arti definite minori, che ne fa un caso emblematico nel panorama mondiale. Il volume è un tentativo di enucleare le caratteristiche comuni e di continuità di quella che viene definita "arte persiana", allo scopo di segnalare e documentare un sentiero che attraverso differenti, ma coerenti, tappe si svolge con un filo logico e un percorso originali. Non una storia dell'arte persiana, che avrebbe dovuto includere il periodo antico e pre-achemenide, ma un percorso che mostra le sfaccettature più affascinanti e singolari di un poliedro che per sua natura rifugge dalla sistematizzazione scolastica.
ETIOPIA:
STORIA, ARTE, CRISTIANESIMO
Quella etiopica è una cultura di confine, collocato com’è il paese sugli altopiani dell’Africa nord-orientale e lungo il Mar Rosso, tra l’Africa e la parte meridionale della penisola arabica. Il regno di Axum, nel 329 d. C., quando comparve sulle sue monete la croce, era uno dei maggiori dell’epoca e la città era un grande centro cosmopolita, incrocio di tradizioni africane ed ebraiche. L’avvento del cristianesimo non comportò l’abbandono di queste tradizioni, ma generò piuttosto nuove formulazioni frutto dello scambio. Nel volume si passa in rassegna il periodo axumita, caratterizzato dagli obelischi e l’architettura religiosa dei secoli successivi, caratterizzata dai centri monastici e dalle chiese scavate nella roccia: è il caso, ma non solo, di Lalibela. È questa una architettura che offre una diversa percezione dello spazio, profondamente legata alle cerimonie e ai riti. È la stessa originalità espressa dalla pittura murale e dalle icone. In queste ultime ancora oggi continuano a vivere tradizioni e sensibilità più antiche ed originali.
Primo volume di un grande dittico dedicato all'arte universale, questo libro introduce ai mondi artistici estranei al percorso storico dell'Occidente. Si tratta di contesti culturali e di forme espressive che necessitano di strumenti propri per essere accostati e compresi, gettando un ponte con la "nostra" propensione, squisitamente occidentale, a leggere l'avventura artistica di un popolo nell'avvicendarsi e nel reciproco superarsi di "stili" e di "forme". Gli autori coinvolti in questa opera non mirano a ricostruire una simile "Storia" degli orizzonti artistici su cui sono stati chiamati a scrivere, ma anzitutto a offrirne una chiave di lettura che consenta di aprire una porta varcando la soglia che ci separa da quei mondi. Si è trattato di costruire ponti con il passato paleolitico e neolitico, pur ancora presenti in varie parti del globo; ponti con tradizioni artistiche che hanno saputo mostrare una impressionante continuità al di là dei cambi di regimi, di imperi, di confessioni, come l'arte persiana o indiana; ponti con civiltà scomparse, come quelle precolombiane, i cui segni espressivi chiedono di essere interpretati quali poderosi messaggi e non più solo come documenti archeologici.