
Nella condizione dell'ascolto neomediatico della musica ogni suono non può che manifestarsi attraverso un processo di 'ri-mediazione'. Il prefisso 'ri' può essere compreso non solamente nei termini di ripetizione e di copia, ma anche nel senso della produzione di alterità. Questo libro affronta il problema della 'ri-mediazione' iscrivendo il prefisso 'ri' in una visione sistemica, ove conservazione, restauro, riedizione e fruizione dei documenti sonori sono analizzati per la loro complessità e in ambiti e prospettive diverse. Il testo è suddiviso in due sezioni. I saggi della prima parte sono frutto di una riflessione teorica che problematizza gli aspetti tecnologici e mediatici in rapporto ai documenti audio e alle forme della scrittura musicale. La seconda parte del volume raccoglie gli atti del III e IV Incontro Biennale Internazionale sul Restauro Audio e la sezione tecnica della seconda edizione del Workshop Internazionale dedicato alla preservazione, catalogazione e digitalizzazione dei 78 giri.
Il volume riproduce fedelmente l'opera di Gilberto Pressacco apparsa nel 1991, in cui l'autore ha inteso raccogliere per la prima volta in forma organica le sue principali tesi sul repertorio liturgico-musicale della Chiesa aquileiese. Un saggio musicologico che ripercorre principalmente le complesse vicende della "furlana", danza originaria dell'antico Friuli. "Sermo" e "cantus" alludono a ciò che l'oratoria classica ha in comune con la musica, "choreis" è invece un richiamo alla danza nella tragedia attica. In realtà, è soprattutto sotto il termine "marculis", apparentemente latino, che si cela la parte più originale dello scritto: questa parola friulana, infatti, indica un complesso fenomeno di estasi, legato a un'originaria pratica sacra della danza antica friulana. La tesi dell'autore è che alla radice di marculis ci sia una prassi cultuale-sacrale tipica della Chiesa di san Marco, giunta in Friuli da Alessandria d'Egitto e risalente addirittura alle danze di Davide e di Myriam descritte nel Pentateuco. Il costante ricorso all'interdisciplinarietà nella ricostruzione storica e la fitta rete di possibili percorsi alternativi e suggestivi collegamenti fanno di quest'opera un'avventura intellettuale e spirituale, che negli anni successivi l'autore ha continuamente rielaborato e raffinato, senza tuttavia alterarne l'impianto generale e la tesi di fondo.
Il 'Dialogus de musica' è un trattato di teoria musicale scritto probabilmente in Italia centro-settentrionale a cavallo dell'anno Mille, circa una generazione prima di Giulio d'Arezzo. Pietra miliare nella didattica musicale medioevale per lo stile semplice ed elegante, l'efficace precisione delle definizioni, l'impianto espositivo sintetico e cristallino, il 'Dialogus', in assenza di un'edizione critica e a causa della notevole complessità della tradizione manoscritta, richiede un esame approfondito. Questa edizione- la prima in italiano- si basa sulla collocazione di quattro manoscritti dei secoli XII-XIII, gli stessi che stanno a fondamento dell'unica versione a stampa disponibile, allestita da Martin Gerbert nel 1784. Viene così alla luce un'elaborazione teorica molto originale che rilegge la teoria tardoantica e carolingia cercandovi norme sicure e leggi facilmente comprensibili per l'esecuzione e la composizione del canto ecclesiastico, con aspetti estremamente moderni. Un'introduzione che contestualizza il tratto dal punto di vista teorico-musicale, storico e filosofico precede l'edizione del testo con apparato di varianti e la traduzione.
Il 'Musica disciplina' di Aureliano di Réôme è il più antico trattato carolingio di teoria musicale conosciuto, scritto dall'840 fino all'862 circa e forse fino all'870-875 in un'epoca di grande fervore culturale, durante la quale si sviluppò un progetto di revisione dei libri liturgici contenenti i canti, finalizzato all'unificazione del rito su tutto il territorio dell'Impero. Nel presente studio l'autrice analizza la tradizione manoscritta del testo, mostrando come esso costituisca la probabile testimonianza scritta di un lungo insegnamento orale e il risultato finale di successive integrazioni e ampliamenti di un tonario didattico, raccolta di 'incipit' di canti classificati seguendo gli otto toni del canto gregoriano. L'esame dei contenuti ha rilevato l'intento di Aureliano di ristabilire il legame tra la prassi del canto liturgico e la teoria musicale. Il 'Musica disciplina' avvia alla definizione di un sistema di regole relative alla composizione e all'interpretazione e rispecchia il passaggio dall'oralità alla scrittura, mostrando anche tracce dell'affermarsi di un sistema di notazione musicale.
Qual è il volto del Potere? E come muoversi di fronte alle sue assurde sopraffazioni e violenze? Nell'atto unico 'L'udienza', scritto nel 1975 quando i carri armati avevano da tempo schiacciato il sogno della Primavera di Praga Václav Havel ci presenta un colloquio al tempo stesso realissimo e grottesco: perseguitato per le sue idee e di conseguenza costretto a guadagnarsi da vivere come scaricatore di barili in uno squallido birrificio, un drammaturgo è ricevuto dal "capo" alcolizzato da cui dipende tutto il suo destino. In questa "udienza" dai riverberi ora sinistri, ora superbamente comici, il grande scrittore ceco si dimostra uno spietato analista dei meccanismi che portano alla repressione delle libertà individuali, che trasformano gli uomini in delatori, vittime e carnefici.
Il compositore Bartolomeo Cordans (Venezia, 1698 - Udine, 1757) fu senza dubbio la figura più significativa della musica friulana del Settecento e operò come maestro di cappella nel duomo udinese per oltre un ventennio, dal 1735 alla morte. Anni intensamente creativi durante i quali l'istituzione da lui diretta visse uno dei suoi periodi più ricchi e vitali. Il volume, oltre a puntualizzare numerosi aspetti biografici del musicista e a fornirne un approfondito inquadramento critico, illumina alcuni momenti in parte del tutto inediti, in parte fino ad ora scarsamente indagati della società friulana del tempo, che si mostra particolarmente vivace e aggiornata e capace di usufruire dei notevoli stimoli culturali e artistici provenienti dalla Dominante, senza peraltro dimenticare i possibili apporti delle vicine realtà oltralpine.
Con questa pièce del 2007, rappresentata con successo nel 2008 a Praga e a Londra, Václav Havel ritorna al mestiere di drammaturgo dopo la lunga pausa dovuta all'impegno di uomo politico e capo di Stato. Nell'opera, cadenzata da un ritmo ascendente, un politico di primo piano lascia la scena. L'azione si svolge su due livelli: la dinamica delle relazioni e della comunicazione tra le persone, uno dei temi prediletti nel teatro di Havel, viene rappresentata sia nell'ambito di politica e potere, sia su un piano più intimo e familiare. In scena la residenza che l'ex capo di governo deve lasciare, circondata dai ciliegi; nell'azione si intrecciano citazioni che rimandano al 'Giardino dei ciliegi' di Cechov e a 'Re Lear' di Shakespeare.