
Urbino non fu solo la città natale di Raffaello, ma determinò in modo significativo la sua formazione, restando per tutta la sua vita un punto di riferimento essenziale. Partendo da questo presupposto, la grande mostra di Palazzo Ducale a Urbino intende recuperare e valorizzare proprio questa stretta connessione tra Raffaello e la sua città natale. Esaminando il contesto urbinate, dalla fine degli anni Settanta a tutti gli anni Ottanta del Quattrocento, viene ricostruito l'ambito artistico-culturale in cui si formerà il giovane Raffaello e nel quale opera il padre, Giovanni Santi, pittore dei duchi e letterato, che è a capo di una ricca e fiorente bottega, oltre che autore della famosa Cronaca nella quale esprime importanti giudizi sui pittori a lui contemporanei. Una sezione della mostra è inoltre dedicata al rapporto dell'opera di Raffaello con la più importante produzione del ducato di Urbino, la maiolica, basata sulle immagini raffaellesche, di cui sono esposti esemplari antichi. Sarà visibile, per la prima volta, un pezzo mai esposto, derivato direttamente da un disegno originale e non da un'incisione di Raffaello, assieme a numerosi esempi fra i più preziosi di questa produzione.
Il volume è il catalogo della mostra di Napoli (MADRE - Museo di Arte Contemporanea Donnaregina, 29 maggio - 12 ottobre 2009) dedicata a Francesco Clemente, a 10 anni dalla importante retrospettiva del Guggenheim di New York. Un ritorno dell'artista nella sua città natale e anche nel museo in cui ha lavorato per 4 mesi,nel 2005, ad un affresco, articolato in due sale, di proporzioni monumentali e a un pavimento in ceramica che ripercorre con la memoria dell'infanzia i luoghi e simboli antichi di Napoli. Otto sezioni e più di 100 opere, tra cui un gruppo di inediti, che descrivono il continuo "salpare" dell'artista dal suo luogo natale verso Roma, l'India, gli Stati Uniti per poi ritornare sempre "a casa". Una sezione speciale, creata in occasione della mostra, raccoglie 10 lavori nuovi e inediti datati 2009, che portano il titolo di "In meiner Heimat" . Heimat è un vocabolo tedesco che non ha un corrispettivo nella lingua italiana e indica il territorio in cui ci sente a casa propria perché vi si è nati, vi si è trascorsa l'infanzia, o vi si parla la lingua degli affetti. Raccolti nella sezione intitolata "Mappe", questo gruppo di lavori illustra i luoghi da cui Clemente parte e a cui fa continuo riferimento nel suo viaggio artistico. Sono esposti inoltre i disegni che l'artista ha realizzato per illustrare il racconto inedito di Salman Rushdie dal titolo "Nel Sud", che lo scrittore ha realizzato in occasione della mostra e che viene pubblicato in allegato al catalogo.
Uomo di temperamento iracondo e selvatico, facile a offendersi e pronto all'occorrenza a vibrare un buon colpo di pugnale all'avversario, Michelangelo Merisi detto il Caravaggio (1571-1610) fu il primo grande artista, dopo il Rinascimento, a liberarsi dall'ossessione della bellezza senza temere la ricerca della verità: venne tacciato di essere un "naturalista", ma allora come oggi la sua opera non ha perso nulla della sua audacia.
In occasione del quarto centenario dalla morte, l'opera del grande maestro viene presentata per intero da Francesca Cappelletti, un'autrice nota al grande pubblico per essere la protagonista di un bestseller dedicato proprio al pittore lombardo e al ritrovamento di una sua tela.
Nel 1989, infatti, l'autrice, all'epoca dottoranda, ritrovò a Dublino il quadro disperso La cattura di Cristo. La vicenda ebbe grande eco e fu ripresa nel romanzo di Jonathan Harr, Il Caravaggio perduto.
Il volume diventa così una nuova autorevole monografia sul maestro, aggiornata agli studi recenti, capace di rivedere la complessa vicenda biografica e artistica del pittore ripartendo dalle fonti. Il testo, illustrato con tutte le opere accertate, dettagli spettacolari - frutto di una apposita campagna fotografica -, immagini di contesto e confronti, è svolto in un linguaggio molto scorrevole, per una lettura avvincente e accessibile anche al pubblico non specialista.
Sin dagli albori della stagione figurativa le donne costituiscono una presenza continua nell'opera d'arte, che le ha rappresentate in una miriade di situazioni diverse. Il repertorio di figure e immagini muliebri è sterminato, così come infinite appaiono le declinazioni della femminilità. Obiettivo dell'opera non è tanto quello di raccogliere un catalogo di immagini di donne in diversi periodi storici, quanto di analizzare come l'opera d'arte abbia raffigurato il femminile e di come le donne si siano raprpesentate attraverso il linguaggio artistico.
Il volume anticipa il cinquecentenario della morte di Sandro Botticelli (Firenze, 1445-1510), che verrà celebrato nel 2010 con diversi eventi espositivi.
L'autrice - sovrintendente dei musei di Firenze e in particolare della galleria degli Uffizi, la più importante raccolta di opere di Botticelli al mondo - racconta nel saggio introduttivo il contesto storico, culturale e artistico della Firenze di Lorenzo il Magnifico.
Nell'opera, circa 75 opere del maestro fiorentino, provenienti dai musei italiani e del mondo. Ogni dipinto è corredato da una scheda esplicativa.
Ad impreziosire il volume sono i numerosi e spettacolari dettagli fotografici, che evidenziano le qualità pittoriche - in particolare i volti, i gesti, le vesti - di uno dei pittori più amati del mondo.
Uscito per la prima volta nel 1997, questo volume non ha perso nulla della sua validità: rimane infatti lo strumento editoriale di riferimento per i collezionisti e i mercanti di cornici in Italia. Curato da tre specialisti, esaurisce il tema attraverso un repertorio di 120 esemplari significativi dal Cinquecento ai primi anni dell'Ottocento.
Ogni cornice è corredata da un'esauriente scheda critica.
Una poderosa raccolta delle opere dei musei, delle chiese e dei palazzi veneziani, insieme ai capolavori presenti nei musei esteri. Dalle origini alla decadenza, l'arte della Serenissima è raccontata da Filippo Pedrocco, uno dei massimi esperti di pittura veneta. Da Paolo Veneziano (1300-1350 ca), forse il più importante pittore del suo tempo, capace di un equilibrio unico tra i temi bizantini della sua formazione e l'influenza di Giotto, a Giovanni e Jacopo Bellini, dallo sfumato di Giorgione (1477-1510) al colore di Tiziano (1480/85-1576) in contrasto con la scuola fiorentina del disegno, per finire con Tiepolo (1696-1770) e i vedutisti, Venezia, ponte commerciale tra due emisferi, domina il Mediterraneo per almeno cinquecento anni, dal Trecento al Settecento, non solo economicamente ma anche culturalmente. La Serenissima ("pace e ordine sono meglior per il commercio" era motto diffuso) fu infatti capace di far sbocciare nuovi linguaggi artistici ed esportarne il valore in tutta Europa. Un ciclo di grandezza che si conclude in un lento declino, iniziato con l'esaurirsi della spinta commerciale che aveva fatto grande la città ed accelerato dall'intrusione di Napoleone. In quattro secoli di ricchezza, Venezia vede sorgere palazzi bellissimi e chiese monumentali, vede realizzati mosaici, affreschi e un'incredibile quantità di opere pittoriche di cui rimangono tracce nella città e nel mondo intero.
Il ciclo "MACROradici del contemporaneo", che inaugura con la mostra "Cesare Zavattini inedito", rappresenta un ulteriore segnale di vitalità e di attualità delle proposte del MACRO. L'idea è quella di presentare al grande pubblico alcune fondamentali figure della cultura e dell'arte attraverso le quali il legame tra la memoria, la contemporaneità e l'utopia venga felicemente disvelato al visitatore. Zavattini fu tra i pochi a transitare indenne dal neorealismo alla comedia, interpretando perfettamente le più evidenti attitudini italiane e, con esse, le sue contraddizioni. Per questo artista, il fare ed il sapere non erano mai separabili, il che si evince persino dai suoi disegni e dai suoi acquerelli, grazie ai quali riuscì a tessere trame di racconto, e cronache, e atmosfere che ancor oggi rimandano ai luoghi e all'identità di Roma. Catalogo della mostra (Roma, 13 ottobre 2009-10 gennaio 2010).
Lo stato dell'arte della legge Ronchey a 15 anni dalla sua formulazione. E tanti interrogativi. Uno tra tutti: come modernizzare la gestione dei Beni Culturali? "Punto e a capo" offre un quadro aggiornato sugli sviluppi della gestione e valorizzazione dei Beni Culturali, fornendo molti suggerimenti per superare l'impasse normativo-legislativa cui si è arrivati negli ultimi anni: una giungla di norme, certamente in misura superiore alle reali necessità. L'evoluzione del consumo culturale è alla base di una necessaria e urgente modernizzazione dell'offerta e dei servizi culturali. Il libro nasce dall'esigenza di affermare la necessità di una nuova stagione di avanguardia per i Beni Culturali del nostro paese, capace di elaborare modelli di gestione in grado di rispondere ad un mercato esigente, veloce ed effimero. Le utili voci di abbecedario per i musei forniscono un'efficace sintesi su singoli aspetti e problematiche quali la tutela, i servizi aggiuntivi, le concessioni, l'editoria, le mostre e molto altro.
Dalla perfezione dei Kouroi greci, personificazione scolpita dell'ideale di bellezza (e bontà) del mondo classico, fino alle avanguardie storiche o alle performance di Vanessa Beecroft, il nudo nella storia dell'arte ha sempre assunto le forme dell'epoca in cui viene rappresentato.
Dal canone greco, appunto, in cui la nudità era sinonimo di bellezza e purezza, ai periodi di censura, ricordando la Controriforma che coprì le pudenda dipinte da Michelangelo nella Cappella Sistina, passando per gli scandali dell'Ottocento francese, con i nudi sfacciati di Manet o Courbet, la rappresentazione del nudo si è evoluta nel valore nell'iconografia (a volte sacra a volte profana) nei significati profondi.
Così il libro è un viaggio all' interno dell' universo simbolico e culturale in cui il corpo umano è stato rappresentato.
Il percorso attraverso i secoli, strutturato in capitoli e sezioni cronologiche o tematiche l'anatomia, le pose, i soggetti come i significati, viene raccontato da sculture e dipinti, molti dei quali risalenti all'antichità classica.
Nel 79 d.C. il Vesuvio, inattivo da più di 700 anni, si svegliò improvvisamente proiettando verso l'alto una tale quantità di ceneri, lapilli e frammenti litici da oscurare il sole. Gli abitanti iniziarono a fuggire, ma la tragedia si consumò il giorno dopo, quando una nube ardente, una valanga di detriti e cenere ad altissima temperatura mescolata a gas tossici, investì violentemente Pompei. L'impatto fu letale e nessuno fra coloro che si trovavano ancora in città sopravvisse. La vita si fermò in quell'istante, tutto fu ricoperto da una coltre di cenere e detriti vulcanici che preservò la città e i suoi sfortunati abitanti in un'immobilità senza tempo per molti secoli, fin quando l'antica Pompei venne riscoperta a metà Settecento. Questa circostanza assolutamente eccezionale ha fornito agli storici e agli archeologi un'occasione unica: non esiste infatti altro luogo al mondo in cui sia possibile compiere un viaggio nel tempo e trovarsi "faccia a faccia con l'antichità", percorrendo le vie, entrando negli edifici, nei templi, nelle abitazioni private, nei mercati, ammirando le pitture, i mosaici, gli oggetti di uso quotidiano, persino gli scheletri o i calchi dei corpi. Un'iconografia ricca e spettacolare - mosaici, scultura, affreschi, oggetti preziosi, architettura - ci presenta Pompei in modo diverso e originale per ricostruire idealmente la città di un tempo, la vita quotidiana che vi si svolgeva e gli usi e costumi di questi nostri antenati.
Ritratti individuali, di gruppo, autoritratti, ritratti doppi, ritratti persino di animali: sono infinite le varianti di un genere artistico diffuso in ogni epoca e in ogni cultura e non ancora estintosi nel mondo contemporaneo. Non solo strumento di propaganda e di potere, il ritratto ha rappresentato anche un oggetto di documentazione, senza contare il suo importante ruolo nell'arte religiosa, in quella funeraria e nel collezionismo. Dai miti sull'origine ai molteplici usi e funzioni, passando per i diversi tipi e i soggetti, l'autrice ci svela i significati di ogni tipologia di ritratto, proponendo, accanto agli immancabili classici, un'iconografia piuttosto inconsueta e di grande suggestione.