
Un luogo magico, una guida molto dettagliata, scena per scena, della Cappella degli Scrovegni. Oltre a spiegare ai lettori il ciclo degli affreschi di Giotto, Chiara Frugoni ne presenta un’interpretazione nuova, con protagonista il committente Enrico Scrovegni, per nulla pentito delle ricchezze accumulate e dell’ombra del peccato d’usura (che aveva portato il padre Rinaldo all’inferno, secondo Dante). Il turista in poltrona si trova così sui ponteggi fra i pittori, mentre l’autrice gli addita dettagli e particolari, spesso quasi invisibili ad occhio nudo, affinché l’ammirazione per il capolavoro di Giotto sia più consapevole e piena.
Commedia in prosa in tre atti, scritta in dialetto veneziano. Rusteghi sono Lunardo, Cancian, Simon, Maurizio, che sotto l'abito di moralisti sono gretti e meschini. Le loro donne però si ribellano quando Lunardo combina il matrimonio della sua figlia di primo letto, Lucietta, con Filippetto, figlio di Maurizio, senza informarne prima gli sposi né la moglie Margarita. Felice, moglie di Cancian e Marina, moglie di Simon, aiutano Margarita a far sì che i ragazzi, contro il divieto di Lunardo e Maurizio, si possano almeno conoscere, prima delle nozze. Scoperta la cosa i due padri si infuriano, ma Felice li calma mostrando quanto le loro pretese siano assurde.
L'avaro Euclione ha trovato una pentola piena di monete d'oro ed è terrorizzato che gli venga rubata. Il suo vicino di casa, il ricco Megadoro, gli chiede in moglie la figlia Fedria e Euclione acconsente non sapendo che la ragazza, violata durante le feste di Cerere, sta per avere un bambino. Lo sconosciuto padre è Liconice, nipote di Megadoro che confessa a Euclione la sua colpa e chiede in moglie Fedria. Il servo di Liconide, Strobile, ha trovato la pentola piena di monete d'oro, ma è disposto a darla al suo padrone in cambio della libertà.

