"Tra il 9 e l'11 aprile avvenne una delle stragi più efferate di tutta l'occupazione dell'Etiopia. Un gruppo di ribelli, inseguito da una colonna italiana, si asserragliò all'interno di una grande grotta. Si trovava nella regione del Gaia Zeret-Lalomedir. L'assedio durò diversi giorni. Per avere la meglio sui ribelli si chiese l'intervento di un plotone del reparto chimico. Quando i superstiti decisero di arrendersi gli italiani divisero gli uomini e i ragazzini dalle donne e dai bambini. I primi vennero mitragliati a gruppi di cinquanta sul ciglio del burrone. I bambini e le donne non sopravvissero a lungo a causa dell'iprite." Stragi sconcertanti, deportazioni, lager: ecco l'Italia fascista in Etiopia. Dominioni ricostruisce le operazioni belliche della "più grande campagna coloniale della storia" e la mattanza che portò allo sfascio l'effimero, inutile impero voluto da Mussolini, conquistato male e governato peggio.
Il 9 maggio 1936 Mussolini si affaccia dal balcone in piazza Venezia a Roma e tiene il discorso di proclamazione dell'Impero, dopo l'occupazione di Addis Abeba. Il bagno di folla è il culmine di un anno molto intenso per l'Italia: sono i mesi dell'autarchia imposta dallo stato per mostrare la forza del paese, dell'appoggio al regime franchista in Spagna, e soprattutto del rafforzamento dell'asse tra Roma e Berlino.
In questo secondo volume della biografia di Benito Mussolini, De Felice approfondisce l'analisi del consenso, mettendo in luce quanto il regime e i suoi sviluppi fossero intimamente legati alla personalità e al ruolo di Mussolini. Cruciali di quegli anni sono poi i problemi legati all'intervento in Spagna, ai rapporti con l'Inghilterra e la Francia da un lato e con la Germania dall'altro, al lungo e travagliato cammino dell'Asse dalle sue prime manifestazioni alla conclusione del "patto d'acciaio".
Vincendo la guerra civile il generale Franco ha imposto alla Spagna la sua dittatura modellata sui regimi fascisti che lo avevano sostenuto. Per molti anni dopo la fine della guerra ha continuato, con una spietatezza senza pari, a uccidere un enorme numero di oppositori, tenendone molti altri in carcere o in campi di concentramento. Poiché per tutto questo il regime franchista è restato il simbolo della più oscura e longeva antidemocrazia nella storia dell'Europa occidentale, la Repubblica che egli ha abbattuto è rimasta il simbolo della democrazia. È noto che la Spagna repubblicana all'avvio della guerra è stata immediatamente travolta da un'ondata rivoluzionaria, e solitamente si considera questo fenomeno come un contraccolpo al tentativo di golpe militare, per far fronte al quale era occorso armare il popolo. Ma è veramente così? I generali golpisti vollero affossare la Repubblica per la loro ostilità verso le riforme che essa stava attuando nell'ordine e nel rispetto delle norme e dell'etica di una democrazia liberale? Oppure essi poterono contare sull'attivo sostegno, o quanto meno sulla sconcertata passività, di un'ampia parte della cittadinanza, perché diversi eventi e segnali diffusero la paura che il paese stesse imboccando la via di un'irreversibile rivoluzione?