Il volume raccoglie cento lettere inviate dallo scultore pordenonese Ado Furlan alla moglie Ester a partire dal 1936, anno del suo primo tentativo di stabilirsi a Roma. Alla voce di Ado i cui progressi nella capitale sono ricostruiti dal figlio Italo fa da contrappunto quella di Ester che, attraverso il delicato ritratto psicologico tracciato da Gian Mario Villalta, ci rende partecipi delle difficoltà del vivere quotidiano in un ambiente di provincia, lontana dal marito e con tre figli da crescere. Specchio di sentimenti e tempi ormai lontani, a dispetto della loro appartenenza a un passato prossimo, le lettere di Ado Furlan, scelte e annotate dalla figlia Caterina e trascritte da Claudio Griggio, sono accompagnate da immagini tratte dall'archivio familiare, le quali ci permettono di apprezzare le opere realizzate dallo scultore durante il suo soggiorno romano, che aveva come punto di riferimento il pittoresco ambiente di via Margutta
La discrezione, oltre ad appartenere al carattere di chi firma i nove saggi qui raccolti, designa a perfezione quello dei saggi stessi. E non solo nell'accezione temperamentale, ma anche in quella fisico-matematica: per cui singole osservazioni, condotte su fatti formali appunto discreti, conducono a letture complessive di componimenti poetici che, a loro volta, risultano esemplari dell'opera cui appartengono (quella di Sereni, Caproni, Giudici, Raboni, Magrelli, Bandini, Insana, De Signoribus e Benzoni).
In questo secondo volume della biografia di Benito Mussolini, De Felice approfondisce l'analisi del consenso, mettendo in luce quanto il regime e i suoi sviluppi fossero intimamente legati alla personalità e al ruolo di Mussolini. Cruciali di quegli anni sono poi i problemi legati all'intervento in Spagna, ai rapporti con l'Inghilterra e la Francia da un lato e con la Germania dall'altro, al lungo e travagliato cammino dell'Asse dalle sue prime manifestazioni alla conclusione del "patto d'acciaio".
Vincendo la guerra civile il generale Franco ha imposto alla Spagna la sua dittatura modellata sui regimi fascisti che lo avevano sostenuto. Per molti anni dopo la fine della guerra ha continuato, con una spietatezza senza pari, a uccidere un enorme numero di oppositori, tenendone molti altri in carcere o in campi di concentramento. Poiché per tutto questo il regime franchista è restato il simbolo della più oscura e longeva antidemocrazia nella storia dell'Europa occidentale, la Repubblica che egli ha abbattuto è rimasta il simbolo della democrazia. È noto che la Spagna repubblicana all'avvio della guerra è stata immediatamente travolta da un'ondata rivoluzionaria, e solitamente si considera questo fenomeno come un contraccolpo al tentativo di golpe militare, per far fronte al quale era occorso armare il popolo. Ma è veramente così? I generali golpisti vollero affossare la Repubblica per la loro ostilità verso le riforme che essa stava attuando nell'ordine e nel rispetto delle norme e dell'etica di una democrazia liberale? Oppure essi poterono contare sull'attivo sostegno, o quanto meno sulla sconcertata passività, di un'ampia parte della cittadinanza, perché diversi eventi e segnali diffusero la paura che il paese stesse imboccando la via di un'irreversibile rivoluzione?
Elvira, una donna attraente, matura e colta, fu vera Carmelitana in cui pulsava soltanto un inestinguibile amore di Dio.