Rivista mensile n. 7/agosto-settembre 2007 per ragazzi.
Rivista mensile per ragazzi, n. 7/agosto-settembre 2008.
Dove e come veniva eletto il papa nel Medioevo? Chi aveva il diritto di eleggerlo? Da quando i cardinali entrano in conclave per eleggere il papa? Quali riti venivano celebrati subito dopo la sua elezione e con quali oggetti simbolici? Cosa accadeva alla morte del papa?
In questo volume l’autore – uno dei massimi studiosi di storia pontificia – percorre l’intera storia dell’elezione e della morte dei papi, dai secoli iniziali del loro «vicariato» fino alla metà del Quattrocento, rileggendo di prima mano l’insieme delle fonti presentandole in un racconto unitario e completo.
E il lettore scopre che elementi oggi molto noti – come l’annuncio del papa appena eletto, i rituali funebri pontifici che durano nove giorni e la stessa idea del conclave inteso come «clausura» dei cardinali – arrivano tardi: ad esempio il conclave non esisteva prima del 1274.
Ciò significa che questa millenaria vicenda normativa, rituale e simbolica non è stata affatto lineare, ma si è costruita via via, nel corso dei secoli, per ragioni che non si comprendono se non vengono calate nei vari contesti istituzionali, ecclesiologici e politici.
La società civile e la vita religiosa della Napoli del Settecento vengono ricostruite in un arioso affresco, dal quale si stagliano le figure di filosofi e antiquari, uomini di legge e di chiesa. L’edizione di un prezioso manoscritto, conservato nell’Archivio Storico Diocesano di Napoli, consente di intrecciare la vita quotidiana dei preti con la cultura meridionale, nell’ampio arco cronologico che va dal vichismo all’illumismo maturo. Il «governo del clero» viene analizzato nelle fonti sinodali, nella prassi sacramentale, nella ritualità cerimoniale, nella disciplina dei sentimenti e delle emozioni. La varietà dei comportamenti sociali mostra una Chiesa compatta nella riconferma dottrinale e giuridica dei principî, ma anche duttile e attenta al caso-per-caso sul piano della prassi pastorale.
Ugo Dovere insegna Storia della Chiesa all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Si occupa di beni culturali e di storia sociale e religiosa del Mezzogiorno. Ha curato: Musei diocesani della Campania (Milano, Federico Motta, 2003), Chiesa e denaro tra Cinquecento e Settecento (Cinisello Balsamo, San Paolo, 2005) e Arte e beni culturali negli insegnamenti di Giovanni Paolo II (Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2008).
«Sappiamo che, per quanto il concetto possa apparire inadeguato, il sistema gastroenterico è dotato di un cervello. Lo sgradevole intestino è più intellettuale del cuore e potrebbe avere una capacità "emozionale" superiore. È il solo organo a contenere un sistema nervoso intrinseco in grado di mediare i riflessi in completa assenza di input dal cervello o dal midollo spinale. L'evoluzione ci ha giocato uno scherzetto. [...] Il sistema nervoso enterico è una curiosità, un residuo che abbiamo conservato dal nostro passato evolutivo. Di certo, non pare qualcosa che possa attirare l'interesse di tutti, invece dovrebbe. L'evoluzione è un revisore potente. Le parti del corpo futili o non assolutamente necessarie hanno poche possibilità di farcela a superare le difficoltà della selezione naturale. Tuttavia, un sistema nervoso enterico è stato presente in ciascuno dei nostri predecessori nel corso dei milioni di anni di storia dell'evoluzione che ci separa dal primo animale dotato di spina dorsale. Quindi, il sistema nervoso enterico deve essere più di una reliquia. Il sistema nervoso enterico è, di fatto, un centro di elaborazione dati moderno e pieno di vita, che ci consente di portare a termine alcuni compiti molto importanti e spiacevoli senza alcuno sforzo mentale.». Con e-book scaricabile fino al 30 giugno 2020.
Al libro cui sembra affidare il senso ultimo della propria esperienza di vita e di lavoro Hannerz ha dato un titolo che allude a un duplice mondo. Da una parte, il mondo "interno" dell'antropologia. L'autore guarda qui alle vicende di una disciplina che, avendo per oggetto addirittura la specie umana, si è trovata a occupare la posizione non sempre confortevole del crocevia, e a svolgere la funzione non sempre commendevole dell'ingrediente universale. Dall'altra parte, il mondo "esterno" che l'antropologia si sforza di conoscere e decifrare nelle sue continue trasformazioni. E dunque, di che cosa devono occuparsi nel nostro tempo gli antropologi? A chi si rivolgono? Come viene inteso, e magari frainteso, ciò che dicono? Si condensa in queste pagine, che rimandano a quelle di Clifford Geertz e di Mary Douglas, la convinzione che mai come oggi della prospettiva antropologica abbiamo bisogno, perché meglio di ogni altra può aiutarci a capire - a interpretare - un mondo globale dove i mondi locali rifiutano tenacemente la sottomissione.