Cambiamento climatico, crisi degli ecosistemi, inquinamento, esaurimento delle risorse, collasso ambientale: gli ultimi giorni dell'umanità potrebbero essere quelli di massima potenza di Homo sapiens, quando l'essere umano avrà forse compiuto il suo progetto di dominio sul cosmo distruggendo la natura stessa e le condizioni della vita sul pianeta. Quest'epoca, dove a rischio è l'esistenza di tutti i viventi, è stata da molti identificata con una nuova era geologica: l'Antropocene - l'epoca dove per la prima volta gli esseri umani sono una forza della natura superiore alle altre, una forza capace di determinare il corso della storia del pianeta Terra. Il libro rende conto dell'esteso dibattito internazionale che ormai da alcuni anni ha assunto il paradigma dell'Antropocene come orizzonte a partire dal quale ripensare il presente e il futuro della vita umana, e non solo - dibattito che ha visto la pubblicazione di centinaia di volumi a cavallo tra diverse discipline: ecologia, ambientalismo, antropologia, sociologia e scienza politica. Partendo da un'analisi delle concezioni di natura di cui l'Antropocene è solo l'ultima, e attraverso le questioni principali poste dall'etica dell'ambiente e dalla filosofia politica, il libro analizza le politiche che sono state impiegate nell'ultimo decennio per fronteggiare i problemi posti dall'Antropocene, provando a immaginare un paradigma di azione basata su nuove forme di partecipazione individuale e pratiche collettive.
Fra gli appassionati di misteri non si parla d'altro: secondo il calendario Maya, il 21 dicembre 2012 sarà la fine del mondo. O almeno di questa era, del mondo come lo conosciamo noi adesso. I segnali che sembrano avvalorare questa ipotesi arrivano da fonti e culture diverse: i seguaci della New Age segnano per quella data l'inizio della cosiddetta "Età dell'acquario"; le profezie sui papi di Malachia si fermano al pontefice attuale; proprio per quel giorno c'è chi parla di un'invasione extraterrestre. E poi le leggende cambogiane, la profezia dei teschi di cristallo, la teoria delle piramidi d'Egitto come strategia per evitare il congiungimento dei poli previsto per la fatidica data. Fino all'ultima profezia di Nostradamus, che parla di una grande rivelazione religiosa che porrà fine al mondo come lo abbiamo conosciuto finora e darà avvio a un periodo di pace lungo 400 anni. Dobbiamo davvero aspettare quella data col fiato sospeso? E cosa succederà dopo? Sarà una catastrofe o una nuova rinascita, una inaspettata rivelazione? Il conduttore di "Voyager" guida il lettore nella fascinazione di grandi misteri e nella vertigine di domande inquietanti senza mai far perdere l'orientamento. Proponendo infine una sua originale, strabiliante, ipotesi su quello che potrebbe accadere all'alba del 21 dicembre 2012.
"Mon cher Monsieur, vi starete chiedendo chi è che vi scrive. Non ve lo dirò. Non ancora. Rispondetemi, e provate a scoprirlo. Forse vi aspetta un'avventura che farà di voi l'uomo più felice di Parigi. La Principessa" Così comincia la lettera che stravolgerà la vita di Jean-Luc Champollion, l'affascinante proprietario di una galleria di successo in rue de Seine. Molto sensibile al fascino delle donne, che lo ricambiano volentieri, Jean-Luc vive in uno dei quartieri più alla moda di Parigi, in perfetta armonia con il suo fedele dalmata Cézanne. Tutto procede al meglio, tra vernissage, allegri ritrovi con gli amici nei café di Saint-Germain-des-Prés e romantiche passeggiate au clair de lune lungo la Senna. Finché, una mattina, Jean-Luc scorge qualcosa nella posta: una busta azzurra, scritta a mano. È una lettera d'amore, o meglio, una delle più appassionate dichiarazioni d'amore che lui abbia mai ricevuto, ma non è firmata: la misteriosa autrice, nascosta dietro uno pseudonimo, lo sfida a smascherarla dandogli una serie di indizi. Per quanto perplesso, Jean-Luc sta al gioco. Ma l'impresa non sarà affatto semplice: chi sarà mai la deliziosa impertinente che sembra conoscere così bene le sue abitudini e si diverte a stuzzicarlo? Stregato dalle sue parole, Jean-Luc cercherà di dare un nome a quella donna così intrigante e sfuggente il cui volto gli è del tutto sconosciuto. O forse no?
Un giorno il mondo si sveglia e scopre che sono finiti il petrolio, il carbone e l'energia elettrica. È pieno inverno, soffia un vento ghiacciato e i denti aguzzi del freddo mordono alle caviglie. Gli uomini si guardano l'un l'altro. E ora come faranno? La stagione gelida avanza e non ci sono termosifoni a scaldare, il cibo scarseggia, non c'è nemmeno più luce a illuminare le notti. Le città sono diventate un deserto silenzioso, senza traffico e senza gli schiamazzi e la musica dei locali. Rapidamente gli uomini capiscono che se vogliono arrivare alla fine di quell'inverno di fame e paura, devono guardare indietro, tornare alla sapienza dei nonni che ancora erano in grado di fare le cose con le mani e ascoltavano la natura per cogliere i suoi insegnamenti. Così, mentre un tempo duro e infame si abbatte sul mondo intero e i più deboli iniziano a cadere, quelli che resistono imparano ad accendere fuochi, cacciare gli animali, riconoscere le erbe che nutrono e quelle che guariscono. Resi uguali dalla difficoltà estrema, gli uomini si incammineranno verso la possibilità di un futuro più giusto e pacifico, che arriverà insieme alla tanto attesa primavera. Ma il destino del mondo è incerto, consegnato nelle mani incaute dell'uomo... Mauro Corona ancora una volta stupisce costruendo un romanzo imprevedibile. Un racconto che spaventa, insegna ed emoziona, ma soprattutto lascia senza fiato per la sua implacabile e accorata denuncia di un futuro che ci aspetta
Dopo cento anni la Prima guerra mondiale continua ad affascinarci e a riempirci di orrore. Questo volume, con una prefazione di Hew Strachan e i contributi di tre noti storici, abbraccia i combattimenti in tutti i teatri operativi e presenta in dettaglio alcuni degli episodi sconosciuti del conflitto. Prende in esame l'umiliazione della Russia a Tannenberg, analizza le grandi battaglie sul fronte occidentale, la Somme, Ypres, Verdun, il bosco di Belleau, e le memorabili campagne in Palestina, Italia e Africa insieme alle cause e alle origini della guerra. Vengono messe in luce ed esaminate la nuova tecnologia e la tattica che provocarono la stasi della linea del fronte, portando alla creazione di centinaia di chilometri di trincee. Le vite dei civili e dei soldati coinvolti sono rivelate da resoconti in prima persona che offrono una toccante e personale prospettiva degli orrori della Grande Guerra.
Tanto inquietante quanto sfuggente, dalle origini del cristianesimo al rock satanico, l'Anticristo è una figura ricorrente nella cultura occidentale. Il libro ne ricostruisce la storia assumendo direttamente il punto di vista degli autori che lungo i secoli si sono occupati di definire l'incarnazione della malvagità e dell'abominio. Ne emerge un testo originale, in cui dai padri della chiesa ai teologi del Medioevo, fino alla modernità vengono proposte al lettore riflessioni, curiosità e preoccupazioni che nell'Europa secolarizzata di oggi possono sembrare farneticanti, ma che per lungo tempo hanno costituito paure e speranze vive e pulsanti.
"La fine del mondo" raccoglie le note di una ricerca sulle apocalissi, che Ernesto De Martino condusse per vari anni e che fu interrotta dalla morte. Il tema della fine del mondo viene sottoposto a un'interrogazione sociologica a vasto raggio, che sonda i territori della psicopatologia, dell'etnologia, della storia delle religioni, della filosofia e della letteratura moderna e contemporanea, per aprirsi a questioni radicali sul senso dell'uomo e della cultura.
Descrizione
Nella seconda metà del Novecento, il mondo protestante anglosassone vede la teologia e le scienze naturali spingersi oltre le diffidenze reciproche per superare il fossato dei due «magisteri paralleli» e non comunicanti. Grazie all’opera di alcuni scienziati teologi, una serie di studi – fioriti sotto la dicitura Theology and Science – raggiunge una visione del reale capace di avvalersi in modo consonante dei contributi delle diverse discipline sul versante delle «origini». Su quello opposto, invece, gli scenari catastrofici sul futuro dell'universo, prefigurati dalla cosmologia scientifica contemporanea, sembrano porsi in contraddizione diretta con la fede cristiana, che nella risurrezione di Gesù afferma l’inizio della trasformazione di questo mondo nella «nuova creazione». Il fisico e teologo statunitense Robert John Russell affronta tale decisiva questione attraverso l’elaborazione di una metodologia di «interazione mutua e creativa» tra teologia e scienza. Questo volume illustra criticamente il suo tentativo, evidenziandone il contesto storico-culturale e gli aspetti più promettenti in ordine all’esercizio di una relazione tra i saperi capace di innovare profondamente l’interpretazione del dogma.
Sommario
Introduzione. I. Teologia e scienza verso una «mutua interazione creativa». II. La cosmologia scientifica e gli scenari per il futuro dell’universo. III. Escatologia cristiana e cosmologia scientifica. IV. Aperture dialogiche e considerazioni critiche. Bibliografia.
Note sull'autore
Marco Bernardoni, religioso dehoniano, dopo la laurea in Ingegneria delle telecomunicazioni ha perfezionato gli studi teologici con un master universitario sui rapporti tra teologia e pensiero scientifico all’Istituto universitario «Sophia» di Incisa-Figline Valdarno (FI) e una licenza in Teologia dogmatica alla Facoltà teologica dell’Italia centrale di Firenze. Fa parte della redazione delle Edizioni Dehoniane Bologna e della rivista online Settimana News. Per Città Nuova ha curato, con Sergio Rondinara, gli e-book della collana «Parole della scienza»: Teorie e modelli (2015); Continuo e discreto (2016); Forma e materia (2017).
"'Fine del mondo' si chiude su una data, 1970, e su una prospettiva di altri trent'anni indecisi. In Neruda permane il dubbio intorno alla loro essenza, di "fiori" o di "fuoco", vale a dire se riserveranno all'uomo cose positive o negative. Ancora una volta il poeta non abdica al suo dovere verso l'umanità, al compito di stabilire la nuova tenerezza nel mondo, di affermare la sopravvivenza, su questo crepuscolo del secolo, dell'uomo infinito, e il raggiungimento inevitabile della felicità... Esaltatore dell'"uomo infinito", di ciò che in altra epoca definì "più grande del mare e delle sue isole", il poeta è cosciente che sarebbe un crimine abbandonare a se stessa l'umanità, lasciarla ripiegare su prospettive di morte." (Giuseppe Bellini)