Il volume propone l'esegesi del così detto "Libro dell'Emmanuele" (Is 6,1-9,6), mettendo in evidenza la coerente redazione di quei testi e cercando di enucleare alcune tematiche di carattere antropologico e teologico che fanno da sfondo: profezia e storia, il figlio, il binomio castigo-salvezza, il corpo del profeta, la testimonianza profetica. Lo studio tiene conto anche della contestualizzazione liturgica dei testi, validi non solo per la preparazione al Natale, ma anche nella loro dimensione "pasquale".
Francesco di Sales, Bérulle, Vincenzo de' Paoli, Giovanni Eudes e una nutrita cornice di personaggi minori rendono straordinariamente ricca e affascinante la spiritualità cristiana in Francia tra il XVI secolo e la metà del XVII. Francesco di Sales, unico dottore della Chiesa in lingua francese, domina il suo secolo e i successivi non solo con la testimonianza di santità, ma anche con la concretezza e a volte l'originalità della sua interpretazione del vangelo. La sua opera ha nutrito per secoli le anime devote fino a essere consacrata nel concilio Vaticano II; papa Giovanni XXIII lo definiva, nel Giornale dell'anima, "il mio modello, il mio grande maestro". Bérulle opera in un campo più limitato, tuttavia netto e profondo; condiziona fortemente la formazione del clero francese per un secolo e, sul piano teologico, presenta un'originalità straordinariamente attuale, il cristocentrismo. Dopo una vasta carrellata sugli autori berulliani e gesuiti, fra cui primeggiano Bourgoing, Condren, Vincenzo de' Paoli, Olier, Eudes e Lallemant, il volume si chiude con l'esperienza di Port-Royal che, se pur viziata da interessi politici, prelude a una nuova profonda crisi spirituale che sfocerà, alla fine del XVII secolo, nelle controversie sul quietismo e sul giansenismo.
Riconosciuto come mediazione al Catechismo CEI per l'Iniziazione cristiana dei bambini, il testo contiene suggerimenti per le attività con i piccoli di nove/unidici anni, strutturate in un cammino organico e graduale, e indicazioni sul metodo scelto dall'Azione cattolica per accompagnare i piccoli alla scoperta della fede. Insieme al testo ci sono Work in progress per la formazione di educatori e catechisti e In famiglia, con un itinerario di gruppo per le famiglie dei bambini.
Tre strumenti in uno, per scoprire la bellezza di essere cittadini e abitare con gioia ogni luogo del mondo.
In questo numero:
- Non c'è prezzo
- Lettere: Tommaso, Luisa, Marta, Riccardo, Gianni, Francesca, Teresa, Cristina
- Immersi nel mondo
- Ciò che confuso non è
- Chi sono io?
- Il filo e il centuplo
- "Com'è successa la mostra"
- Il miracolo di esserci
- "Nessun dono di grazia più vi manca" (San Paolo)
- Scuola, il nuovo inizio
- L'educazione è innovazione
- Non chiedermi se sono felice
- Il tono dello stupore
- Blocknotes
- Sagacity
- David torna a scuola
L'uomo sorride, elegante e disinvolto. L'aria sicura di sé dell'imprenditore di successo. Nessuno immaginerebbe qual era il suo lavoro, prima... In un'altra vita, impressa negli atti dei tribunali, e nei suoi ricordi... Lo zio Nicky, che al posto delle favole gli raccontava delle regole di ferro di quella "cosa" chiamata Cosa Nostra. Gli amici della "famiglia", gente con nomi come Nick la Lama. Le strade di Atlantic City, aule di scuola per il suo mestiere. E quella sera di dicembre, a pochi giorni dal Natale, e Vincent, che si fidava di lui. BANG! Un colpo in testa... Quella sera Philip Leonetti diventa un killer. Agli ordini dello zio Nicky Scarfo, che presto regnerà sulla mafia della East Coast. Un re crudele e spietato, e Philip è il suo delfino. Attento ad apprendere i doveri di un futuro boss. A contatto fin da giovanissimo con il gotha di Cosa Nostra, i Gambino, i Genovese... Una strada segnata, unico obiettivo il potere criminale e il denaro, unici mezzi l'intrigo, il tradimento e l'omicidio. Il violento e spettacolare romanzo criminale dell'ascesa e caduta del padrino Little Nicky Scarfo e di suo nipote Crazy Phil Leonetti è il ritratto di due uomini all'apparenza inseparabili, che tra la fine degli anni 70 e i primi anni '80 sembrano in grado di eliminare ogni rivale, e farsi beffe delle autorità. Una storia che prende alla gola nel mostrare il potere del crimine, ma anche la forza e il coraggio della redenzione.
Il volume pubblica l'edizione critica della Scienza nuova di Giambattista Vico secondo l'edizione postuma del 1744. L'opera è frutto di quel ponderoso lavorìo al quale Vico attende subito dopo la pubblicazione dell'edizione del 1730 e che, variamente sparso in numerosissimi esemplari postillati dei quali si è resa ragione nell'edizione critica della Scienza nuova 1730 (2004), fu redatto in maniera autografa nel codice XIII D 79 conservato presso la Biblioteca Nazionale di Napoli. I criteri di edizione critica sono quelli adottati dal piano generale dell'opera omnia portato avanti dall'Istituto per la storia del pensiero filosofico e scientifico moderno del CNR e pubblica l'ultima stesura della maggiore fatica vichiana liberandola finalmente da ingerenze volute dalla tradizione ecdotica novecentesca.
Il Commento di Bonaventura al Vangelo di Luca risale agli anni 1254-1257, quando, maestro reggente, il francescano riprendeva le sue lezioni tenute da baccelliere biblico, ampliandole e trasformandole in "materia praedicabilis" ad uso dei predicatori. Questo intento emerge anche dalla forma letteraria: benché sia un prodotto universitario, non presenta questioni teologiche, ma è ricco di citazioni atte a fornire al predicatore ampia conferma di ciò che espone. L'opera è tradotta per la prima volta in una lingua moderna.
Quando leggerete questo Tracce, il Sinodo sui giovani sarà già in corso. È un’occasione storica, perché si discute di un argomento decisivo, per la Chiesa e per il mondo. I giovani non sono soltanto “il futuro”: sono il presente. E la difficoltà a scegliere, a trovare una strada perché la promessa della vita si compia (il Sinodo è su “la fede e il discernimento vocazionale”), non riguarda solo loro. Siamo tutti in cerca di bussole, tutti ingarbugliati da una confusione in cui è difficile orientarsi, camminare, crescere. Ed è una confusione che rende tutti più fragili, impauriti. Di quella paura che tante volte finisce per raddoppiarsi persino nei luoghi deputati ad educare, perché l’insicurezza che si trasmette ai figli o agli alunni è quella che ci portiamo dentro. La scuola, l’università, ma anche l’oratorio, la realtà ecclesiale a cui si appartiene... la stessa Chiesa, possono diventare – spesso, diventano – bolle in cui isolarsi attendendo che “passi la tempesta”, anziché luoghi che rendono il nostro “io” più saldo. Ci sono libri, anche molto letti e di cui si discute parecchio, che in qualche modo teorizzano proprio questo isolamento dei cristiani. Ma tanti atteggiamenti vissuti lo rendono carne senza quasi che ce ne accorgiamo.
Che cosa fa uscire dalla bolla? Cosa serve per generare un soggetto adulto?
E che differenza c’è tra luoghi generativi, appunto, e ripari? È per questo che nel Primo Piano torniamo su un tema decisivo: l’educazione. È il contributo che vogliamo dare non solo al Sinodo, ma all’oggi. Tanto più in un momento in cui l’idea stessa di un rapporto educativo, per tanti motivi, è guardata addirittura con sospetto.
Lo facciamo approfondendo il contesto generale, che paradossalmente finisce per soffocare proprio il punto focale su cui si può fare leva per educare, ovvero la libertà. E mostrando luoghi dove accade altro, testimoni che si sobbarcano la sfida educativa puntando proprio su quel punto apparentemente così fragile, eppure decisivo.
Luoghi e testimoni. Li trovate anche nella seconda parte del giornale, dove raccontiamo realtà come il Centro educativo “João Paulo II” di Salvador de Bahia, Brasile, che accoglie ogni giorno cinquecento bambini e ragazzi delle favelas. O una personalità come Paolo VI, che diventerà santo proprio in questi giorni, per aver speso la vita intera – e il suo Pontificato – nel tentativo di trovare nuove strade per comunicare la fede a un mondo che dava Cristo già per «ignoto, dimenticato, assente» dai grandi scenari della storia. Oppure, ancora, un osservatore acuto della società odierna come Eugenio Borgna, capace di indicare l’aspetto più profondo della nostra fragilità: la possibilità che sia una risorsa, un punto di forza. Qualcosa di cui non avere paura.