Il Convegno nazionale di studio svoltosi a Potenza il 22-23 settembre 2011, di cui qui si pubblicano gli Atti, ha inteso rivisitare, per un arco cronologico ben definito (1848-1876), peculiari modalità di approdo del Mezzogiorno d'Italia nello Stato unitario. E ciò a partire da una significativa area regionale, quale la Basilicata, guardando, nel lungo periodo, al prima e al dopo il biennio 1860-61. Un 1860-61 da Sud che, a differenza del Centro e del Nord Italia, si caratterizzò per diffuse e articolate conflittualità interne, con distinti obiettivi di approdo verso lo Stato unitario, da parte di ceti dirigenti siciliani con priorità per l'affrancamento dalla subalternità a Napoli, da parte di quelli del Mezzogiorno provinciale peninsulare nella speranza di un successivo credito con la capitale, presto vanificato dalle sue rideterminate funzioni. Di fatto con il risultato complessivo di un più debole appuntamento unitario, i cui riflessi, anche per l'assetto fortemente centralistico del nuovo Stato, avrebbero, tra l'altro, determinato incisivi riassetti e ricollocazioni d'ordine istituzionale-amministrativo, in parallelo con il dilatarsi e accentuarsi di conflitti politico-sociali. Dal che un Mezzogiorno continentale di fatto all'opposizione fino al 1876, quando le rappresentanze istituzionali meridionali, largamente 'a sinistra', sarebbero risultate fondamentali per l'avvio e l'affermarsi di una nuova fase nel rideterminato quadro politico-istituzionale nazionale.
Questo volume è il secondo di una originale iniziativa intesa a fornire un quadro complessivo del patrimonio intellettuale dell'Occidente; "Storia intellettuale d'Europa" è intitolata appunto la serie, prevista in sette volumi, che si è inaugurata nel 2001 con "La cultura del Medioevo". Questo volume dà conto, secondo una partizione tematica, del rigoglioso dibattito delle idee che caratterizzò la società europea fra le rivoluzioni del Quarantotto e la Grande Guerra. Dopo aver descritto il contesto intellettuale di metà Ottocento, il periodo che vide l'affermarsi della democrazia e la nascita delle prime grandi città moderne, l'autore affronta l'impatto della scienza e del pensiero sociale, del darwinismo, l'identità individuale, ecc.
Quattordici scrittori di generazioni diverse - da Antonio Scurati ad Andrea Camilleri, da Nicola Lagioia a Giuseppe Genna, da Laura Pariani a Sebastiano Vassalli - affrontano la storia d'Italia, dall'Ottocento fino ai nostri giorni. Si immedesimano nelle grandi figure, da Garibaldi ad Agnelli, o nei destini individuali, una studentessa del Sessantotto, un soldato che rientra in patria al termine della guerra, una moglie picchiata con ferocia alla fine degli anni Settanta. Immaginano i grandi eventi - le Cinque giornate di Milano, la battaglia di Montecassino, la tragedia di Ustica, il caso Moro - con impegno e gusto letterario, coraggio e discrezione. Per narrare e rivelare i sentimenti collettivi, i cambiamenti epocali, i sogni e gli amari risvegli di una nazione che ha ancora tutto da raccontare. I momenti che hanno segnato la nascita e lo sviluppo dell'Italia moderna sono stati raramente rappresentati nelle pagine di romanzi e racconti. Lo stesso vale per le personalità che hanno attraversato le vicende della politica, dell'economia, della cultura, e per le circostanze contraddittorie e dolorose del recente passato. Eppure la letteratura ha sempre saputo scrutare nel profondo della realtà, nel mistero degli eventi e degli individui, descrivendo epoche e avvenimenti con una sensibilità e una verità che a volte appare irraggiungibile per gli storici o per il cronista.
Questo libro raccoglie, per la prima volta, l'intera documentazione della fase iniziale della carriera di un falsario: Costantino Simonidis.
Un intellettuale veneto tra cultura e musica.