Questo è un documento inedito e di un’importanza capitale: il primo testimone diretto dei fatti di Dozulé, in Normandia, rende pubblica la sua testimonianza redatta dai documenti originali. Padre Victor L’Horset parroco a Dozulé dal 1966 al 1977, ci da in questo libro il racconto sulle apparizioni della Croce Gloriosa e del Signore a Maddalena Aumont.
Corre l'anno 1978 e Radisol è un diciottenne che non ha bisogno di chiudere gli occhi per sognare la rivoluzione. Nell'Italia del rapimento di Aldo Moro, lo stesso paese in cui Sandro Pertini sostituisce Giovanni Leone alla presidenza della Repubblica, vengono chiusi i manicomi e legalizzato l'aborto, la primigenia diffusione dell'eroina nelle strade sembra essere in realtà l'unico strumento nelle mani dei custodi dell'ordine pubblico per cercare di tenere a bada un'insorgenza giovanile senza precedenti. «Gli unici a smutandare i pezzi grossi che se la comandano», racconta Alfredo Facchini nel suo romanzo, «sono forse cento, duecento, trecentomila indesiderati che si sono messi in testa di prendere tutti per il collo. Per il "Corso della Storia" sono sboccati, insofferenti, per niente fotogenici». Radisol è uno di loro.
Il volume, frutto di una estesa ricerca d'archivio, analizza le formazioni riconducibili a quella peculiare area politica che è stata la sinistra rivoluzionaria italiana fra gli anni Quaranta e Settanta del Novecento. L'anarchismo e le dissidenze antistaliniste "storiche" hanno dato vita a esperienze organizzative significative che, a contatto con le lotte sociali e anticoloniali, hanno saputo intercettare le tensioni generazionali e politiche affiorate negli anni Cinquanta-Sessanta del Novecento. Già prima del Sessantotto sono nate così nuove strutture di matrice antiautoritaria, operaista, marxista-leninista, e/o antimperialista, che hanno raggiunto il loro apogeo nella prima metà del decennio successivo per entrare poi rapidamente in crisi, strette tra il fenomeno della lotta armata, il disimpegno politico e l'emergere di altri bisogni e antagonismi (femminismo in primis).
Questo libro è il racconto di ventiquattro ore che hanno cambiato l'Italia. Poche volte nella storia capita che un intero Paese si accorga immediatamente di essere di fronte a uno spartiacque, a un momento da cui si uscirà profondamente diversi. È quello che accade il 16 marzo del 1978, il giorno del rapimento di Aldo Moro ma anche il giorno della fiducia al primo governo che vede il voto favorevole del Partito comunista. Il 16 marzo 1978 è un giorno sbagliato. Un giorno che, destinato a entrare nella storia italiana come inizio di una nuova fase democratica, diventa improvvisamente tutt'altro: il giorno della violenza e della 'geometrica potenza' di fuoco delle armi. Il giorno del sequestro di Aldo Moro a via Fani.
Sono qui pubblicati appunti di diario e alcuni scritti riguardanti i rapporti tra l'autore e mons. Albino Luciani, patriarca di Venezia, poi cardinale, e infine papa Giovanni Paolo I. L'arco di tempo va dalla morte del predecessore di Luciani a Venezia, il card. patriarca Giovanni Urbani, fino al giorno nel quale è stato designato il patriarca successore di Luciani a Venezia, mons. Marco Cè, nel dicembre 1978.
Questo libro è il racconto di ventiquattro ore che hanno cambiato l'Italia. Poche volte nella storia capita che un intero Paese si accorga immediatamente di essere di fronte a uno spartiacque, a un momento da cui si uscirà profondamente diversi. È quello che accade il 16 marzo del 1978, il giorno del rapimento di Aldo Moro ma anche il giorno della fiducia al primo governo che vede il voto favorevole del Partito comunista. La sera precedente al sequestro, tra le ultime trame politiche e gli ultimi preparativi dei brigatisti, comincia il conto alla rovescia che porterà alla strage di via Fani. In forma del tutto originale, Giovanni Bianconi ricostruisce e intreccia i punti di vista dei protagonisti - le vittime come i carnefici - con gli scenari della vicenda: da casa Moro al covo dove il presidente della Dc fu rinchiuso, dalle riunioni segrete nelle stanze del potere alle discussioni nei partiti e in Parlamento, dal Vaticano all'ambasciata Usa, dalle piazze alle università. Un crescendo di azioni, reazioni e colpi di scena. Alla sera del 16 marzo si giunge con la consapevolezza di essere entrati nel momento più buio della storia repubblicana. È già allora evidente ciò che alimenterà per anni l'affaire Moro: dai misteri veri e presunti sull'azione dei terroristi al retroterra del sequestro, fino al 'muro contro muro' tra lo Stato e le Br che ha portato alla morte del prigioniero e del suo progetto politico.
Il vero cambiamento, nella storia dell'Italia e degli italiani, è quello che si è realizzato tra il 1948 e il 1978. Dopo il passaggio dalla guerra alla pace, dal fascismo alla democrazia, concluso con l'entrata in vigore della Costituzione, lo slancio della ricostruzione post-bellica si è trasformato nel boom economico e il Paese si è industrializzato, urbanizzato e scolarizzato con un'intensità senza precedenti. Questo volume racconta come, pur con errori e contraddizioni, l'Italia è diventata una delle prime sette potenze economiche del mondo e una miseria secolare è stata radicalmente sconfitta, anche se vari problemi sono rimasti aperti e la ricchezza ne ha creati di nuovi. Il cambiamento è stato possibile, in un contesto internazionale favorevole, perché gli italiani si sono uniti in uno sforzo comune e perché il raggiungimento di traguardi inediti ha favorito la loro unità. Malgrado le divisioni laceranti create dalla Guerra fredda, è in questo trentennio di democrazia e di crescita che sono stati "popolo" più che in qualsiasi altro momento della loro storia. Questo libro a più voci racconta le riforme che hanno favorito il cambiamento - da quella agraria alla Cassa per il Mezzogiorno e alla scuola media unica -; come si sono trasformate le città, la famiglia e la Chiesa; come si è evoluta la cultura di massa attraverso il Giro d'Italia e il Festival di Sanremo, la televisione e il cinema; come le migrazioni interne e il Sessantotto hanno dato alla società italiana un volto nuovo. Presentazione di Antonio Iodice e Giuseppe Acocella.
Le più recenti scuole critiche e filosofiche sembrano aver incrinato i rapporti tra le parole e il loro significato: il testo diventa oggetto di infinite possibilità di interpretazione e appropriazione, tutte ugualmente legittime. L'elettronica e la cultura di massa stanno trasformando la produzione, la diffusione e la conservazione dei segni. In questa situazione, come può sopravvivere il libro, che ha plasmato così in profondità la nostra cultura? Quali sono le implicazioni dell'atto della lettura che rischiamo inconsapevolmente di perdere? Partendo da queste domande George Steiner indaga lo statuto del libro ed esplora l'enigma della rivelazione attraverso il linguaggio, che è il fondamento del giudaismo e del suo tragico destino. In questi saggi, scritti dal 1978 a oggi (e qui raccolti con un titolo che ribalta l'ultimo verso del Samson Agonistes di Milton, «Ogni passione spenta»), la riflessione tocca anche Shakespeare e Kafka, la negatività della tragedia assoluta e la peculiarità della cultura americana, la storicità dei sogni e il problema della traduzione e della traducibilità. Steiner si spinge fino a interrogare i lasciti della testualità classica ed ebraica: proprio nell'interazione dei due mondi spirituali di Atene e Gerusalemme si è plasmata l'identità occidentale, forgiando la nostra condizione morale e intellettuale. Le figure di Socrate e Cristo, con le loro analogie e i loro contrasti, gli offrono dunque una preziosa chiave per affrontare problemi che trascendono la letteratura e l'arte, e ci aiutano a identificare le fonti vitali della cultura europea e, all'interno di essa, i semi della sua distruzione.
Il nome di Elena Marinucci evoca immediatamente l'impegno politico e istituzionale a favore della divulgazione e acquisizione dei concetti delle 'pari opportunità' e delle 'azioni positive' ed è legato alla creazione della prima Commissione Nazionale per la parità e le pari opportunità tra uomo e donna. Marinucci ha vissuto tutte le fasi più interessanti della storia delle donne in Italia ed è grazie a lei che si è arrivati al femminismo riformista che negli anni '80 ha proposto e realizzato iniziative concrete a favore delle donne. Nel volume sono raccolti suoi articoli apparsi sul quotidiano socialista l'Avanti!; su Effe, rivista mensile femminile autogestita; e Quaderni delle donne socialiste. I temi sono la legge sull'aborto, sulla violenza sessuale, la difesa dei diritti dei bambini, le adozioni, le pari opportunità.
È il 25 giugno 1978. A Buenos Aires, Estadio Monumentai, va in scena Argentina-Olanda, finale dei mondiali di calcio. Il clima è surriscaldato, perché la nazionale Argentina vuole vincere a tutti i costi e non può sbagliare. Poi si gioca tutto davanti al suo pubblico, soprattutto davanti agli occhi vigili del dittatore e torturatore argentino generale Jorge Videla, e a quelli di tutti i membri della Junta militare, al potere dalla notte del 24 marzo 1976, seduti in tribuna d'onore. Accanto a loro, nascosto dai riflettori delle telecamere, c'è un signore italiano ancora sconosciuto ai più: è Licio Gelli, il Venerabile della loggia massonica P2, Propaganda 2, imprenditore, amico personale degli uomini del potere argentino. La partita finisce 3 a 1 per l'Argentina. A poche centinaia di metri dallo stadio di Buenos Aires, in Avenida del Libertador 8151, anche gli aguzzini dell'Escuela de Mecánica de la Armada, I'esma, uno dei centri di tortura del regime, esultano e abbracciano le loro vittime agonizzanti. Per una sera almeno, dai cieli dell'Argentina, cadono solo coriandoli e festoni, e non corpi di donne e uomini lanciati dai portelloni degli aerei verso le acque nere e minacciose dell'oceano. Il giorno dopo riprenderanno puntuali e precisi i voli della morte. Tutto tornerà normale, nell'assurda anormalità dell'Olocausto argentino. Proprio in quei giorni, il mondo conoscerà anche il coraggio delle Madri di Plaza de Mayo: la televisione olandese diffonderà le immagini della marcia di decine di donne con il fazzoletto bianco che chiedono giustizia per una generazione ormai scomparsa.
Aldo Moro ha insegnato nella Facoltà di Scienze Politiche della " Sapienza" di Roma dal 1963 al 1978, anno della sua tragica fine. In quel quindicennio la politica e l'università vissero anni intensi e drammatici, segnati sul piano internazionale da grandi conflitti e sul piano interno dai problemi di una modernizzazione complessa, che richiedeva soluzioni politiche nuove. Aldo Moro operò con posizioni di grande responsabilità in questo contesto, fu protagonista della vita politica del centrosinistra alla terza fase, della politica estera, del dibattito interno alla Democrazia cristiana, senza che i suoi impegni politici riducessero quelli accademici.
In questo volume viene offerto un contributo alla conoscenza della sua complessa personalità e introducono ad una lezione valida oltre che sul piano storiografico e culturale, anche su quello della formazione della conoscenza etica e civile, che fu uno degli impegni dell'azione politica di Aldo Moro e della sua attività di professore