"La filosofia di Umberto Eco" e stato pubblicato in prima edizione nella Library of Living Philosophers, fondata nel 1938, serie in cui, nel tempo, sono usciti volumi dedicati, tra gli altri, a Bertrand Russell, Albert Einstein, Jean-Paul Sartre e Hilary Putnam. La formula della collana prevede una Autobiografia intellettuale e il contributo critico di una ventina di studiosi, a livello internazionale, con la risposta per ciascuno da parte dell'autore. Eco, unico italiano nella serie, viene presentato al lettore di lingua inglese come "il più interdisciplinare studioso ad oggi e il più ampiamente tradotto". Fondatore della semiotica moderna, e noto in tutto il mondo per i suoi lavori sulla filosofia del linguaggio e l'estetica. Con la sua narrativa, e diventato figura di riferimento della letteratura contemporanea. I suoi scritti abbracciano ambiti fondamentali e disparati come la pubblicità, la televisione, le arti visive e i fumetti, come pure questioni filosofiche riguardanti la verità, la realtà, la cognizione, i linguaggi e la letteratura. I saggi critici di questo volume coprono tutto l'arco di tale produzione, spaziando attraverso i più vari territori di indagine. L'esito e un grande caleidoscopio, con tutti i volti di Eco e tutti i suoi "mondi", dove ciascun lettore potrà trovare il percorso a sé più affine. Partendo da un unicum, la sua Autobiografia, dove racconta come e successo che un bambino curioso di libri, che disegnava storie ispirate ai pirati dei Caraibi, sia diventato Umberto Eco.
La narratività costituisce certamente uno dei concetti chiave della riflessione semiotica. Resa centrale da A.J. Greimas negli anni Settanta, essa è diventata non solo la dimensione fondamentale per capire la logica delle azioni, ma anche un più ampio paradigma antropologico: la forma attraverso cui il senso tout court si dà a noi. Mentre, però, la teoria narrativa si è consolidata negli anni Ottanta in una forma standard, nuovi oggetti di analisi (visivi, interattivi, multimediali) sono emersi, andando a complessificare il canone su cui i primi e fondamentali studi narratologici si erano concentrati. È proprio da qui che questo volume prende avvio, da questo spazio di potenziale frizione o revisione, tra una teoria narrativa consolidata, di marca soprattutto greimasiana, e un universo narrativo sempre più diversificato al suo interno, che forse pone problemi nuovi e sollecita l'approfondimento di alcune categorie, anche in ragione di una sempre maggiore appropriazione della teoria semiotica della narratività da parte di altre discipline (scienze cognitive, sociologia, antropologia ecc.). Come può essere ripensata, dunque, alla luce di queste evoluzioni la teoria narrativa tradizionale? Quali sono le categorie che continuano a restare centrali e quali, invece, sono quelle rivedibili? In che modo è possibile parlare di livello narrativo nei testi visivi o in uno spazio urbano? E cosa ne è della logica narrativa nei nuovi media?
Fin dalle sue origini il pensiero occidentale, in tutte le sue forme (filosofica, retorica, letteraria, scientifica, psicologica), si è interrogato sulla natura della metafora ma il valore cognitivo di questa figura retorica è stato spesso trascurato. Intento del volume, invece, è sostenere la portata conoscitiva della metafora: non si tratta infatti di un ornamento del discorso ma di una strategia per mettere sotto gli occhi di tutti concetti altrimenti inesprimibili. A sostegno di questa tesi, una ricca raccolta di saggi, che spazia dall'antichità alle più recenti ricerche di neurologia e intelligenza artificiale. Fra questi, due importanti contributi di Umberto Eco, di cui la curatrice è allieva e collaboratrice.