Haiti e la Repubblica Dominicana, pur condividendo la stessa area geografica (l’isola di Hispaniola) hanno conosciuto destini diversissimi. Al contrario società molto distanti tra loro (come Argentina, Stati Uniti, Siberia e Australia) ma accomunate dalla loro natura di “frontiera” mostrano curiose analogie. Ancora, la tratta degli schiavi in Africa o il passaggio delle armate napoleoniche in Europa sono stati fattori discriminanti per il maggiore o minore sviluppo sociopolitico delle regioni che ne sono state (o non sono state) attraversate.
Con la collaborazione di storici, statistici ed economisti, Jared Diamond e James Robinson hanno condotto una serie di “esperimenti naturali” di storia umana realmente accaduti, per capire cosa ha portato il mondo a essere quello che è oggi. Ne emerge un libro innovativo, in grado di offrire agli storici nuovi spunti di riflessione e metodi d’indagine, e al lettore comune un affascinante affresco mondiale che unisce passato e presente dell’uomo.
"Faremo un grande regalo alla specie umana se capiremo cosa ha plasmato il mondo in cui viviamo, perché potremo scoprire cosa ci riserverà il futuro."
Jared Diamond
Jared Diamond, biologo, docente alla University of California e membro dell'Accademia delle scienze americana, è il maggior esperto al mondo sulla flora e la fauna della Nuova Guinea. In Italia sono stati pubblicati Il terzo scimpanzé da Bollati Boringhieri nel 1994, e Armi, acciaio e malattie (premio Pulitzer per la saggistica nel 1998) e Collasso (2005) da Giulio Einaudi Editore.
James A. Robinson, economista, prima di ottenere cattedra di scienze politiche all’Harvard University ha insegnato a Berkeley, in California.
Ha pubblicato numerosi articoli specialistici.
Dalla Carboneria alla spia Litvinenko, dal cadmio di Van Gogh ai pavimenti della Casa Bianca, dal cloro in tavola a quello sui campi di battaglia:
GLI ELEMENTI CHIMICI SONO TUTTO INTORNO A NOI.
E CI RACCONTANO I LORO SEGRETI.
Favole periodiche è ricco di aneddoti imprevedibili e stravaganti. Un vero spasso da leggere.
– “Financial Times”
Forse il piombo può predire il futuro, ma di sicuro sarà lo zinco ad accompagnarci nell’ultimo viaggio. Gli antichi coniarono l’espressione “età dell’oro”, ma su ben altre sostanze furono costruite le fortune dei grandi imperi: Roma si arricchì col bronzo e l’Inghilterra della regina Vittoria si espanse su tutti i mari grazie al ferro e al carbone.
Lo scienziato Haber incoraggiò l’uso massiccio del cloro come arma durante la Prima guerra mondiale sostenendo che non era letale, ma morirono centinaia di migliaia di soldati. Attraverso questi e molti altri aneddoti, il chimico Hugh Aldersey-Williams rilegge la tavola periodica come un grande racconto di cui sono protagonisti gli elementi, la loro storia e le loro curiosità. Che siano di moda come il silicio dei microchip o poco considerati come l’antimonio, che siano nobili o decaduti, tutti sono diventati parte della nostra storia culturale, dando forma e sostanza ad arte, miti, letteratura, musica, architettura, economia. Incontreremo il ferro sceso dal cielo sotto forma di meteoriti, l’oro dei Nibelunghi, il coraggioso soldatino di stagno di Andersen, le luci al neon di Las Vegas, l’arsenico e il tallio degli avvelenatori nei romanzi gialli, l’argento virginale e lo zolfo demoniaco.
Se Hugh Aldersey-Williams è divenuto un vero esperto della tavola di Mendeleev lo deve a una passione per la chimica coltivata fin da ragazzino. Ed è con lo stesso spirito di scoperta che in questo libro curioso, colto e divertente accompagna il lettore tra racconti ed esperimenti alla scoperta dei segreti degli elementi. Rendendo omaggio alle umili tessere che, spesso a nostra insaputa, decretano vita, morte e fortuna di ognuno di noi.
HUGH ALDERSEY WILLIAMS, un chimico dagli spiccati interessi artistici e letterari, ha collaborato per cinque anni con “The New Statesman” come critico di design e scrive con regolarità sull’“Independent”, il “Guardian” e “New Scientist”. Fra gli ultimi suoi libri pubblicati in lingua inglese, ricordiamo Panicology, Findings e The Most Beautiful Molecule.
Forse la prova più esplicita della compatibilità, e della sostanziale interdipendenza, tra scienza e arte - intendendo questi termini nella loro accezione più ampia - è fornita dalla matematica, che nell'uno e nell'altro caso costituisce un ideale di bellezza e di essenzialità, di armonia e di perfezione. Alle parole di Galileo, il quale in un celebre passo del Saggiatore (1623) dichiara che «il grandissimo libro» dell'universo «è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, e altre figure geometrice, senza i quali mezi è impossibile a intenderne umanamente parola, possiamo far corrispondere quel che scrive Cézanne in una lettera del 1904, riconoscendo nella matematica il linguaggio dell'arte: «trattare la natura attraverso il cilindro, la sfera e il cono, il tutto messo in prospettiva».
La consonanza di queste affermazioni non deve affatto sorprendere.
dall'introduzione di Claudio Bartocci e Piergiorgio Odifreddi
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Con Suoni, forme, parole - quarto e ultimo volume in uscita in libreria - si completa la pubblicazione della Grande Opera dedicata al sapere matematico curata da Claudio Bartocci e Piergiorgio Odifreddi.
Inaugurata nel 2007 con I luoghi e i tempi - una storia della scienza dei numeri a partire dalle sue scuole di pensiero, dall'antica Babilonia ai nostri giorni -, seguita nel 2008 da Problemi e teoremi - una rassegna dei principî fondamentali e delle sfide irrisolte della ricerca matematica d'ogni tempo - e nel 2010 da Pensare il mondo - un'analisi dei rapporti e degli intrecci tra la matematica e le altre scienze -, la Grande Opera si chiude con questo terzo volume, affrontando le affinità tra cultura scientifica e cultura umanistica al fine di superare la tradizionale contrapposizione tra i due mondi e collocare «numeri» e «arte» sotto il medesimo cappello, quello del pensiero, nelle sue più alte vette espressive.
Dallo studio delle relazioni tra composizione musicale e computer di Jean-Claude Risset al saggio di Michael Frame sulle applicazioni dei frattali nell'arte, dall'analisi di J. V. Field dello sguardo matematico nella pittura rinascimentale italiana alla strategia scacchistica di Martin Kreuzer, fino all'incontro descritto da Giulio Giorello tra geometria e filosofia: venticinque contributi d'eccezione - tra cui anche uno scritto di Umberto Eco e una riflessione di Hans Magnus Enzensberger -, per una panoramica eclettica sulle relazioni tra matematica, architettura, gioco, poesia, musica e cinema, «per indagare la realtà e per inventare altri mondi possibili, per affinare l'intelligenza e per sbrigliare l'immaginazione, per imporre vincoli e per aprire nuovi spazi di libertà».
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Traduzione di Nicoletta Simborowski
Narrare Auschwitz come se si trattasse di un esperimento mentale, simile a quelli proposti da Galileo o da Einstein: ecco L'operazione condotta da Primo Levi con Se questo è un uomo e, quarant'anni più tardi, con I sommersi e i salvati.
Proprio il modello dell'esperimento mentale consente a Levi di descrivere, dentro e fuori Auschwitz, un male «pulviscolare» che siamo tuttora lontani dal conoscere appieno. E tra i primi a considerare Se questo è un uomo come un grande laboratorio scientifico-antropologico vi fu Franco Basaglia, che elesse quel libro ad alleato nella sua battaglia contro l'establishment medico e psichiatrico. Di tutto questo ci parla Massimo Bucciantini, aprendo a riflessioni originali sui rapporti tra esperienza vissuta, sguardo scientifico e azione morale.
La nostra società è dominata dai linguaggi specialistici: oggi infatti è difficile padroneggiare le conoscenze e la terminologia necessarie a orientarsi in ambiti complessi e allo stesso tempo fondamentali come l’energia nucleare o il testamento biologico. Eppure, in quanto membri di una società civile e democratica, abbiamo il diritto (e soprattutto il dovere) di conoscere e prendere posizione su questi argomenti. Vineis, attraverso numerosi esempi che spaziano in vari ambiti della scienza, riflette sul delicato momento in cui la conoscenza deve essere trasmessa alla società civile: la traduzione del linguaggio specialistico in uno più comprensibile, evitando da un lato banalizzazioni, distorsioni e perdite d’informazione, e alleggerendo dall’altro le pressioni politiche ed economiche che sempre più spesso gravano sulla comunicazione scientifica. Ed è qui, secondo l’autore, che il meccanismo s’inceppa: qualcosa, in questo processo di traduzione, si perde; a scapito, come nel tristemente celebre caso di Eluana Englaro, di una discussione aperta, trasparente e democratica.
Dove e quando è iniziato l’universo? Perché c’è “qualcosa” invece che “niente”? E soprattutto il “grande disegno” del nostro universo è opera di un benevolente creatore o la scienza può offrire un’altra spiegazione? Stephen Hawking si cimenta con la sfida più difficile, la questione che da sempre divide filosofi , scienziati, teologi. Insieme al fisico Mlodinov presenta le ultime scoperte del pensiero scientifico e spiega, d’accordo con la teoria quantistica, che il cosmo non ha una singola storia o esistenza ma che invece ogni possibile storia dell’universo “esiste simultaneamente”: ci sarebbe un “multiverso”, cioè tanti universi che spontaneamente si formano dal nulla. Combinando le più recenti scoperte è possibile spiegare, secondo Hawking, gran parte delle leggi che governano il cosmo, anche se rimane un lato misterioso che la scienza non è ancora riuscita a svelare. Un’opera rivoluzionaria che spiega in maniera semplice come le nuove teorie stanno cambiando radicalmente il nostro sistema di pensiero.
I primi osservatori che secoli fa sollevarono lo sguardo e cominciarono a scrutare il cielo potevano appena immaginare cosa si nascondesse dietro quel poco che si vedeva a occhio nudo. Da allora l’uomo ha raggiunto risultati straordinari, ha esplorato le più remote profondità del cosmo, e ha tracciato un quadro molto soddisfacente della struttura complessiva dell’universo e dei meccanismi che ne hanno governato l’origine e l’evoluzione. Eppure, per alcuni versi, non siamo in una situazione tanto diversa rispetto a quei primi osservatori. Dopo tutta la strada percorsa, dopo tutte le scoperte e i progressi, gli astronomi conoscono con certezza la natura fisica di una porzione limitata di universo, appena il 5% del totale: una goccia in un’oscurità di cui possiamo solo intuire la maestosità e la vertigine. Cosa sono l’energia e la materia oscura, le componenti predominanti del cosmo di cui abbiamo per ora solo una conoscenza indiretta? Potrebbero mettere in discussione le ipotesi fisiche alla base della descrizione e dell’interpretazione dell’universo? I segreti da strappare al buio del cielo notturno sono ancora tanti.
Tutti gli esseri umani cercano tracce di regolarità nell’ambiente che li ospita: se queste non ci fossero la sopravvivenza sarebbe impossibile. Le persone usano gli organi di senso e il cervello, e colgono colori, suoni, sapori e ruvidezze in quegli oggetti esterni che vengono disposti in uno spazio tridimensionale e dei quali si percepiscono mutazioni nel tempo. Emergono così le regolarità del senso comune e delle leggi di natura. Eppure, nonostante entrambe funzionino, sta crescendo l’abisso che separa il senso comune dalla scienza: già nel Seicento Galilei, Boyle, Locke e Newton avevano sostenuto che certe qualità degli oggetti (come i colori) non sono reali, bensì creazioni del cervello. La scienza contemporanea si è spinta oltre, fino a criticare le nozioni quotidiane di oggetto, spazio e tempo; e le neuroscienze ci aprono nuovi orizzonti, dove al centro è collocato il cervello come creatore di ciò che il senso comune continua a chiamare realtà. C’è qualcosa, là fuori, ma la sua struttura è costruita dai nostri neuroni. Nuovi problemi, insomma, per storici e filosofi.
Quando si accarezza il corpo dell’amante o si contempla il sole che tramonta sul mare è veramente difficile credere che gli oggetti corporei siano illusioni sensoriali. (Enrico Bellone)
L’autore gioca abilmente con uno dei concetti più enigmatici della storia del pensiero scientifico: il nulla. A partire dalle prime teorie dei filosofi greci, culminate nell’aristotelico horror vacui, il lettore viene accompagnato attraverso gli esperimenti condotti nel Seicento da Torricelli, Galilei e Pascal, per arrivare alla rivoluzionaria teoria della relatività di Einstein e al fascino delle ultime frontiere della ricerca scientifica, dove i confini tra fisica e filosofia si fanno sempre più sfumati. Oggi l’infinitamente grande (la cosmologia, la teoria del Big Bang) e l’infinitamente piccolo (la meccanica quantistica e lo studio delle particelle subatomiche) ci parlano del nulla come di uno spazio pieno di segreti ancora da esplorare.
La domanda da cui prende le mosse il libro è: esiste il vuoto? Che cos’è? Come può anche solo essere pensato?
Da lì Close comincia a ripercorrere 2000 anni di storia di pensiero scientifico. L’approfondimento del concetto di nulla ha corso in parallelo con i progressi scientifici. Dall’horror vacui teorizzato dai greci (la Natura avrebbe “paura” del vuoto, e tenderebbe a riempirlo, sempre; poco più che una superstizione, dunque), si passa attraverso il grande sviluppo della fisica sperimentale del Seicento e del Settecento (Galilei, Newton, Torricelli) per arrivare al grande balzo in avanti dell’inizio del Novecento. All’inizio del XX secolo, infatti, la nascita della fisica subatomica, della meccanica quantistica e i grandi sviluppi della fisica teorica di Einstein hanno dato ulteriore vigore agli studi sul concetto di nulla.
Lo studio del concetto di nulla ha insomma dato all’uomo la possibilità di studiare il Big Bang e i confini dell’universo (oltre i quali ci sarebbe… nulla) e, diametralmente opposto, la struttura subatomica della materia: dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo.
Nel 2011 ricorre il centesimo anniversario dell'assegnazione del premio Nobel per la chimica a Marie Curie e si celebra l'Anno Internazionale della Chimica. Abbiamo perciò l'occasione di riscoprire una scienza che più di altre dà forma al nostro quotidiano: è grazie alle sue applicazioni che il rossetto tiene una giornata intera, che abbiamo pneumatici per ogni condizione climatica, che curiamo i sintomi del raffreddore con una compressa, o che sappiamo perché la maionese impazzisce. D'altra parte, la storia della chimica si può leggere come una storia del rapporto dell'uomo con la natura e poi con la materia, fin dentro agli atomi: le idee dei chimici permeano il nostro immaginario, oltre che la nostra vita. Così, nello spazio di poche pagine, Sposare gli elementi ripercorre questa storia in maniera semplice, raccontando le scoperte, i personaggi e i passaggi principali, e costellando il racconto di spunti interdisciplinari sull'influenza della chimica nell'arte e nella letteratura.
Nata sotto la cattiva stella dell'arma che può distruggere il mondo, l'energia nucleare ha sempre attirato grandi consensi e grandi rifiuti. Da qualche anno si parla di "rinascimento nucleare" poiché questa fonte sembra rispondere non solo alla crescente domanda di energia mondiale, ma anche all'esigenza di produrre elettricità senza emettere gas serra. Ma è vero che il nucleare conviene e può contribuire allo sviluppo sostenibile? Oppure il rischio di emissioni radioattive e il problema delle scorie da smaltire ce ne devono tenere lontani? Le risposte a queste domande sono fondamentali anche per decidere se convenga al nostro paese riprendere la strada interrotta più di venti anni fa, dopo i tre referendum del 1987.
Luigi De Paoli insegna Economia dell'energia e dell'ambiente all'Università Bocconi di Milano. Dirige la rivista "Economia delle Fonti di Energia e dell'Ambiente".
Le nanotecnologie, insieme alle biotecnologie, alle neuroscienze e all'informatica, promettono di cambiare non solo il nostro mondo, ma anche noi stessi. Le possibili ricadute, suggestive e vertiginose, hanno a che fare con l'elettronica molecolare e i computer quantistici, le celle solari superefficienti e i biosensori. E non sembra lontano il giorno dei nano-farmaci e del nano-dosaggio, né quello in cui ci saranno iniettati nano-robot capaci di "riparare" le cellule difettose o sostituirle una per una. Eppure l'idea che lo sviluppo tecnoscientifico stia imprimendo un'accelerazione al cambiamento sociale è illusoria: la società non è in ritardo e la tecnoscienza non è in anticipo perché evolvono insieme. Viviamo già - come illustrato nel libro - in una società nanotecnologica, quel che appare un ipotetico futuro diventa il nostro febbrile presente.
Federico Neresini insegna Scienza, tecnologia e società nell'Università di Padova. Per il Mulino ha curato, con M. Bucchi, l'edizione 2010 dell'"Annuario scienza e società".