Madrid, anni Cinquanta. "Mi manca la vita quando era nostra...". Lola lo ripete spesso al marito Matías, ripensando ai giorni pieni di libri, progetti e idee, prima che la guerra civile cambiasse la faccia e le strade della città, e distruggesse in un colpo solo le loro vite, la loro casa editrice, e i loro sogni. Ora Lola e Matías hanno una piccola libreria, incastonata in un vicolo seminascosto della città. Una libreria di libri già letti: libri usati, passati di mano in mano e di vita in vita, che Matías raccoglie e rivende andando in giro per le case madrilene. Ed è proprio mentre, carico di una pila di volumi, si inerpica come ogni giorno su per il vicoletto, che una donna lo vede. Si chiede chi sia quest'uomo che gira la città con le braccia piene di libri, e comincia a seguirlo. Da quel giorno la vita di Alice, inglese arrivata a Madrid prima della guerra, cambia per sempre. Grazie alla piccola libreria di Matías, e grazie a un libro: quello sistemato su un leggio in vetrina, che Lola e Alice leggeranno insieme, pagina dopo pagina. Piano piano, un'amicizia eccezionale, intensa e tessuta capitolo dopo capitolo, prende forma. Un'amicizia tra due donne che portano entrambe il peso del passato, due segreti e due amori nascosti nelle pieghe degli anni di guerra, e che entrambe troveranno, infine, il coraggio di rivelare. Solo così la vita com'era prima, prima della guerra, prima della dittatura, forse potrà tornare.
Roma, inizi di marzo del 44 a.C. Caio Giulio Cesare, il pontefice massimo, il dittatore perpetuo, l'invincibile capo militare che ha assoggettato il mondo alla legge romana, è un uomo di cinquantasei anni, solo in apparenza nel pieno della sua prestanza fisica e psichica. In realtà è stanco e malato, una belva fiaccata e rinchiusa nella gabbia dei propri incubi spaventosi. La missione di cui si sente investito - chiudere la sanguinosa stagione delle guerre fratricide, riconciliare le fazioni, salvare il mondo e la civiltà di Roma vacilla paurosamente sotto i colpi dei complotti di palazzo, orditi da chi vede in lui il tiranno efferato, colpevole, dopo lo strappo del Rubicone, di aver messo per sempre fine alla libertà della repubblica. Cesare è come paralizzato, incapace di reggere sulle spalle il peso di un potere immenso e cerca rifugio nella preparazione dell'ennesima campagna bellica, quella contro i Parti. Ma la logica politica della congiura definitiva incalza implacabile e neppure il sacrificio eroico di Publio Sestio, il più fedele legionario di Cesare, compagno di mille battaglie, che si lancia lungo le strade che portano a Roma in una spasmodica corsa contro il tempo per tentare di salvargli la vita, né la cura devota e amorevole della moglie Calpurnia, le attenzioni dell'amante Servilia e del medico Antistio riusciranno a disinnescarla. I presagi si compiranno, le Idi di marzo deflagreranno e il mondo non sarà più lo stesso.
Nelson Mandela è una delle figure più suggestive ed emblematiche della nostra epoca. Oggi, dopo una vita trascorsa ad annotare su carta pensieri e avvenimenti, sacrifici e vittorie, ha aperto il proprio archivio personale, che offre una visione senza precedenti della sua straordinaria esistenza. Io, Nelson Mandela svela ai lettori chi è l'uomo privato che si cela dietro il personaggio pubblico: dalle lettere scritte nelle ore più buie dei suoi ventisette anni di prigionia alla bozza del seguito incompiuto di Lungo cammino verso la libertà, la sua autobiografia. Lo vediamo prendere appunti e scarabocchiare durante le riunioni, trascrivere sogni tormentati sul calendario da tavolo nella sua cella a Robben Island, tenere un diario mentre è in fuga durante le lotte antiapartheid dei primi anni Sessanta, chiacchierare con gli amici in quasi settanta ore di conversazioni registrate. In queste pagine non è né un'icona né un santo: è uno di noi. Un viaggio intimo che spazia dalle prime agitazioni della sua coscienza politica al galvanizzante ruolo svolto sul palcoscenico mondiale, questo libro offre la rara possibilità di trascorrere del tempo con l'uomo Nelson Mandela, ascoltando in presa diretta la sua voce: schietta, limpida, privata. La prefazione è di Barack Obama.
Francesco d'Avalos è un musicista ed è un principe, parole chiave di questa sua autobiografia che, narrata in prima persona, copre appena 27 anni della sua vita, dal 1930 al 1957, peraltro attraversati da eventi come la seconda guerra mondiale, la fine della monarchia, la ricostruzione dell'Italia nel dopoguerra e la sistematica distruzione dell'orgoglio di Napoli, col suo degrado urbano sui relitti dei fasti di una capitale del passato. Questo testo è di una chiarezza esemplare e spiega tutto senza lasciare dubbi e ombre: l'autore non si sforza di nascondere nulla e neppure di piegare la storia a quel che potrebbe risultare più piacevole o più utile per la sua immagine. Con un saggio di Dinko Fabris.
Ismael fa il pescatore lungo le coste del Nord Africa, a pochi chilometri dalla tanto vagheggiata "Talia". Il mare è parte integrante della sua vita, fonte di sostentamento e simbolo di appartenenza insieme; ma quando il mare, all'improvviso, gli strappa il padre, a Ismael non resta altro che abbandonare tutto quello che conosce e che gli è caro, e intraprendere un viaggio disperato, alla ricerca di fortuna e di un luogo che possa veramente chiamare casa. Età di lettura: da 10 anni.
Si ritrovano sempre con le gambe sotto il tavolo, Mario Soldati e l'amico Gigi Arnaudi, origini piemontesi ma naturalizzato in Valpadana, di professione maresciallo dei carabinieri. E così, alla trattoria del Leon d'Oro, o alle Tre Ganasce, o anche nel vagone ristorante di un treno, il maresciallo racconta i suoi casi professionali e lo scrittore li annota mentalmente, per poi metterli su carta: vicende di normale umanità nella provincia italiana, una quotidianità in cui Arnaudi si muove, pedinatore di storie, immalinconito dalle manette, degustando il piacere dell'indagine come quello di un buon pasto. Con uno scritto di Roberto Perrone.
Pubblicato cinque anni dopo "Il Profeta", nel 1928, "Gesù figlio dell'uomo" è un ritratto composito della figura di Cristo. Prendono la parola, in diversi monologhi, alcuni dei personaggi chiave del Vangelo, come Maria, Giovanni il Battista, Pietro, Ponzio Pilato, Giuda, e una serie di altre figure create da Gibran, come il logico Elmadan, il farmacista greco Filemone, Melachi l'astronomo... Ma tutti, discepoli o amici e nemici, parlano di Gesù a partire da loro stessi: l'oratore vede in lui la perfezione dell'oratoria, il medico il miglior medico, il poeta lo interpreta come il poeta supremo. L'ultimo a parlare è un uomo del Ventesimo secolo, che la critica identifica con lo stesso Gibran. Gesù, per Gibran, è soprattutto figlio dell'uomo e rappresenta il compimento e la realizzazione di ogni singolo uomo: la libertà, la pienezza, la passione dell'essere. Il rapporto tra "Il Profeta e Gesù figlio dell'uomo" appare così strettissimo: nello stile solenne e metaforico, mutuato dalle Sacre Scritture, nel messaggio spirituale e persino nelle illustrazioni che accompagnano i due testi. Dall'amatissimo autore del "Profeta", una lettura ispirata di Gesù, riletto come vivente metafora dell'uomo contemporaneo.
Arte, letteratura, sensualità si intrecciano nelle pagine di "Venere in pelliccia", dove si racconta la relazione del giovane aristocratico galiziano Severin con Wanda Dunajew, una nobildonna vedova, ricca e bella. Con lei, antesignana di tanti personaggi femminili della letteratura decadente, il protagonista sottoscrive un vero e proprio contratto: sarà il suo schiavo, con il nome di Gregor, e lei la sua dea, con potere di vita e di morte purché, ispirandosi alla "Venere allo specchio" di Tiziano, indossi una pelliccia. Pubblicato nel 1870, e in una nuova versione ampiamente rivista (che qui si pubblica) nel 1878, "Venere in pelliccia" è un romanzo pervaso da forti toni autobiografici che non va però letto come un "diario", perché assai accentuato è l'aspetto di letterarietà: Sacher-Masoch fonde infatti gli elementi più tipici della cultura germanica, dal mito romantico dell'innamoramento per un'opera d'arte al tema faustiano del patto con una forza infernale, fino alla contrapposizione tra civilizzazione decadente (l'uomo, il Nord, il castello in Galizia di Wanda) e natura primigenia (la donna, il Sud, l'Italia dove i due compiono un viaggio). È in questo che risiede il fascino dell'opera, e la sua estetizzante, colta, ma non per questo meno potente, carica sensuale.
"Menzogne S.p.a." è un romanzo in cui la ricerca della verità è un'azione bizzarra, tragicomica, eppure eroica, proprio come il viaggio che Rachmael, il protagonista, vuole intraprendere. Siamo in un futuro in cui per risolvere il problema della sovrappopolazione della Terra è stata fondata una Neocolonia nel sistema di Fomalhaut, chiamata Bocca di Balena. Laggiù sembra che tutti siano felici: ma anche se qualcuno fosse scontento, non potrebbe mai tornare indietro, perché il Telpor, il teletrasporto con cui i terrestri arrivano sulla colonia lontana ventiquattro anni luce, non funziona come viaggio di ritorno. Per questo Rachmael si ostina a volerla raggiungere con la sua nave, a costo di viaggiare per diciotto lunghi anni. Odissea nello spazio, viaggio attraverso lo specchio, sfida alla realtà e ai suoi simulacri, all'identità e al potere che vuole plasmarla, questo libro mostra il percorso che conduce a una sia pur provvisoria verità come tortuoso e difficile. E nella narrativa dickiana non esiste un intervento divino che salvi Rachmael dalla falsa utopia di Bocca di Balena, come un novello Giona. Ma almeno, come osserva Carlo Pagetti nella sua introduzione, il fatto che il protagonista si ponga la domanda su quale sia la via della conoscenza - What way?- implica che una risposta, seppure parziale o insoddisfacente, possa ancora esistere!
II Meridiano propone un'ampia scelta di narrativa breve e lunga, a partire da "Itinerario di Paolina" del 1937, "ricordi di una donna che rievocava, in terza persona, la sua infanzia e la sua adolescenza". Tra i romanzi, il più famoso è "Artemisia" (1947), che ripercorre la vita della pittrice seicentesca Artemisia Gentileschi, "una delle prime donne che sostennero colle parole e colle opere il diritto al lavoro congeniale". Anche gli altri romanzi presentati sono ciascuno una perla: "Il bastardo" (1953), una "storia di famiglia", espressione di una società "intimamente logorata"; "Noi credevamo" (1967), ispirato alle vicende del nonno rivoluzionario calabrese; "La camicia bruciata" (1973), in cui la Banti colloquia con Marguerite d'Orléans; "Un grido lacerante" (1981), pagine scritte a dieci anni dalla scomparsa di Longhi, compagno di una vita. Inframmezzati ai romanzi, in ordine cronologico, sono collocati i racconti, tratti da raccolte che spesso già nel titolo dicono l'appartenenza alla "rivoluzione" femminile e il profondo interesse dell'autrice per le "epoche di profonda crisi".
Nati a quindici mesi di distanza in un sobborgo di Calcutta negli anni tormentati dell'indipendenza indiana, i fratelli Subhash e Udayan si somigliano al punto che perfino i parenti li confondono tra loro, ma sono anche l'uno l'opposto dell'altro. Subhash, silenzioso e riflessivo, cerca di compiacere i genitori esaudendo ogni loro richiesta; Udayan, ribelle ed esuberante, non fa che mettere alla prova il loro affetto. Così, quando sul finire degli anni Sessanta nelle università bengalesi si diffonde la rivolta di un gruppo maoista contro le millenarie ingiustizie subite dai contadini, Udayan vi si getta anima e corpo, pur consapevole dei rischi; Subhash invece se ne tiene alla larga e preferisce partire per gli Stati Uniti. I loro percorsi sembrano divergere inesorabilmente: Subhash intraprende una tranquilla carriera di studioso in una cittadina sulle coste del Rhode Island, mentre Udayan, contravvenendo alle tradizioni, sceglie di sposarsi per amore con Gauri, una giovane studentessa di filosofia, affascinata dal suo carisma e dalla sua passione. Poi la tragedia irrompe, improvvisa e distruttiva. Quando Subhash scopre cosa è accaduto a Udayan nella spianata dove da bambini trascorrevano intere giornate a giocare, si sente in dovere di tornare a Calcutta per farsi carico della sua famiglia e curare le ferite causate dal fratello, a partire da quelle che segnano il cuore di Gauri.