Malta, punto strategico al centro del Mediterraneo, è stato il luogo più bombardato del pianeta. Tra il marzo e l'aprile del 1942 piovvero sull'isola più bombe che sull'intera Gran Bretagna nel primo anno di guerra. Le forze dell'Asse volevano occuparla per favorire i rifornimenti alle truppe di Rommel nel Nord Africa. Se l'avessero conquistata, gli angloamericani avrebbero perso la guerra sul fronte sud. Il libro narra tre anni di vicissitudini attraverso gli occhi di coloro che le vissero: uomini e donne che seppero resistere a centinaia di raid aerei, continuando a vivere. È anche la storia di pochi aviatori italiani, che gli inglesi rispettarono per il loro coraggio.
Se si dovesse dire in cosa e in quali luoghi si cristallizzò l'ideale della più oziosa, spregiudicata, esigente civiltà europea fra Seicento e Settecento, si potrebbe rispondere: in alcuni salotti di Parigi, dove si celebravano i riti, insieme esoterici e trasparenti, della conversazione. Via via allontanata, per volontà del sovrano, dall'uso della forza come dal potere politico più incisivo, l'aristocrazia spese le sue ultime, dispettose energie nell'elaborare un modo di vivere che pretendeva di raggiungere un traguardo di perfezione a partire dal quale tutto il passato apparisse grezzo e goffo. Con l'ausilio di alcuni geni della socievolezza si creò così una corrente impetuosa che attraversò due secoli e investì vastissimi territori.
Flores prende le mosse dal declinare dell'impero ottomano nell'Ottocento, dalle posizioni delle potenze europee sull'area, dal sorgere anche nei territori ottomani di istanze nazionaliste, per mostrare come già sul finire del secolo il governo ottomano metta in opera sanguinose persecuzioni contro gli armeni; e come poi attraverso le crisi d'inizio secolo, come la perdita dei territori balcanici, la Turchia viva una radicalizzazione nazionalista che, con lo scoppio della Grande Guerra, porta alla decisione di deportare e sterminare gli armeni. Fra aprile 1915 e settembre 1916 centinaia di migliaia di armeni vennero uccisi. Flores ricostruisce analiticamente il processo.
In questa sintesi, Hösch traccia l'evoluzione storica dei Balcani a partire dall'età antica; dopo averne tratteggiato i caratteri generali, il volume si sofferma in particolare sulla secolare presenza nella regione dell'impero ottomano. Il fuoco del volume è tuttavia fondamentalmente sull'età contemporanea, sul groviglio di conflitti che trovano nei Balcani l'innesco della Grande Guerra, sugli assetti dell'area decisi a Versailles, e sulle vicende del secondo dopoguerra.
Figure cariche di fascino e simbolismo, unti dalla Chiesa come rappresentanti del divino nella gestione del potere temporale, spesso venerati dal popolo come santi e guaritori: i re dell'Occidente medievale esercitavano un potere assoluto che incarnava in sé l'auctoritas e la potestas romane, ma riceveva nuova linfa e giustificazione dalla consacrazione religiosa. Erano re guerrieri che guidavano i loro uomini in battaglia, re laici che esercitavano un potere giuridico-sacrale ed erano, infine, i garanti della fecondità e della prosperità delle loro terre e dei loro sudditi.
Rincorrendo la massa stracciata dei senzatetto che vivevano di mille espedienti o i nobili ricchi di ville e palazzi, l'autrice analizza cosa voleva dire avere una dimora o esserne privi, cosa significava mettere su casa, che rapporto c'era tra casa e famiglia. Poi la curiosità si spinge oltre la soglia delle abitazioni permettendo di scoprire chi preparava il cibo e cosa si mangiava, come si è trasformata la dieta e come si stava a tavola, come ci si riparava dal freddo e ci si faceva belli.
Lo scontro frontale tra Romani e Unni nella pianura dei Campi Catalaunici, l'attacco inglese a Kabul, la disastrosa sconfitta del generale Custer, la carneficina di Stalingrado, la conquista di Costantinopoli, l'assedio di Dien Bien Phu nel Vietnam del Nord, dimostrano che la storia è stata marchiata a fuoco non solo da impavidi eroi e geniali strateghi, ma soprattutto da fatali imprevisti, da banali dimenticanze, da clamorosi episodi di incompetenza. Dalle sanguinose zuffe corpo a corpo dell'antichità ai tecnologici conflitti contemporanei, il "fattore chiave" che ha determinato le sorti delle battaglie è spesso stato rappresentato da elementi minimi, regolarmente trascurati dalla storiografia ufficiale.
Questo libro, che Indro Montanelli pubblicò nel 1949, racconta la storia dei tedeschi che dall'inizio della guerra tentarono di rovesciare Hitler e salvare così l'onore della Germania, pagando quasi sempre con la vita il loro dissenso. È la cronaca - condotta su fonti allora non disponibili in italiano e su interviste dirette ai testimoni - di incertezze, esitazioni, tradimenti, ma anche di atti di straordinario coraggio, narrata con lo stile secco e partecipe del Montanelli giornalista e narratore. Con una prefazione di Sergio Romano.
La ricerca da cui è nato questo libro ricostruisce dal vivo una cronaca dei due anni della Resistenza italiana, scandita attraverso i diari e le lettere ai familiari alle fidanzate o agli amici dei partigiani, di militari e di deportati. Ne scaturisce un racconto di quei giorni "scritto" dagli stessi protagonisti. Un diario non viziato dal clima del dopoguerra e dalle varie interpretazioni storiografiche sul movimento di Liberazione, ma che invece trasporta anche emotivamente chi legge - come un susseguirsi di vertiginosi flashback - dall'illusione del 25 luglio 1943, con la caduta del regime fascista e dei suoi simboli, fino all'aprile del '45.
Michel de Certeau è stato un punto di riferimento per la sua comprensione dei meccanismi dell'ideologia, mentre è spesso rimasto incompreso il matrimonio da lui consumato tra pensiero storico filosofico e antropologia culturale e religiosa. Matrimonio impossibile per i maitres à penser della Parigi dell'epoca da Althusser a Bettelheim, da Derrida a Lacan. L'impossibilità era dell'ambito delle pratiche del sapere e de Certeau aveva rotto il politically correct di tali pratiche.
Un libro atteso: la ricostruzione della tragedia di Moro vista con gli occhi dei più stretti collaboratori del Segretario della Democrazia Cristiana, Benigno Zaccagnini. L'evento, che ha segnato la storia italiana della seconda metà del '900, è interpretato dal punto di vista di chi fu, nella DC, protagonista.
L'Europa è in declino e fiorisce un nuovo mondo cui gli europei diventano estranei. Vengono meno i valori che hanno guidato gli europei nell'itinerario della loro storia. Ma assistiamo anche al collasso demografico, al crollo dell'identità economica e dell'imprenditorialità. Contribuisce alla decadenza la crisi della giustizia e di un diritto che ha orientato la storia del mondo. La politica coagula tutto questo perché inadatta a una società cosi diversa. Bisognerebbe accelerare l'unificazione economica e politica e ridare vita a un sistema di valori e di ideali simili a quelli che garantirono il primato dell'Europa. È possibile che sia vicina l'ora della nostra scomparsa, o forse l'Europa può salvarsi dando origine a una civiltà diversa?