C'è una diffusa tendenza ad appiattire la storia dei primi tre secoli del Cristianesimo sulla drammatica vicenda delle persecuzioni e a immaginare i primi Cristiani come dei reclusi nelle catacombe: il tutto prima dell'avvento "miracoloso" di Costantino. La responsabilità di questo e di altri stereotipi ricade sul pregiudizio ideologico di una buona parte della storiografia moderna, che ha usato la penuria delle fonti antiche per piegare la verità storica. La cristianizzazione dell'Impero fu in realtà un processo molto complesso e lungo almeno tre secoli, iniziato con la predicazione degli Apostoli e proseguito nell'anonimato della vita quotidiana da sempre più numerosi fedeli, molti dei quali attivi nella società civile e altri invece limitati nelle proprie libertà e chiamati alla testimonianza pubblica del martirio. Il rapporto tra il Cristianesimo e l'autorità civile romana fu ricco di numerose sfaccettature - Barzanò si sofferma in particolare sulla condizione dei "laici" a Roma, su quella della donna e sul significato del servizio militare prestato dai Cristiani - e anzi fu un processo a doppio senso: si può infatti parlare sia di cristianizzazione dell'Impero sia di romanizzazione del Cristianesimo, come la storia successiva della civiltà europea ha d'altronde dimostrato, sia pure in modo problematico.
Che ne è della Chiesa, cinquant’anni dopo il Concilio? La situazione è drammatica, ma il problema vero non riguarda i numeri, costantemente in calo. Il vero problema
è che manca il fuoco. Chi si gingilla con i numeri e cita gli altri continenti, per dirne bene o male, lascia che la cenere stia lì. Occorre invece guardare in faccia la situazione e riconoscerne le cause.
Questa pubblicazione è una provocazione per incoraggiare gli uomini impegnati nella Chiesa, nonostante ogni rischio di dispersione, a cercare la brace sotto la cenere, perché il fuoco possa tornare a divampare. Fra i temi affrontati: gli abusi sessuali nella Chiesa; il dialogo con il mondo; i diritti umani; le situazioni matrimoniali irregolari; l’elezione democratica dei vescovi; l’abolizione dell’obbligo del celibato per i chierici; il ripensamento
del ruolo dei cardinali e in genere dei consultori del papa; l’ordinazione delle donne e il loro ruolo nella Chiesa.
L'autore
Martin Werlen (Geschinen-Obergesteln, Canton Vallese, 1962) dal 1984 vive come monaco all’abbazia di Einsiedeln (Cantone Svitto). Dopo gli studi di teologia a Einsiedeln e St. Meinrad (USA) dal 1984 al 1988, è ordinato sacerdote il 25 giugno 1988. Dal 1989 al 1992 studia psicologia a Roma conseguendo la licenza. Il 10 novembre 2001 è eletto abate del convento
di Einsiedeln e nominato dal papa Giovanni Paolo II il 17 novembre 2001. La consacrazione abbaziale ha luogo il 16 dicembre 2001. Fa parte della Conferenza Episcopale Svizzera, presso la quale si occupa di Chiesa e società, comunicazione e media, ruolo delle donne, abusi sessuali nella pastorale, giustizia e pace. Lascerà l’incarico al termine del 2013.
Il 17 febbraio 1600 Giordano Bruno muore sul rogo dell'Inquisizione, a Campo de' Fiori. All'indomani delle guerre di Religione, nel pieno della Controriforma, la Chiesa di Roma non gli perdona la sua insubordinazione. Esiliato, isolato, eterno dissidente, è rimasto imprigionato nei suoi miti troppo a lungo: Bruno ateo, Bruno spia, Bruno moderno, Bruno eretico. Attorno alla figura del Nolano è fiorita una vasta letteratura, che non di rado ha cercato di tirare Bruno da un lato o dall'altro, accentuandone alcuni tratti a discapito di altri. Levergeois abbatte in questo libro i luoghi comuni, tratteggia un Bruno "umanizzato" e lo rende contemporaneo a noi. Passo dopo passo lo seguiamo nella varie tappe della sua movimentata esistenza e del suo irriducibile pensiero. Domenicano, rompe col suo ordine e lascia l'Italia, dando inizio a un lungo peregrinare da esule. A Ginevra si oppone ai calvinisti che lo scomunicano. A Parigi seduce con l'arte della memoria Enrico III e trova protezione. In Inghilterra scandalizza dottori di Oxford e puritani. Una terza scomunica arriva dai luterani tedeschi. Bruno segna una svolta nella storia del pensiero occidentale. Si ispira a san Tommaso, a Cusano e a Ficino a un tempo. Nemico di Aristotele, stabilisce, a partire da Copernico, l'esistenza di un universo infinito, popolato da innumerevoli mondi. Dalla matematica alla magia, passando per la scoperta dell'America, mette in discussione tutto ciò che sembra già acquisito.
Ideale compagna di viaggio, questa raccolta di racconti ci invita a seguire dei pellegrini di ogni risma: desiderosi di dare un taglio alla vita di sempre si imbarcano, spesso a costo di mille difficoltà, in un lungo viaggio alla volta di un luogo santo. Una pratica comune a tutte le religioni, ragion per cui l’autrice mescola con audacia e poesia tradizioni orientali e occidentali.
Il lettore inizia una sorta di percorso iniziatico: prima al seguito dei padri del Deserto, poi dei pellegrinaggi buddhisti e scintoisti, senza dimenticare quello dei musulmani verso la Mecca, spesso evocato dai poeti sufi. Si seguono poi i celebri pellegrinaggi dell’Occidente medioevale a Gerusalemme, Roma e San Giacomo di Compostella, mentre il libro riecheggia le leggende e le vite di noti pellegrini quali san Rocco e il russo sant’Alessio.
Il testo raccoglie sedici studi del noto studioso di francescanesimo inglese dr. Michael J. P. Robson, già docente all'Università di Cambridge. È stata realizzata una scelta mirata tra i molti altri studi, già pubblicati in altre sedi, che si estendono dal 1224 al 1539 toccando varie tematiche del francescanesimo inglese.
Il tema dell'immagine ha sempre accompagnato la storia del cristianesimo: un iniziale aniconismo, influenzato dal divieto veterotestamentario di farsi immagini di Dio, si sarebbe aperto, con il passare dei secoli e non senza resistenze, a una piena accettazione dell'arte sacra figurativa, a cui la tradizione dell'Oriente bizantino riconobbe una natura teologica di primaria importanza in ordine alla rivelazione del mistero cristiano. In questa ricostruzione l'iconoclasmo e la negazione delle immagini sono stati letti come una crisi, un'interruzione dolorosa in un mondo ormai votato al culto dei tratti di Cristo e dei santi fissati nelle icone. Il cristianesimo delle origini tuttavia, pur tra ostacoli e discussioni, ha realmente accolto e promosso la possibilità delle raffigurazioni religiose? Le lotte iconoclaste furono davvero un momento di crisi o piuttosto l'apice di un cristianesimo spirituale come fu quello dei primi otto secoli? Gli imperatori iconoclasti imposero la propria linea teologica a un clero favorevole alle immagini sacre, o piuttosto furono i difensori convinti di un aniconismo che nel contesto del cristianesimo bizantino rappresentava una tendenza diffusa? Da quando la Chiesa d'Oriente ha iniziato a credere che le icone fossero "irruzione dell'eternità nel tempo"?
Paolo VI si chiamava Giovanni Battista Montini ed era nato a Brescia alla fine dell’Ottocento. Queste notizie, che possono sembrare ovvie, dicono, invece, molto di un papa che è stato uno dei personaggi più influenti della storia, non solo della Chiesa, nel XX secolo. Nel tentativo di far conoscere meglio il futuro pontefice Emanuela Zanotti ha scavato nella storia della famiglia, nella sua formazione umana e religiosa, nei suoi affetti e nelle sue amicizie. Il risultato è sorprendente: Battista, come lo chiamavano i parenti e gli amici, si rivela un animo sensibile, delicato nelle amicizie e negli affetti, attento alla vita politica, democratico convinto, tra i pochi ecclesiastici a
non gioire per i Patti Lateranensi. Sono le caratteristiche umane del futuro diplomatico e uomo di Chiesa. Completano il volume numerose testimonianze di parenti ed amici che aiutano a scoprire l’animo sensibile di Paolo VI e le radici della sua santità.
L'autore
Emanuela Zanotti è nata a Brescia, dove risiede. Si dedica al giornalismo culturale collaborando con testate regionali e nazionali. Dagli inizi degli anni Ottanta scrive per la pagina Cultura e Spettacoli del «Giornale di Brescia». Ha diretto la rivista bresciana «Primo Piano».
Il volume prende in esame la dimensione reale delle scuole dell'Ordine minoritico nella provincia di S. Antonio prima dell'istituzione della Facoltà di teologia a Padova (1363).
Dove e come veniva eletto il papa nel Medioevo? Chi aveva il diritto di eleggerlo? Da quando i cardinali entrano in conclave per eleggere il papa? Quali riti venivano celebrati subito dopo la sua elezione e con quali oggetti simbolici? Cosa accadeva alla morte del papa?
In questo volume l’autore – uno dei massimi studiosi di storia pontificia – percorre l’intera storia dell’elezione e della morte dei papi, dai secoli iniziali del loro «vicariato» fino alla metà del Quattrocento, rileggendo di prima mano l’insieme delle fonti presentandole in un racconto unitario e completo.
E il lettore scopre che elementi oggi molto noti – come l’annuncio del papa appena eletto, i rituali funebri pontifici che durano nove giorni e la stessa idea del conclave inteso come «clausura» dei cardinali – arrivano tardi: ad esempio il conclave non esisteva prima del 1274.
Ciò significa che questa millenaria vicenda normativa, rituale e simbolica non è stata affatto lineare, ma si è costruita via via, nel corso dei secoli, per ragioni che non si comprendono se non vengono calate nei vari contesti istituzionali, ecclesiologici e politici.
Un ritratto di piacevole lettura di Papa Paolo VI a 50 anni esatti dalla sua morte. Biografia di un uomo che ha donato la sua vita alla Chiesa e a Dio.
La morte di papa Paolo VI, avvenuta nell'estate del 1978 a pochi mesi dall'omicidio di Aldo Moro, segna un passaggio decisivo per la Chiesa cattolica e riaccende il dibattito sul concilio Vaticano II. In quei mesi, un gruppo di studiosi e ricercatori dell'Istituto di scienze religiose di Bologna, nato dall'intuizione di Giuseppe Dossetti, decide di scrivere un memorandum per i cardinali convocati in Conclave. Non si tratta di un appello pubblico o di un'azione di lobbying a favore di un candidato, ma di una riflessione riservata sul "rinnovamento del servizio papale nella Chiesa alla fine del XX secolo" volta a suggerire al nuovo pontefice atteggiamenti, idee, letture. Redatto inizialmente da Giuseppe Alberigo, Giuseppe Ruggieri e Massimo Toschi, il documento riceve apporti di altri, primi fra tutti Antonio Acerbi ed Enzo Bianchi, e viene recapitato ai cardinali prima dell'elezione di Giovanni Paolo I. Il memorandum torna a più riprese sui modi di un esercizio collegiale, e per questo libero, credibile, povero, del ministero petrino ed evoca i grandi nodi di un cattolicesimo che ha davanti a sé la possibilità di una riforma. Quel documento, riletto a distanza di 35 anni e dopo la rinuncia di papa Benedetto XVI, rivela visioni datate, ma anche una paradossale attualità poiché rimette al centro i temi della povertà, della collegialità, della credibilità ecumenica e della magnanimità misericordiosa verso tutti.