L'attività didattica e di apprendimento del corso è proposta all'interno di un ambiente digitale per lo studio, che ha l'obiettivo di completare il libro offrendo risorse didattiche fruibili in modo autonomo o per assegnazione del docente. ll codice presente sulla copertina di questo libro consente l'accesso per 18 mesi a MyLab, una piattaforma digitale interattiva specificamente pensata per accompagnare e verificare i progressi durante lo studio. MyLab offre la possibilità di accedere al manuale online: l'edizione digitale del testo arricchita da funzionalità che permettono di personalizzarne la fruizione, attivare la lettura audio digitalizzata, inserire segnalibri anche su tablet e smartphone.
L'attività didattica e di apprendimento del corso è proposta all'interno di un ambiente digitale per lo studio, che ha l'obiettivo di completare il libro offrendo risorse didattiche fruibili in modo autonomo o per assegnazione del docente. ll codice presente sulla copertina di questo libro consente l'accesso per 18 mesi a MyLab, una piattaforma digitale interattiva specificamente pensata per accompagnare e verificare i progressi durante lo studio. MyLab offre la possibilità di accedere al manuale online: l'edizione digitale del testo arricchita da funzionalità che permettono di personalizzarne la fruizione, attivare la lettura audio digitalizzata, inserire segnalibri anche su tablet e smartphone.
C'è un'opinione diffusa sulla rivoluzione tecnologica ed è che l'intelligenza artificiale sostituirà gli uomini, cancellando il lavoro come lo conosciamo. Questa idea è del tutto infondata. L'intelligenza artificiale non renderà superfluo il lavoro. Al contrario: gli operai del clic sono il cuore dell'automazione. Con un'inchiesta sul nuovo capitalismo delle piattaforme digitali, Antonio Casilli dimostra che, in realtà, l'intelligenza artificiale ha sempre più bisogno di forza lavoro, che viene reclutata in Asia, in Africa e in America Latina. Gli operai del clic leggono e filtrano commenti sulle piattaforme digitali, classificano l'informazione e aiutano gli algoritmi ad apprendere. Quella in corso è una rivoluzione profonda e ci riguarda da vicino, perché trasforma il lavoro in un gesto semplice, frammentario e pagato sempre meno o addirittura nulla, quando a compierlo sono addirittura i consumatori. Quante volte al supermercato abbiamo scelto le casse automatiche per evitare la fila? Così, con una velocità esponenziale, l'accumulazione gigantesca dei dati alla quale tutti partecipiamo si converte in una forma di lavoro non retribuito, di cui spesso siamo inconsapevoli. È un nuovo taylorismo, nel quale le piattaforme digitali come Amazon, Facebook, Uber e Google sono i principali attori capaci di sfruttare i propri utenti inducendo gesti produttivi non remunerati. Stiamo creando una tecnologia che ha bisogno di lavoro umano e ne avrà bisogno sempre di più. Un lavoro non sarà mai sostituito da un'automazione. Perciò le lotte per il riconoscimento di questo lavoro sono legittime e soprattutto necessarie.
Ma quali sono le «scuole della speranza» per contrastare la paura? Almeno cinque: il pensiero critico, i gruppi di volontariato, i gruppi religiosi, la famiglia e gli amici, la poesia e le arti. La paura, un'emozione primordiale, può essere opportunamente indotta e sfruttata dal potere. È ciò che Martha Nussbaum osserva descrivendo metaforicamente come «monarchia della paura» la tendenza di taluni assetti politici ad allarmare proditoriamente i propri «sudditi», fiaccando la loro capacità di giudizio. Il convulso susseguirsi di accadimenti inquietanti (non solo l'elezione di Trump e il distacco di Brexit ma soprattutto il ritorno di atti xenofobi e razzisti) l'ha indotta a riflettere sullo scadimento della vita politica occidentale e sul malessere degli individui, che vede sprofondati nel risentimento, nella rabbia e nella faziosità. La paura è un veleno per la democrazia, perché toglie alle persone l'orgoglio di essere libere e indipendenti nel loro pensiero. Per sottrarsi alla pressione di un conformismo emotivo tarato sull'angoscia e aprirsi alla speranza, giova ricorrere ancora una volta all'insegnamento degli antichi, l'antidoto a ogni chiusura mentale.
Chi siamo? Che cosa forma la nostra identità? Come è possibile la coesistenza, in noi, di una dimensione fluida, in divenire, con una dimensione salda, profonda? C'è differenza tra identità e personalità? E che cosa rende un individuo persona e fa sì che tale resti nel tempo, al di là dei cambiamenti? Gli autori propongono un itinerario di ricerca tra psicoanalisi e filosofia, e si inoltrano nell'esplorazione della questione dell'identità, muovendo dall'idea ricoeuriana di identità narrativa, per giungere a proporre quella di identità traduttiva e a dare rilievo, sulla scia del pensiero psicoanalitico contemporaneo di derivazione bioniana, al concetto di trasformazione, secondo un modello corrispondentista trasformazionale. La psicoanalisi e la filosofia ermeneutica sono così chiamate a collaborare a un processo di costruzione dell'identità di cui pure riconoscono il carattere inafferrabile: l'identità resiste, persiste, ma come un processo che non ha mai fine e che si svolge tanto a livello dell'inconscio, nella atemporalità e nella molteplicità identitaria, quanto della coscienza, ove il tempo torna ad esistere e il sé, pur con le sue incertezze, a riemergere.
Gesù di Nazareth ha davvero vissuto l'infanzia come un bambino? Ha imparato a stare in piedi e a camminare, correre e cadere, leggere e scrivere, contare e pregare? Ha disobbedito ai suoi genitori, fu corretto dai suoi maestri o sapeva già tutto ? n dalla nascita? I Vangeli canonici non dicono nulla al riguardo, i testi apocri? forniscono risposte fantasiose e poco credibili e il Magistero della Chiesa non si pronuncia su questo argomento. I pittori ebbero quindi carta bianca, specialmente in Occidente. L'autore li interroga a lungo e classi?ca le loro opere. Alcune mostrano un bambino che assomiglia a un "mini adulto", che si comporta come nessun altro bambino farebbe. Altri, più rari, si avventurano nel raf?gurare Gesù mentre sta imparando. Altri ancora, numerosi, lo immaginano come un bambino normale, ma dotato, ? n dalla più tenera età, di visioni premonitrici del suo destino, in particolare la morte in croce: nell'immaginare comportamenti tipici dell'anticipazione profetica, lo dipingono mentre si riposa steso su una croce consona alla sua taglia o nell'atto di benedire come un ponte?ce. La pittura religiosa fu indotta, per pietà, a professare una cristologia monca, innocentemente eretica? Il desiderio di edi?care, a qualsiasi prezzo, non sempre si accorda bene con la pienezza dell'umanità di Cristo.
Questa biografia è il frutto di un lungo e meticoloso lavoro di ricerca storico-archivista avviata grazie all'introduzione della Causa di canonizzazione che ha consentito l'accesso alle fonti documentali. Si tratta di un lavoro omogeneo steso a più mani, che, sulla base delle fonti acquisite da una settantina di archivi in trenta diverse località, presenta con orientamento scientifico l'intero tracciato biografico di Albino Luciani - Giovanni Paolo I (Canale d'Agordo, 17 ottobre 1912 - Città del Vaticano, 28 settembre 1978). Suddiviso in tredici capitoli il volume ripercorre gli anni bellunesi di Albino Luciani, dalla nascita fino al 1958, il tempo dell'episcopato a Vittorio Veneto (1959-1970), a Venezia (1970-1978) e, infine, il breve tratto che va dal 10 agosto al 28 settembre del 1978, e che comprende il Conclave che lo elesse Successore di Pietro fino alla morte improvvisa, avvenuta dopo appena 34 giorni di pontificato.
Edith e Andrea, una giovane un po' trasgressiva e un capitano molto rigoroso, si incontrano per caso su un traghetto, tra Venezia e la Grecia. Un evento minimo dei tanti di cui è fatta la vita. Ma la loro cambia per sempre. Dapprima c'è il rifiuto: come possono, loro così diversi, sentirsi attratti una dall'altro? Poi le fasi alterne di un amore dapprima clandestino, le avventure di una lunga separazione, il pericolo di un segreto, una felicità inattesa e una grande prova... E infine l'isola, piena di vento e di luce, dove i due vanno ad abitare ristrutturando una vecchia casa abbandonata. L'isola dove ora Andrea si ritrova solo. I dialoghi veramente importanti, però, non si esauriscono mai: mentre la cura quotidiana del giardino e delle api dell'amata moglie lo aiuta a tornare alla vita, Andrea continua a parlare con lei. Le racconta, con tenerezza e passione, la loro grande storia d'amore. E le promette che ritroverà la figlia, Amy, che da troppo tempo ha interrotto i rapporti con i genitori. Forse è possibile ricominciare, riscoprirsi famiglia, nonostante i dispiaceri e le scomode verità? Una storia che ci pone domande fondamentali: sui legami che forgiamo tra le anime, sulla nostra capacità di cambiare, sul destino che unisce e separa. Quando ci sembra di aver perso la capacità di stupirci, cercare la luce, prenderci cura, è il cuore che tace o solo noi che non lo sappiamo ascoltare?
Maddalena, la maggiore, è timida, sobria, riservata. Nina, di poco minore, è bella e capricciosa, magnetica, difficile, prigioniera del proprio egocentrismo. Le due sorelle hanno costruito la loro infanzia e adolescenza intorno a un grande vuoto, un'assenza difficile da accettare. Ancora adesso, trent'anni dopo, cercano di colmarla con corse, lunghe camminate, cascate di parole e messaggi whatsapp che, da Parigi a New York, le riportano sempre a Roma dove la loro strana vita ha preso forma. È proprio a Roma che Maddi, da sempre chiusa nel suo carapace, decide di tornare, fuggendo dai ruoli che la sorella, prima, e la famiglia poi, le hanno imposto. Finalmente sola con sé stessa e con i suoi ricordi, lascia cadere le difese e rivivendo i luoghi del passato, inverte le parti e si apre alle sorprese che riserva la vita. Un romanzo intimo, femminile e pieno di luce.
"Sono uno strano animale. Uno scherzo di natura con il pelo di cane e la testa di maiale. Gli altri a volte mi scambiano per un gatto, una scimmia, un topo, perfino per un leone... Chi sono? Di certo non un castoro, una talpa, un cinghiale. Insomma, chi lo sa!" In ogni modo, rispondere a questa domanda non ha alcuna importanza quando un piccolo animale rosa si invaghisce di te e tu sei un buffo scherzo di natura. Una tenerissima storia d'amore che dimostra come non esista alcuna buona ragione per amare che non sia l'amore stesso. Un albo di Beatrice Alemagna con illustrazioni a base di stoffa, bottoni, merletti, ricami, tutte cucite a mano. Età di lettura: da 3 anni.
Nei giorni in cui più imperversava la pandemia da coronavirus, una delle menti più lucide del cattolicesimo contemporaneo ha tenuto una sorta di diario teologico, le cui pagine folgoranti sono state come distillate dalla gravità del momento. Non una retorica scontata - e quindi irritante in un tempo inedito come questo - ma parole e pensieri originali, potenti e persuasivi. Interrogato da un evento estremo, che impone la domanda della morte a dispetto di ogni sua rimozione, Sequeri ci restituisce l'essenziale di Dio, degli umani e della loro indistruttibile relazione. Uno sguardo penetrante che tocca l'anima, come quello di medici e infermieri, che prendendosi cura del corpo dei malati hanno raggiunto il loro spirito e quello di noi tutti. «Uno sguardo umano cambia la vita - e persino la morte». Ci siamo abituati a sguardi distratti, superficiali se non astiosi, nella frenesia delle nostre vite. Ora però abbiamo forse imparato a riconoscere la profondità e la potenza di uno sguardo buono, quello che ospita in sé la nostra fragile condizione umana. È lo stesso sguardo di Dio che vuole bene alla sua creatura e sa commuoversi davanti alle sue ferite. Tutte le pagine di questo prezioso libretto ci parlano della tenacia e della affidabile compassione del Dio di Gesù, misteriosa radice di ogni fiducia e speranza, anche quelle più esili. Ne saremo all'altezza? Impareremo a nutrire ogni giorno sguardi buoni per chi ci sta accanto, per l'altro che incontriamo, per la comunità umana a cui apparteniamo?
Si può parlare di un «Sessantotto cattolico»? E se è esistito, è stato solo una componente della contestazione giovanile, irrilevante e risucchiata dall'attrazione a specifiche e ramificato a livello europeo, se non su scala globale? Quali ne sono i riferimenti culturali, le reti di collegamento, i momenti e i luoghi in cui si è sviluppata una riflessione comune? Esiste davvero, insomma, una sorta di filo rosso che unisce gli studenti della JEC parigina e gli universitari cattolici che a Madrid scendono in piazza contro Franco, le avanguardie cattoliche della contestazione belga e gli studenti italiani che si sono mobilitati sin dall'inizio degli anni Sessanta? A tali interrogativi vuole rispondere questo libro, che analizza le direttrici di marcia che hanno portato i giovani cattolici europei «verso il Sessantotto », considerando un arco temporale ampio, che comprende il passaggio tra anni Cinquanta e Sessanta e gli orientamenti del mondo studentesco europeo del decennio che precede la contestazione. Italia, Francia, Belgio, Olanda, Germania, Austria, Spagna: paesi che hanno avuto un Sessantotto spesso dirompente, alimentato proprio dalla gioventù cattolica. Gli studenti cattolici hanno in parte anticipato le istanze di contestazione, dal protagonismo generazionale alla vocazione antiautoritaria, declinandola in ambito ecclesiale e sociale. Come i loro compagni, anzi ancor prima dei loro compagni, hanno vissuto i lunghi anni Sessanta come un anticipo di contestazione, mettendo in sinergia, non senza contraddizioni, tensioni spirituali, esperienze associative e aspirazioni sociali.