Il tema di questo volume conserva una certa equivocità, che tuttavia si rivela feconda di possibili letture ermeneutiche, capaci di dare in qualche modo il senso di ciò che in esso si discute e si argomenta. Che è poi quanto il simposio catanzarese, di cui qui si riportano gli atti. L’equivocità di fatto sta tutta nella possibile declinazione della congiunzione e nella terza persona del verbo essere (è). L’arte oggi non più poiesis: tecnica e abilità del creare attraverso la parola, la musica o i colori, il contesto appropriato, il kairòs di una possibile esperienza che ha nella rappresentazione e nella sublimazione i suoi principi ineludibili e si rivolge a un soggetto percepito e atteso essenzialmente come spettatore passivo. Essa è piuttosto aisthesis: movimento contraddittorio, frammentario, aperto, di un sentire che si fa immediatamente esperienza, nel processo stesso della creazione artistica. Esso si rivolge non più a uno spettatore ma a un soggetto senziente, a una sensibilità che continua e riapre ogni volta lo spazio dell’opera, la sua storicità. Ma proprio nel momento in cui i territori dell’arte si confondono e si contaminano con quelli dell’esperienza vissuta, è possibile intuire nelle opere più autentiche dell’artista contemporaneo la traccia negativa di quella stessa esperienza del sacro che risulta altrimenti intangibile e inafferrabile alla fine della modernità. Solo il gesto più puro del poeta, del pittore, del musicista che osa immergersi fino in fondo negli abissi della propria contemporaneità, può forse restituirci il “calco negativo” di quell’assenza del divino che caratterizza il nostro mondo: ossia la nostalgia più profonda di un Dio altrimenti del tutto perduto e eclissato oltre i confini della ragione filosofica. Si dà in ogni caso una prossimità vistosa e significativa tra arte e esperienza religiosa. Fare luce su questo nodo problematico è precisamente l’intento del presente volume.
Contributi di Massimo Iiritano, Sergio Sorrentino, Raffaele Milani, Nunzio Bombaci, Elio Matassi, Giuseppe Cognetti, Francesco Brancaccio, Damiano Bondi, Claudia Milani, Arianne Conty, Daria Dibitonto, Daniele Bertini, Emanuela Giacca.
La devozione dei Sette Arcangeli si cela all'interno della celebre icona della Madonana? Le scoperte emerse dalle ricerche dell'autore potrebbero svelare il mistero e dare nuovo impulso a questa devozione.
Un volume, dove la Parola di Dio e l'Arte si intrecciano in modo armonioso.
L'Autore, come teologo e grande esperto di Pittura, commenta i quadri di Marc Chagal esposti nella sala Cantico dei Cantici al Musée du Message Biblique di Chagall a Nizza.
«Non è ardito che l'uomo si misuri con la parola biblica in un dialogo di crescente intensità ed intimità, è semplicemente giusto. Chagall, che trova le sue origini nel popolo della Bibbia, ben lo sapeva e ha accettato la scommessa, ha accolto lo stupefacente invito della Parola biblica a dire la propria parola di pittore, componendo così l'insolito dialogo tra una parola scritta e una parola dipinta, l'inusuale sinfonia tra il mondo di un amore che si riflette in un testo e il mondo di un amore che risuona nei colori» (dall'Introduzione).
L'autore
Giacomo Grasso (Genova 1938), domenicano, docente di teologia a Roma, ha già pubblicato presso Boria il saggio Tra teologia e architettura. Ha fatto parte per 12 anni della Sezione Arte della Commissione Liturgica Diocesana di Torino. Fa parte del Comitato Scientifico della rivista Chiesa, oggi. Architettura e comunicazione. Tiene un corso alla Facoltà di Architettura dell'Università di Genova, città ove risiede.
Il libro
Un libro, questo, che offre al lettore la possibilità di addentrarsi nell'argomento "costruire chiese", aprendo continuamente nuove prospettive. Vi si riuniscono studi prodotti nell'arco di venticinque anni. Molti di essi, anche se già pubblicati, sono ormai introvabili. Vengono qui riproposti nella convinzione che sia la costruzione del nuovo che l'adattamento dell'antico chieda una continua riflessione. Quella che in parte soggiace al recente documento C.E.I. sulla costruzione di nuove chiese e in parte va suscitata non solo nei progettisti (architetti), ma anche nella committenza. Questa si allarga sempre di più, estendendosi alla comunità ecclesiale che vuole una nuova chiesa o l'adattamento di quelle già in uso. Un libro, allora, pubblicato per tanti.
Qui e là lo stile usato è quello del paradosso. Uno stile che, usato e compreso dal lettore, aumenta lo stimolo alla riflessione e favorisce il desiderio di intendere quel che mai, oggi, in una società che deve rispondere alla sfida, voglia dire progettare una chiesa o leggere un progetto.